venerdì 30 dicembre 2011

Terun ? No mona

“Terun, Terun…” così Bossi ha apostrofato Napolitano, non contento ha fatto pure il gesto delle corna, per fortuna non è arrivato a mettere le mani sui genitali, forse non ha voluto esaurire subito tutte le argomentazioni teoriche… Naturalmente anche questa esibizione potrebbe essere liquidata con poche battute contrapponendo all’urlo celtico “Terun” il più classico inno veneziano: “Mona“. Come mai Bossi e Calderoli non fecero le corna e non urlarono “Terun Terun” quando Cosentino fu nominato sottosegretario?

In realtá gli assalti delle camice verdi, per ora solo verbali, hanno il solo scopo di tenere buona la base e di far dimenticare che, in questo ventennio, la Lega è il partito che è stato più a lungo al governo, occupando poltrone e seggiole di ogni tipo. Come se non bastasse la Lega ha bisogno di cancellare dalla memoria individuale e collettiva di aver svolto il ruolo del palo in tutte, ma proprio tutte, le peggiori imprese ideate e concluse dalla banda Berlusconi.

Sia come sia, ed anche al di là delle ingiurie rivolte a Napolitano, restano le minacce sulla futura secessione. Si tratta di un progetto eversivo, fuori dalla Costituzione, e per di più da perseguire, per usare le parole di Bossi “con ogni mezzo”. Cosa sarebbe mai accaduto se le stesse parole fossero state strillate durante una manifestazione del Popolo viola o di chiunque altro? Perchè si continuano a derubricar le minacce leghiste in “folklore padano”? La Costituzione vale solo per alcuni, esiste forse una lista degli esentati?

I leghisti hanno infine annunciato che, il 31 sera, non guarderanno in tv il discorso di fine anno di Napolitano, e su questo nulla dire, perchè ognuno è libero di guardare o non guardare quello che gli pare. Se possiamo permetterci di dare loro un consiglio televisivo potrebbero invece riguardare le registrazioni di quella “deliziosa” seduta della Camera quando le guardie padane in Parlamento si alzarono compatte per difendere un povero vecchio presidente del consiglio costretto ad alzarsi con il catetere in mano, nel cuore della notte per salvare dal carcere la giovane nipote di Mubarak.
Altro che Padania libera! (Beppe Giulietti - IL FATTO QUOTIDIANO -)

The winner is...

La redazione del Blog dell'Opinione due giorni orsono si è riunita per votare il coglione dell'anno. All'unanimità ha vinto il bovaro padano.

giovedì 29 dicembre 2011

Un italiano su 4 a rischio povertà





Un italiano su quattro è a rischio di povertà o di esclusione sociale, e il pericolo aumenta soprattutto per i giovani tra i 18 e i 24 anni: lo rileva l'Istat, in una ricerca sul reddito e le condizioni di vita relative al 2010.
Cifre alla mano, il 18,2% delle persone residenti in Italia risulta esposto al rischio di povertà, il 6,9% si trova in condizioni di grave disagio economico e il 10,2% vive in famiglie caratterizzate da una bassa intensità di lavoro.

L'indicatore sintetico del rischio di povertà e di esclusione sociale, che considera vulnerabile chi si trova in almeno una di queste tre condizioni, è così pari al 24,5%. Le altre due maggiori economie dell'area dell'euro, Germania e Francia, mostrano valori inferiori sia del rischio di povertà, sia dell'indicatore di grave povertà.

Tra 18 e 24 anni l'età più a rischio. In Italia e in Francia è particolarmente marcato il rischio di povertà per i giovani fra i 18 e i 24 anni, rispetto alle generazioni più anziane. In Italia, inoltre, è più alto il rischio di povertà per i minori di 18 anni. Nel 2010, inoltre, il 16% delle famiglie residenti in Italia ha dichiarato di arrivare con molta difficoltà alla fine del mese. L'8,9% si è trovato in arretrato con il pagamento delle bollette; l'11,2% con l'affitto o il mutuo; l'11,5% non ha potuto riscaldare adeguatamente l'abitazione.
Nel biennio 2009-2010, evidenzia l'indagine Istat condotta nella seconda parte del 2010 su circa 19.000 famiglie (47.500 individui), risultano sostanzialmente stabili in Italia sia il rischio di povertà (dal 18,4 al 18,2 %) sia quello di grave privazione materiale (dal 7% al 6,9 %), mentre è aumentata dall'8,8% al 10,2 % la quota di persone che vivono in famiglie a bassa intensità di lavoro, dove cioè le persone di 18-59 anni di età lavorano meno di un quinto del tempo. Dai dati emerge inoltre che il 12,9% delle famiglie abitanti nel Mezzogiorno è in una situazione di grave difficoltà economica, valore più che doppio rispetto al Centro (5,6%) e più che triplo rispetto al Nord (3,7%). L'Istat spiega che le tipologie familiari più esposte sono quelle con un alto numero di componenti e/o con un basso numero di percettori di reddito. Si trovano più frequentemente in condizioni di disagio le famiglie monoreddito, come gli anziani soli e i monogenitori, e quelle con tre o più figli minori.

Reddito medio del 50% delle famiglie non supera i 2000 euro mensili. Il 50% delle famiglie residenti in Italia ha percepito nel 2009 un reddito netto non superiore a 24.544 euro l'anno (circa 2.050 al mese). Nel Sud e nelle Isole, metà delle famiglie ha guadagnato meno di 20.600 euro (circa 1.700 euro mensili). La quota di reddito totale del 20% più ricco delle famiglie residenti in Italia è pari al 37,2%, mentre al 20% più povero spetta l'8,2% del reddito.

