domenica 31 luglio 2011

Impariamo il dialetto veneto

Infastidito dal fatto che non capiva il dialetto, un pregiudicato trevigiano ha aggredito e spezzato una gamba ad operaio senegalese. E’ stato arrestato.

A denunciarlo ai carabinieri e’ stata la vittima del pestaggio, avvenuto in una piazza del centro di Vittorio Veneto (Treviso). L’allarme e’ stato dato da un passante che ha allertato i carabinieri. Il senegalese, 49 anni, residente in citta’, ha riferito ai militari di essere stato pestato selvaggiamente da uno sconosciuto irritato dal fatto che non riusciva a capire il dialetto veneto. (www.giornalettismo.com)

sabato 30 luglio 2011

Auguri al Duce






Trenta manifesti per fare gli auguri al Duce. Sono comparsi nella giornata di venerdì 29 luglio per le vie di Tradate, una cittadina nel cuore della Padania leghista, più abituata a pernacchie e diti medi di Bossi che alle nostalgie del ventennio. Sono comparsi in occasione del centoventottesimo compleanno di Benito Mussolini, affissi con un regolare permesso negli spazi commerciali delle bacheche comunali. I cartelli d’auguri riportano solo la scritta “29 luglio 1883 – 29 luglio 2011, auguri Duce!”, non riportano simboli di partito e sono firmati da un non meglio precisato gruppo “Varese Ardita”, di cui non si trova traccia né nel mondo reale né in quello virtuale.

A farli esporre è stato un privato cittadino che si schiera fieramente dalla parte della destra estrema. Si chiama Fernando Corrias, gestisce un bar (bar IV Novembre, ndr) che sembra un piccolo mausoleo. Un caleidoscopio di simboli ed effigi che si mischiano a scritte e bandiere che evocano un’altra Italia. Quella che è finita 66 anni fa.

Non si fa problemi a parlare dei manifesti, Corrias, che anzi ritiene che si sia trattato di un gesto ordinario: “Un mattino mi sono trovato i manifesti davanti alla serranda – spiega -, mi sono detto, visto che sono qui, perché non farli attaccare in giro? E guai a parlare di provocazione: “Non è una provocazione, non è un’azione, sono parole che non mi piacciono. È un’affissione. Punto. Per la gente come me che crede ancora nei valori morali, nella famiglia e nel rispetto della persona, è importante ricordarlo per quello che ha fatto. Perché la gente ha dimenticato certe cose. O non vuole ricordare o è disinformata, perché basterebbe prendere in mano certi documenti, certe leggi fatte quando c’era lui nel ventennio e ci si renderebbe conto che le cose erano diverse”. (IL FATTO QUOTIDIANO)




...e si...quando c'era Lui caro lei...




La battuta del giorno

"L'ho saputo da mie fonti certe. Quello mi vuole morto". (Silvio scopre che l'amico Gheddafi non è più amico !!!)

sabato 23 luglio 2011

Pausa


Il Blog dell'Opinione si concede una pausa settimanale, si spera nel modo rappresentato dall'immagine.

venerdì 22 luglio 2011

Indro Montanelli (22/4/1909 - 22/7/2001)






Incontri troppo ravvicinati





Ma tutti quei commentatori che dai box della Scuderia Silvio oggi scoprono furibondi che i Leghisti sono ‘nfami, forcaioli, traditori e ‘gnurant perché hanno votato per ammanettare Papa e far dispiacere al Caro Quasi Estinto dove hanno vissuto in questi ultimi anni? In un’altra galassia? Forcaioli i Leghisti, i Borghezio, i Gentilini, i Salvini, i giuristi raffinati del “fora di bal”? Oh meraviglia, oh stupore. Sembrano quei viaggiatori storditi e spaesati che sbarcano dall’astronave nella sequenza finale di “Incontri Ravvicinati”. (Fermate le rotative, ultimissime scoperte dei viaggiatori della Galassia Celeste riportati sulla Terra dalla Astronave Realtà: tra i puzzoni, ‘nfami e forcaioli ora ci sono anche i Radicali, che pure hanno prodotto delicati fiorellini come Capezzone e Stracquadanio, immuni da critiche perché schierati con il Caro Garantista. Di se stesso). (Vittorio Zucconi http://zucconi.blogautore.repubblica.it/)

Yogurt greco fatto in casa





I politici greci sono fortunati. Quando si fanno vedere in giro (il meno possibile...) gli tirano lo yogurt. E quello greco è tra i migliori del mondo... I nostri invece li arrestano. Rimpiangono con nostalgia le monetine di Craxi. Se gli tirassero pezzi da 10 centesimi sarebbero contenti. Si muovono con la scorta, nelle auto blu con i vetri oscurati, come squali nel traffico, per non farsi riconoscere dalla gente. La temono. Le forze antisommossa dovrebbero chiamarsi, in realtà, forze antiretata parlamentare. Sono l'ultima barriera tra politici e cittadini. Pensate alla gioia di una maxi retata fatta dai magistrati in Parlamento. Per gli italiani sarebbe come vincere la Coppa del mondo di calcio.
Questi soggetti inquisiti, condannati in primo secondo, terzo grado, che nessuno ha eletto, si giudicano e si assolvono da soli. Decidono, per motivi misteriosi al popolo, chi può essere arrestato, come è avvenuto per Papa del pdl, e chi invece può farla franca, come Tedesco del pdmenoelle.
Basta un cerino acceso, un fiammifero dimenticato e si può scatenare la rivolta sociale. Loro lo sanno. Il Paese è indebitato a partire dallo Stato fino al più piccolo comune. Il debito di ciascun cittadino è la somma del debito di comune + provincia + regione + Stato. Un parmigiano, ad esempio, oltre a 31.000 euro di debito pubblico statale, ha sulle spalle 630 milioni di debito comunale, pari a 1.940 euro a testa compresi i neonati. Parma è comunque fortunata rispetto a Torino, la città più indebitata d'Italia. Affoghiamo nei debiti che qualcuno ha contratto al nostro posto. Più debiti significano meno servizi sociali, città invivibili, trasporti locali al collasso. Prima di qualunque altra spesa, infatti, devi pagare gli interessi sul debito per non fallire.
Ogni giorno un nuovo bollettino giudiziario. Si passa dal pluriarrestato Prosperini del pdl per mazzette a Filippo Penati,vice presidente del Consiglio regionale lombardo del pdmenoelle indagato per concussione e corruzione in un'inchiesta sull'area ex Falck di Sesto San Giovanni. In un Paese in cui Alfonso Papa si dichiara da Poggioreale "prigioniero politico" come un brigatista d'altri tempi e dove il pdl contesta il voto per Papa con la motivazione "Basta elettronica, si torni alle palline", sono le palline dei cittadini che ruotano vorticosamente. Chi deve andare in galera va deciso dai giudici, non dai sodali degli imputati e chi è accusato di gravi reati deve dimettersi. Nel mentre, Bersani dello Scudo Fiscale, del no alle province, della gestione dell'acqua privatizzata, della Tav e con imputati eccellenti nel suo partito chiede nuove elezioni. Sono d'accordo. Prima però deve sciogliere il pdmenoelle. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure. (www.beppegrillo.it)

giovedì 21 luglio 2011

Il Palazzo si sgretola

Uno a uno verrebbe da dire guardando alla sorte diversa riservata dalle Camere ai due parlamentari imputati di gravi reati, ma il fatto è che non è più tempo per piroette e giochi di Palazzo. Gli analisti della politica (o del politichese) fanno giustamente notare come i leghisti votando per l’arresto di Papa e per il non arresto di Tedesco hanno voluto dire a Berlusconi: bada, siamo noi l’ago della bilancia, possiamo farti cadere quando vogliamo, e quindi dacci quello che chiediamo altrimenti sono guai.

Certo che il partito di Maroni (non quello, a quanto sembra minoritario, di Bossi e Reguzzoni) cerca anche di rassicurare un elettorato sempre più deluso dal tradimento delle antiche radici forcaiole: quelle per capirci del cappio fatto sventolare nel ‘92 sotto il naso di Bettino Craxi. Accusati dalla base di essere ormai complici dell’odiata Roma ladrona, gli uomini del Carroccio sazi di leggi-vergogna hanno voluto dimostrare di non essere dalla parte dei corrotti. Ma per non esserlo più davvero (dalla parte dei corrotti) i leghisti dovrebbero avere il coraggio che non hanno: abbandonare cioè un governo ridotto in macerie e andare alla sfida delle urne. Ma possono farlo senza spaccarsi in due o tre pezzi e con il rischio di ritornare in Parlamento decimati?

C’è poi una domanda più generale che riguarda la sopravvivenza di tutti i partiti, ma proprio tutti. Che come vent’anni fa rischiano di non sopravvivere alle inchieste della magistratura e all’insofferenza dei cittadini. Se la Casta pensa che per continuare a fare i propri comodi basti sacrificare un Papa, allora non ha capito proprio niente. (Antonio Padellaro - IL FATTO QUOTIDIANO -)

La battuta del giorno

"La sinistra ha perso ogni credibili­tà, votando contro Papa alla Camera e a favore del suo Tedesco al senato. Cosa da veri cialtroni." (Alessandro Sallusti, estratto di un articolo da Il Giornale di oggi)


...nel merito può avere ragione Sallusti, ma è il termine "cialtroni" che stride. Noi, semplici e ingenui cittadini, eravamo convinti che fossero nel governo !

mercoledì 20 luglio 2011

Arresti



Promozioni


Il generale Michele Adinolfi, capo di stato maggiore della Guardia di Finanza, che prossimamente diventerà generale di Corpo d'armata, assumerà, a partire dal prossimo 15 settembre, l'incarico di Comandante interregionale Firenze. Cambio di incarico anche per il generale Vito Bardi: da Comanndante interregionale a Napoli a ispettore per gli istituti di istruzione delle Fiamme Gialle a Roma. Entrambi i generali sono indagati nell'ambito dell'inchiesta P4 della Procura di Napoli. (L'UNITA')

Video messaggio di Spider Truman : vero o falso ?

