venerdì 30 luglio 2010



Loro fanno festa ! Forse un giorno, quando il ducetto cadrà, dovranno darsi alla fuga per non essere contraccambiati.




L'ufficio di presidenza del Pdl vota un documento che definisce le posizioni dei finiani "assolutamente incompatibili con i principi ispiratori del partito". L'indagato per la nuova P2 Verdini e gli altri coordinatori deferiscono ai probiviri Bocchino, Granata e Briguglio. E' il benservito. Berlusconi fa la voce grossa. Spiega che Fini deve lasciare la presidenza della Camera: "Viene meno la fiducia anche per il suo ruolo". Secca la replica dell'inquilino di Montecitorio: "Non sono nelle disponibilità del presidente del Consiglio. Non mi dimetto". Ma d'ora in poi il Palazzo si trasforma in Vietnam. I 35 deputati fedelissimi dell'ex leader di An fanno paura, tanto che Berlusconi, preoccupato di andare sotto, decide di rinviare a settembre la legge bavaglio. Ad appoggiare il governo, però, ci pensa il Tg1 con un nuovo editoriale di Augusto Minzolini che nega l'esistenza della questione morale. Mentre il Giornale di Paolo Berlusconi indaga su presunti conti esteri riconducibili a Fini. E Umberto Bossi alza il dito medio di fronte ai cronisti che gli chiedono di possibili elezioni anticipate. L'opposizione, intanto, va in ordine sparso. (www.ilfattoquotidiano.it)

Il gioco si fa duro e il "direttorissimo" scende in campo

Quando il gioco si fa duro, i duri entrano in gioco. Mentre è in corso l’ufficio di presidenza del Pdl che punta a far fuori dal partito Gianfranco Fini e i suoi, tra l’altro colpevoli di aver sollevato la questione morale, Augusto Minzolini va in video per tirare la volata a Silvio Berlusconi. Nell’edizione del Tg1 delle 20 descrive lo scandalo della P3 ( senza mai nominarla) come un’inchiesta “ dai contorni confusi” e lancia l’affondo contro Fini e finiani: ”Il divorzio che si sta consumando nel Pdl almeno un elemento positivo lo determina: la chiarezza. E in questo momento c’ è bisogno di chiarezza, non di tatticismo esasperato”.
Poi ecco l’enunciazione della teoria del complotto contro il governo “ in buono stato di salute”.
Secondo il direttorissimo ( come ama chiamarlo Berlusconi) c’è “ una cappa mediatica” che vuole spingere per un esecutivo di larghe intese e amplifica inchieste giudiziarie per “tentare di condizionare gli equilibri del paese”.
Minzolini poi propone ai telespettatori la sua visione dell’Italia. O meglio, dell’Italia governata dal cavaliere, che ha preso misure impopolari, che però “ hanno avuto il plauso dell’Europa” e “ non hanno creato sconquassi come in Spagna, in Grecia, in Gran Bretagna, Germania”.
Insomma per il direttore di quello che dovrebbe essere il più autorevole telegiornale, va tutto bene.
La crisi economica è affrontata in maniera adeguata, la questione morale non esiste.
Berlusconi non è cattivo. Non è colpa sua se, parafrasando Jessica Rabbit, lo descrivono così.
(www.ilfattoquotidiano.it)

giovedì 29 luglio 2010

Inchiesta P 3 : Dell' Utri non parla


Calabrache berlusconiani nervosi

Basta una domanda precisa per far perdere la testa ai giannizzeri di Silvio Berlusconi. Durante la conferenza stampa convocata da Denis Verdini la collega dell’Unità, Claudia Fusani, chiede al coordinatore del Pdl di spiegare il giro di assegni che gli è stato contestato, tra l’altro, dai pm romani. La cronista vorrebbe per risposta dei dettagli precisi, ma dalla prima fila si alza Giorgio Stracquadanio, deputato del Pdl, e l’attacca: “Signora sta dicendo una montagna di cazzate”. Pronta la replica di Fusani: “Le cazzate le dirà lei, tenga a posto le parole”. E fa per ripetere la domanda a Verdini. Ma subito interviene strillando e avanzando da dietro lo spazio riservato alle telecamere, il direttore de Il Foglio ed ex ministro del primo governo Berlusconi, Giuliano Ferrara: “Adesso basta – grida alzandosi in piedi – perché non chiedete a lei come mai è passata da Repubblica all’Unità in condizioni ancora da chiarire. La Fusani – attacca Ferrara – che dà lezioni di moralità. Siamo in uno Stato di polizia”. Un chiaro riferimento ad alcune telefonate professionali intercettate dalla procura di Milano tra la cronista dell‘Unità e Pio Pompa, il braccio destro dell’ex direttore del Sismi, Niccolò Pollari. Pompa, che ha patteggiato una condanna per favoreggiamento, oggi è un collaboratore del quotidiano guidato da Ferrara. Evidente quindi il tentativo di confondere le acque minacciando la giornalista. Neanche troppo velatamente.

Straquadanio fa quasi di più. Subito dopo l’aggressione di Ferrara si avvicina al palco e, come hanno potuto ascoltare i cronisti de ilfattoquotidiano.it, si rivolge a uno dei presenti e sibila: “Una così nel mio giornale l’avrei cacciata subito a calci”. Forse anche perché Il Predellino, il quotidiano on line diretto da Straquadanio, non è certo celebre per porre interrogativi scomodi.

Ma il mirino delle truppe pidielline oltre alla Fusani punta anche Fiorenza Sarzanini, cronista giudiziaria del Corriere della Sera e membro dell’esecutivo dell’Ordine nazionale dei giornalisti. “Dove è la Sarzanini? Ma la Sarzanini non c’è? Che scrive quei bellissimi pezzi. Non c’è?” ripete Verdini frugando con lo sguardo tra i giornalisti presenti alla conferenza. “Ma come, non c’è? Scrive di me, si occupa di me. Sono offeso…. Dottoressa Sarzanini c’è o no? Ditele che mi dispiace”.

Finita lo show del coordinatore del Pdl, Stracquadanio annuncia che si rivolgerà all’ordine dei giornalisti perché “riesamini come mai una persona (Fusani, ndr) tanto ignorante abbia superato l’esame o se sia stata raccomanda e per quali meriti. Senza tralasciare il fatto che la giornalista Fusani è stata licenziata da Repubblica (la Fusani non è stata licenziata da La Repubblica, ndr) e invece di venire radiata dall’ordine come avrebbe meritato, è stata assunta da l’Unità”.

All’ordine dei giornalisti si rivolgerà anche Massimo Donadi, capogruppo dell’Idv alla Camera, ma in difesa della Fusani. “La nostra solidarietà alla giornalista Fusani, aggredita nel corso della conferenza stampa. Questo episodio dimostra quale sia la considerazione per la libertà di stampa di certa gente. Ripetiamo la domanda a Verdini: a cosa servivano quei soldi?”, afferma Donadi. Alla cronista arriva poi la solidarietà della Federazione nazionale della stampa che, in una nota, invita Stracquadanio “ad abituarsi a sentirsi chiedere conto di quanto della loro attività non riescono a rendere chiaro e, talvolta, addirittura risulta coperto da dense nubi”. La Fnsi giudica il comportamento del deputato Pdl “un insulto intollerabile. Neanche la sua condizione di parlamentare gli consente di esprimersi in quel modo, in dispregio di ogni buona regola non solo della civiltà giuridica e liberale ma anche della deontologia di un uomo pubblico. A maggior ragione trattandosi di un giornalista, come l’onorevole Stracquadanio ha voluto essere, risultando, dal 1995 pubblicista iscritto all’ordine di Milano”. Ma il sindacato dei giornalisti ne ha anche per Ferrara. “Ancora più penoso l’intervento del direttore del Foglio, sollevatosi a sua volta a mettere in dubbio le scelte professionali della collega con grida sibilline tipiche da uomo del circo politico. Un pessimo spettacolo, non il primo del genere”. La Fnsi, conclude la nota auspicando una “reazione collettiva”.

Anche il quotidiano La Repubblica, inviando un messaggio di solidarietà alla cronista, commenta l’atteggiamento di Ferrara. “Stupisce che un giornalista come Ferrara abbia così duramente attaccato la collega che poneva legittime domande a Verdini. Stupisce soprattutto che tiri in ballo questioni morali inesistenti, riferendosi al passaggio da Repubblica all’Unità della giornalista, tentando così, per evitare a Verdini quesiti scomodi, di adombrare aspetti poco trasparenti in una vicenda che invece non ha ombre”. (www.ilfattoquotidiano.it)


domenica 25 luglio 2010

Libertà di stampa...

Ricorda la redazione di qualche quotidiano o telegiornale ?

Ho l’impressione che molti uomini politici non abbiano mai aperto il dizionario della lingua italiana per leggere e, quindi, acquisire il vero significato della parola “legalità”. Sicuramente è disconosciuta da coloro che, dall’interno del Pdl, osano minacciare chi, estraneo all’area del malaffare, della corruzione e delle collusioni con ambienti della criminalità organizzata, fa incessantemente richiamo al rispetto della legalità.

Apprendo dalle Agenzie di stampa che persino il ministro La Russa, coordinatore nazionale (quindi doppio incarico!) del Partito (ammesso che lo si possa definire Partito!) insieme a Verdini, pretenderebbe le scuse da parte di chi fa appello alla legalità.

Il Cavaliere, poi, avrebbe già cancellato Fini ed i finiani dal Pdl, lasciando la trattazione del tema “Competenza e onestà per una buona politica” ai Verdini, ai Cosentino, ai Bertolaso, ai Dell’Utri, e compagni. Ci vuole davvero coraggio! Coraggio foraggiato dagli ex colonnelli, oggi solo sudditi, di Alleanza Nazionale, i quali hanno facilmente cancellato la loro militanza nel Partito dove “legalità”, “onestà”, “rettitudine”, “coerenza”, “gratitudine”, “unità nazionale” erano valori portanti.