Con riferimento ai redditi 2009, la disuguaglianza, misurata dall'indice di concentrazione di Gini, mostra un
valore superiore alla media europea nella ripartizione Sud e Isole (0,32) e inferiore nel Centro (0,29) e nel Nord (0,29). Su scala nazionale l'indice di Gini è pari allo 0,31, lievemente superiore alla media europea (0,30). Se tuttavia si includono i fitti imputati nel reddito, la diseguaglianza risulta minore (0,29). Entrambi i valori sono stabili rispetto al 2008. (REPUBBLICA)

Arriva

Continua la politica delle televendite

L'Italia dei Valori sin dal primo momento ha detto e ribadisce che valuterà i provvedimenti del governo Monti man mano che saranno presentati e dopo averli letti.

Oggi non li abbiamo letti. Continua la politica delle televendite del presidente del Consiglio, che magnifica i suoi decreti dandogli egli stesso il nome, dal “salva Italia” al “cresci Italia”. Salvo che in quest'ultimo caso neanche ci ha detto come vuol far crescere l'Italia, perché al di là delle dichiarazioni sui massimi sistemi, sapute e risapute da decenni (più liberalizzazioni, sburocratizzazione, lotta all'evasione fiscale, ecc.), alle domande concrete non ha risposto. Specialmente a quelle che gli abbiamo posto noi dell'Italia dei Valori.

Se gli chiediamo come intendi combattere l'evasione fiscale, come intendi combatterla se non riesci nemmeno a siglare un accordo con la Svizzera sulla falsariga di quelli firmati da Germania e Inghilterra, dice che a questa domanda non sa rispondere.

Se gli si domanda come intende intervenire sul lavoro, risponde che sta studiando la Fornero, ma non sa rispondere.

Se gli si dice che bisogna fare una forte lotta alla corruzione con l'approvazione della convenzione dell'Onu, risponde che la sta studiando.

A me pare che lo abbiamo già visto un presidente del consiglio che sapeva vendere se stesso e i suoi provvedimenti prima ancora di farli. Adesso abbiamo bisogno di un governo e di un presidente del Consiglio che prima fanno le cose e poi le annunciano. Dichiarare di averle fatte senza nemmeno riuscire a spiegare in che cosa consistono ci sembra una trovata più che da fine anno da carnevale. (www.antoniodipietro.it)

mercoledì 28 dicembre 2011

I sandali del giornalista





Giorgio Bocca, come altri grandi giornalisti della sua generazione pre-virtuale, quando si trasmettevano i pezzi per telefono urlando insulti alla incolpevole “signorina” che faceva cadere la linea e non c’erano le scorciatoie di “Gogòl”, di Bing, di Yahoo o di Wiki, aveva visto molto e vissuto tanta parte di quello che aveva raccontato grazie a una energia e a una forza fisica invidiabili, confermate dalla sua straordinaria longevità. Era la prova vivente della famosa ricetta di Indro Montanellii: “Per essere giornalisti occorrono soprattutto suole delle scarpe buone e stomaco di ferro”. Ovviamente non basta avere visto e vissuto, avere digerito i sassi e consumato molte suole per diventare Bocca o Montanelli. Ma questo è uno degli aspetti che mi preoccupano del nuovo giornalismo della Rete e della diseducazione delle nuove leve di giornalisti cresciuti in un’editoria che non vuole più spendere soldi e si affida al link del link del link. L’illusione di sapere e di vedere tutto con il viaggio virtuale compiuto attraverso gli schermi, i monitor, i modem, gli occhi e le opinioni degli altri diventa il famoso filo che il ragno tesse producendolo dall’interno di sé, in una ragnatela che si allarga all’infinito restando fragilissima. O, peggio, tessuta per acchiappare mosche. Si può vedere tutto senza capire niente, ma si può capire qualcosa senza vedere niente? (Vittorio Zucconi http://zucconi.blogautore.repubblica.it/)

Spread Gonzales



La fine del finanziamento pubblico ai giornali

Il 2012 non sarà del tutto negativo. Porterà in dono anche la chiusura di molti giornali finanziati con soldi pubblici, veri cani da guardia dei partiti. Giornali che hanno attaccato il MoVimento 5 Stelle prima ancora che esistesse o che, nel migliore dei casi, ne hanno taciuto le iniziative. Il V2day del 2008 fu un atto di accusa contro la disinformazione dei giornali assistiti e legati a filo doppio ai partiti e venne chiesta l'abolizione dei finanziamenti pubblici. Tra le testate che attaccò l'iniziativa, prima, dopo e durante, spiccò l'Unità. Ora è in crisi, si metta sul mercato, si faccia pagare dai lettori come il Fatto Quotidiano e, se non vende, chiuda i battenti. Se qualche esponente del MoVimento 5 Stelle la pensa diversamente non è un problema. Il Pdmenoelle lo accoglierà subito tra le sue braccia. (www.beppegrillo.it)

martedì 27 dicembre 2011

La battuta del giorno

"Io per l’Atalanta ho sempre giocato e non ho guadagnato nulla dai fatti che ho raccontato. L'ho fatto solo per la passione che mi legava alla mia squadra e la speranza di poterla portare all’obiettivo di quella stagione". (Cristiano Doni al gip Guido Salvini e al procuratore della Repubblica Roberto Di Martino nell’interrogatorio di garanzia)

Non commento, ma un sorrisetto maligno mi attraversa il viso...

Silenzio indecente

“Non lo permetteremo”. “Non si può”. “Questo mai più”. Sono solo tre parole. Potrebbero ridursi a due: “Basta profittatori”. Per scandirle con la solennità dovuta non si impiegano più di cinque secondi. Com’è possibile, senatore Monti, che lo spazio per questi cinque secondi Ella non li abbia ancora trovati? Ha forse deciso di lasciare in esclusiva l’onore di questo doveroso e improcrastinabile monito al capo dello Stato, che siamo certi aprirà con questi accenti il suo messaggio di Capodanno?