E’ iniziato a girare su Internet il primo video messaggio di Spider Truman. Almeno questo dice nel filmato un uomo con il volto coperto da una maschera bianca e con voce artefatta. Il sedicente precario mandato licenziato da Montecitorio dopo 15 anni, che ha aperto una pagina su Facebook e il blog “I segreti della Casta”, promette di non fermarsi e dice: “Vota nei commenti del video il nome del politico di cui vuoi sapere i segreti. E domani ti dirò tutto”. Ma il “vero” Spider Truman nega di essere lui l’autore del video sulla sua pagina Facebook. (IL FATTO QUOTIDIANO)


...una cosa è certa al momento...ci stiamo divertendo...



martedì 19 luglio 2011

Scandalo pensioni

Buon divertimento, meglio che un travaso di bile...

http://commenti.kataweb.it/scandalopensioni/index.php

Forum mondiale sull'Aids, assente il governo Berlusconi





Ad accogliere gli oltre 5.000 scienziati e luminari da tutto il mondo arrivati a Roma per la Conferenza mondiale sull’Aids non c’erano rappresentanti del governo italiano ma una folla di manifestanti che ha srotolato uno striscione: “Berlusconi liar, fund the Global Fund”, ovvero “Berlusconi bugiardo, finanzia il Global Fund”. La notizia che il governo italiano è l’unico a non aver versato le donazioni al Fondo Globale per la lotta contro l’Aids ha fatto il giro del mondo. E infatti, già il primo giorno di lavori, l’Italia, che doveva fare gli onori di casa, si è presa le bacchettate dagli oratori per non aver rispettato gli impegni. All’appello mancano sempre quei 260 milioni di euro promessi da Berlusconi già ai tempi del G8 de l’Aquila. Così la situazione italiana è stata illustrata dal podio dal responsabile della International Aids Society con una slide che diceva tutto: “L’Italia e l’Hiv: verso lo zero”. Dove zero non vuol dire zero infezioni o zero morti ma zero azioni contro il virus dal 2009. (www.ilfattoquotidiano.it)

Libero e il quiz dell'estate


Il nome di Benny, il vignettista di Libero, rimarrà per sempre famoso per la vignetta del tappo di champagne che finisce nel sedere di Romano Prodi. Ma oggi, nel disegnare la copertina del quotidiano diretto da Maurizio Belpietro e che deve restituire milioni di contributi pubblici presi dal fondo per l’editoria che non gli spettavano, la leadership potrebbe vacillare. Osservate la vignetta dove la Casta pasteggia allegramente alla faccia del popolo bue: perfettamente riconoscibili sono Fini, Bersani e Napolitano, quello un po’ più lontano dovrebbe essere Roberto Calderoli anche se è poco somigliante (paura, eh?); chi manca a tavola?

Insomma, non dico che doveva esserci proprio lui, ma almeno un Cicchitto qualsiasi. E invece no.
(www.giornalettismo.com/)



...solo Cicchitto ? E quanti altri papponi, ladri, puttane, massoni ecc. hanno fatto accomodare a tavola ?
...ma il pappone numero 1, l'utilizzatore finale a tavola non lo vedo, dimenticanza del vignettista ?

lunedì 18 luglio 2011

Passaparola di Marco Travaglio (dal blog www.beppegrillo.it)

La battuta del giorno

"In passato le Maddalene “pentite” bussavano alla porta del convento per chiedere perdono a Dio Oggi vanno a bussare da “Libero” per chiedere perdono a Berlusconi. Gesù Gesù, non c’è più religione." (Vittori Zucconi dal blog Tempo Reale, dopo l'intervista a Libero di una "pentita" Patrizia D'Addario)

Miracolo a Montecitorio





Se la BCE non fosse intervenuta martedì scorso per comprare la nostra carta straccia di Stato che non voleva nessuno, l'Italia sarebbe già sulla via del default. Altro che il miracolo proclamato da Napolitano che trova il tempo di ricevere al Quirinale Woody Allen in maniche di camicia insieme alla moglie formato armadio.
E' avvenuto o' miracolo. Si è sciolto il sangue dell'opposizione (neppure fosse quello di san Gennaro) che ha votato una manovra da 80 miliardi di euro senza intaccare minimamente i privilegi dei politici. Il costo è di 1.000 euro a famiglia e di zero euro per i parlamentari. I deputati che hanno votato per "senso di responsabilità" e sono stati elogiati dal Capo dello Stato, sono gli stessi che si sono assentati pochi giorni prima per l'abolizione delle Province, che ricevono un miliardo di contributi pubblici per i loro partiti e che maturano allegramente la pensione dopo una legislatura. Dovrebbero sputarsi in faccia da soli quando si guardano allo specchio. Invece si lanciano messaggi di solidarietà come chi è scampato da un possibile naufragio. In cambio del sangue degli italiani non è stato chiesto nulla. In pensione si andrà a 68 anni e due mesi (ma chi ha trent'anni ci andrà a 70). A cosa serve l'INPS, dove sono i soldi che abbiamo versato? Questo istituto va abolito. D'ora in poi ognuno si tiene i suoi contributi, a partire da quelli già dati, e decide quando smettere di lavorare. Sono stati introdotti i ticket per le analisi e le visite specialistiche, in sostanza tutte.
O' miracolo do o' Quirinale e del Pdmenoelle. Si dovevano chiedere, in cambio della manovra, le dimissioni immediate del Governo, un presidente del Consiglio di nomina tecnica a tempo per salvare la baracca, il taglio dei privilegi insopportabili dei politici, una nuova legge elettorale, l'eliminazione dei finanziamenti pubblici a giornali e partiti, il blocco di ogni Grande Opera Inutile, dalla Gronda alla Tav. Nulla è stato chiesto, nulla è stato fatto. I partiti si credono in salvo. La Nazione è stata fottuta ancora una volta. Per loro è stato un miracolo, per gli italiani l'ennesima presa per il culo. Gli 80 miliardi non sono sufficienti per evitare il default, non ne basterebbero neppure 200. Ci aspettano forse la patrimoniale, un prelievo sui conti correnti e il congelamento dei titoli di Stato. Sarà un nuovo miracolo all'italiana. (www.beppegrillo.it)

domenica 17 luglio 2011

I segreti della casta su facebook





Finte scorte, furti fasulli per ottenere rimborsi, minacce inesistenti per ottenere l'auto blu, viaggi gratis per amici e parenti, sconti giganteschi e stipendi elencati uno ad uno per mettere a nudo i privilegi della politica. A far tremare il Palazzo con decine di rivelazioni sulla vita quotidiana dei deputati è un anonimo ex precario, licenziato dopo 15 anni di lavoro, che ha deciso di vendicarsi mettendo online un blog e pubblicando su Facebook «tutti i segreti della casta di Montecitorio», su un'omonima pagina del social network. E la popolarità della pagina si propaga con la rapidità di un focherello che diventa rogo: in poche ore - cavalcando l'ondata di antipolitica che anche negli ultimi giorni è divampata sulla rete dopo la cancellazione dei previsti tagli agli stipendi dei parlamentari - ha già raggiunto oltre 45mila fan.

E così ce n'è per tutti. Perchè certe marche d'auto fanno sconti anche del 20% ai parlamentari, e perché certe compagnie telefoniche applicano tariffe assai ridotte? E poi barbieri pagati, a detta dell'autore, 11 mila euro al mese e tutti provenienti dalla stessa regione del presidente della Camera che li assunse. Poliziotti costretti a fare da chauffeur alle mogli degli onorevoli di giorno e ad accompagnare il deputato di turno dall'amante la sera. Poi il capitolo furti finti: secondo l'infuriato Spidertruman sarebbero decine le finte denunce di furti di computer portatili effettuate dai deputati solo per aver diritto al rimborso e poterne comprare altri.

Tra le invettive sono finite anche le scorte di polizia, ottenute molto spesso, a suo dire, grazie a finte lettere di minacce inviate ad hoc magari con l'inserimento nella busta di qualche bossolo. E poi i viaggi gratis per amici e parenti dei parlamentari ottenuti grazie ai punti "Millemiglia" accumulati con ai viaggi gratuiti a cui i membri del parlamento hanno diritto.

Le rivelazioni sono appena all'inizio, assicura Spidertruman. Insomma, i privilegi della Casta finiscono per l'ennesima volta nel mirino del Web anche se su certi dettagli sarà dura distinguere tra la realtà dei fatti e l'arrabbiatura dell'anonimo vendicatore. (LA STAMPA)

Il Giornale soffia a comando

Fini sposa la battaglia del Fatto Ecco chi soffia sull'anti-politica

Anti Cav, anti casta, anti politica. E' questa la nuova battaglia politica della sinistra che da Antonio Di Pietro a Gianfranco Fini, passando per il Fatto Quotidiano, viene mossa per screditare il governo e far crescere l'impopolarità contro i politici. Mentre un ex precario della Camera pubblica su Facebook i "segreti della casta", il presidente della Camera accoglie la battaglia lanciata dal quotidiano diretto da Antonio Padellaro e scrive una lettera per promettere imminenti tagli ai costi di Montecitorio. E' l'ennesimo tentativo di cavalcare la pancia del popolo antiberlusconiano per mandare a casa il governo. Ma Francesco Storace non ci sta: "E' apprezzabile che Fini vesta improvvisamente i panni dell’anticasta. Peccato però che sia in fuga di fronte al giudice civile per la casa di Montecarlo".

Non è solito prendere la penna in mano e scrivere. Questa volta Fini l'ha fatto per inseguire la battaglia del Fatto contro la casta. "Condivido l’appello affinché il Parlamento faccia tutto quanto è in suo potere per convincere gli italiani che le Camere non sono il luogo dove una casta privilegiata si chiude a difesa dei suoi interessi - scrive il leader di Futuro e Libertà - sono certo che entrambe le Camere faranno la loro parte e, per quanto riguarda Montecitorio, insieme al Collegio dei Questori metterò a punto le proposte di riduzione dei costi e di trasparenza, che entro luglio saranno discusse dall’Ufficio di presidenza e votate in Aula prima della pausa estiva". Una risposta all’editoriale di Furio Colombo di venerdì dedicato all’intoccabilità dei costi della politica rispetto alla manovra "di classe" che ricade pesantemente "sui pensionati e sui poveri, sulle madri e sugli ammalati". "Il parlamento - aveva scritto Colombo - ha l’ultima occasione per restare agganciato ai sentimenti del paese, invece che apparire contraddizione, privilegio e ostacolo". "Le possibilità di farlo - risponde Fini - ci sono. C’è materiale per tagli significativi. Va verificato se c’è la volontà di farlo".

Come Fini anche Di Pietro non aspetta un momento di più a cavalcare i mal di pancia degli anti casta. E promette ciò che meglio riesce: una manifestazione di piazza per contestare il governo. "Se la casta continuerà a difendere i suoi privilegi ci sarà una ribellione sociale di enormi proporzioni - tuona il leader Idv - per questo io propongo di scendere in piazza alla fine di settembre per una manifestazione unitaria di dimensioni mai viste e con una mobilitazione senza precedenti". Contro la casta al potere: è lo slogan dell'ex pm che la casta la conosce bene, dal momento che è in politica ormai da diversi anni. "Per l'eliminazione delle province, dei rimborsi elettorali, dei voli e delle auto blu, per il dimezzamento dei parlamentari, per l'abolizione dei vitalizi, per il blocco delle consulenze, e per la lotta all'evasione fiscale - continua Di Pietro - parliamone, discutiamo e organizziamoci: sarà l'inizio di una nuova stagione, finalmente, nell'interesse dell'Italia e non di pochi privilegiati".