L’etica politica è ben altra cosa rispetto alla tutela di un sistema che coniuga malcostume, episodi scandalistici, corruzione e mancanza di responsabilità! (Angela Napoli - deputato PDL area finiana - www.ilfattoquotidiano.it)
Nel mondo alla rovescia di Silvio Berlusconi, il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi e il ministro Frattini esprimono sdegno per gli interventi di Granata in favore della legalità. E arrivano a minacciare: "O ti adegui o te ne vai". Lui risponde: mi presento volentieri davanti ai probiviri (organismo che peraltro il Pdl non ha mai reso operativo) purché vengano convocati anche Verdini e Cosentino. (www.ilfattoquotidiano.it)

Antonio Di Pietro : anticorpi ? Non ne sarei così sicuro

venerdì 23 luglio 2010



Allora si fa!
Woodstock 5 Stelle si terrà a Cesena il 26 settembre. E' colpa vostra! Mi avete messo con le spalle al muro con i vostri 3800 commenti e migliaia di email. Non ci si comporta così. A una richiesta di aiuto fatta in un momento depressivo dovuto all'avvicinarsi del mio 59simo compleanno (lo so ne dimostro meno e ne ho di più, 59 è un numero di compromesso) non si risponde con tanto entusiasmo. Ci godete a farmi commuovere... lo fate apposta per mettermi in difficoltà. Dovrò passare il mese di agosto a organizzare, lavorare, telefonare e pagare i fornitori. In famiglia mi odiano e ho il sospetto che stiano per chiedere la mia infermità mentale per spartirsi l'eredità prima di Woodstock. Parlano sempre più spesso sottovoce in cucina mentre scrivo al pc. Sto già provando i blues alla tastiera, Woodstock lo avete voluto voi e non potrete lamentarvi se suonerò, canterò, vi bagnerò di sudore dal palco per un'ora.
Woodstock 5 Stelle non sarà solo musica, sarà anche futuro. Per ognuna delle 5 Stelle del MoVimento parteciperà un esperto mondiale. Un momento di parole nuove, di emozione, in cui i pensieri diventano progetti, i nickname del blog visi, amicizie.
L'Italia è pietrificata, le porte e le finestre chiuse. Ho letto un giornale soprappensiero, due/tre articoli, era di 2 settimane fa, l'ho capito dopo e non mi sono accorto della differenza. L'informazione è immobile. I giornalisti scrivono di altri giornalisti. I politici applaudono o criticano altri politici. Le televisioni fanno la rassegna stampa dei giornali e invitano i politici. E' un eterno oggi, un mortaio in cui si pesta acqua marcia. Da mesi si parla di legge bavaglio, la stessa più o meno che propose il governo Prodi. Ne discutono personaggi che si sono imbavagliati da sempre per servire il loro padrone di sinistra, di destra, di centro. A cosa serve parlare di bavaglio quando ormai anche i bambini sanno del coinvolgimento dello Stato nell'omicidio di Paolo Borsellino e non succede nulla? Il momento della parola, dell'emendamento, del confronto dialettico, di dieci/dodici leaderini di partito che non contano un cazzo sta finendo. Dalle parole si deve passare all'azione per il Nuovo Mondo che verrà. Che io non forse non vedrò, ma i ragazzi e le ragazze di Woodstock certamente sì.
Musica e futuro si alterneranno dal mattino alla notte del 26 settembre. Stiamo attrezzando spazi per camper e tende. L'ingresso è gratuito, chi vuole può fare una donazione, su richiesta di molti ci saranno spazi per le famiglie e i bambini. Un grazie a voi che quando serve (e talvolta serve) mi tirate su, all'amministrazione comunale di Cesena per la sua disponibilità e ai molti artisti che hanno risposto all'appello. Per dare spazio a tutti Woodstock dovrebbe durare una settimana. Belin, sono commosso, disgraziati! (www.beppegrillo.it)

giovedì 22 luglio 2010

Cesare Augusto



Il disegno di legge sulle intercettazioni licenziato dalla Commissione Giustizia è una schifezza all’ennesima potenza. Sono state introdotte norme capestro per la funzionalità delle indagini e la libertà d’informazione: si tratta solo di ritocchi di facciata.
Il centrodestra ha fretta di chiudere la pratica bavaglio. Proprio oggi abbiamo saputo che vogliono approvare il provvedimento entro luglio, così da sistemare il tutto nella prima settimana di agosto. L'Italia dei Valori denuncia la volontà criminogena di questa maggioranza e di questo governo. Il motivo per cui vogliono approvare in fretta e a tutti i costi il provvedimento sulle intercettazioni è ormai chiaro a tutti: i soliti noti ne hanno bisogno, in virtù di quello che le procure di mezza Italia stanno scoprendo in queste settimane. Vogliono bloccare le indagini e mettere il bavaglio all'informazione perché temono che i cittadini vengano informati su quanto la casta e la P3 stanno commettendo. Proprio oggi la maggioranza, in Commissione Giustizia alla Camera, ha mantenuto l’obbligo di rettifica entro 48 ore anche per la Rete: una censura della libera informazione sul web e sui blog. Inoltre è gravissima l’abrogazione della cosiddetta ‘legge Falcone’: ennesimo favore alla criminalità.
L'Italia dei Valori proseguirà la sua opposizione senza sconti, senza se e senza ma, denunciando all'opinione pubblica la vera ragione per cui il ddl bavaglio è stato pensato: assicurare l'impunità a coloro che hanno commesso dei reati e non vogliono rispondere alla giustizia.
Il sistema italiano, attualmente, prevede che grazie alle intercettazioni si possano scoprire i delinquenti e attraverso la pubblicazione degli atti si possa far conoscere all'opinione pubblica come stanno realmente le cose. È una libertà che va salvaguardata, perché incisa nella nostra Carta Costituzionale. Il ddl intercettazioni, quindi, è un provvedimento che riduce gli spazi di libertà, di informazione e di investigazione. Il governo intanto è soffocato dai deliri di onnipotenza del suo Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.
Anche oggi continua a parlare di disinformazione, ma non dice che questo sistema è quello che fa capo a lui stesso, grazie al suo conflitto di interessi. Se veramente Berlusconi volesse un'informazione libera, plurale e da Paese normale dovrebbe rinunciare alla sua posizione dominante, che crea un palese conflitto d’interessi e pesa come un macigno sulla nostra democrazia. Questa anomalia viene aggravata dal fatto che il Presidente del Consiglio detiene ancora l’interim allo Sviluppo Economico, dicastero che ha la delega per le telecomunicazioni. Berlusconi deve decidere, una volta per tutte, se vuole controllare l'informazione o vuole fare l'uomo di governo, perché ancora oggi è il ministro delegato al controllo dell'informazione, cioè di se stesso. (www.antoniodipietro.it)



La presenza dei fotografi a Villa Aurelia a Roma, dove si è svolta una cena tra deputati e senatori della Lega Nord per i tradizionali saluti prima della pausa estiva, non è stata molto gradita dal leader del Carroccio Umberto Bossi che mentre stava arrivando a bordo della sua vettura, ha salutato i fotografi alzando il dito medio, finendo, inevitabilmente, per essere immortalato. ( LIBERO )



Ricordiamo per l'ennesima volta che questo vaccaro è un ministro della Repubblica Italiana.

mercoledì 21 luglio 2010

Sono stati riesumati a Bucarest in Romania i corpi di Nicolae Ceausescu e di sua moglie Elena, per accertare tramite l'esame del Dna se le salme sono effettivamente quelle del dittatore comunista e della consorte. Lo ha reso noto un dipendente del cimitero della capitale.

Il genero dei Ceausescu, Mircea Opran, vedovo della defunta figlia Zoe, aveva spiegato in tv in precedenza che «ci saranno delle esumazioni, poi resti verranno prelevati per essere sottoposti ad analisi. Dobbiamo stabilire se sono davvero loro». Serviranno diverse settimane per conoscere i risultati degli esami.

Dopo i prelievi, i corpi verranno nuovamente inumati. Nicolae Ceauscescu govern• la Romania dal 1965 al 1989. Cacciato dal potere nel dicembre 1989 dalle manifestazioni di piazza seguite al crollo del Muro di Berlino, cercò di fuggire, ma fu arrestato, processato e giustiziato insieme alla moglie il giorno di Natale dello stesso anno. Secondo le autorità i due coniugi sono sepolti nel cimitero di Ghencea a Bucarest. ( L' UNITA' )



Far tornare inutilmente indietro le lancette della storia.

martedì 20 luglio 2010



Il presidente del Senato evita la piazza che ricorda Borsellino Fischi e poi applausi per Fini. Contestato Pisanu.
Il presidente della Camera va a Palermo e affronta la contestazione. Poi conquista la piazza dicendo che gli eroi sono quelli che si sacrificano per lo Stato. E aggiunge: "Ci sono personaggi che non rappresentano degnamente le istituzioni". Intanto il premier Silvio Berlusconi diserta tutte le commemorazioni per la strage di via D'Amelio, limitandosi a un messaggio in cui non viene mai citata la parola mafia. Poi sale sul Duomo di Milano per ascoltare un concerto di Aznavour e per farsi assegnare un premio dalla Provincia governata dalla sua stessa maggioranza. Nelle motivazioni si elogia "lo statista di rara capacità". (www.ilfattoquotidiano.it)

Messaggio a Dell' Utri

lunedì 19 luglio 2010

Passaparola di Marco Travaglio (dal blog www.beppegrillo.it)