Perché davvero l’arroganza della Casta ha ormai travolto ogni argine non diciamo della decenza (quell’argine è stato picconato da anni) ma della soglia emetica: le recenti grassazioni legali della Regione Lazio, pronuba la signora Polverini, sono farmacopea da vomito continuo per ogni cittadino ancora degno del nome. E le porcherie analoghe – al centro e alla periferia e in ogni ganglio del potere – hanno nome “legione”. Davvero non si rende conto, signor Presidente del Consiglio, che se di fronte alla Casta che continua a dilapidare il danaro pubblico per prebende e pensioni ai propri amici e amici degli amici, Ella finge di non vedere e di non sentire, si fa complice?

Perché si pecca per atti ma anche per omissioni, ce lo insegnano al catechismo fin da bambini, Ella che va a messa ogni domenica lo sa meglio di noi. Perciò quelle due o tre parole, quei cinque secondi di senso dello Stato, ce li aspettiamo. Sono un atto dovuto. Non certo per equità, di cui non c’è traccia nelle sue misure legislative benché ce ne sia overdose nelle sue porta-a-porta, ma per un più irrinunciabile senso del pudore, che anche in un governo dalla parte dei privilegiati non dovrebbe mancare, sia pure in dosi omeopatiche.

Gli uomini e le donne della Casta hanno il potere di imporre sacrifici, tagliare pensioni già di sopravvivenza, tassare tenori di vita non lontani dalla povertà. Lo stanno facendo senza risparmio e con qualche penosa lacrima di coccodrillo. Non possono, nello stesso fiat, con quelle tasse arricchirsi e arricchire sodali devoti, omertosi complici e altri “compagni di merende”. Perché non sarebbero più tasse, sarebbe bottino, sarebbe rapina, sarebbe infamia. Vorrebbe dire giustificare ogni montare della collera nel “terzo Stato”, fino all’odio.

Sarebbe istigazione a delinquere, perversa volontà di sciogliere ogni “contratto sociale”, che giustificherebbe ogni eccesso di rivolta. Quei cinque secondi di verità e di decenza sono il debito minimo che Ella deve onorare con gli italiani onesti. (Paolo Flores d'Arcais - IL FATTO QUOTIDIANO -)

Berlusconi, zombie che parla

Nel naufragio generale del Paese uno come Berlusconi che con i suoi governi ha indebitato l'Italia di centinaia di miliardi dovrebbe darsi alla macchia. Farsi vedere in giro il meno possibile. Invece tra una telefonata a Don Gelmini, il prete timorato di Dio, e un pensiero al suo caro amico Don Verzè, non tiene vergogna e esterna "Fino all'estate scorsa abbiamo sempre tenuto i conti in ordine tagliando le spese invece di aumentare le imposte. Ora però con le nuove tasse si finirà per comprimere i consumi e portare in recessione l'economia". Erano presenti "Pensiero Unico" Gasparri e "Canna" Giovanardi che hanno applaudito. Tra zombie scatta sempre la solidarietà.
(www.beppegrillo.it)

sabato 24 dicembre 2011

Lettera per un Buon Natale di cambiamento


Care italiane e italiani,
è stato un anno molto difficile per il nostro Paese. C'è una crisi terribile che ha reso molta gente ancora più povera, e che ci fa guardare tutti al futuro più con paura che con speranza. Oggi è la vigilia di un Natale poverissimo per l’Italia e quello che dovrebbe essere un periodo di gioia e feste è invece mortificato dalla crisi.
Questa crisi non è colpa solo di alcuni di noi italiani.
E’ una crisi globale e all'origine ci sono l’avidità e la miopia di chi, in tutto il mondo, ha pensato solo a diventare sempre più ricco alla faccia di tutto il resto e di tutti gli altri.
In Italia c'è stato e c'è chi ha reso questo crisi più dura e più difficile da risolvere. Fino a poco fa c'è stato un governo che faceva solo leggi a vantaggio del proprio presidente del consiglio invece di rimboccarsi le maniche per affrontare la crisi. Così l'ha fatta degenerare.
Adesso dobbiamo vigilare sul lavoro del primo ministro Monti, magari facendolo incontrare con il professor Monti. Perchè sembra che non dicano le stesse cose.
Il presidente Monti sta somministrando la cura sbagliata, perché rende la gente sempre più povera e così condanna il nostro Paese alla recessione, che vuol dire disoccupazione, miseria e rende impossibile lo sviluppo.
Noi faremo la nostra parte, che è quella di girare in lungo e in largo il Paese andando a vedere con i nostro occhi come stanno i lavoratori e i cittadini in difficoltà.
Negli ultimi mesi siamo stati con i 20mila precari del corpo dei vigili del fuoco, che dal primo gennaio resteranno disoccupati lasciando il territorio del tutto sguarnito di fronte alle emergenze.Siamo stati con i lavoratori di Termini Imerese, che la Fiat ha gettato in mezzo a una strada chiudendo lo stabilimento. Con i dipendenti della Wind, che il 20 gennaio manifesteranno perché non vogliono essere precarizzati e licenziati.
Con i 1500 operai di Fincantieri minacciati dalla disoccupazione. Con i 1000 dipendenti dei treni notte che da settimane stanno sui tetti perchè Trenitalia li vuole sostituire con i francesi. Con le decine di migliaia di precari che da anni fanno funzionare la scuola e che in cambio continuano a ricevere solo sganassoni.
Questa è la crisi, non un bilancio astratto. Non si può continuare a giocare con le cifre come se dietro non ci fossero le vite di milioni di donne e uomini.
Nel nostro Paese ci sono stati, nell'ultimo anno, anche grandi cambiamenti che hanno suscitato grandi speranze: penso alla primavera delle amministrative ai referendum di giugno, alla raccolta di firme contro la legge elettorale di quest’estate fino alla caduta, a novembre, di Silvio Berlusconi.
In tutte queste piccole e grandi vittorie noi dell'Italia dei Valori abbiamo avuto una parte molto importante e ne siamo orgogliosi, perché abbiamo sempre interpretato il nostro ruolo come quello di uno strumento per migliorare la realtà.
Il cambiamento è possibile e a portata di mano. Proviamoci insieme.