Mentre è caccia all’identità del precario che lavorava a Montecitorio e che ha aperto una pagina su Facebook per svelare tutti i privilegi (nascosti e non) della casta, l'opposizione prova a usare quest'odio contro la politica come leva per far traballare il governo. In realtà, fa sorridere che questa battaglia sia portata avanti da politici - come Fini e Di Pietro - che fanno parte della casta politica ormai da innumerevoli anni.... (Il GIORNALE)

sabato 16 luglio 2011

Tua sorella





Dunque, prima per quelli di Libero era una "ricattatrice", una "pagata per incastrare Silvio", una "finita alla sbarra", una donna "in fuga", una che aveva quello strano "conto corrente ...", una che "affittava agli usurai", una che secondo la "trans Manila" era di "sinistra" e quindi voleva fregare il Premier. Per quelli di Libero - quotidiano particolarmente attendibile sull'argomento (...) - l'escort D'Addario rappresentava la prova che a sinistra "sono matti", perché solo loro possono credere "in quello che racconta o non racconta". Insomma, una persona - cito testualmente - "sputtanata".


Ora che la D'Addario si ritrova senza un soldo e senza figlia, disperata, delusa, arrabbiata, delirante, e pronta a singhiozzare qualcosa che dovrebbe assomigliare ad un "mi hanno usata per incastrare Berlusconi", diventa l'eroina di Libero. Tant'è che l'intervistatrice, ad un certo punto, dopo averle schiaffato un bel po' di risposte in bocca, se ne esce con un magnifico "io ti parlo come fossi tua sorella" ... (Non leggere questo Blog ! http://nonleggerlo.blogspot.com/)


Uno spettro si aggira in Italia





Berlusconi dice: “Non ci sarà nessuna manovra”. Due mesi più tardi, arriva la manovra che parte da 47 e arriva 80 miliardi. Berlusconi dice: “Farò tre aliquote per l’Irpef”. Un mese dopo, non se ne parla neppure più. Berlusconi dice: “La legge per evitare il pagamento delle sentenze è sacrosanta”. Il giorno dopo gliela fanno sparire. Berlusconi dice: “Non votate l’ autorizzazione per l’ arresto di Alfonso Papa”. Un’ora dopo, la Commissione per le Autorizzazioni vota per l’arresto di Alfonso Papa. Berlusconi dice: “Papa? Sarebbe un precedente pericolosissimo”. Nello stesso momento Bossi: “Papa? In galera”. Berlusconi non c’è più. Un fantasma si aggira per l’Italia. Sappiamo che è ancora vivo perchè ha un bernoccolo in testa. (Vittorio Zucconi http://zucconi.blogautore.repubblica.it/)

venerdì 15 luglio 2011

In Italia oltre 3 milioni in povertà assoluta

Oltre tre milioni di italiani in condizioni di povertà assoluta. Lo rileva l'Istat, a proposito dell'anno 2010. Più in dettaglio, secondo l'Istituto nazionale di statistica, sono 1 milione e 156 mila in Italia le famiglie in condizioni di povertà assoluta (il 4,6% di quelle residenti), per un totale di 3 milioni e 129 mila persone (il 5,2% della popolazione residente). Secondo l'Istat sono assolutamente povere le famiglie che non riescono ad accedere ai beni e servizi essenziali per conseguire uno standard di vita minimamente accettabile. Si tratta, quindi, dice l'Istituto dei «più poveri tra i poveri».
Oltre ai tre milioni di poveri assoluti, ci sono Italia nel 2010 anche 8 milioni 272 mila poveri, il 13,8% dell'intera popolazione. Le famiglie colpite da questo tipo di povertà, chiamata in termini tecnici «relativa», sono 2 milioni e 734 mila (l'11% di quelle residenti). L'Istituto spiega che si tratta delle famiglie che non riescono a spendere più di 992,46 euro al mese ogni due componenti.
Una terza categoria, poi, sono i «quasi poveri», ovvero quelli che possono arrivare a spendere, in due, fino al 20% in più dei poveri, cioè tra 992,46 e 1190,95 euro. Sommandoli ai poveri, costituiscono una famiglia su cinque: il 18,6% dei nuclei (l'11% sono quelli poveri, il 7,6% quelli quasi poveri).
La povertà risulta sostanzialmente stabile rispetto al 2009, sia quella relativa che assoluta, ma per alcune fasce della popolazione le condizioni sono peggiorate. Secondo l'Istat la povertà relativa aumenta tra le famiglie di 5 o più componenti (dal 24,9% al 29,9%), tra quelle con membri aggregati, ad esempio quelle dove c'è un anziano che vive con la famiglia del figlio (dal 18,2% al 23%), e di monogenitori (dall'11,8% al 14,1%). E la condizione delle famiglie con membri aggregati peggiora anche rispetto alla povertà assoluta (dal 6,6% al 10,4%).
In particolare, fa notare l'Istituto, nel Mezzogiorno l'incidenza di povertà relativa cresce dal 36,7% del 2009 al 47,3% del 2010 tra le famiglie con tre o più figli minori. Quindi, quasi la metà di questi nuclei vive in povertà relativa. In generale, comunque, la povertà colpisce più il sud. La Lombardia e l'Emilia Romagna sono le regioni con i valori più bassi. Segue il gruppo di Umbria, Piemonte, Veneto, Toscana, Friuli Venezia Giulia e provincia di Trento. Ad eccezione di Abruzzo e Molise, dove il valore dell'incidenza di povertà non è statisticamente diverso dalla media nazionale, in tutte le altre regioni del Mezzogiorno la povertà è più diffusa rispetto al resto del Paese. Le situazioni più gravi, in Calabria, Sicilia e Basilicata. (CORRIERE DELLA SERA)

L'orchestrina del Titanic





L'orchestrina del Titanic continua a suonare mentre l'iceberg si avvicina. Tremorti, il trombonista, ci rassicura "O si va avanti o si va a fondo" (forse entrambi...) e "Come sul Titanic, la prima classe non si salva". E' l'ennesima balla tremortiana. La prima classe si è già salvata. Ha accumulato capitali, ha portato i soldi all'estero. La prima classe ha ottenuto dal Governo biglietti omaggio per la traversata con lo Scudo Fiscale con il solo 5% di tassazione sui capitali occultati al Fisco. Insieme ai viaggiatori di prima classe si salveranno i loro cuochi, i valletti, i camerieri dei giornali, ma anche i gigolò e le puttane da camera e gli armatori delle banche e di Confindustria. La citazione del Titanic è una rassicurazione buona soltanto per i poveracci. Lavoratori dipendenti, precari e disoccupati sono già immersi nella merda fino al collo. Nell'affondamento del Titanic in prima classe si salvò il 61,81% dei passeggeri, 204 superstiti su 330. In seconda classe il 42,5%, 119 su 280. In terza classe il 26,85%, 105 su 391. Un biglietto di prima classe garantiva tre volte di più la salvezza rispetto a uno di terza.
Tremorti dopo trent'anni di frequentazioni politiche e di ciance economiche si è svegliato. Ha bisbigliato, come se fosse sdraiato sul letto in attesa del trapasso "Introdurre nella Costituzione una regola d'oro che vincoli al raggiungimento del pareggio di bilancio". Lo dice ora, quando tutto tracima, tracolla, esonda e il debito è una montagna di ghiaccio che sfiora i 2.000 miliardi che ci arriva in faccia. Tremortacci tua, dove sei stato insieme ai tuoi compari in tutto questo tempo? Il MoVimento 5 Stelle, quello populista, l'alfiere dell'anti politica, il qualunquista, da anni ha inserito nel suo Programma una riga "Approvazione di ogni legge subordinata alla effettiva copertura finanziaria". Non puoi indebitare il cittadino senza il suo permesso per fare finanza elettorale, per comprare cacciabombardieri dagli Stati Uniti, per mantenere le nostre truppe in Afghanistan, per puttanate da 22 miliardi di euro come la Tav, per un miliardo di finanziamenti pubblici ai partiti spacciati come rimborsi. Non puoi buttare nel cesso centinaia di milioni dei contribuenti con cazzate come quella voluta da Maroni di disaccoppiare il referendum dalle elezioni amministrative o per mantenere in vita le Province. O fare il Ponte di Messina, la Gronda e il cazzo che ti pare per decine di miliardi di euro attinti dal debito pubblico. I soldi sono nostri, dei cittadini. Ve li siete fumati, li avete regalati ai concessionari di Stato come Benetton per le autostrade, alla Marcegaglia e ai petrolieri con il Cip6, ai vostri giornali. La prima classe si è arricchita grazie allo Stato, deve essere l'ultima a salire sulle scialuppe di salvataggio. (www.beppegrillo.it)