Mi piacerebbe tanto pensare che chi ha distrutto le statue di Borsellino e Falcone, sia stata una persona che avrebbe desiderato di più e meglio per ricordare le figure di questi due uomini coraggiosi. Non quelle due schifose statue di gesso, e che cazzo vogliono dire? Realizzate malissimo , Falcone seduto sull...a panchina come un vecchio pensionato, e Borsellino che fumando gli dà le spalle pensando ai cazzi suoi. Le città sono piene di Padri Pii in bronzo o altri santi. Almeno che questo scempio serva a che gli amministratori realizzino per ricordare queste due persone che hanno dato la vita, due statue scolpite da un grande artista in materiale che non si spacchi alla prima botta di martello. (http://nicopillinini.blogspot.com/)
Tutti continuano a parlare dell’importanza della libertà di stampa, ma di questi tempi con questo Presidente del Consiglio, che ha asservito a sé l’intera informazione in Italia, diventa difficile richiamare questo principio. Berlusconi, e ciò è chiaro a tutti, fa un uso distorto delle funzioni assegnategli dalla Carta Costituzionale e utilizza il suo ruolo per trarne profitto personale.
Il conflitto d’interessi che pende sul Presidente del Consiglio rischia di diventare la tomba della nostra democrazia. La responsabilità di tutte le forze politiche, esclusa l’Italia dei Valori, che non hanno voluto risolverlo, nemmeno durante la scorsa legislatura, è grandissima.
E’ una questione che va di pari passo con quella della legge elettorale attuale. Disposizioni che hanno ridotto le nostre Camere a serve del padrone e del Cesare di turno. Infatti, grazie a quella legge, la maggior parte dei parlamentari ha annullato la propria coscienza e dimenticato il senso di responsabilità che dovrebbero avere di fronte ai cittadini.
Il dittatorello di Arcore ordina e i suoi fedeli obbediscono. Così il TG 1 propina solo ciò che riportano le veline di Palazzo Chigi, sbianchetta la voce dell’Italia dei Valori e parla di un Paese che non esiste.
In Parlamento la situazione è analoga: Berlusconi chiama e i suoi fedeli eseguono: presentando norme per garantire l’impunità al dittatorello e per eliminare gli ultimi residui di libertà. Così ci ritroviamo il disegno di legge intercettazioni con lo scopo di mettere il bavaglio ai giornalisti, di bloccare il lavoro dei magistrati e di zittire uno degli ultimi baluardi del sistema informazione, ossia la rete.
Non so se in Parlamento riusciremo a rivoltare come un calzino questo provvedimento liberticida, ci proveremo con tutte le forze, ma ho i miei forti dubbi, conoscendo i numeri della maggioranza e soprattutto i cuor di leoni che stanno nel Pdl.
Sono disposizioni criminogene e in quanto tali vanno ritirate. Questa legge elettorale calza a pennello a questo dittatore perché rende succubi i suoi parlamentari e rende forte lo statista. Si, ho detto proprio “statista” perché oggi i suoi lacché gli hanno assegnato il premio di miglior statista, e forse hanno ragione in fondo è uno statista però del male perché è riuscito in poco tempo a mettere tutti gli italiani nel suo sacco, prendendoli in giro e privandoli di risorse economiche e di libertà. Il cambiamento della legge elettorale e la risoluzione del conflitto d’interessi sono i due temi su cui costruire la coalizione che dovrà proporsi come alternativa a questo Governo.
Si parte da qui e non con un Governo delle larghe intese perché i numeri di questa maggioranza sono schiaccianti e sono sicuro siano pochissimi i parlamentari del Pdl disposti a disobbedire a chi li ha messi in Parlamento.
A questo punto prima si va a votare è meglio è, se no questo statista ‘de noantri’ rischia di trovare l’ennesima scappatoia. (www.antoniodipietro.it)

sabato 17 luglio 2010




Domani il quotidiano "Libero" spegnerà le sue prime dieci candeline, un traguardo importante che ci riempie d'orgoglio.

Fondato il 18 luglio del 2000, il giornale è stato, fin da subito, una scommessa per tutti. Primo quotidiano d'opinione, schierato politicamente, è riuscito ad affermarsi in un periodo in cui il mondo dell'editoria era scosso dai segnali della crisi. Ma "Libero" non si è lasciato intimorire e ha compiuto un lungo percorso, ricco di soddisfazioni.

Il giornale, già dalla sua nascita, è passato in pochissimi anni da una tiratura di 70.000 copie a 220.000. Guidato dal 13 agosto del 2009 dal Direttore Maurizio Belpietro, domani domenica 18 luglio il giornale uscirà in edicola con un'edizione speciale, ricca di contenuti e con la garanzia delle migliori firme dei giornalisti che dal 2000 contribuiscono alla sua realizzazione.

Un grazie sentito va a tutti i lettori e, ancora un augurio di Buon Compleanno, Libero!



Poi tornerà al suo usuale compito, quello di avvolgere il pesce.




Ce l'ha il sottosegretario alla semplificazione amministrativa Francesco Belsito e il capogruppo in Senato della Lega Federico Bricolo. Ce l'ha l'ex segretario del Pdci Oliviero Diliberto e l'uomo a cui compravano le case a sua insaputa: l'ex ministro Claudio Scajola. Così 2500 uomini delle forze dell'ordine vengono sottratti al servizio. E a Roma 19 commissariati chiudono alle 20 per mancanza di personale. ( IL FATTO QUOTIDIANO )

venerdì 16 luglio 2010

La battuta del giorno

"Libereremo l' Italia da male oscuro." (Silvio Berlusconi)
Quindi autoeliminazione ????
Cesare fu ucciso con 23 pugnalate. Lo psiconano è stato citato 23 volte con il nome di Cesare nelle intercettazioni. Una coincidenza che promette bene. Tra le 23 citazioni imperiali dei piduisti impegnati a pilotare la sentenza della Corte Costituzionale, alcune faranno la Storia della P3, per il linguaggio, la forma e il totale disprezzo della legge:
- Amm' a vedè Cesare quanto prima. I tribuni hanno già dato notizia
- Credo che il dossier (su Caldoro) sia già arrivato nelle stanze di Cesare
- Marcello il quale parla anche a nome di Cesare
- Mio cugino Cesare vuole sapere... mi ha chiamato, mio nipote Cesare... concretezza...concretezza e risultati
- I mo comm' stann' e cose a settiman che trase m'incontro pure co Cesare... Lui è rimasto contento per quello che gli stiamo facendo per il 6 ottobre (*)
Su queste intercettazioni fanno però fatte alcune precisazioni. Innanzitutto non è il console Marcello Dell'Utri che parla a nome di Cesare, ma Berlusconi che parla a nome del puparo Marcello.
Il 6 ottobre, giorno della bocciatura del lodo Alfano, la cui incostituzionalità ("Tutti sono uguali di fronte alla legge") era chiara anche a un bambino di seconda elementare, ma non a Morfeo Napolitano, non corrisponde alle Idi di marzo.
Cesare fu ucciso da 60 congiurati nel Senato di Roma, lo psiconano non ha 60 oppositori neppure sommando le due ali del Parlamento.
Il campano verace ("mo comm' stann' e cose") Cosentino, fiducioso sulla compravendita di magistrati, è ancora a piede libero grazie al Pdmenoelle, il cavallo di Cesare, la mozione di sfiducia fu bocciata perché il Pdmenoelle si prostrò a Cesare (come d'abitudine).
Astenuti: Bachelet, Cuperlo, Parisi, La Forgia, Bernardini, Madia, Mantini, Maran, Boccia, Capodicasa, Concia, Coscioni, Ferrari, Giachetti, Ginefra, Marini, Mecacci, Recchia, Sarubbi, Schirru, Tempestini, Turco Maurizio, Vannucci, Viola, Zamparutti Zunino.
Non hanno partecipato al voto: Tenaglia, Calearo, Fioroni, Gasbarra, Lanzilotta, Letta Enrico, Morassut, Bobba, Sereni, Vassallo, Merloni, Boffa, Bonavitacola, Bressa, Bucchino, Carra, Castagnetti, Corsini,Cuomo, D’Antona, De Pasquale, De Torre, Fadda, Ferranti, Fiano, Fiorio, Genovese, Giacomelli, Giovannelli, Gozi, Losacco, Lovelli, Lulli, Marantelli, Margiotta, Mosca, Murer, Narducci, Pedoto, Piccolo, Rosato, Russo, Samperi, Scarpetti, Servodio, Testa, Vaccaro, Vassallo, Vernetti, Vico.
Assenti: Veltroni, Bersani, Colannino, D’Alema, Lusetti, Melandri, Pistelli, Touad, Ventura, Gentiloni, Beltrandi, Calvisi, Cenni, Colombo Furio, Damiano, Gaglione, Luongo, Lusetti, Marroccu, Melis, Motta, Portas, Tullo, Calipari. “In missione”: Fassino, Migliavacca, Bindi, Albonetti, Barbi, Farina, Rigoni.
Questa è l'opposizione a Cesare. Bruto e Cassio sono Bersani in fuga anticipata a New York e Soccorso Rosso D'Alema ("Dalla crisi non si esce con la via giudiziaria"). Le nuove elezioni le vincerebbe ancora Cesare, anche nel caso le vincesse l'opposizione.

(*) La data in cui la Consulta doveva valutare la costituzionalità del Lodo Alfano (www.beppegrillo.it)

giovedì 15 luglio 2010



Ieri le sue dimissioni da sottosegretario all'Economia. Oggi, nel pieno centro di Napoli, manifesti a sostegno di Nicola Cosentino. Chiaro lo slogan: 'Forza Cosentino. Siamo tanti. Siamo con te!'. Sui manifesti non compare alcun logo politico. Fondo blu, scritta bianca, sono presenti in maniera massiccia lungo diverse strade, come ad esempio nell'area dalla stazione ferroviaria come nelle centralissima piazza Bovio. ( IL MATTINO )

La battuta del giorno

"Cosentino è un coordinatore balneare, nel senso che farà la stagione estiva", anche Verdini penso sia un coordinatore balneare." (Italo Bocchino, PDL ma corrente finiana)

Il piazzista

Anche la BBC ci prende per il culo. Ilfattoquotidiano.it ha sottotitolato il pezzo del network britannico che deride lo spot della Brambilla: Magic Italy, starring Silvio "the voice" Berlusconi. (IL FATTO QUOTIDIANO)

mercoledì 14 luglio 2010

La battuta del giorno

"Indagano su quattro sfigati pensionati che si mettono insieme per cambiare l’Italia. Ma se non ci riesco io...". (SILVIO BERLUSCONI)
Conoscete Mauro La Mantia? Io lo conosco da 16 anni. Lo ricordo adolescente, con il megafono, alla prima fiaccolata per Paolo Borsellino. Ne ho poi seguito le lotte studentesche e universitarie, la crescita politica fatta di sacrificio e militanza, fino al meritato riconoscimento del coordinamento dei nostri giovani in Sicilia, protagonista insieme a Carolina e tanti altri ragazzi siciliani di quella trama di lotte e memorie che ancora oggi ricorda ai palermitani che è meglio un giorno da Borsellino che cento da Ciancimino. Mauro non appartiene a Generazione Italia. Non è ”finiano”… ma è bastata un parola di condanna e indignazione contro il nuovo processo di beatificazione del mafioso Mangano dal pulpito di una condanna a 7 anni per associazione mafiosa a farlo mettere in croce.

Personalmente ero un po’ diffidente, lo confesso, verso Giulia Bongiorno. Per me, cresciuto nella temperie di quelle lotte e di quell’impegno, essere stata l’avvocato di Giulio Andreotti rappresentava elemento di perplessità. Poi via via ne ho apprezzato la straordinaria preparazione giuridica affiancata ad una sensibilità politica invidiabile.

Giulia non era cresciuta certamente con qualche forma di sudditanza verso la magistratura ma una conduzione improntata alla legalità repubblicana della Commissione Giustizia della Camera è stato elemento sufficiente a farla etichettare come “una pericolosa giustizialista” da eliminare.