Antonio di Pietro
24 dicembre 2011

giovedì 22 dicembre 2011

Severino, sia severa

Pensavamo, ingenuamente, che il governo tecnico fosse lì per “salvare l’Italia” con poche misure di pronto soccorso. Invece, a sentire gli annunci e le interviste del premier e dei suoi ministri sui giornali e nei talk show (a proposito: non avevano detto che non avrebbero fatto annunci né dato interviste né frequentato talk show?), pare che vogliano riformare tutto il riformabile: welfare, pensioni, stipendi, statuto dei lavoratori, grandi opere, fisco, giustizia, carceri, sanità, università, scuole, asili, anche nidi.

Una delle più loquaci è la Guardasigilli Paola Severino, che annuncia a Repubblica addirittura una legge anticorruzione. Non prima di una “revisione delle procedure decisionali e di gestione”, affidata all’immancabile “tavolo di confronto per la semplificazione dei rapporti tra Pubblica amministrazione e impresa”. Roba che, a fare presto, richiede almeno un piano quinquennale. Senza contare che quella della legge anticorruzione è diventata una gag, meglio del Sarchiapone, visto che tutti i governi che Dio manda in terra, da che mondo è mondo, ne annunciano una e poi se ne guardano bene. Noi comunque prendiamo in parola la Severino e diamo per scontato che lo stesso Parlamento che fino all’altroieri dichiarava Ruby nipote di Mubarak, salvava Cosentino, Milanese, Romano e votava leggi pro-corrotti, si convertirà in articulo mortis e con agile piroetta voterà leggi anti-corrotti. La sola proposta che la ministra anticipa è “una nuova fattispecie di corruzione, quella ‘ privata ’ all’interno delle imprese”.

Non vorremmo deluderla, ma il reato di corruzione fra privati è già previsto dalla Convenzione internazionale sulla corruzione che tutti gli Stati membri del Consiglio d’Europa firmarono a Strasburgo nel lontano 1999: dopodiché tutti gli Stati membri la ratificarono, tranne l’Italia. Per informazioni, la Severino può rivolgersi ad Augusta Iannini in Vespa, che staziona al ministero di via Arenula dal 2001, sopravvissuta a Castelli, Mastella, Alfano e Palma senza mai sfiorare quella convenzione con un dito. L’altro giorno s’era sparsa la voce che la Severino l’avrebbe sostituita. Magari. Invece l’ha puntualmente confermata a capo dell’ufficio legislativo. Ottima scelta per un ministro che dice di voler “uscire dalla logica delle leggi ad personam”: proprio quelle che la signora Iannini ha contribuito a scrivere senza mai un conato di vomito: falso in bilancio, rogatorie, Cirami, ex Cirielli, senza contare quelle incostituzionali fulminate dalla Consulta (Schifani, Alfano, Pecorella, anti-Caselli).

Convertirla dalla pro-corruzione all’anti-corruzione sarà dura, ma la Severino ha il piglio giusto per riuscirci. Nel qual caso le basterà prendere la Convenzione di Strasburgo e copiarla paro paro: essa già punisce – come avviene in tutto il mondo civile – non solo la corruzione fra privati (per esempio, quando il capoufficio acquisti di un’azienda prende la stecca dal fornitore per servirsi da lui, a prezzi più alti di quelli di mercato), ma anche l’autoriciclaggio (l’Italia è l’unico Paese occidentale in cui chi ricicla soldi sporchi in proprio non commette alcun reato) e il traffico d’influenze illecite (quando uno si fa pagare in cambio della promessa di spendere le proprie entrature per risolvere il suo problema).

Se poi la Severino volesse risparmiare tempo, l’anno scorso il Fatto preparò con l’aiuto di giudici e giuristi un articolato di legge che prevede anche di unificare corruzione e concussione e cancellare catastrofi come la Cirielli (la legge del 2005 che dimezza la prescrizione creando la figura del colpevole incensurato a vita, mentre intasa le carceri allungando inutilmente le pene ai recidivi), la salva-evasori (1999) e la depenalizzazione di fatto del falso in bilancio (2002). È una riforma a costo zero, anzi a introito sicuro, visto che intaccherebbe quell’enorme serbatoio di nero che ammonta ogni anno a 70-80 miliardi per la corruzione e a 150 miliardi per l’evasione. Poi farebbe crollare i costi delle opere pubbliche e incentiverebbe le imprese straniere a investire in Italia. Se vuol fare sul serio, signora ministra, sa dove trovarci. (Marco Travaglio - IL FATTO QUOTIDIANO -)

Giuramenti

Antonio Di Pietro : Monti prende in giro i cittadini

La presa in giro delle frequenze televisive, regalate anche dal governo Monti a Berlusconi, purtroppo continua. Dopo che la Camera aveva votato un nostro ordine del giorno che impegnava il governo a mettere quelle frequenze all'asta, dopo che il ministro Passera aveva definito ingiusta e immorale questa concessione di favori a Rai e Mediaset, noi avevamo preso sul serio quel voto e quelle belle parole.

Abbiamo quindi presentato al Senato un emendamento che traduceva in legge l'impegno assunto con l'odg. Per approvarlo ci sarebbe voluta una mezz'oretta in tutto. Ma il governo ha detto di no. La sua maggioranza, composta dal Pdl, dal Pd e dal Terzo polo, lo ha bocciato con tanto di parere negativo di entrambi i relatori: uno del Pd e uno del Pdl, per non far torto a nessuno. La solita furbata dei politicanti: prendere impegni a parole e poi non mantenerli con i fatti.