La battuta del giorno

"Non è vero, misuratemi l'ano." (la difesa di un prete spagnolo accusato di essere omosessuale)

giovedì 14 luglio 2011

Fanno un massacro e lo chiamano manovra : Antonio Di Pietro a Sky TG 24

Basta con i soldi alla stampa







Crisi. Tagli a tutte le agevolazioni fiscali. Colpite le famiglie, l'istruzione, gli asili, le pensioni. Lacrime e sangue, e siamo solo all'inizio. Questo avviene mentre paghiamo centinaia di milioni di euro di contributi diretti e indiretti alla stampa ripiena di stuoli di pennivendoli che negavano fino a ieri il possibile default. Questa crisi i cittadini italiani non la devono pagare se prima non sono cancellati tutti i contributi ai giornali. Più stampano, più paghiamo, più ci disinformano. Il "Corriere della Sera", voce dal sen fuggita di Brunetta, riceve trasferimenti pubblici per 20/25 milioni per per carta, abbonamenti, spese postali e altro, cifre simili a altri quotidiani di larga diffusione.
La lettura dei contributi diretti per quotidiani e periodici erogati per il 2009 e pubblicata sul sito del Governo italiano è ai confini della realtà. C'è di tutto, soprattutto l'impensabile. Si rimane esterrefatti, muti, in preda allo sbalordimento. Eppure è vero che "l'Avanti" ha incassato 2.530.640 euro, "Buongiorno Campania" 1.041.078 e "il Sannio Quotidiano" 1.726.598. Che "L'Avvenire" ha intascato 5.871.082 euro e le "Conquiste del Lavoro" (mai nome fu più appropriato) 3.289.851 euro. Anche chi ci spiega l'economia e il libero mercato, come "Italia Oggi", attinge a 5.263.728 euro. C'è una società, "il Musichiere", che intasca 277.769 euro per pubblicare "Chitarre" e un'impresa, "Carta", che stampa "Carta" (su carta ovviamente) per 506.660 euro. Non manca la filosofia con "Modus Vivendi Scienza Natura e Stili di Vita", a 464.105 euro e l'informazione sportiva con "Motocross" per soli 506.660. C'è anche "Risk" che non corre nessun rischio con 436.335 euro e il diplomatico "Superpartes in the world" a 108.820 euro. Boss(ol)i si porta a casa da Roma Ladrona 3.896.339 euro per "la Padania", Fini 2.952.474 euro per il "Secolo d'Italia" e Rutelli pane e cicoria 3.527.208 di euro per "Europa". "L'Unità" pdimenoellina però li surclassa con i suoi 6.377.209 euro. In tempi bui riscalda il cuore Ferrara e il grasso che cola da 3.441.668 euro per "il Foglio". C'è chi pensa alla libertà di opinione a pagamento, "Opinione delle Libertà" alla cifra di 2.009.957 euro. Chi si professa nostro amico, e come non potrebbe visto che paghiamo noi, "L'Amico del Popolo" con 260.840 euro. Per gli automobilisti l'immancabile "Car Audio & FM" alla modica cifra di 297.400 euro. Chi vive a Milano e dintorni è fortunato, per lui i "Quaderni di Milano" a 312.000 euro e "Rho Settegiorni" a 229.718 euro. Per le gite fuori porta gli imperdibili "Eco del Chisone" a 283.640 euro e la "Gazzetta della Martesana" a 150.466 euro. Se non ci sono i soldi per le famiglie, non si capisce perché dobbiamo mantenere i giornalisti. (www.beppegrillo.it)

mercoledì 13 luglio 2011

E io pago

L’altra sera, all’ingresso del mio spettacolo a Carpi, alcuni giovani del Pdl (si fanno chiamare Giovane Italia, per la gioia – immagino – di Giuseppe Mazzini) distribuivano un volantino intitolato “Una carriera travagliata”, con la mia foto segnaletica e il riassunto, un po’ fantasioso un po’ vero, delle cause civili che ho perso in tribunale. Ebbene sì, lo confesso: dopo 28 anni di carriera, 15-20 mila articoli, 150 trasmissioni tv, 2 mila conferenze e 30 libri, ho perso alcune cause civili.

La prima fu con Previti: avevo scritto che era indagato, e lo era due volte, ma l’avvocato dell’Indipendente (giornale nel frattempo fallito), smise di difendermi e non portò le carte al giudice, così fui condannato in primo grado a pagare 70 milioni di lire al noto gentiluomo, nel frattempo condannato per corruzione giudiziaria. Nessun “garantista” di destra insorse contro la barbarie di far pagare un soccombente dopo il primo grado, prima dell’appello e della Cassazione. Chiesi la sospensione dell’immediata esecutorietà della sentenza, ma il Tribunale di Roma rispose picche. E Previti, siccome non avevo i 70 milioni sull’unghia, mi pignorò un quinto dello stipendio.

Un’altra volta, in un libro, Gomez e io incappammo in un caso di omonimia, attribuendo al deputato forzista Giuseppe Fallica una condanna che invece riguardava un altro Giuseppe Fallica, funzionario di Publitalia: Fallica ci fece causa e giustamente la vinse. Un’altra la persi col giudice Verde: l’avevo definito “più volte condannato” per via di una condanna in primo grado e una in appello, ma il giudice interpretò la frase nel senso di due condanne definitive. Due volte persi contro Confalonieri: la prima per aver scritto che doveva vergognarsi di accusare la sinistra di voler espropriare la Fininvest (figuriamoci), ma la mia espressione fu giudicata troppo violenta; la seconda per aver scritto che era coimputato con B. al processo Mediaset, ma la mia frase fu ritenuta insufficiente a far capire che era accusato di reati diversi da quelli di B. L’anno scorso ho dovuto risarcire Schifani con 16 mila euro per aver detto in tv, scherzando, che il suo successore potrebbe essere una muffa o un lombrico. Purtroppo il giudice non capì la battuta. Pazienza.

Giuste o sbagliate che siano, ho rispettato le sentenze senza strillare alle toghe azzurre e, come si fa in questi casi, ho pagato i risarcimenti dopo il primo grado e poi li ho appellati. Mai, dico mai, ho sentito qualcuno del Pdl sostenere la necessità di una legge che blocchi i risarcimenti civili fino a condanna definitiva. Almeno fino a sabato, quando B. & C. sono stati condannati a risarcire De Benedetti con 560 milioni, non per un articolo o una battuta, ma per avergli fregato la Mondadori corrompendo un giudice e comprandosi una sentenza.

Questi sporcaccioni, quando devono incassare, lo fanno subito; quando invece devono pagare, non lo fanno mai. E pretendono di avere il diritto dalla loro parte. E, visto che la legge non collima coi loro sporchi interessi, vogliono cambiarla. Ora, non contenti di aver ottenuto ciò che noi privati cittadini (e molti di noi giornalisti) ci vediamo regolarmente negare – la sospensione della provvisoria esecutorietà delle sentenze di primo grado – non vogliono pagare nemmeno dopo aver perso in appello.

La causa Fallica è istruttiva: in primo grado Gomez e io veniamo condannati a versare al deputato circa 55 mila euro e li versiamo tutti, uno sull’altro. Nel 2009 l’appello riduce l’importo a 15 mila. Ergo l’on. Fallica deve restituirci 40 mila euro. Da due anni attendiamo che lo faccia, ma l’“onorevole” s’è volatilizzato: né lui né i suoi legali rispondono ai solleciti. Ecco: in attesa di varare il nuovo Frodo Mondadori, incentrato sul principio che non si paga più nemmeno dopo l’appello, non è che B., Ghedini e tutta la corte han voglia di acciuffare questo gentiluomo e rammentargli di saldare quel debituccio? Sentiti ringraziamenti. (Marco Travaglio - IL FATTO QUOTIDIANO -)

Sborsa



Il valore della laicità





Ieri il Parlamento ha legiferato sul testamento biologico. O per meglio dire, contro il testamento biologico: a noi tutti verrà imposto di morire senza dignità. Non abbiamo chiesto la luna, soltanto di poter scegliere come andarcene. E la cosa peggiore è che l'hanno fatto nel nome di un travisamento storico e religioso del messaggio cristiano. Nemmeno Gesù Cristo pensava e ha mai pensato di imporre la sua scelta.
Io non credo, per come ho letto il Vangelo quando ero in seminario, che Gesù Cristo fosse un violento. Anzi ne sono sicuro. Invece in questo Parlamento, ancora una volta ci si comporta come uno gnorri. Fa finta di non capire, di non vedere, di non sentire per alzata di mano. Per partito preso e per ipocrisia manifesta.
E comunque la si veda, seppure si possano avere interpretazioni diverse dell'insegnamento cristiano, qui il punto fondamentale è che lo Stato deve essere laico, a tutela di tutti i cittadini.
Questa volta hanno legiferato fuori dal vaso. E l'hanno fatto pure malamente, aggirando la Costituzione - e quindi negandone i principi: l'articolo 32 sancisce che sono vietati i trattamenti sanitari obbligatori nel rispetto della dignità umana. E che cosa sono l'idratazione e la nutrizione artificiale se non trattamenti terapeutici?
Per questo io credo che su un tema importante come il fine vita, sia necessario lasciare libertà di coscienza ai cittadini. Coloro che decidono di poter essere alimentati e idratati fino alla fine, devono poter essere liberi di farlo.
Quel che è certo è che non si può impedire, per legge, di pensarla diversamente. Quello che hanno approvato ieri invece dice proprio questo: che io ho il diritto di scegliere e godo dei miei diritti solo fino a quando sono cosciente. Se invece non potrò più esprimermi perchè un incidente o quantaltro mi avrà privato di questa facoltà, saranno altri a scegliere per me. Io penso che la decisione sul momento finale deve essere solo mia, o affidata a qualcuno scelto da me, che mi conosca e di cui mi fido. Si truffano i cittadini facendo vedere che ci si occupa della vita, ma in realtà è una maniera di occupare e imbrigliare la vita degli altri, specialmente nel momento più importante, quando si chiudono gli occhi.
La scelta è un valore prezioso e per noi dell’IDV, che fondiamo la nostra esistenza sui valori, la libertà di coscienza è fondamentale. (www.antoniodipietro.it)

martedì 12 luglio 2011

Calo di ascolti al TG 1, Lei : "Perchè ?"





Il consiglio di amministrazione della Rai è preoccupato. Il direttore generale Lorenza Lei cerca spiegazioni in grado di giustificare il calo degli ascolti del Tg1. E chiede una riflessione comune. Così sul tavolo del cda di giovedì prossimo, nel punto all'ordine del giorno su "performance" e ascolti di reti e testate, la questione sarà esaminata a fondo. Perché ora per il tg diretto da Augusto Minzolini "ci si chiede cosa sia successo", ha detto il dg del servizio pubblico in audizione alla commissione di Vigilanza. "Il problema è molto serio", ha rincarato il presidente Paolo Garimberti.

Lei ha ricordato che nella stagione tv 2010-2011 l'edizione delle 13.30 ha avuto uno share medio del 26,45%, quella delle 20 del 25,21%. Per la prima "si rileva, rispetto alla corrispondente stagione televisiva 2009-2010, una flessione di 1,2 punti di share", per la seconda "una flessione di 2,7 punti percentuali". "Questi sono i dati oggettivi - prosegue il dg - Certo, quando il Tg1 delle 20 registra un ascolto vicino al 20% mi chiedo cosa sia successo" ed è questa la "riflessione" che sarà fatta giovedì in cda, riflessione "complessiva su tutta RaiUno".

Garimberti,
pure in audizione alla Vigilanza, ha ricordato quando, lo scorso anno, disse davanti alla commissione - e in aperto contrasto con la posizione espressa dall'allora direttore generale Mauro Masi - che il Tg1 non era sufficientemente pluralista. Oggi, ha aggiunto, "non è più solo questione di pluralismo ma di qualità del prodotto e dell'informazione".