Italo Bocchino lo ricordo dalla stagione del Fuan. Ho sempre avuto molta simpatia nei suoi confronti anche, e forse, perché portatore di una antropologia e di una cultura politica molto diversa dalla mia. Italo ha sempre rappresentato una visione moderata e conservatrice della destra italiana, brillante braccio destro di Pinuccio Tatarella, ministro dell’armonia, ai nostri occhi di militanti della sinistra interna era quasi un democristiano. Da quando, con la sua sagacia comunicativa, reclama legalità e trasparenza ai vertici del Pdl, è diventato tout court un pericolosissimo megafono delle Procure.

Beppe Pisanu, grande allievo di Aldo Moro e straordinario Ministro degli Interni del precedente Governo Berlusconi, ha osato far ridiventare la Commissione parlamentare Antimafia, Commissione parlamentare Antimafia e cioè un organismo che si occupa e preoccupa del rapporto mafia politica e… apriti cielo.

Quando poi temerariamente ha rilanciato la volontà politica di verità e giustizia sulle stragi del 92 e sulla trattativa Stato-mafia, è diventato seduta stante un torbido congiurato portatore di un progetto di ribaltamento della volontà popolare.

Angela Napoli, sapiente ed equilibrata parlamentare calabrese, era molto stimata per la sua competenza su scuola e pubblica istruzione, ma non appena si è schierata senza se e senza ma contro tutte le mafie e ha iniziato a denunciare l’infiltrazione mafiosa nella politica calabrese, è stata catalogata come pericolosa nemica del centrodestra.

Di Flavia Perina e dei miei amici siciliani Briguglio, Lo Presti e Scalia ho quasi pudore a parlarne, poiché oramai definitivamente ascritti alla categoria dei sovversivi o peggio.

Per il rispetto e l’affetto che ne ho, e per non offendere l’intelligenza di chi legge, ritengo inutile parlare di Gianfranco Fini e dei motivi che ne hanno causato la “caduta in disgrazia” agli occhi di Berlusconi e soprattutto dei berluschini e dei tanti che da lui hanno avuto tutto ma, sulla via di Damasco, hanno avuto un illuminazione e ne hanno finalmente scoperto la pericolosissima indole deviazionista e di sinistra, atea e forse massonica.

Per i vertici del Pdl, la questione morale non esiste e il problema gravissimo e non più eludibile siamo diventati noi piuttosto che il quadro torbido di affari, logge, dossieraggi e associazioni a delinquere semplici, segrete o mafiose che emerge.

Noi che parliamo delle inchieste e non chi delle inchieste è assoluto protagonista, in un girone dantesco che oscilla tra banda del buco e Romanzo Criminale.

Allora, se siamo a questo, provate ad espellerci. Espelleteci tutti: per antimafia e difesa della legalità. (www.fabiogranata.it)

martedì 13 luglio 2010

Firmato chef Vespa

Caro Direttore,
in questi giorni molti giornali, tra cui il tuo, mi hanno chiesto di commentare la cena che si è tenuta giovedì scorso in casa mia. Ho rifiutato perché non è nelle abitudini di un padrone di casa parlare di quel che accade tra le sue mura domestiche. Se oggi accetto tuttavia il tuo cortese invito è perché continuo a leggere ricostruzioni fantastiche che, oltre a tradire la verità dei fatti, lasciano immaginare che alcuni degli ospiti abbiano avuto ruoli ai quali sono totalmente estranei. La storia è questa. Il 7 luglio 1960 uscì sulla edizione aquilana de «Il Tempo» il mio primo articolo, come dire?, professionale. Gianni Letta aveva appena lasciato quella redazione per trasferirsi nella sede centrale del giornale. Lui aveva 25 anni ed era ormai un affermato professionista, io ne avevo 16.


«RAPPORTO AMICHEVOLE» - A cinquant’anni da quel giorno, ho programmato un mese fa una cena invitandovi alcune persone alle quali sono legato da antica amicizia e altre che mi onorano di un più recente rapporto di amichevole stima. Durante la cena— erano presenti anche alcune signore— si è parlato di tutto, dalla situazione internazionale alla crisi economica e sono stati toccati anche temi meno impegnativi. Una conversazione piacevole, discreta e del tutto normale. Quando Berlusconi e Casini hanno avuto uno scambio di battute sulla situazione politica, nessuno degli altri ospiti (il cardinal Bertone, il governatore Draghi e il presidente Geronzi, oltre a Letta) ha pronunciato una sola sillaba. Non una che è una. Parlare perciò di «cena politica» e addirittura di pressioni della Santa Sede per un ipotetico ritorno dell’Udc al governo è irriguardoso prima che falso. Come è falso parlare di cena combinata per favorire l’incontro tra due leader politici. Sono amico di Casini da 25 anni e sia lui che Berlusconi hanno incrociato costantemente la mia vita di cronista negli ultimi due decenni. C’erano tutte le ragioni, insomma, per invitarli entrambi. La cena doveva restare riservata non perché fosse «segreta», ma soltanto perché era una privatissima occasione. Capisco che chi aveva interesse a smentire un inesistente tête-à-tête Berlusconi-Casini abbia fatto trapelare i nomi degli altri ospiti. Ma mi spiace che personalità lontanissime dalla politica si siano viste attribuire ruoli ai quali sono totalmente estranee. Grazie e cordialità

Bruno Vespa
(CORRIERE DELLA SERA)
La cena a casa del conduttore di Porta a Porta. Luca Telese racconta ai lettori del fattoquotidiano.it perché Bruno Vespa non avrebbe dovuto invitare il premier a casa propria e perchè tutto ciò non è una cosa normale.
Dopo Brancher, dopo Scajola, ora tocca a Cosentino. Anche lui deve andare via dal Governo. Per questo motivo l’Italia dei Valori, oggi, ha presentato una mozione contro il sottosegretario del Popolo della Libertà. Una mozione in cui il Parlamento impegna il Governo a rimuovere Cosentino dal suo ruolo, poiché colpito da un mandato di cattura per contiguità alla Camorra e poiché sottoposto a inchiesta per aver organizzato un’associazione segreta contro gli interessi dello Stato.
Non si può lasciare al Governo una persona su cui pendono questi capi d’accusa. Non è possibile, almeno fin quando la magistratura non chiarisce i fatti che coinvolgono il sottosegretario campano.
Quella che abbiamo presentato oggi è una mozione ordinaria, perché per un sottosegretario non è prevista la mozione di sfiducia individuale relativa ai ministri.
Tuttavia, se il Parlamento approverà questa mozione, inevitabilmente accadrà qualcosa. Ci saranno delle conseguenze.
In più, con questa mozione che abbiamo presentato, riusciremo anche a verificare chi tira il sasso e poi nasconde la mano. Chi difende la democrazia solo a parole e chi fa sul serio.
Votando a favore o contro questa mozione, ciascuno potrà, anzi dovrà assumersi le proprie responsabilità. Vogliamo sapere chi c'è e chi ci fa. Vogliamo che tutti i parlamentari guardino alla loro coscienza e scelgano se tenere al Governo una persona con queste ombre.
Rispetto alle notizie trapelate, secondo le quali Berlusconi sarebbe pronto ad espellere i parlamentari del Pdl che voteranno contro il sottosegretario, credo di poter dire che ci troviamo davanti ad un comportamento di correità politica con ciò di cui è accusato Cosentino.
Solo una correità politica può spiegare il fatto che Berlusconi, invece di mettere a disposizione della magistratura un membro del suo governo accusato di fatti gravissimi, vuole buttare fuori chi dovesse votare la mozione di sfiducia.
L’Italia dei Valori, in questo senso, ha un solo pensiero: sfiduciamo Cosentino. (www.antoniodipietro.it)

lunedì 12 luglio 2010

Berlusconi ha affermato: "Chi vota Casini vota la sinistra". E Casini, riferendosi al Presidente del Consiglio, ha sostenuto: "E' un po' disperato...tratta gli alleati come un padrone del Settecento trattava gli schiavi".
I due virgolettati sembrerebbero appartenere a due acerrimi avversari politici, ma, in realtà, sono di due grandi amici: uno è della maggioranza, l’altro è un infiltrato della maggioranza nell’opposizione.
I due, al momento, sono i protagonisti della compravendita politica di cui parlano i giornali.
Il governo è in piena campagna acquisti. Quale sia la merce di scambio nessuno lo saprà mai. Possiamo immaginare, senza che ce lo dicano loro, che graverà sulle spalle dei cittadini e avrà l’aspetto di un assessorato, di un ministero, di un appalto per la gestione dell’acqua o per una colata di cemento, settore in cui Casini ha ottime entrature in famiglia.
L’Udc sancirà l'alleanza con il Pdl. Mi chiedo se a siglare l’accordo, dopo il “ménage à trois” a casa Vespa, non tocchi poi a Dell’Utri e Cuffaro.
La manovra di bassa lega del Presidente del Consiglio è chiara e mostra come il suo governo sia in debito di ossigeno e di consensi: obiettivo del mercato delle vacche tra i due partiti è quello di recuperare le quote di un’eventuale scissione interna che possa scongiurare il rischio di andare a casa o di tornare alle urne perdendo le elezioni. Insomma, a Casini stavolta tocca il ruolo della stampella e, pur di recitarlo , i centristi sono pronti a seppellire anche l'ultimo fiato di coscienza, assetati come sono di poltrone e d’affari.
Casini ha affermato:"Sì ad un governo di larghe intese. Occorre realizzare riforme importanti per il bene del Paese". Sarebbe interessante capire a cosa faccia riferimento il leader dell'Udc, visto che le riforme di cui parla la maggioranza, ad oggi, sono poche, in larga parte inutili, ed inique: dalle intercettazioni al legittimo impedimento, dai tagli alla scuola, alla cultura e alla ricerca fino allo scudo fiscale.
Insomma vogliono risolvere gli assordanti scricchiolii di tenuta di questo governo con un’alleanza di natura subordinata e affaristica tra un “padrone e uno schiavo”, come ha affermato lo stesso Casini. Possiamo immaginare che con questi presupposti l'accordo durerà da Natale a Santo Stefano. (www.antoniodipietro.it)