Io voglio prima di tutto denunciare questo comportamento: mi dispiace dirlo, ma il governo Monti sta oggi ingannando i cittadini. Quando si tratta di prendere i soldi dalle loro tasche non guarda in faccia a nessuno, ma se deve fare lo stesso con i potenti come Berlusconi diventa timidissimo.

In secondo luogo voglio denunciare l'uso distorto che il Parlamento fa degli odg. Invece di un impegno reale del governo, sono diventati per i parlamentari un modo facile di farsi belli mettendoci il cappello sopra, con la coscienza che tanto poi non se ne farà niente. Chiedo esplicitamente al governo Monti di dirci se vuole continuare, come il suo predecessore, su questa strada.

Infine voglio lanciare un appello al capo dello Stato. Può lui, che è garante della Costituzione e che si è assunto la responsabilità di aver voluto questo governo, permettere che il governo stesso, dopo aver preso l'impegno di mettere in gara le frequenze televisive, eviti poi di adempiere a questo solenne dovere? Io chiedo al capo dello Stato di dire chiaramente se ritiene che questo comportamento del governo Monti sia giusto o se non ritenga invece di dover intervenire con il suo alto consiglio per far sì che il governo faccia il proprio dovere e rispetti l'impegno preso, mettendo subito all'asta le frequenze televisive. (www.antoniodipietro.it)

mercoledì 21 dicembre 2011

Articolo 18 (2)



Quelli che ci hanno "salvato dal fallimento"


Il Pdl continua a dare grande visibilità - home page del sito ufficiale - al documento che racconta agli italiani "Le principali realizzazioni del Governo Berlusconi" nel triennio 2008-2011. Inutile ricordarvi che l'esecutivo papale è appena stato cacciato a pedate nel sedere, dopo averci gentilmente accompagnato a tre millimetri dal baratro. E oggi le pagine di quel documento innescano una potenza tragicomica difficilmente comparabile: vi dico solo che si parte così ...
(http://nonleggerlo.blogspot.com/)

Maurizio Crozza a Ballarò 20/12/2011

martedì 20 dicembre 2011

Totem e tabù





Uno dei pochi vantaggi di appartenere a un governo non espresso dai partiti, e dunque non soggetto al ricatto quotidiano della popolarità e della campagna elettorale “non stop”, è quello di poter dire eresie che fulminerebbero qualsiasi leader politico, come scoprì anche il pimpante Berlusconi rompendosi due volte le corna sulle pensioni e poi sullo Statuto dei Lavoratori. Lo ha fatto il Ministro Fornero dicendo quello che tutti sanno e non osano dire, compresi quei tromboni dei sindacati bianchi e rosè che firmarono da brave pecorelle i “Patti Truffa” con Berlusconi e Sacconi e oggi ruggiscono come leoncini rinati: che ormai i “diritti”, le “tutele”, gli articoli 18 e lo Statuto dei Lavoratori sono pura fiction. Un tabù, appunto, attorno al quale danziamo disperatamente sperando che faccia il miracolo di salvarci il posto. E prima la sinistra, i sindacati, i sindacalisti migliori e più sinceri (non gli opportunisti che infestano i sindacati) quelli che sanno toccare il cuore delle persone come Landini se ne accorgeranno e s’inventeranno un nuovo quadro di riferimento per i rapporti fra dipendenti e aziende che non sia totemico, ma realistico, meglio sarà per tutti. La sinistra deve prendere l’iniziativa, invece di continuare a subire quella degli altri e giocare in difesa, incassando gol dopo gol e gridando al “gomblotto” e all’arbitro “connuto”. (Vittorio Zucconi http://zucconi.blogautore.repubblica.it/)

Articolo 18



Serpico






Serpico, acronimo di Servizi per i Contribuenti, è un'applicazione della Sogei per controllare i conti degli italiani. Sogei è una società di informatica passata da Telecom Italia al Ministero dell'Economia nel 2002. Le informazioni che ci riguardano saranno contenute in un milione di miliardi di byte di memoria. Duemila server che gestiscono 22.000 dati ogni secondo. Grazie a questa potenza di fuoco ogni singola transazione dei nostri conti degli italiani verrà esaminata. Ogni versamento, ogni bonifico dovrà avere il suo perché, le sue motivazioni. Questo sarà possibile dal primo gennaio 2012, quando tutti i conti correnti saranno a disposizione del Fisco anche senza accertamenti in corso. E' un passo avanti verso la Repubblica Italiana dei Soviet. I Grandi Evasori non transano sul conto corrente, i Grandi Corruttori non fanno bonifici. Chi ha usufruito dello Scudo Fiscale non ha dato disposizioni alla banca per un versamento di 100 milioni di euro sull'estero.
Chi si vuole controllare? Il panettiere, il pensionato, l'artigiano, il piccolo imprenditore prossimo suicida perché lo Stato non gli paga le fatture? E quanto ci costa Serpico in uno Stato dove la banda larga è una misura dei pantaloni mentre lo Stato investe in centinaia di nuovi server?
Le transazioni sul nostro conto corrente fotografano la nostra vita: pagamenti per la scuola, per le vacanze, un prestito a un amico, la tessera annuale dei mezzi pubblici, il ristorante sotto casa. Noi e il nostro conto corrente siamo la stessa cosa. Il sapere che la mia identità, di contribuente onesto, è a disposizione di decine o centinaia di persone non mi sta bene. E' violazione della privacy. Chi mi assicura che i miei dati personali non saranno violati? Il rapporto non è più tra me e la mia banca, ma tra me e il Fisco. Si dovrà rendere conto a un funzionario di un bonifico di 1200 euro al proprio zio? Stiamo scivolando lentamente verso il controllo totale della vita dei cittadini. Il motivo addotto è che stiamo per fallire, che dobbiamo salvare l'Italia. Bene! Chi ci ha portato in questa situazione, a partire dai parlamentari, renda pubblico in Rete i movimenti del suo conto corrente degli ultimi cinque anni. Ogni membro di un'amministrazione pubblica che ha indebitato i cittadini restituisca i soldi. C'è poi una domanda da fare. A cosa servono le tasse se i nostri servizi pubblici fanno schifo e quei pochi che funzionano sono falcidiati dai tagli? Se pago voglio essere servito e riverito. Il padrone di questo Paese è il cittadino, non un Governo di banchieri neppure eletto. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?. Noi neppure. (www.beppegrillo.it)