Garimberti ha quindi citato il sorpasso del Tg5 della scorsa settimana, chiarendo che "non mi preoccupa il 20,9% del Tg5" rispetto al Tg1 perché "il sorpasso c'è stato più volte" ma "preoccupa il 20,6% del Tg1", perché vuol dire che "lo spettatore avverte che l'informazione non va bene, non è completa, non è adeguata allo standard della rete ammiraglia". Serve quindi "una riflessione sugli ascolti e sulla qualità dell'informazione" e questo "è un problema che riguarda indiscutibilmente anche RaiUno". Nel consiglio di giovedì "le criticità delle reti andranno esaminate" e per il Tg1 "bisogna fare qualcosa perché torni a fare il Tg1". E' insomma una fase delicata: "O la riportiamo sulla rotta o affonda", ha concluso Garimberti. (REPUBBLICA)


...e si chiedono anche il perchè del calo degli ascolti ? Ma volete davvero prenderci per il culo ???



TG 1, tacchi a spillo contro i fatti

“Sulla due giorni del movimento a Siena non abbiamo visto andare in onda neanche un servizio che informasse sull’evento, in compenso però nella edizione di domenica 10 luglio delle ore 13,30 abbiamo assistito alla corsa delle donne sui tacchi a spillo…” Chi ha scritto questa lettera? Un gruppo di giornaliste del Tg1 che hanno voluto prendere le distanze dall’ennesima “irresponsabilità editoriale” della loro testata, un tempo lontano chiamata anche “l’ammiraglia del servizio pubblico” e che, oggi, al massimo, si potrebbe chiamare una fregata, nel senso letterale del termine.

Questa denuncia, sacrosanta, ci fa comprendere, meglio di qualsiasi altro lungo discorso, quale considerazione abbiano questi signori per la società civile, per la pubblica opinione.

La corsa sui tacchi a spillo è considerata più meritevole di attenzione della assemblea promossa a Siena dalle donne del movimento “Se non ora quando?“, del resto questa scelta corrisponde perfettamente alla sensibilità politica, etica e professionale di chi ha fatto finta di credere che un anziano signore, nonchè presidente del consiglio, avesse davvero telefonato in questura per chiedere la liberazione della nipote del presidente egiziano. In questi giorni, da più parti, anche in modo legittimo, viene rivolto un solenne appello “al senso di responsabilità”, ad unirsi per fermare la crisi economica e sociale.

Ottimo proposito, ma sarebbe il caso che, prima di ogni altra cosa, il grande irresponsabile rivolgesse un appello ai suoi fedelissimi affinchè, almeno in queste ore, si astenessero da censure e bavagli, rinunciassero alle norme e persino alle notizie “ad personam e ad aziendam”. Comunque non saranno i tacchi a spillo a salvarlo, nè in pubblico, nè in privato.

Grazie, infine, a tutte le donne che hanno animato l’assemblea di Siena e alle giornaliste del Tg1 che hanno voluto denunciare le omissioni e le faziosità della loro testata. Ci sembra giusto ricordare i loro nomi: Maria Luisa Busi, Alessandra Mancuso, Tiziana Ferrario, Maria Grazia Mazzola, Elisa Ansaldo, Simona Sala, Giovanna Rossiello, Donatella Scarnati, Cinzia Fiorato, Emanuela Talani, Lucia Duraccio, Karina Laterza, Felicia Pistilli.

I vertici della Rai non le ringrazieranno, non lo farà neanche la signora Lei, alla quale pure si sono rivolte: se ne facciano una ragione, le ringrazieranno invece tutti coloro che ancora hanno nel cuore l’articolo 21 della Costituzione.

Presto, molto presto, dei loro censori si perderà anche il ricordo. Resterà invece traccia della loro civile protesta. (Beppe Giulietti - IL FATTO QUOTIDIANO -)

lunedì 11 luglio 2011

Btp record, Italia sfiduciata dai mercati

Il "black friday" non è stato un caso isolato. Anche oggi si conferma il tracollo di Piazza Affari e l'impennata dello spread sui titoli di Stato italiani. La Consob, l'authority di controllo sul mercato borsistico, ha deciso ieri sera per una stretta sulle cosiddette vendite allo scoperto, per frenare la caduta dei titoli delle banche italiane. Ma il provvedimento non ha sortito effetti apprezzabili: anche oggi sono proprio i bancari a trascinare al ribasso l'indice della borsa di Milano, che perde quasi il 4%. Mentre l'euro si conferma sempre più debole, la cancelliera tedesca Angela Merkel telefona a Berlusconi e dietro a convenevoli sulla "fiducia nel governo italiano", lo invita ad approvare al più presto la manovra per invertire il trend dei mercati. Il Capo dello Stato Giorgio Napolitano rivolge un appello alla coesione nazionale "per momenti di difficoltà. Ma dietro l'argine momentaneo sono i mercati, la Bce e i politici a non parlare più lo stesso linguaggio. Una sola cosa è certa. Se si vuole fermare la caduta, non saranno gli operatori finanziari a farlo: loro si occupano di fare profitti, non di salvare gli Stati. (www.ilfattoquotidiano.it)

Alta finanza

Passaparola di Marco Travaglio (dal blog www.beppegrillo.it)

domenica 10 luglio 2011

Oggi sposi : Renato "cretino" Brunetta e Titti Giovannoni




Villa Rufolo (Ravello)








AL SUO matrimonio non è stata invitata l'"Italia peggiore". Se arriverà, sarà tenuta ben lontana dai servizi di sicurezza, al di là dei confini della splendida Villa Rufolo. L'Italia "migliore" sarà invece tutta lì, per lo sposo ministro, in una Ravello blindata dove, da due giorni, rombano gli elicotteri per le cosiddette "bonifiche", in attesa dei rappresentanti del governo Berlusconi. Il ministro Renato Brunetta e la sua promessa, architetto Titti Giovannoni, sono arrivati ieri sera.
(REPUBBLICA)

sabato 9 luglio 2011

La battuta del giorno

"Il "grande imprenditore" era un ladro come tanti, più di tutti abile a non lasciare impronte digitali e a usare l'arma della corruzione. I 560 milioni di euro che è stato condannato a pagare in un regolare processo per il furto della Mondadori sono poca cosa rispetto alla ricchezza che ha illecitamente accumulato, e soprattutto ai danni, davvero inestimabili e difficilmente reversibili, che ha arrecato all'Italia." (Piero Ricca, sulla sua pagina facebook)

Tutto il patrimonio Fininvest





Fininvest è la holding che raggruppa le proprietà della famiglia Berlusconi, ha un patrimonio di 2,5 miliardi e ha registrato utili nel 2010 per 87,1 milioni decidendo però di non versare alcun dividendo ai soci. Solo l’anno prima aveva distribuito cedole per 200 milioni di euro e così la decisione è stata collegata dagli osservatori all’imminente decisione sul Lodo Mondadori: anche dieci giorni fa, approvando i dati di bilancio, la finanziaria aveva però ribadito la convinzione che non ci fosse proprio alcun danno da risarcire, decidendo di non accantonare alcuna cifra per la vicenda.

L’intero gruppo che fa capo a Fininvest conta su ricavi per ben 5,8 miliardi e utili per 160,1 milioni. A fine anno aveva un indebitamento netto di 1,3 miliardi. La holding controlla il 39% di Mediaset, il 50% di Mondadori, il 36% di Mediolanum, oltre al Milan (100%) e al Teatro Manzoni (100%). Fa capo alla finanziaria anche la quota del 2% di Mediobanca, il “salotto buono” della finanza milanese: l’1% è conferito al patto di sindacato, e per la famiglia partecipa il presidente Fininvest Marina Berlusconi, consigliere anche dell’istituto di Piazzetta Cuccia. Fininvest ha poi il 24% di Molmed, lo spin off quotato del San Raffaele attivo nella ricerca oncologica, e il 2,06% di Aedes.

La famiglia Berlusconi controlla Fininvest tramite otto finanziarie, denominate tutte Holding Italiana, ma con diversa numerazione. Inizialmente queste ‘scatolè erano ben 22, ridotte a otto dopo l’ultimo riassetto del 2004. Il controllo fa sempre capo a Berlusconi con il 63% del capitale (tramite la Holding Italiana Prima, Seconda, Terza e Ottava). I figli del primo matrimonio Marina (è anche presidente Mondadori) e Piersilvio (vice presidente Mediaset) hanno una quota del 7,65% a testa (rispettivamente attraverso le holding Quarta e Quinta). Nell’estate del 2005 anche i figli di secondo letto, Barbara, Eleonora e Luigi, hanno ricevuto una quota del patrimonio e hanno attualmente il 21,4% di Fininvest (attraverso la holding Quattordicesima).

Tra le vicende famigliari, resta intanto ancora aperta la causa di separazione tra Berlusconi e Veronica Lario, e con essa ogni eventuale impatto sul patrimonio di famiglia. Nella vicenda del Lodo Mondadori, Fininvest ha ottenuto di congelare il risarcimento alla Cir di Carlo De Benedetti, almeno fino all’esito del processo d’appello, presentando nel dicembre 2009 una fideiussione per 806 milioni di euro garantita da Intesa Sanpaolo e controgarantita da Unicredit, Mps e Popolare di Sondrio. Tecnicamente la fideiussione scadeva in aprile ma nel frattempo è stata rinnovata in attesa della sentenza. Nel bilancio 2009 Fininvest spiegava di non aver presentato alcuna garanzia o pegno per la fideiussione, “anche in considerazione del valore del patrimonio netto contabile della capogruppo, del valore economico dello stesso ed infine del merito di credito conosciuto”. (www.ilfattoquotidiano.it)