Passaparola di Marco Travaglio (dal blog www.beppegrillo.it)

domenica 11 luglio 2010

La battuta del giorno

"E' incomprensibile che il cardinale Bertone dia l'impressione di stare a questo gioco, facendosi usare da una figura come il premier con cui non prenderei nemmeno un caffè e tantomeno darei l'ostia consacrata". ( Un anonimo arcivescovo dopo la partecipazione di Bertone alla cena a casa di Bruno Vespa, con Berlusconi e vari peones -)

sabato 10 luglio 2010

Pdl nel caos. L'ex capogruppo Pdl, in un'intervista all'emittente Cnr Media, dichiara che i finiani hanno i numeri per far cadere il governo. Poi smentisce duramente, ma il video conferma. ( - L' UNITA' -)



In un anno la scuola italiana ha perso 40 mila cattedre. Tutte le discipline sacrificate, tranne l’insegnamento della religione (l’Irc) che vede un incremento di 395 posti. Sono dati forniti senza alcun pudore dal MIUR che nella foga di tagliare per fare cassa, chiude tuttavia un occhio per quel che riguarda i meccanismi che regolano la formazione delle classi relative a chi sceglie di “avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica”. Infatti, mentre i docenti di altre discipline oggi sono chiamati ad avere di fronte alla cattedra un numero crescente di alunni (in certi casi ben oltre 30), per quello di religione ne basta anche solo uno. Una linea di tendenza già al centro di infuocate polemiche. Dice, ad esempio, Federico Niccoli, una lunga esperienza di dirigente scolastico e oggi docente alla facoltà di scienze della formazione della Bicocca di Milano: “La cura da cavallo imposta dal duo Tremonti-Gelmini alla scuola pubblica ha falcidiato centinaia di migliaia di posti di lavoro, ha massacrato i bilanci dei circoli e degli istituti, sta eliminando di fatto la scuola a tempo-pieno, non ha risparmiato neppure i disabili sia attraverso il taglio di insegnanti di sostegno sia attraverso l’aumento del numero di alunni per classe In tutta questa opera di macelleria sociale, gli insegnanti di religione non solo non vengono toccati, ma aumentano di numero.

E, mentre vengono accorpate classi di concorso, sezioni, plessi e quant’altro per risparmiare sulla spesa pubblica ed è, anche, previsto l’accorpamento di alunni di più sezioni per gli insegnamenti curricolari, l’IRC deve essere impartito classe per classe, fossero anche tre-quattro alunni “avvalentisi” di tale insegnamento “facoltativo”. Ma i paradossi di questa situazione non finiscono qui. Questa cattedra si ottiene solo se grazie al bene stare del vescovo, e una volta che un insegnante ha ottenuto questo posto a tempo indeterminato, non lo perde più. Spiega ancora Niccoli: “Un esempio chiarisce l’abnormità di tale situazione. Se ad un insegnante di RC (transitato nei ruoli dello Stato e pagato anche dai non credenti) venisse revocata l’idoneità dalla Curia Arcivescovile o se lo stesso scegliesse, finalmente, di avvalersi della piena libertà di insegnamento si avrebbero le seguenti conseguenze: l’insegnante non potrebbe più insegnare religione, ma dato che è “in ruolo” ritorna nell’organico della scuola pubblica a tutti gli effetti, e l’autorità scolastica competente deve trovare un posto a tale insegnante per l’insegnamento di una disciplina in conformità al titolo di abilitazione posseduto”. Insomma una vera e propria scappatoia per superare tutte le difficoltà a cui normalmente va incontro chi vuole svolgere la professione di insegnante. Alla faccia delle decine di migliaia di precari che, magari già in possesso di una abilitazione, non sono mai riusciti ad avere un posto fisso. E anzi così se lo vedono sempre più lontano. (AUGUSTO POZZOLI - www.ilfattoquotidiano.it -)





venerdì 9 luglio 2010

Oggi niente giornali


365 di questi giorni



La stampa italiana, da sempre con la museruola, oggi si è messa anche il bavaglio. Lo ha fatto per protestare contro la legge bavaglio. E' come se uno stupratore protestasse con uno stupro in piazza. Un serali killer con un omicidio plurimo. Un ladro con una rapina in banca. E' una bella giornata di luglio. L'aria è più leggera senza carta inchiostrata di balle a ogni angolo di strada, non trovate? Sono così d'accordo con questo sciopero che lo replicherei 365 giorni all'anno. I giornali sono finanziati dalle nostre tasse, senza chiuderebbero. E' quindi corretto che al giorno di sciopero corrisponda una trattenuta di un 365simo del finanziamento anno. A cosa servono i giornali? A influenzare l'opinione pubblica per conto dei loro proprietari e a inviare messaggi mafiosi alla bisogna. I giornali non vanno confusi con l'informazione. Giornali e informazione sono incompatibili. Dove ci sono i primi, non c'è la seconda. La vera informazione in questi anni l'hanno fatta i blogger, la Rete, i siti di controinformazione, non certo la Repubblica di Scalfari o il Corriere di De Bortoli o l'Unità del pdimenoelle. I giornali sono superati dalla Rete, come a suo tempo il pony express dal telegrafo. Per pubblicare un articolo bisogna mettere d'accordo gli interessi degli azionisti espressione delle lobby, il consiglio di amministrazione, la direzione, il comitato di redazione, il capo redattore e poi si digita sulla tastiera il nulla (nel migliore dei casi) o un testo promozionale. Dov'è la libertà di espressione? Qualcuno nel gruppo l'Espresso ha mai fatto un'inchiesta sul fallimento dell'Olivetti imputabile a Carlo De Benedetti? O sul Corriere della Serva è mai apparso un'editoriale contro Tronchetti Provera MENTRE era presidente di Telecom Italia? I giornali stanno morendo come le mosche d'inverno, sopravvivono solo grazie al calore del finanziamento pubblico (*). Libero, il Foglio o il Riformista sparirebbero in una notte senza le nostre tasse. Il massimo attacco politico a Berlusconi sono state 10 domande sulla sua vita sessuale. Al processo Mills, Bassolino, Dell'Utri alla prima udienza c'era solo un blogger, Daniele Martinelli, i giornali erano in silenzio ossequioso. L'informazione la fanno i cittadini. L'albo dei giornalisti va abolito. Tutti siamo giornalisti. Un albo creato da Mussolini per controllare la stampa di regime oggi non è più necessario, ogni giornalista in carriera ha (già di suo) un ferreo autocontrollo. Dov'eravate, giornalisti dei miei stivali quando il blog denunciava gli omicidi Aldrovandi, Rasman, Bianzino, Gatti anni prima che ne scriveste in modo timido e riservato? Eravate forse sotto la scrivania del direttore a fargli un servizio alla Levinski invece di sostenere il referendum per l'abolizione della legge Gasparri del secondo Vday? Lo sciopero di oggi mi ricorda il suicidio di massa dei lemmings, incrociamo le dita. speriamo che abbia un grande successo.
(*) Con l'eccezione del Fatto Quotidiano che ha rifiutato i finanziamenti pubblici. (www.beppegrillo.it)

giovedì 8 luglio 2010

Vittorio Feltri : perchè Il Giornale non sciopera

È incredibile. Il Fatto scopre che alcuni senatori del Pd la stanno combinando grossa. Scrive che con il loro emendamento al Lodo Alfano delle impunità, per fornire al capo dello Stato uno scudo totale rispetto ai reati penali, rischiano di creare un grave imbarazzo a Napolitano. Chiede il perché di una simile iniziativa ai proponenti. Registra le opinioni opposte. Interpella il Quirinale. Il portavoce del presidente cade dalle nuvole. Scriviamo che anche a noi la cosa appare come una proposta improvvida fatta all’insaputa dell’interessato. Il giorno dopo gli zelanti senatori Pd sono costretti a ritirare l’emendamento. Alcuni riconoscono l’errore.

Non ci aspettiamo certo ringraziamenti: abbiamo fatto solo il nostro mestiere. Ebbene, ieri mattina ci piomba addosso un irritato comunicato del Colle che accomunandoci al Giornale, che non ha perso tempo a ipotizzare chissà quali magagne presidenziali (fatti loro), ci accusa di essere “intervenuti ambiguamente sull’argomento”. La grancassa dei Tg completa l’opera. Sacrilegio: si è nominato il nome di Napolitano invano.

Per il Quirinale, dunque, un giornale che dà le notizie si comporta “ambiguamente”. Siamo davvero messi male. Lo abbiamo già scritto e lo ripetiamo. Se gli scribi di Palazzo concepiscono un solo tipo d’informazione, quella disponibile solo a declamare esortazioni e moniti, per quanto ci riguarda, si rassegnino. Continueremo, tranquillamente, a raccontare tutto ciò che va raccontato. Facendo finta di essere in un Paese normale. E non in una strana Repubblica dove vige la lesa maestà. (ANTONIO PADELLARO - IL FATTO QUOTIDIANO - )

Quando si dice la classe

"Fini deve andare fuori dalle palle, non è del PDL !" (Iva Zanicchi - parlamentare europea del PDL !!!! -)
Il manganello selvaggio ha ogni giorno la sua destinazione d'uso. Ieri i terremotati de L'Aquila a Roma, oggi gli operai della Mangiarotti Nuclear a Milano. Le manganellate impartite come una benedizione usuale dalle forze antisommossa sono state definite "azioni di contenimento". Cinque feriti di cui uno portato all'ospedale in autoambulanza sono stati "contenuti". Agli operai è stato impedito di chiedere al prefetto il rispetto di una sentenza che vieta il trasferimento della produzione dallo stabilimento di viale Sarca. Chiedere il rispetto di una sentenza in Italia è sconveniente. La manifestazione era autorizzata, ma gli operai non si sono fermati nel punto prestabilito. Qual è il punto prestabilito per la fine della democrazia? (www.beppegrillo.it)

mercoledì 7 luglio 2010

Avviso a Berlusconi


Manganellate agli aquilani all' insaputa del TG 1

Minzolini come Scajola. A sua insaputa e nella stessa città dove ha sede il TG 1, molti cittadini aquilani erano bersaglio di manganellate gentilmente offerte dalla polizia, ma nei titoli di testa del giornale la notizia latita. Solo dopo una ventina di minuti qualcuno lo mette al corrente dell'accaduto, perchè già di dominio pubblico, e lui è costretto suo malgrado a proporre un servizio.