Perfettamente d'accordo, fatevi i cazzi vostri !

domenica 18 dicembre 2011

EIW : gli Eterni Incazzosi da Web


Sono tanti e sono arrabbiati. A prescindere. È la nuova razza, in servizio permanente sul web: quella degli eterni incazzati. Gli internauti lividi, pronti a insultare tutto e tutti. Soprattutto chi è – anche solo – appena più noto di loro. Meglio ancora se c’è l’anonimato a proteggerli. La Rete ha tanti pregi e qualche controindicazione. Sfugge a censure e filtri embedded, ma la possibilità del “dibattito aperto” tracima puntualmente nella cagnara. Ora da Bar Sport, ora da curva e suburra. Nessuno può salvarsi. Clemente Mastella, quando era ministro, provò a bloccare il suo sito per tutelarsi. Un disastro: coniarono lo spazio con nomi improbabili (Clemente Pastella, Demente Ma-stella) e gli sfottò aumentarono. Vasco Rossi, tra un clippino e uno strale, si è scagliato contro Nonciclopedia: voleva ridimensionare quel finto spazio enciclopedico, l’ha reso definitivamente celebre.

Gli Eterni Incazzati hanno però un altro luogo di elezione: il blog altrui. Due settimane fa, su Slate, Katie Roiphe si è chiesta chi siano mai questi provocatori che si sfogano nei commenti. Secondo la Roiphe, si tratta di persone umilissime nella vita di tutti i giorni: gente che fa la spesa, con lavori tranquilli e forse frustranti, che aiuta la vecchietta a salire sul tram e poi, nel buio delle sue stanze o tra una pausa e l’altra al lavoro, esonda davanti al monitor.

Una doppia vita, la prima grigia e vera, la seconda feroce e virtuale. La versione aggiornata di Doctor Jekyll & Mister Hyde. Ovviamente nessuno di loro pronuncerebbe mai quelle parole se dovesse firmarsi, ma l’anonimato rende palpabile il miraggio del turpiloquio. Della lesa maestà. Dello spregio del vip (o giù di lì). La Rete ha peraltro generato il bizzarro cortocircuito secondo cui, se ricevi un insulto nel tuo blog, o addirittura nella bacheca privata su Facebook, “devi” pubblicarlo. Se ti azzardi a rimuoverlo, passi per censurante. L’accusa, a quel punto, si ripete: «Criticavate tanto Berlusconi, ma poi fate lo stesso».

Il dubbio che ci sia una differenza sostanziale tra dettare le regole basilari in casa propria (quali in fondo sono un blog o un profilo Fb) e imporre le idiosincrasie personali in tivù (pubbliche) e sui giornali (teoricamente equidistanti), sembra un distinguo pleonastico. Capita così che Beppe Grillo venga attaccato perché filtra i commenti e chiede una pre-iscrizione. E la stampa bipartisan tuonò con Daniele Luttazzi quando nel suo defunto blog non pubblicò (giustamente) commenti di neofascisti e negazionisti. Evidentemente, per assurgere a “paladini della libertà”, devi porgere l’altra guancia e ospitare nella tua dependance virtuale qualsiasi rumenta.

L’ulteriore paradosso è che, con i loro commenti, i provocatori generano una pressoché infinita catena di commenti. Agitando le acque e aumentando il numero finale dei commenti, che sancisce il successo tangibile di questo o quel post. Quindi: se cancelli, sei censurante e pure stupido. La policy (paroletta di moda tra i webmaster) diventa allora quella del permissivismo smodato. Un esempio è il cliccatissimo sito del Fatto Quotidiano, dove la moderazione c’è, ma è minima. E gli insulti frequentissimi. Ne sa qualcosa Luca Telese, massacrato per giorni e giorni dopo la sostituzione di Luisella Costamagna con quel gran figaccione di Nicola Porro su La 7.

È possibile stilare un identikit. La politica c’entra poco: sono di sinistra e destra. Idem il sesso: uomini e donne, qui, pari sono. Gli « Eiw » (Eterni Incazzosi da Web) appartengono a precise sottocategorie. La prima è quella del Fan-boy. Spesso giovani, ma non necessariamente, si incarogniscono se osi criticare l’idolo di riferimento: la squadra per cui tifano, il musicista, il gruppo. Se avessi picchiato la loro madre, si sarebbero arrabbiati di meno. La seconda sottocategoria è quella dell’Invidioso. Accusa sempre il proprietario del blog di «scrivere così perché sei invidioso». L’idea che si possa avere delle idee non agiografiche senza per questo tradire rancore è inimmaginabile: persino se critichi Ghedini, «lo fai perché sei invidioso» (pensateci: esiste qualcuno in grado di invidiare Ghedini? No). La terza è il Tipaganopure. Tono del commento tipo: «Per scrivere ‘ ste cazzate ti pagano pure?». Quarta sottocategoria: Duroepuro. Magari di lavoro costruisce mine antiuomo e si prostituisce, ma quando commenta i pareri altrui è sempre più duro e puro. Rinfacciando chissà quali incongruenze politico-morali. Quinta: la Zecca. Ovvero la tipologia di commentatori che segue un autore in ogni cosa che fa, denigrandolo a prescindere, che esso parli di Casa Pound o Maccio Capatonda. Sesta: il Fuorilegge. Vorrebbe essere un Black Bloc, ma ha paura anche della sua ombra. Così, in mancanza di meglio, si accontenta di (non) firmare parole da arresto seduta stante. E se una bomba esplode, lui scrive: «Bene così, peccato che non ne siano morti di più». Settima: il Troll. Interviene unicamente per seminare zizzania (e poi se ne va, per vedere l’effetto che fa). Ottava: Saisolocriticare. Da un articolo di dieci righe, si aspettano analisi esaustive, capaci di spaziare dai presocratici al Kit Kat bianco: se non le trovano, lamentano l’incapacità dell’autore di elaborare teorie propositive valide. Nona: i Noncicapisciniente. Quelli che puntano sulla incompetenza del blogger. Decima: i Nonsochefare. Quelli che stanno in Rete perché non hanno prospettive migliori. E forse odiano i blog altrui perché, puntuali, gli ricordano le troppe pagine bianche nella loro vita. (Andrea Scanzi - IL FATTO QUOTIDIANO -)