Lodo Mondadori, condanna con sconto


Sentenza con maxi-sconto. Poco meno di 200 milioni. Di tanto è stato abbassato il conto (comunque salatissimo) che Silvio Berlusconi dovrà pagare al suo storico avversario Carlo De Benedetti. La sentenza d’appello le cui motivazioni sono state depositate questa mattina è immediatamente esecutiva. Si conclude così la vicenda del cosiddetto lodo Mondadori. In primo grado la Fininvest del Cavaliere era stata condannata a pagare 750 milioni di risarcimento. L’intera vicenda in sede civile prende spunto dall’iter penale che ha visto le condanne di Previti, Metta, Pacificio e Acampora per corruzione dello stesso giudice Metta che, fu provato dall’accusa, ricevette denaro per modellare a favore del Cavaliere la disputa con Formenton prima e con la Cir di De Benedetti poi per la conquista della maggiore casa editrice italiana. Oggi i giudici scrivono che il premier non poteva non essere al corrente della corruzione. Ieri, intanto, gli agenti, su mandato dei pm di Napoli, hanno bussato alla villa milanese di B. in via Rovani. Ma sono stati respinti. Serve l'ok del Parlamento. I magistrati vogliono, infatti, capire chi si cela dietro alla Fondazione della libertà. (www.ilfattoquotidiano.it)

venerdì 8 luglio 2011

IL camerata Arcovazzi






L’onorevole dr. Scilipoti Domenico, già Psdi, già Idv, già Partito dei Responsabili, oggi partito del Pet (in inglese “cagnolino, gattino, animale domestico”, bella scelta di acronimo, che richiama anche certi rumorini ineleganti, complimenti) è ginecologo agopunturista con una passione per l’anatocismo (non è una malattia genetica) e la moxibustione (che non è una guepiere incendiabile), è anche dottore honoris causa della Facoltà del Collegio Zoroastriano e della Società Shaun Behram Baug, Eccellenza dell’Antico Ordine del Merito degli Assiri, premio Huang Ti Imperatore Giallo di Kuala Lumpur, docente di agopuntura giapponese Ryodoraku a Cutriba (Paranà) ecc ecc, e, nei pochi momenti liberi, insignito anche del titolo di Pregiudicato della Repubblica Italiana, essendo stato già condannato anche in appello per calunnia e documentali falsi, in un processo per la costruzione di un mai realizzato centro medico da 61 posti letto. Ieri, accanto al suo grande estimatore, protettore, co-perseguitato (sic) e autore della prefazione al suo importante libro, “SCILIPOTI, Re dei Peones” ha informato la popolazione di avere compiuto “22 mila visite alle favelas” brasiliane. Come possa un essere umano, anche dotato di evidenti qualità soprannaturali come lui, avere tenuto il conto di 22 mila visite (non 21, non 23, proprio 22 mila) senza portarsi dietro nello zaino un tornello di quelli cari al ministro Brunetta tanto stimato da Tremonti, già sfida un poco la credulità umana. Ma per un uomo di 54 anni (li compirà in agosto) 22 mila visite alle favelas significano più di un visita al giorno da quando venne al mondo in Sicilia a Pozzo di Gotto. Una macchietta, d’accordo, che non meriterebbe neppure un ciuffetto di bytes in un blog, ma in realtà la tragicamente comica incarnazione di che cosa siano diventati, 17 anni dopo, il berlusconismo e le sue vuote promesse. Una pochade, un Ambra Jovinelli della politica, una comica finale annerita da stangate, manovre, tasse, rigurgiti di quotidiana corruzione, cricche, croste, gang e appartamenti affittati o comperati sempre all’insaputa dei beneficiari. Senza di lui e senza altre simile caricature viventi raccolte ora nel Pet, l’anziano signore che nella foto gli sta accanto sarebbe già dovuto scappare inseguito da varie richieste di estradizione. Pare che la Disney abbia già in progetto un cartone animato con lui come protagonista. Titolo provvisorio: Il Re Peone. E’ il suo momento di gloria,in questa lunghissima agonia della Repubblica di Salò Berlusconiana e lui, come il memorabile camerata Arcovazzi nel magnifico “Il Federale” di Luciano Salce (1961) che non aveva capito niente, cerca la sua rivincita e il suo quarto d’ora di luce prima della notte. (Vittorio Zucconi http://zucconi.blogautore.repubblica.it/)

La battuta del giorno

"Pensa di essere un genio e crede che tutti gli altri siano dei cretini. Lo sopporto perché lo conosco da tempo e va accettato così. Ma è l'unico che non fa gioco di squadra" (Silvio Berlusconi vs Giulio Tremonti, dopo il "cretino" rifilato da quest'ultimo al mini-stro Brunetta)

giovedì 7 luglio 2011

Su facebook arriva la videochiamata

Dopo tanto rumore, è arrivata la conferma ufficiale. Da mercoledì 6 luglio la chat di Facebook diventa una succursale di Skype, da cui avviare in automatico una videochiamata agli amici collegati e disponibili. Un passo in avanti per Skype nel mondo web, e un'ulteriore marcia verso il monopolio dei servizi internet tutti riuniti nello stesso luogo (il social network) per Facebook. Con lo zampino di Microsoft, che dopo l'annuncio del suo investimento in Skype lavora a pieno ritmo per contrastare l'ascesa del social network di casa Google.

IL SERVIZIO – Per chiamare, occorrerà ovviamente essere registrati a Facebook. È da qui che – se il contatto a cui vogliamo telefonare è disponibile a chattare – si potrà lanciare la conversazione voce e video. I due luoghi da cui partire saranno o l'apertura della chat di Facebook, e della finestra dell'amico prescelto, o direttamente la pagina del profilo del nostro contatto. Qui, in alto a destra, un nuovo pulsante «videocall» («chiama») si aggiungerà alle informazioni in comune tra noi e lui. La telefonata (con o senza video) sarà gestita da Skype. Per poterla effettuare, sarà necessario scaricare un plug-in: massimo 10 secondi, giura Zuckerberg in persona da Palo Alto, dove ha presentato in diretta web tutte le novità. E se l'amico contattato non risponde, si potrà registrare un videomessaggio che, in perfetto stile segreteria telefonica, verrà visualizzato non appena la persona sarà nuovamente disponibile. La chat di Facebook poi si arricchirà anche di nuovi strumenti: arrivano le chat di gruppo tanto care agli istant messenger tradizionali, e un accesso rapido per visualizzare immediatamente gli amici con cui si mandano più messaggi, una sorta di bacheca dei “più importanti” come già avviene nella pagina principale delle notizie di Fb. (CORRIERE DELLA SERA)

Chi ha scritto quella norma ?



Norma salva-Fininvest, ruota tutto intorno a te. Non fanno in tempo a placarsi le polemiche per il comma sui risarcimenti civili inserito nella manovra e poi ritirato dal governo che in poche ore si accavallano tesi, ricostruzioni, smentite. Insomma, il classico scarica-barile. L'ultimo a dire la sua è stato Umberto Bossi, e la sua è sembrata una cannonata a Silvio Berlusconi: del Lodo, sostiene il leader della Lega, "non lo sapeva nessuno, neanche Tremonti". E a chi gli chiedeva se ci fosse la possibilità di reinserire quel passaggio contestato durante l'iter del decreto legge, ha risposto: "Non ne so niente". L'ultimo capitolo della querelle rischia di essere quello dalle conseguenze più pesanti per l'esecutivo. Durante la presentazione della manovra, Tremonti aveva nicchiato sul norma che congela i risarcimenti al di sopra dei 20 milioni. Via al can can con Berlusconi costretto a correre ai ripari. Il ministro dell'Economia aveva allargato le braccia: "Lodo? Chiedete a Gianni Letta". Il giorno dopo, però, il premier aveva precisato: "Tremonti lo sapeva, il comma non l'ho scritto io ma lui". Insomma, una serie di stilettate mica da ridere. (LIBERO)


...nessuno sa niente di questa norma salva Silvio e nessuno l'ha scritta ! Proviamo a chiedere a Dante Alighieri, Foscolo o Manzoni o più semplicemente a Filippo Facci...

Lei è un cretino, s'informi !

Galeotto fu il microfono e chi lo accese. L’avrà pensata così Giulio Tremonti quando ha appreso la notizia che un cronista di Repubblica Tv ha registrato un suo fuori onda in cui sciorina giudizi tutt’altro che gentili all’indirizzo del collega Renato Brunetta.

Che fra i due non sia mai corso buon sangue è cosa nota, ma le immagini che mostrano il titolare dell’Economia dare del cretino al ministro della Funzione pubblica, per giunta in una conferenza stampa che illustra la manovra economica del governo, un certo effetto lo fanno.

Non sembra che sia passato neanche tanto tempo da quel novembre 2009, quando Tremonti minacciò pubblicamente di “prendere a calci in c…” Brunetta dopo un parapiglia sulla sua riforma della pubblica amministrazione.

A questo giro la riforma è quella di Tremonti e quando il titolare della Funzione pubblica prende la parola per illustrare gli aspetti che riguardano il dicastero da lui diretto, “questo è un intervento suicida”, dice, i segnali di insofferenza di Giulio si fanno sempre più evidenti. Prima si limita a un commento pungente che condivide con il ragioniere generale dello Stato Mario Canzio: “Il tipico intervento suicida, è proprio un cretino”. Il funzionario è d’accordo con i giudizi del ministro: “In una manovra da 35 miliardi, il pubblico impiego è allo 0,6. E’ inutile che glie ne parli, vero?”.

Brunetta continua il suo intervento e Tremonti è sempre più innervosito. Dopo avere incassato il sostegno del capo di gabinetto del ministero Vincenzo Fortunato, il ministro dell’Economia si rivolge direttamente al titolare del Welfare Maurizio Sacconi: “Hai sentito quello che dice? Ma è scemo?”. Dopo la comprensione dei suoi collaboratori, Tremonti incassa anche quello del collega di governo. “Non lo seguo nemmeno”, risponde un annoiato Sacconi.

Brunetta nel frattempo procede come un treno e parla di un argomento che gli sta molto a cuore: la visita fiscale per i dipendenti pubblici che rimangono a casa dal lavoro perché in malattia. “Saranno fatte prima delle festività”, dice il capo della Funzione pubblica. E Tremonti? Continua ad affermare il suo pensiero: “Questo qui è proprio un cretino”.

Brunetta ha poi riferito in una nota che durante il Consiglio dei ministri di oggi sono arrivate le scuse di Tremonti. “E’ venuto Giulio e mi ha abbracciato, chiedendomi scusa. Io, però, non ho ancora capito cosa sia successo. Ma si sa, non sono veloce di comprendonio”.

Al di là del lieto fine, l’episodio è stato commentato con sarcasmo dal leader dell’Italia dei Valori Antonio Di Pietro: “E’ umiliante vedere lo stato di degrado morale e di sfiducia reciproca che esiste all’interno di questo governo che evidentemente ha come unico collante la la poltrona, la cadrega, come dicono i leghisti che sono diventati capipoltrona da capipopolo”.

Prova a buttare acqua sul fuoco il ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani che parla di “incidente chiuso” invitando tutti gli esponenti del governo al matrimonio di Brunetta in programma per domenica prossima a Ravello, in costiera amalfitana. Peccato che l’invito di Romani sarà raccolto anche da alcuni precari che andranno a contestare il ministro. Ma tanto per lui quella è solo “l’Italia peggiore”. (www.ilfattoquotidiano.it)

mercoledì 6 luglio 2011

Polvere bianca per Gasparri






L'ufficio di Maurizio Gasparri al Senato è stato isolato dopo che una segretaria ha aperto una busta contenente polvere bianca e un messaggio minatorio al capogruppo Pdl e al presidente del Consiglio: "Tu e Berlusconi farete questa fine". "Quanto accaduto è indice di un clima d'astio che alcune parti stanno agitando nel Paese, ma noi continueremo, non ci fermeranno e non ci condizioneranno", ha commentato a caldo Gasparri. Il senatore Pdl ha inoltre aggiunto che generalmente tende "a sottovalutare le minacce, perché capitano spesso, ma questa volta la notizia si è diffusa a causa dei controlli che sono stati effettuati".