Sono al fianco degli aquilani che stamattina hanno protestato a Roma contro un Governo che li ha illusi e abbandonati. Gli scontri con le forze di Polizia sono vergognosi. Questa è una battaglia della disperazione. Una battaglia tra poveri che porta solo dolore. L'errore è aver bloccato i manifestanti e alzato il livello dello tensione. Anche i terremotati hanno il diritto di manifestare.
E mentre in piazza alcuni manifestanti venivano feriti durante gli scontri, in Parlamento un deputato di Italia dei Valori (Franco Barbato) veniva colpito con un pugno da un esponente del Pdl (il partito dell'amore). Questo è il governo dell'odio e del manganello.
Dobbiamo organizzare la resistenza, la strada per una rivolta sociale in Italia è alle
porte rispetto a un governo sordo e cieco.

E in questo contesto così difficile, si è inserito in modo del tutto fuori luogo il ministro Frattini che ha detto di aver sentito "qualche fischietto e niente più". Le sue dichiarazioni sono gravi. Hanno la stessa valenza delle risate di quegli imprenditori che subito dopo il terremoto dell’Aquila erano già pronti a speculare. Il ministro rispetti la disperazione del popolo aquilano che fino ad oggi ha assistito ai soliti spot di governo, subendo l’umiliazione di promesse non mantenute. Sull’Abruzzo il governo continua a latitare, a proporre spot a reti unificate, senza far seguire dei provvedimenti concreti. L’Italia dei Valori continuerà a battersi in Parlamento e nelle piazze per sostenere le istanze degli abruzzesi. (www.antoniodipietro.it)

martedì 6 luglio 2010



È bastata mezza giornata per arrivare alla retromarcia. Dopo la denuncia del Fatto Quotidiano i senatori del Pd che fanno parte della commissione Affari costituzionali hanno ritirato l’emendamento al Lodo Alfano che disponeva uno “scudo totale” per il capo dello Stato. L’emendamento presentato dal Partito democratico e ritirato oggi – formalmente per “evitare strumentalizzazioni” – prevedeva la non punibilità del presidente della Repubblica, durante il mandato, per qualsiasi “violazione alla legge penale”.

Una immunità totale, motivata per giunta con argomentazioni molto simili a quelle usate dal Pdl per sostenere il lodo Alfano: “Se un magistrato politicizzato – dichiarava ieri il senatore Stefano Ceccanti – decidesse di aprire una inchiesta su Napolitano, basterebbe un voto del Pdl in Parlamento a mettere in mora il presidente della Repubblica”.

Al contrario, una nota diffusa oggi afferma che “i senatori del Pd sono del tutto contrari al Lodo Alfano costituzionalizzato. Per questo hanno presentato emendamenti soppressivi delle norme che riguardano presidente del Consiglio, ministri e presidente della Repubblica. In particolare, ritengono assolutamente improprio modificare la prescrizione costituzionale che riguarda il Capo dello Stato e inaccettabile il tentativo di costruire in tal modo un alibi politico per giustificare il trattamento di favore che si vorrebbe riservare al Presidente del Consiglio e ai Ministri”.

“Per tutte queste ragioni e per evitare ogni tipo di strumentalizzazione – prosegue il testo – gli undici senatori del Pd ritireranno in Commissione l’emendamento che riguarda questa parte del testo e che era diretto esclusivamente ad una riduzione del danno, peraltro secondo indicazioni provenienti da autorevoli costituzionalisti”. (www.ilfattoquotidiano.it)


Molto spesso il PD mi ricorda Comunardo Niccolai, il leggendario difensore del Cagliari anni settanta celebre per i suoi autogol. Con questo emendamento l' autogol sarebbe stato consegnare probabilmente il Quirinale a Berlusconi e salvarlo definitivamente dai suoi processi.

La battuta del giorno

"Non vorrei che dopo Berlusconi venisse fuori Chavez. Dobbiamo ripristinare i concetti base della democrazia parlamentare perché non si può più andare avanti a colpi di decreti, fiducie e telefonate riparatrici. O il Parlamento riprende il suo ruolo o non c'è libertà per nessuno". (Pier Luigi Bersani - PD -)


Permetteteci di arrogarci un merito. Che il modello da seguire, per Berlusconi, fosse il presidente del Venezuela Chavez, questo blog l' aveva sostenuto nei post del 17/2/09 e del 26/5/09 !

lunedì 5 luglio 2010

Appunto per Capezzone

C' è un appuntamento al TG 1 delle 13,30 che ormai è diventato un classico, quello della esternazione quotidiana di Daniele Capezzone. Il valletto del PDL sempre impeccabile e pettinato come un liceale, con tono di voce calibrato e deciso, spara le sue bordate contro l' opposizione rea di mentire continuamente agli italiani sull' efficienza del governo di sua Maestà Imperiale S.B.
Superati i primi secondi di disgusto accompagnati da veloci conati di vomito a causa della visione del soggetto, e chiedendomi per che cazzo segua ancora il TG 1, vorrei pregare il Capezzone di fare una precisazione. Quando contorna le sue sentenze, lo pregherei di non usare il (per lui) rassicurante intro "gli italiani hanno capito ecc. ecc.". Dica molto più onestamente " più della metà degli italiani ha capito ecc. ecc.", perchè veda caro valletto, io sono un italiano, ma non ho votato per il partito di lestofanti di cui lei fa parte forse standone all' oscuro e non capirò mai perchè più della metà degli italiani ha permesso lo scempio che quotidianamente perpetrate.
Brancher finalmente si è dimesso. Il suo ministero, creato ad hoc per evitargli di presentarsi davanti ai giudici del processo sulla scalata della Antonveneta, ha avuto la vita di una farfalla. Non è né un gesto nobile, né un atto dovuto ma, semplicemente, un gesto obbligato. Non è nobile perché, se lo fosse stato, lui stesso avrebbe declinato la nomina fin da subito. Non è un atto dovuto perché non è né l’etica né la moralità a guidare le scelte di questa classe politica di governo. Basti pensare a casi nei quali le dimissioni sarebbero state un atto più che dovuto: parliamo del senatore Dell’Utri, del sottosegretario Cosentino sul quale pende un mandato di arresto, e del ministro Matteoli.
E’ stato un gesto obbligato perché, se fosse giunta al voto la mozione di sfiducia dell’opposizione che era programma per giovedì prossimo, il governo sarebbe caduto. Brancher ha scongiurato il voto annunciando da un’Aula di un Tribunale le sue dimissioni dal ministero del nulla e aggiungendo laconicamente di rinunciare al “legittimo impedimento per evitare strumentalizzazioni”. Ora Brancher sarà processato dai giudici di Milano dove è chiamato a difendersi nella vicenda della scalata ad Antonveneta, con l’accusa di appropriazione indebita e ricettazione, in relazione ad ingenti somme che sarebbero state ricevute da Giampiero Fiorani.
Brancher è stato nominato ministro dal presidente del Consiglio, per far sì che non si presentasse davanti ai giudici fruendo del legittimo impedimento. Ora, comicamente, è proprio Berlusconi che addirittura applaude alle sue dimissioni, in una sorta di dissociazione mentale, e chiede di “evitare strumentalizzazioni”. Il ministro La Russa sconfina nel ridicolo con un “onore e merito” per la scelta dell’inventato ministro.
A questo punto rimane da sciogliere solo un mistero che, magari, può aiutare anche i giudici ad interpretare correttamente alcuni fatti giudiziari: chi ha voluto la nomina di Brancher e perché? Umberto Bossi, che lo ha amichevolmente definito “poco furbo” per la scelta di avvalersi del legittimo impedimento? Oppure Calderoli che sappiamo essere stato già chiamato in causa da Fiorani nel processo Antonveneta?
E perché Berlusconi si è esposto a questo stillicidio mediatico e politico ben sapendo che la vicenda Brancher avrebbe messo a dura prova il governo e compromesso i suoi rapporti con il Quirinale? Il caso Brancher non si chiude qui. Ritengo che questa vicenda avrà altri colpi di scena per il governo. Per ora mi limito a far presente ai cittadini che l’intera situazione è stata orchestrata, montata e dismessa da chi oggi vuol farci credere che il ministro Brancher, prima nominato all’Attuazione del federalismo, poi diventato ministro del decentramento con deleghe fantasma, l’abbia portato la cicogna. E’ evidente, insomma, che il governo delle mafie sta vivendo il suo crepuscolo. (www.antoniodipietro.it)

Passaparola di Marco Travaglio (dal blog www.beppegrillo.it)

domenica 4 luglio 2010

La battuta del giorno

"Difenderemo Brancher, chi vota la sfiducia si mette all'opposizione" (Gianfranco Rotondi - ministro PDL -)


Questo coglione è anche mio concittadino !!!!
A piazza Navona c'era la D'Addario e c'erano i puttani del giornalismo e della politica italiana. La prima ha praticato la professione più antica del mondo, ma non la peggiore. I secondi si sono prostituiti per decenni e hanno trasformato l'informazione e la politica in un bordello. Il bavaglio è per loro una seconda natura e, se lo contestano, è perché sanno che sono arrivati al capolinea. Gli artefici dell'ascesa di Berlusconi, i suoi veri protettori, e qualche volta anche magnaccia, erano in piazza a pontificare. L'arrivo della D'Addario ha provocato un corto circuito.
La prima pietra l'ha lanciata Roberto Natale, presidente della Federazione Nazionale Stampa (FNSI): "Non è gradita". Parte del popolo dei "No alla legge bavaglio" l'ha fischiata e accolta al grido di: "Escort di merda". Una lapidazione pubblica della meretrice. La sua presenza era, per i padri nobili della sinistra e per i giornalisti a novanta gradi, (la loro posizione professionale preferita) un'offesa alla dignità. Il segretario della FNSI Franco Siddi ha declamato dal palco: "La libertà è soprattutto conoscenza. La Fnsi si opporrà con tutte le sue forze, oggi con la piazza e domani ricordando sui giornali, con articoli e servizi, i pericoli che stiamo correndo. Da parte nostra non ci fermeremo e siamo pronti, se il provvedimento fosse varato, a rivolgerci alla Corte Ue per i diritti dell'Uomo che certamente ci darebbe ragione". Alla D'Addario, sulle cui intercettazione i giornali ci hanno campato un'intera estate, questa libertà è stata negata. Anche il pregiudicato pidmeoellino Enzo Carra si è alterato: "Sono qui per la libertà di informazione e trovo davvero squalificante che un evento così importante e imponente venisse monopolizzato dal protagonismo della signorina D’Addario". Lui può dirlo. A differenza della "signorina" ha frequentato le patrie galere che per questi politici sono come una medaglia al valore. Benedetta Buccellato dell'Associazione per il teatro italiano ha aggiunto: "Mi sembra eccessivo che una escort sia venuta qui nel retropalco a fare la sua conferenza stampa, è la vergogna della nazione". La vergogna della nazione, da non confondersi con la D'Addario, erano i giornalisti presenti imbavagliati dalla nascita e i politici che hanno permesso ogni legge ad personam, ogni conflitto di interessi e consegnato l'informazione nelle mani di Berlusconi.
In piazza c'erano Enrico Letta (il nipote di suo zio), Walter Veltroni, Piero Fassino, Anna Finocchiaro, Paolo Cento e persino il desaparecidos Bertinotti. Veltroni e Bertinotti, va ricordato, sono i due signori che hanno fatto cadere il primo e il secondo governo Prodi riconsegnando l'Italia a Berlusconi. Bersani ha rammentato la sofferenza di Morfeo Napolitano: "Il presidente della Repubblica ha ricordato con qualche amarezza che i suoi consigli non sono stati seguiti. Loro hanno voluto forzare calendarizzando il ddl sulle intercettazioni. A questo punto io sono perché il ddl venga ritirato. Lui si aspettava delle modifiche che a dire il vero ci aspettavamo tutti".
Due anni fa ci fu il secondo Vday. Libera informazione in libero Stato. Un milione e mezzo di firme per l'abolizione della legge Gasparri, dell'ordine dei giornalisti di mussoliniana memoria e del finanziamento pubblico ai giornali. Il giorno successivo la Repubblica attaccò la manifestazione con un editoriale in prima pagina, il Corriere della Sera lo citò appena, preferendo un'ampia 'intervista al politologo Dell'Utri e le televisioni lo ignorarono.
A piazza Navona erano presenti i puttani della Seconda Repubblica. Tutti nostri dipendenti, giornalisti e i parlamentari finanziati dalle nostre tasse. La D'Addario avrà i suoi difetti, ma almeno non è mantenuta da noi. (www.beppegrillo.it)