giovedì 15 dicembre 2011

La bella vita della Minetti







Un curriculum di tutto rispetto per una signorina prestata alla politica. Studi liceali, nonché universitari, alternando cliniche odontoiatriche a cubi di disco romagnole, fino all’esperienza televisiva e il deciso salto di qualità con la conquista dello scranno alla Regione Lombardia.
Nicole Minetti è una ragazza fortunata o brava, a secondo dei punti di vista. Sempre nel posto giusto al momento giusto, e ciò la distingue decisamente dalle sue frequentazioni nel recente passato. Le oramai mitologiche Olgettine girls sono pressocché allo sbando, Nicole no, con il lauto stipendio tutti i mesi sul conto corrente e un discreto numero di benefit. Riesce a permettersi, più o meno, ciò che vuole, mantenendo un rassicurante tenore di vita, tra vacanze esotiche, weekend al mare, shopping frenetico, cure per il corpo e mondane serate in disco o nei party della consumata Milano da bere. (LIBERO)

http://www.liberoquotidiano.it/news/892354/Negozi-discoteche-e-ristoranti--La-bella-vita-della-Minetti.html (leggi l'intero articolo)




Meravigliosi questi di Libero. Scoprono oggi (!!!) quello che era ed è sotto gli occhi di tutti, ma involontariamente (o no ?) omettono di citare quell'imputato bassino, recente ex premier che le ha regalato questa posizione privilegiata !

La battuta del giorno 2

"Se vedessi Berlusconi mi metterei a ridere" (Umberto Bossi)

...per la serie c'eravamo tanto amati, per interesse.

La battuta del giorno

"Non devo scusarmi con gli italiani. Sto leggendo le lettere di Mussolini a Claretta Petacci. Mi ritrovo in molte di quelle situazioni, ad esempio quando lui diceva che governare l'Italia è inutile". (Silvio Berlusconi)

...infatti il suddetto imputato governava a tempo perso, tra una orgia e l'altra.

Ex ministri al tempo del governo Monti



mercoledì 14 dicembre 2011

Hitler con le ciabatte





Un’organizzazione, un’associazione, un circolo politico che si ispirino e si rifacciano al nazismo possono davvero dire di non giustificare la violenza e il razzismo, soltanto perché formalmente non li invocano nelle loro espressioni pubbliche e si danno una mano di vernicetta culturale? Chi e che cosa salutano e invocano, con quei loro Heil! ed Eja Eja! Che sono, Hitler con le vongole? Himmler con le ciabatte? Quando sento tutte le prese di distanza da quel “giustiziere” di sporchi negri (mi sbaglio se penso che lui formulasse così il proprio pensiero?) a Firenze, messe sui blog e su FB per evitare guai, magari accompagnante dal solito “sì però anche questi immigrati….” ripenso inevitabilmente al “compagno che sbaglia” degli Anni di Piombo. Non sono mai stato tanto certo, avendone anche conosciuti alcuni di persona, che quei compagni sbagliassero o che, al contrario, credessero di essere loro nel giusto e di fare nella pratica quello che i loro maestri avevano insegnato nella teoria e poi tradito. Nazista è chi nazista fa, come avrebbe detto il grande filosofo del XX Secolo Forrest Gump. (Vittorio Zucconi http://zucconi.blogautore.repubblica.it/)

Liberalizzazioni



Comunicato blog di Beppe Grillo

Certi giornalisti leggono il blog per affermare l'esatto contrario di quello che scrivo. E' il loro mestiere. Io ho detto in un incontro pubblico, in una libreria, che "Monti è una brava persona", una frase che è stata trasformata in un appoggio incondizionato al Governo (alla Bersani style per intenderci). Ho detto che Monti deve fare tre cose: cambiare la legge elettorale, risolvere i conflitti di interesse e bloccare l'aumento del debito. E anche che deve dare ascolto ai movimenti. Lo farà? Ne dubito, ma se lo facesse non potrei criticarlo per questo. Ho anche detto che chiunque può fare meglio del precedente governo. Oggi voglio fare il portavoce di me stesso e inviare un messaggio ad alcuni giornalisti "Andate a fanculo". Per favore, non travisatelo.
Ps: Non ho rilasciato alcuna intervista al settimanale Oggi. (www.beppegrillo.it)

...questo per la precisione, come sosteneva qualcuno.

martedì 13 dicembre 2011

Maurizio Crozza a Ballarò 13/12/2011

Addio, non ci mancheRai





Minzo, in attesa di sapere quale sarà la sua nuova collocazione in Rai, dovrà vedersela ora con i giudici della sesta sezione penale del tribunale della Capitale a partire dal prossimo 8 marzo. Su di lui pesa l’accusa di aver sforato, in soli 14 mesi, il budget a sua disposizione per circa 65mila euro. La somma è stata già restituita dal direttore all’azienda, ciò nonostante la Rai si costituirà parte civile nel processo. (IL FATTO QUOTIDIANO)