Immediate le reazioni del mondo politico: "Voglio esprimere tutta la mia solidarietà a Maurizio Gasparri per l'atto intimidatorio di cui è stato destinatario stamani", ha comunicato il il ministro della Gioventù Giorgia Meloni, secondo cui l'Italia sta scivolando in un "clima di violenza. Ritengo necessaria - ha proseguito - una netta condanna di questi atti intimidatori da tutti quelli che condividono una visione della politica basata sul confronto e non sullo scontro, sul rispetto e non sull'odio". Solidarietà anche da Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd a palazzo Madama: "Esprimo a nome delle senatrici e dei senatori del mio gruppo vicinanza al presidente Gasparri per il grave episodio di intimidazione che lo ha colpito questa mattina. Condanniamo con fermezza ogni forma di minaccia o di sopruso che colpisce la democrazia nelle sue istanze più rappresentative". (LIBERO)


Ancora ! Questi comunisti divoratori di bambini non si fermano !!!

Agcom, stretta sui "pirati" no all'inibizione sui siti

L'Autorità garante per le comunicazioni ha approvato oggi lo schema di regolamento sul diritto d'autore in Rete. Regole che codificano cosa può legittimamente andare online e cosa no, e che conferiscono al garante poteri importanti. Su tutti, quello di poter chiedere la rimozione di materiale coperto da diritto d'autore dai siti che lo ospitano, con procedure precise. L'Agcom specifica che l'azione del Garante è alternativa e non sostitutiva della via giudiziaria e in ogni caso si blocca in caso di ricorso al giudice di una delle parti coinvolte.
Lo schema è stato approvato con i voti di tutti i commissari tranne quello di Nicola D'Angelo e c'è stata l'astensione di Michele Lauria. Il provvedimento è stato firmato dal commissario Gianluigi Magri, e all'approvazione seguiranno 60 giorni di consultazioni sul testo. Dopo le eventuali modifiche, la delibera sarà pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale e entrerà in vigore, verosimilmente non prima dell'autunno 2011. Il testo appare meno restrittivo rispetto a quanto ipotizzato.
Le due parti del provvedimento.
Lo schema delle regole si divide in due parti. La prima è relativa alle misure da sviluppare per favorire l'offerta legale con misure di sostegno allo sviluppo dei contenuti digitali e alla riduzione delle barriere normative. Il Garante richiede poi l'elaborazione di codici di condotta dei gestori dei siti e dei fornitori di servizi multimediali. Necessaria secondo l'Autorità, anche la promozione di accordi tra produttori e distributori per la riduzione delle finestre di distribuzione, e la messa a disposizione di contenuti con modalità di acquisto semplificate e a costi contenuti. Ancora, promozione di accordi tra operatori volti a semplificare la filiera di distribuzione dei contenuti digitali relativi alle nuove modalità di sfruttamento, favorendo l'accesso ai contenuti premium, e individuazione di procedure per l'adozione di accordi collettivi di licenza. Agcom chiede anche la realizzazione di campagne di educazione alla legalità nella fruizione dei contenuti e l'istituzione di osservatorio per monitorare i miglioramenti della qualità e le riduzioni dei prezzi dell'offerta legale di contenuti digitali. Per raggiungere gli obbiettivi, verrà istituito presso l'Autorità di un Tavolo tecnico al quale saranno invitati a partecipare tutte le categorie interessate e le associazioni di consumatori e utenti.

Stretta sui pirati. La seconda parte prevede una serie di misure a tutela del diritto d'autore, e si articola in due fasi: una relativa al procedimento dinanzi al gestore del sito, la seconda al procedimento dinanzi all'Autorità.
Nella prima fase, se riconosce che i diritti del contenuto oggetto di segnalazione sono effettivamente riconducibili al segnalante, il gestore del sito può rimuoverlo lui stesso entro 4 giorni (procedura di "notice and take down"). Nella seconda fase, qualora l'esito della procedura precedente non risulti soddisfacente per una delle parti, questa potrà rivolgersi all'Autorità. A questo punto Agcom, dopo un "trasparente contraddittorio" della durata di 10 giorni, potrà impartire nei successivi 20 giorni prorogabili di altri 15, un ordine di rimozione selettiva dei contenuti illegali o, rispettivamente, di loro ripristino, a seconda di quale delle richieste rivoltegli risulti fondata. Come tutti i provvedimenti dell'Agcom, anche le decisioni in materia di diritto d'autore potranno essere impugnati dinanzi al TAR del Lazio.

Solo siti commerciali. Sulla base del principio del fair use, la procedura non riguarda i siti non aventi finalità commerciale o scopo di lucro, l'esercizio del diritto di cronaca, commento, critica o discussione. E nemmeno l'uso didattico e scientifico, la riproduzione parziale, per quantità e qualità, del contenuto rispetto all'opera integrale che non nuoccia alla valorizzazione commerciale di questa. Il testo esclude quindi interventi riguardo siti personali e amatoriali, distinti da fornitori di contenuto professionali.

Nessuno stop alla navigazione e al P2P. Le nuove norme Agcom non prevedono alcuna misura di inibizione dell'accesso a siti internet. Il Garante specifica che le regole non si rivolgono all'utente finale, nè intervengono sulle applicazioni "peer-to-peer". L'Autorità sottolinea che la procedura inoltre non lede alcuna garanzia di contraddittorio tra le parti coinvolte, prevedendo tempi adeguati nell'interesse di tutte le parti coinvolte. E a differenza della maggior parte dei Paesi europei, in caso di upload, l'upoloader riceverà l'avviso di notifica e potrà avviare la procedura di contro notifica.

Siti esteri. Tra le altre modifiche alla bozza 2010, è stata stralciata la prevista sezione del testo relativa ai siti esteri, che non potranno essere resi irraggiungibili. In caso di ipotesi di violazione, l'Agcom informerà l'autorità giudiziaria, che si attiverà nelle sedi competenti. (REPUBBLICA)

Manovra, stangata su milioni di famiglie





Un'imposta che premia i ricchi e gli speculatori e punisce i piccoli risparmiatori, come lavoratori dipendenti o famiglie a reddito medio basso. Così il ministro dell'Economia Giulio Tremonti si scopre un "Robin Hood" al contrario e, nel testo della manovra, quadruplica l'imposta di bollo per il deposito titoli, finendo per punire chi ha investito solo poche migliaia di euro. E favorendo le banche che propongono conti deposito, come Mediolanum di Ennio Doris. Oggi il presidente della Repubblica ha licenziato la finanziaria, che quindi diventa legge, "ma - ha detto il Capo dello Stato - questo strumento da solo non basta per il risanamento". Nella conferenza stampa di presentazione del provvedimento, il ministro Tremonti si è irritato sia per le domande riguardanti la supertassa ("non vediamo altra soluzione"), sia, soprattutto, per le richieste di chiarimento sul codicillo riguardante il Lodo Mondadori: "Chiedete a Palazzo Chigi". Intanto gli Enti locali vanno all'attacco: "Vogliamo chiarimenti e sospenderemo la partecipazione a qualsiasi attività inerente al federalismo fiscale", dicono il presidente dell'Anci Osvaldo Napoli (Pdl) e quello della conferenza Stato-Regioni Vasco Errani. (www.ilfattoquotidiano.it)

martedì 5 luglio 2011

Legge ad personam ritirata

Berlusconi torna indietro e annuncia di voler ritirare la norma salva-Fininvest. Il comma inserito nella manovra economica prometteva, infatti, di sospendere l’esecutività del mega risarcimento di 750 milioni di euro a carico della Fininvest e a favore della Cir di Carlo De Benedetti, se fosse confermato in appello dai giudici di Milano il verdetto di primo grado sul Lodo Mondadori. Il caso scoppia ieri sera. Berlusconi: "Norma giusta, criticata solo perché mi riguarda". Tremonti annulla una conferenza stampa per "maltempo". L'onorevole-avvocato Ghedini batte in ritirata. Il caso suscita la rabbia dei vertici del Carroccio. Mentre, lo stesso Pdl si sta spaccando anche sul possibile arresto di Alfonso Papa, deputato azzurro coinvolto nell'indagine sulla P4. Sulla manovra, il presidente Napolitano prende tempo: "Saprete le nostre determinazioni al momento giusto". (www.ilfattoquotidiano.it)

Una manovra ad Fininvest

Alla faccia del partito degli onesti che dicono di voler fare! Non c’è nulla di più disonesto che tradire, violentare, umiliare e offendere il voto di 27 milioni di italiani che hanno appena detto, nel referendum contro il legittimo impedimento, che non ne possono più di leggi ad personam. E subito ne hanno fatta un’altra, apposta per permettere a Berlusconi di offendere ancora la giustizia con una norma scritta solo a suo vantaggio.