sabato 3 luglio 2010

Tranquilli, ci penso io. E passa la paura. D’altronde si sa, in tempi di burrasca, quando il mare non è piatto come lo si vorrebbe, la sindrome del timoniere rispunta qua e là. Perché quando spunta qualche nodo un po’ troppo delicato (o un po’ troppo intricato) da sciogliere con i “soliti” metodi, c’è sempre qualcuno pronto con l’accetta in mano. Insomma, è la tentazione del “ghe pensi mi”. È una strada rodata e sicura, allettante per chi si intende di gestioni aziendali, di sfide imprenditoriali. L’uomo al comando serve spesso e volentieri, lì. Ma è anche un modo di fare politica, che a molti piace, che in momenti particolari riscuote un buon successo, tanto che nella storia è stato spesso premiato (non di rado con esiti infausti, peraltro). C’è poco da fare: il decisionismo in politica esiste e torna – anche in ordinamenti come il nostro, che per motivi precisi non lo favoriscono – costantemente alla ribalta.

L’abbiamo visto ieri, in effetti. Con un premier – il nostro – che stanco di troppa “ebollizione” promette di prendere in mano le redini della situazione per “risolvere tutto”. E di farlo con qualche coup de théatre, magari. Con un bel colpo di scena che mandi a casa (o a quel paese, per contentare i più guerrafondai) quel paese di grilli parlanti, disturbatori, traditori e comunisti. Una scelta mediatica, prima che politica. Anche perché la politica “sana” è per sua natura “arte della polis”, e dunque mediazione, armonizzazione di sensibilità, storie e progetti differenti. Un discorso che dovrebbe valere nei confronti di un’intera comunità nazionale, figuriamoci dentro a una maggioranza. E anche perché – lo ha ricordato oggi Alessandro Campi in un’intervista – compito di uno statista è affrontare i problemi del paese e del governo. Senza negarli, senza nasconderli dietro il paravento sempre comodo delle “questioni personali” o delle semplici “lotte di potere”, senza derubricarli, magari con sorriso beffardo, a quisquilie, a piccoli momenti di “ebollizione”. Insomma, il decisionismo – che è tutt’altro che negativo, quando è inserito in un sistema di regole che lo favorisce e lo “metabolizza” con pesi e contrappesi adeguati – presuppone per l’appunto decisioni. E decisioni che siano “soluzioni” di problemi ancora aperti. Ma tant’è. Ghe pensi mi, allora. Eppure sarebbe tanto bello poter dire che ci piacerebbe “pensarci noi”. Tutti noi. Dato che la gestione di un paese è cosa che prevede la partecipazione dei passeggeri, e non solo qualche ardita manovra da parte del capitano. (FEDERICO BRUSADELLI - FAREFUTURO -)
Ieri il Presidente del Consiglio ha utilizzato Tg1 e Tg5, per fare i suoi monologhi farneticanti sulla democrazia. Il governo Berlusconi sta alla democrazia come Josef Mengele, medico nazista nei campi di Auschwitz, stava alla medicina. Il "Ghe pensi mì" è un ritornello già sentito un anno fa, forse la sua memoria, sul far della senilità, lo ha tradito.
Il Presidente del Consiglio, in sostanza, dice che si occuperà personalmente di democrazia e libertà. Ve lo immaginate come un tesserato della P2 può occuparsi di democrazia?
Certamente a parole ha convinto e rassicurato qualche nonnina preoccupata del fatto che ultimamente, dal passo del San Gottardo a Ragusa, vede sempre più spesso riempirsi le piazze di cittadini insofferenti. Oggi per una fabbrica che chiude, ieri per la libertà di informazione, domani per il no all’acqua privata e al nucleare. Insomma, quel "Ghe pensi mi", oltre qualche nonnina, non può aver ingannato nessun altro. Mi chiedo perché allora il Presidente del Consiglio debba voler offendere l’intelligenza perfino dei propri elettori, parlando di democrazia e libertà? Dopo tutto, Berlusconi non sceglie chi ha a fianco perché è garante dei diritti civili e dell’uguaglianza sociale ma, semplicemente, valutando se questi è uno scaltro faccendiere.
Come può garantire la democrazia un governo che agevola gli evasori e perseguita i contribuenti?
Come può garantire la libertà un governo che blocca i processi riguardanti i propri esponenti, e che inventa uno sgorbio giuridico quale è il legittimo impedimento?
Come può garantire la libertà di impresa un uomo che ha azzerato la concorrenza verso le proprie aziende, distruggendo tre reti pubbliche e mettendo in ginocchio Sky con la bufala del digitale terrestre?
Come può parlare di libertà e democrazia chi ha reso inutile un organo come il Parlamento, attraverso continui decreti e colpi di fiducia?
Cosa intende il Premier per libertà? Forse si riferisce alla libertà di poter delinquere da parte delle Mafie, grazie al ddl sulle intercettazioni? Forse si riferisce alla libertà di non farsi processare come Aldo Brancher, fatto ministro per consentirgli l’utilizzo del legittimo impedimento?
O alla libertà garantita a Cosentino dopo una richiesta d'arresto da parte dei giudici? lo stesso Cosentino che ha alle spalle oltre 40 telefonate intercettate fra il 2002 e il 2004 nelle quali conversa d'affari sul traffico di rifiuti in Campania?
Il "Ghe pensi mì" di ieri sera è l’addio di un disperato. Servono un leader e una coalizione capace di fornire un'alternativa di governo entro l'autunno, perché Berlusconi non andrà oltre. Saranno l’acuirsi della crisi economica e la sua incapacità di risolverla a spazzarlo via.
Da tempo l’Italia dei Valori sta facendo opposizione come alternativa di governo con proposte programmatiche complete e di risposta concreta alla crisi economica che i media, però, non vogliono far conoscere al Paese. Pazienza, ci arrangeremo come sempre, con la Rete. (www.antoniodipietro.it)

venerdì 2 luglio 2010

Fini vs Bondi

Appena Fini e i suoi hanno cominciato a disquisire di legalità, il PDL è esploso non essendo assolutamente preparato sull' argomento.

Alla fine, oltre a non essere riusciti a blindare il ddl intercettazioni, gli hanno pure rovinato le vacanze. Il premier è dovuto rientrare a palazzo Grazioli per rivedere tutta la strategia. Perché sa che il Governo non deve cadere. Quindi basta guerra aperta con Gianfranco Fini, ai suoi occhi apertamente sostenuto dal Quirinale; via libera alla ricerca di sostegni esterni, Udc in primis; blindare la fedeltà della Lega per avere garanzie che Bossi e padani non diano il sostegno a Giulio Tremonti per un eventuale governo tecnico. Il tentativo di portare a casa la legge bavaglio entro l’estate è dunque ufficialmente fallito. Berlusconi lo sa. Schifani lo dice: “L’esame del ddl si farà comunque dopo l’estate”.

Il messaggio di tregua arriva in serata. Ma non provoca gli effetti sperati. Fini, poco dopo, incontra Sandro Bondi a un convegno e lo costringe alle corde con pesanti affondi. Il presidente della Camera rivendica il “diritto al dissenso”, accusa il Pdl di “sudditanza” alla Lega, critica il caso Brancher e il caso Cosentino. Bondi ribatte definendo Fini “un serio impedimento al partito” e paventa il pericolo di “comunisti al governo”. E quel “comunista” del Quirinale, già nel pomeriggio, aveva inviato lo stop al ddl intercettazioni da Malta, invocando “modifiche adeguate”. Giorgio Napolitano è limpido: “I punti critici sono chiari, valuteremo obiettivamente se verranno apportate modifiche adeguate. Non ho l’abitudine di tornare sui consigli dati né di esprimere alcun giudizio se siano stati seguiti o perché non lo siano stati. Valuterò alla fine”. Talmente chiaro che l’avvocato del premier e deputato Pdl Niccolò Ghedini sbotta: “Se vuole valutare le criticità tecniche si faccia eleggere”. Dichiarazione che scatena un’ovvia sequenza di attacchi dall’opposizione. Il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, lo richiama all’ordine: “Nessuno può parlare così del presidente”, mentre l’Idv sintetizza con un “delirio di onnipotenza” le esternazioni di Ghedini.