Grazie a un lodo nascosto nella manovra, anche se sarà condannato in appello a dover risarcire alla Cir di Carlo De Bendetti 750 milioni di euro, potrà rinviare il pagamento fino a chissà quando. La multa è così alta non per colpire Berlusconi ma perché elevatissimo fu il danno procurato ai rivali della Fininvest corrompendo un giudice per aggiudicarsi l’acquisto della Mondadori, e violando così qualsiasi regola del mercato. Altro che liberale!
Questa norma, sia chiaro, non vale per tutti i cittadini. Scatta solo quando il risarcimento supera i 20 milioni di euro. Cioè praticamente vale solo per Silvio Berlusconi. E’ stata pensata e scritta apposta, senza nemmeno avvertire il ministro dell’Economia, per permettere al presidente del consiglio di sfangarsela anche questa volta

E’ non solo possibile ma necessario che in Parlamento si faccia giustizia di questo ennesimo tentativo di utilizzare le istituzioni per fini propri, addirittura per non pagare quanto dovuto nel caso il giudice dovesse stabilirlo.
Se questo Parlamento dovesse avallare una norma di questo genere non sarebbe più legittimato e si dovrebbe andare al più presto alle elezioni. (www.antoniodipietro.it)

Nebbia in Val Susa

Ieri in Val di Susa c'era la nebbia. Non era solo quella dei fumogeni. Era la nebbia della disinformazione. Oggi sono additato dai media di Stato (se un giornale è pagato con finanziamenti pubblici diretti o indiretti è, per definizione, un giornale di Stato) come fomentatore di violenti. Questo non è assolutamente vero. Ieri ho chiamato eroi i valsusini che manifestavano pacificamente, come fanno da anni, per il loro territorio. Sono il primo a condannare e a voler sapere chi sono i black bloc annunciati dai media da giorni. Li trovino, li arrestino.
La nebbia dei media è calata sulle ragioni della protesta.
Sempre ignorate. Non ha speso una parola sui motivi per i quali un'intera valle è contraria alla Tav. Non ha spiegato le ragioni dei valsusini. La Tav, l'ho scritto decine di volte in 7 anni, non serve. Non è un treno ad alta velocità, ma un treno merci che dovrebbe trasportare in un lontano futuro carichi inesistenti e in diminuzione da un decennio sull'attuale tratta ferroviaria della Val di Susa. Esiste già, infatti, una linea merci che collega Torino a Modane completamente sottoutilizzata. Un tunnel di 57 chilometri. L'opera sarà finita tra venti anni, un periodo infinito, in cui si prevede un'ulteriore diminuzione dei trasporti europei. A che serve la Tav? Ma soprattutto a CHI serve? Chi ci guadagna? Il costo previsto è di 22 miliardi a carico della collettività. La UE ci darà solo 672 milioni (soldi nostri comunque, dato che diamo ogni anno circa 13 miliardi alla UE e ne riceviamo 9). Perché nessuno confuta questi dati?
Tremonti ha appena annunciato una manovra di 47 miliardi di tagli e di tasse per evitare il default, ma la ennesima Grande Opera s'ha da fare, come sempre a spese degli italiani.
Vedo in questo accanimento dei partiti per la Tav, che per primi sanno essere inutile, la disperazione di chi ha fallito, ma non può tornare indietro. Se non ci fossero stati Fukushima e il referendum quante decine di migliaia di uomini avrebbero dovuto mobilitare per costruire le centrali nucleari che nessun italiano voleva, ma la politica assolutamente si? Questa è l'Italia della nebbia dei media che copre ogni cosa. Ich bin valsusiner! (www.beppegrillo.it)

lunedì 4 luglio 2011

Nella manovra norma salva Silvio

«Sono senza vergogna, è scandaloso che in una finanziaria che prefigura lacrime e sangue per il paese sia contenuta una norma di classe, che consente ai più ricchi dilatare il regolare corso della giustizia e che, guarda caso, molto probabilmente farà tirare un sospiro di sollievo alle aziende del presidente Berlusconi». Così la capogruppo democratica nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti sul comma della manovra economica che blocca l'immediata esecutività delle condanne in appello superiori ai 20 milioni di euro. «Si tratta di una norma nascosta alla fine dell'articolo 37 della manovra - denuncia - che modificando l'articolo 373 del codice di procedura civile, guarda caso, interviene sul processo Fininvest-Cir, quello sulla vicenda del Lodo Mondadori imponendo l'automatica esecuzione della sentenza che ha condannato Fininvest a risarcire Cir con 750 milioni di euro. Siamo davanti ad una norma 'pro Berlusconì, altro che partito degli onesti, anche in momenti così difficili il premier non dimentica gli interessi delle proprie imprese». (L'UNITA')


ma c'è qualcuno che ha creduto al partito degli onesti invocato dalla marionetta Alfano, neo segretario del PDL ?

Tav e manovra

Passaparola di Marco Travaglio (dal blog www.beppegrillo.it)

domenica 3 luglio 2011

Conflitto di interessi : dalla teoria alla messa in pratica





Da quando Berlusconi è in politica, in Italia si parla continuamente di conflitto di interessi, ma come se fosse una formuletta che non significa niente di concreto. Non è così. Il conflitto di interessi non è filosofia: è una cosa molto materiale e lo abbiamo visto bene negli ultimi giorni, quando Berlusconi ha usato il potere che gli dà stare al governo per bloccare la firma del contratto fra Michele Santoro e La7 e impedire così che una televisione concorrente della sua Mediaset diventasse troppo forte.
Come hanno raccontato lo stesso Santoro e “Il Fatto quotidiano”, fino alla presentazione della bozza della manovra economica l’accordo tra il conduttore e la rete di proprietà Telecom era cosa fatta. Per fortuna il proprietario di Mediaset, Silvio Berlusconi, può sempre contare sull’aiuto del presidente del consiglio, Berlusconi Silvio. Nella manovra ha infilato una norma che poteva costare a Telecom moltissimo. I proprietari de La7 si sono messi paura e hanno mandato a gambe per aria l’accordo con Santoro. Manco a dirlo, appena saltata l’intesa fra La7 e il conduttore la norma strangola Telecom è scomparsa dalla manovra.
Questo è il conflitto di interessi e non credo che i cittadini italiani, che ne sono la vittima principale, lo sopporteranno ancora a lungo. Alla festa della Fiom di Bologna il programma dello stesso Santoro “Tutti in piedi, entra il lavoro”, diffuso grazie a una piattaforma multimediale, è stato seguito da 2 milioni di persone e su Internet ci sono stati 10 milioni di accessi, come era già successo un anno fa per “Rai per una notte”. E’ segno che se le cose non cambieranno saranno gli stessi cittadini a organizzarsi da soli, grazie alla Rete, per liberarsi dal duopolio Rai/Mediaset.
Anche per questo io mi auguro che i vertici della Rai abbiano ora un soprassalto di ragionevolezza oltre che di dignità e riaprano il dialogo con Santoro e con tutti gli altri conduttori che sono la ricchezza dell’azienda pubblica. Lo devono fare non solo per il bene dei cittadini e della libertà d’informazione, ma anche nello stesso interesse dell’azienda.
La politica dovrà però decidersi a fare la propria parte. Per questo noi dell’IdV insistiamo e insisteremo senza tregua perché nella prossima legislatura, se il centrosinistra sarà al governo, si vari una riorganizzazione del servizio pubblico che tenga finalmente i partiti lontani dalla Rai e contestualmente una legge rigorosa sul conflitto di interessi. (www.antoniodipietro.it)

sabato 2 luglio 2011

Utopia



Afghanistan : dolore e cordoglio ma usciamone presto





Questa mattina un altro giovane militare italiano è morto in Afghanistan, ucciso da una bomba. Un suo collega è rimasto ferito, fortunatamente sembra in modo non grave.
Voglio prima di tutto esprimere il mio sincero cordoglio per questa ennesima giovane vita spezzata in Afghanistan e manifestare la mia solidarietà e la mia affettuosa vicinanza alla famiglia del giovane ucciso mentre compiva il suo dovere lontano dalla sua casa e dal suo Paese.
Ritengo però ormai inammissibile che tanti giovani continuino a morire inutilmente in Afghanistan. Ogni sacrificio può essere chiesto da un Paese ai suoi ragazzi, purché quel sacrificio serva a qualcosa. E’ invece evidente che queste missioni non sono di nessuna utilità e non fanno fare nemmeno un piccolo passo avanti né sulla strada della pace né su quella della lotta al terrorismo.
Missioni come quella in Afghanistan sono già costate decine di vite e inoltre costringono un Paese in grandi difficoltà a buttare via miliardi e miliardi di euro che potrebbero essere spesi per rendere meno difficile e meno dura la vita di tante persone provate dalla crisi e dalle misure inique di questo governo.
Oggi è il momento del dolore e del cordoglio, ma da domani bisognerà adoperarsi, in Parlamento e fuori, per porre fine a questo assurdo spreco di vite umane, e noi dell’Italia dei valori continueremo a fare tutto il possibile per mettere termine alle missioni militari in Afghanistan e in Libia. (www.antoniodipietro.it)

venerdì 1 luglio 2011

La battuta del giorno

"Gli italiani dovrebbero farci un monumento" (Silvio Berlusconi all'incoronazione del suddito Angelino Alfano a segretario del PDL)

si, un monumento a uso e consumo dei piccioni...

Nun te reggae più

Non so per voi, ma per me Rino Gaetano è soprattutto, anzi quasi esclusivamente, “Nuntereggaepiù”. Credo che, a parte Gaber, Jannacci e pochissimi altri, nessun genio della musica italiana (e forse non solo) sia riuscito a infilare in una sola canzone una tale dose di ironia, satira, umorismo, antiretorica, buona musica, senso civico e – perché no – sano patriottismo antitaliano quanto Rino Gaetano in quel brano.

“Nuntereggaepiù” è un brano “nostro”, cioè di tutti, proprio come credo aveva voluto lui mentre lo componeva. Appartiene a ciascuno di noi, che lo può canticchiare e adattare alle proprie simpatie, antipatie e idiosincrasie senza che perda mai la sua carica corrosiva senza tempo. Rino Gaetano è morto trent’anni fa e chissà quante volte avrebbe riscritto il testo di “Nuntereggaepiù” in questi trent’anni, infilandoci decine di personaggi che hanno ammorbato la nostra vita pubblica e anche privata negli anni 80, 90 e 2000. O forse non l’avrebbe nemmeno sfiorata e avrebbe continuato a cantarla così come gli era uscita, immagino di getto, dalle dita, dalla chitarra e dal cappello bohemien. Del resto, alcuni dei personaggi del testo originale sono ancora lì, mummificati, come Maurizio Costanzo. E i luoghi comuni del politichese si sono appena appena aggiornati, se possibile peggiorati. Il “mi sia consentito dire” è diventato “mi consenta”. Il partito “disponibile al confronto” oggi lancia e raccoglie (fintamente) appelli al “dialogo costruttivo”. Di “alternativo” e “alieno ogni compromesso” c’è poco o nulla, visto che tutto resta sempre uguale a se stesso e tutto è vendibile e barattabile per un piatto di lenticchie.

Immagino che avrebbe combinato Rino Gaetano dinanzi ai “moniti” sempre “alti” e agli “appelli” sempre “accorati” a “porre mano alle riforme condivise” senza, sia ben chiaro, “tirare per la giacchetta il Presidente” nè “mettere le mani nella tasche degli italiani”. Soprattutto degli evasori fiscali. In un’Italia talmente conformista da far apparire il ventennio fascista una palestra di zuzzurelloni, uno spirito libero come Rino Gaetano manca da morire. Anche nel mondo della musica, che trent’anni fa scorticava e dissacrava il potere, mentre oggi batte addirittura quello politico e intellettuale per densità di tromboni. (Marco Travaglio - IL FATTO QUOTIDIANO -)