Questo lo scenario che il premier trova al suo rientro a palazzo Grazioli. Ai suoi ripete di essere molto stanco ma anche molto preoccupato. Ha dovuto rivedere il suo calendario che prevedeva, dopo la missione all’estero, una pausa ai Caraibi nella sua villa ad Antigua. Per il momento slittata solo di qualche giorno. Alle brutte notizie di Malta si aggiunge il fallimento della pacificazione tentata con i finiani. Nel pomeriggio infatti i tre coordinatori del Pdl, Sandro Bondi, Ignazio La Russa e Denis Verdini, avevano ricevuto gli ambasciatori finiani, Italo Bocchino e Andrea Augello, in via dell’Umiltà. Incontro definito “cordiale”, ma la mediazione è andata a vuoto, considerato l’attacco successivo di Fini allo stesso Bondi. Accantonata al momento anche la manovra di avvicinamento dell’Udc. Gli uomini di Casini, infatti, potrebbero essere un piccolo tassello di sicurezza a una maggioranza in bilico ma non sfilacciata come appare oggi. Berlusconi lo sa bene e ieri, saputo dello scontro Fini-Bondi, poco dopo le 21 ha convocato a palazzo Grazioli il fedelissimo sottosegretario Gianni Letta, il guardasigilli Angelino Alfano e Niccolò Ghedini. Un vertice per pianificare la strategia, rinsaldare i pezzi del Pdl evitando così di rimanere sotto le macerie della frana che ha colpito il partito. Alcuni osservatori interessati consigliano al premier di non rivolgersi a Bertolaso, visti i risultati della ricostruzione in Abruzzo. (DAVIDE VECCHI - www.ilfattoquotidiano.it)
Quando uno Stato arriva a tagliare 256 euro al mese per la pensione di un disabile e 450 euro per l’accompagno, così come sancito da un emendamento governativo alla manovra, allora lo Stato, inteso come organo che tutela la comunità, cessa di esistere.

Quando uno Stato taglia la cultura e l’istruzione al punto tale che le scuole pubbliche devono ricorrere a collette private per imbiancare un muro, allora lo Stato cessa di esistere.

Quando uno Stato lascia in mezzo ad una strada un terzo dei giovani in età lavorativa, e intanto vuole approvare una vergognosa legge sulle intercettazioni, ha già approvato quella sul legittimo impedimento e vuole estendere il lodo d’impunità anche ai ministri, come già fatto per il Presidente del Consiglio, allora lo Stato cessa di esistere.

Quando uno Stato non incentiva le imprese italiane a produrre nel nostro Paese ma con una pressione fiscale insopportabile del 43,2% (più una serie di dazi, oboli, ive e gabelle che non rientrano in questo computo), le costringe a delocalizzarsi, allora lo Stato cessa di esistere.

Quando potere politico ed economico si saldano per interessi che esulano dal bene dello Stato e dei suoi cittadini, allora lo Stato cessa di esistere.

Quando un’azienda privata come Mediaset, di proprietà del Presidente del Consiglio, dichiara un’esplosione di utili nel primo semestre 2010, grazie all’affossamento del concorrente pubblico, cioè la televisione di Stato, e grazie al conseguente travaso di investimenti pubblicitari che ne deriva, allora lo Stato cessa di esistere.

Quando l’informazione e gli organi di controllo (Antitrust, Consob, Agcom) non garantiscono più gli equilibri democratici e di mercato all’interno dello Stato, allora lo Stato cessa di esistere.

In Italia non c’è più la concezione di Stato e dell’ordinamento giuridico politico che esercita il potere sovrano su un determinato territorio e sui soggetti a esso appartenenti. Siamo in mano ad un governo che si è organizzato in cricche al fine di operare a scopo di lucro personale; che ha snaturato il sistema dell’informazione italiana ridotta a produrre esclusivamente propaganda per mano di burattini privi di professionalità catapultati nei punti nevralgici dell’informazione pubblica e privata.

Ma quando lo Stato cessa di esistere, quando lo Stato non tutela più i propri cittadini, allora ognuno è libero di interpretare le regole come meglio crede, di pagare le tasse nella misura che ritiene equa in relazione ai servizi che riceve, di andare in edicola e agguantare una copia di un quotidiano che già paga tramite i finanziamenti pubblici, di non pagare il canone Rai finché c’è Minzolini. Ma questa non è la strada da prendere.

L’Italia dei Valori vuole costruire un’alternativa che possa salvare il nostro Paese. Nel frattempo, chiunque voglia tutelare il futuro dei propri figli, eviti di investire in pubblicità o di fare affari con le aziende del Presidente del Consiglio, almeno finché questi non avrà affrontato tutti i processi che riguardano lui e le sue aziende.

Berlusconi decida cosa vuol fare da grande, se il Presidente del Consiglio o il faccendiere di famiglia. Ora sta facendo l’imprenditore e utilizza il suo ruolo istituzionale per fini personali. (www.antoniodipietro.it)
I discorsi dal balcone per i politici italiani sono un vizio. Dal ritorno dell'Impero sui colli fatali di Roma si è passati alla proclamazione del primo rapporto con un trans. La fascinosa Morgana di origine brasiliana ha tenuto invece a precisare che la relazione era seria e durava da mesi. Chi mentirà? Il consigliere provinciale del Pdl Pier Paolo Zaccai o il trans? I trans si è scoperto che erano tre. L'italiano medio rimane attonito, ma cosa ci fai con tre trans alla volta o, meglio, cosa ti fanno loro? Di solito questa curiosità morbosa rimane irrisolta perché l'italiano preferisce non verificare di persona. Zaccai ha svegliato il vicinato con urla di terrore: "Aiuto, mi vogliono incastrare è un complotto, aiutatemi, qualcuno mi venga ad aiutare, mi vogliono far finire in uno scandalo, mi vogliono far fare la fine del Marrazzo". Sotto l'effetto della cocaina, lo stupefacente preferito dai politici, è stato scortato in caserma dalla Polizia. Dicono che si sia dichiarato prigioniero politico, se lo condannano dichiarerà che il trans Morgana è un eroe. (www.beppegrillo.it)

giovedì 1 luglio 2010

In mattinata il blitz in parlamento per approvare la legge bavaglio prima delle vacanze estive, in serata l’affondo sul lodo Alfano per estendere lo scudo al premier anche per i processi a suo carico cominciati prima dell’insediamento. La macchina da guerra del Pdl si è messa in moto compatta, barra a dritta. Vede la meta dell’impunità del grande capo ormai vicina e vuole portarla a casa sfidando a muso duro tutto e tutti. Le due mosse suonano chiaramente la chiamata alle armi per la maggioranza. Berlusconi confida nella solidità dei suoi. Unica incognita rimane il presidente della Camera. Che ora dovrà decidere se allinearsi o agire coerentemente con le critiche che in questi mesi ha mosso a Silvio Berlusconi. Rischiando anche di far cadere il Governo.

Del resto il messaggio del Pdl ha un solo destinatario: Gianfranco Fini. Il 29 il ddl intercettazioni arriva in aula, difficilmente passerà senza il voto di fiducia. Fini e i suoi avranno il coraggio di votare contro il provvedimento che tanto continua a criticare? E così il lodo Alfano: per approvare la legge costituzionale, senza essere costretti ad andare a referendum, servono i due terzi dei voti. Che farà Fini? Ancora non è dato sapere. Ma quanti vedevano nella terza carica dello Stato un iceberg che poteva impensierire la corazzata di Arcore, almeno rallentandola, sono costretti a ricredersi. E anche quel Giorgio Napolitano che appariva guardiano del confine della democrazia è stato smarcato. Con beffa. La commissione giustizia del Senato, presieduta da Filippo Berselli, fa sapere che è in arrivo l’estensione dello scudo anche al presidente del consiglio, e il Pdl manda un messaggio al capo dello Stato: “Abbiamo chiesto di indicare le modifiche, ma lui non vuole segnalarcele. Andiamo avanti con il testo com’è e poi si vedrà”. Poi in tarda serata arriva anche una mezza smentita dalla maggioranza: “Non è affatto scontato che il provvedimento venga cambiato”, se non arriveranno precise indicazioni dal Quirinale. Il tentativo di alleggerire i toni accompagna la volontà di nominare al Csm Gaetano Pecorella, presidente della Commissione parlamentare sulle eco-mafie, già candidato dal Popolo delle libertà nel 2008 come giudice della Corte costituzionale. (DAVIDE VECCHI - www.ilfattoquotidiano.it)


Ma cos' altro dobbiamo sopportare più da questa banda di lestofanti ?

Intercettazioni


Anche oggi siamo in piazza. Questa volta al fianco dei giornalisti dalla schiena dritta e dei cittadini che vogliono tutelare il diritto sancito dalla Costituzione: la libertà di stampa. Perché difendere un diritto dalle piazze e con le piazze è una delle ultime armi che rimane a questo Paese.

È un’Italia che sta implodendo. Dalle industrie in crisi ai cassaintegrati, dalle forze dell'ordine senza fondi ai tagli alla cultura, alla ricerca dimenticata e alla scuola mortificata. Qualche giorno fa eravamo in strada per manifestare con i lavoratori precari. Oggi, siamo insieme agli addetti dell'informazione.

Alle 17 saremo accanto alla Federazione Nazionale della stampa, al Popolo Viola e ad Articolo 21 per difendere la democrazia. Il ddl sulle intercettazioni, ribattezzato "legge bavaglio", è un colpo basso alla storia e alle libertà di questa Nazione. La democrazia ottenuta dai nostri padri costituenti sta per essere sepolta dalle politiche portate avanti da questo Governo. Un esecutivo che verrà ricordato per le leggi ad personam, che garantiscono impunità ai soliti noti, e per le veline dettate dalle stanze di Palazzo Grazioli. Addirittura è stato rispolverato il vecchio Mattinale di epoca fascista, che indica e impone la linea ai giornali di famiglia nonché a tutti quei giornalisti che hanno deciso di svendere per un piatto di lenticchie la nostra democrazia. Ciò per anestetizzare le coscienze e nascondere ai cittadini i misfatti del Governo.

A combattere questo scempio rimangono solo poche testate, Internet e le ultime televisioni non gestite da Berlusconi. Non a caso, il ddl intercettazioni tenta addirittura di imbavagliare la Rete e la libera informazione, vieta ai cittadini il diritto di essere informati e di avere giustizia e toglie ai magistrati uno strumento fondamentale per combattere le mafie e la criminalità.

Berlusconi vuole approvare questo ddl al più presto ed ha imposto la discussione alla Camera il 29 luglio. Il Presidente del Consiglio è disposto a tutto, pur di ottenere il sì alla legge bavaglio prima dell'autunno. L’Italia dei Valori continuerà la sua battaglia dentro e fuori il Parlamento per impedire a questo dittatorello di distruggere lo Stato di diritto e di fare carta straccia della Costituzione. (www.antoniodipietro.it)