Passeraset

Il ministro di Intesa e Sviluppo Corrado Passera, bontà sua, garantisce che le frequenze tv sono “un tema molto rilevante che, alla luce dei sacrifici chiesti agli italiani, è ancora più giusto affrontare. Se ci sono da raccogliere suggerimenti, questa è l’occasione che ci aiuterà a raggiungere ipotesi e posizioni ancor più approfondite”. E bravo il tecnico: al confronto Forlani, in fatto di politichese, era un dilettante.
In realtà qui c’è poco da affrontare, suggerire, approfondire. Siccome le frequenze da assegnare valgono 16 miliardi e, assegnandole a pagamento con un’asta pubblica anziché gratis col beauty contest truccato, se ne incassano 4 o 5, un ministro che abbia una nozione del libero mercato da prima elementare dovrebbe semplicemente dire: care tv, se volete le frequenze in affitto dallo Stato che le possiede, le pagate; altrimenti lo Stato le tiene per sé, in attesa che qualche editore, italiano o straniero, faccia un’offerta. Punto.

B. ha fatto sapere che un’asta non porterebbe un euro allo Stato perché “andrebbe deserta”. Benissimo: anche se così fosse, lo Stato deve bandirla lo stesso; se poi va deserta, almeno si tiene le frequenze. Se invece le regala, oltre a non incassare un euro, si impoverisce perché perde un bene pubblico fino al 2031 e addirittura concede all’assegnatario il diritto di rivenderlo o riaffittarlo ad altri, intascando un sacco di soldi nostri. E questo si chiama peculato, punito fino a 10 anni di carcere. Dunque non si vede cosa ci sia da affrontare, approfondire, suggerire. A meno che, si capisce, chi dispone del bene pubblico – il ministro dello Sviluppo e Telecomunicazioni, Passera – non debba qualcosa a chi vuole fregarsi quel bene. Cosa che è lecito sospettare, dopo che il Passera ha nominato il suo predecessore Paolo Romani, già inventore di “Colpo grosso” e poi del beauty contest pro Mediaset, suo “personale rappresentante in Iraq e Afghanistan” per costruire un aeroporto e una diga, in nome di un’esigenza di “continuità” che può essere soddisfatta dal solo Romani, indispensabile perché – udite udite – è stato tre volte a Kabul e a Baghdad.
Il sospetto è che la vera “continuità” che Romani deve assicurare nel ministero sfuggito dalle mani di B. non attenga tanto alle dighe afghane, quanto alle tv italiane. Infatti con apposita intervista al Giornale della ditta, Romani ha avvertito Passera che annullando il beauty contest si rischia “una procedura di infrazione europea”: in realtà la procedura pende da anni come spada di Damocle sull’Italia in attesa di vedere se il mercato tv sarà aperto alla concorrenza. Quindi è proprio il beauty contest riservato ai più belli, cioè al duopolio Raiset, a farci rischiare la multa europea.

Comunque, per fugare i sospetti, Passera ha un sistema semplicissimo: annullare il beauty contest e bandire un’asta pubblica a pagamento. Tanto, se B. assicura che l’asta andrà deserta, vuol dire che Mediaset non è interessata alle frequenze, dunque nessuno potrà parlare di norma anti-B. Resta però da avvertire tempestivamente Cicchitto, capogruppo Pdl alla Camera, che venerdì ha fatto sapere: “Se il governo prende decisioni provocatorie come questa (l’asta a pagamento, ndr), il governo se ne va a casa”. Ma come, non ha saputo che B. non è interessato all’asta delle frequenze? Molti, e giustamente, si sono indignati per il fuorionda trasmesso da Gli intoccabili in cui un deputato mette all’asta il suo seggio al miglior offerente: possibile che nessuno s’indigni per Cicchitto che mette in vendita l’appoggio al governo del partito di maggioranza in cambio del regalo delle frequenze all’azienda del suo leader? L’altroieri l’ex governatore dell’Illinois Rod Blagojevich è stato condannato a 14 anni di galera e arrestato per aver tentato di vendere il seggio senatoriale liberato da Obama. Chissà qual è la pena prevista in Italia per chi mette all’asta un intero partito. A parte, si capisce, la rielezione e la promozione assicurata. (Marco Travaglio - IL FATTO QUOTIDIANO -)

Antonio Di Pietro per una manovra equa


lunedì 12 dicembre 2011

La battuta del giorno

"E' finita con Berlusconi, sta con i comunisti" (Umberto Bossi)

Crolla il palco di Jovanotti






Un ragazzo di vent'anni ha perso la vita e dodici persone sono rimaste ferite (alcune gravemente) nel crollo di un'impalcatura all'interno del Palatrieste, dove stasera si sarebbe dovuto svolgere il concerto di Jovanotti. L'incidente è avvenuto intorno alle 14.00, nel momento in cui una cinquantina di operai stavano montando il palco. La vittima si chiama Francesco Pinna, un ragazzo di vent'anni di Trieste. Secondo quanto appreso da fonti sanitarie, i feriti presentano lesioni da traumatismo: uno di loro è stato ricoverato nel reparto di rianimazione dell'ospedale di Cattinara (le condizioni dell'uomo sono giudicate da "codice rosso"). "Questa tragedia mi toglie il fiato. Il mio dolore è per Francesco Pinna, studente lavoratore la cui vita si è fermata oggi nell'incidente che ha travolto la mia squadra", scrive Jovanotti su Twitter.

Sospeso il tour. Il concerto triestino è stato annullato, mentre l'intero tour è stato sospeso. La decisione è stata presa dal cantante e dal suo manager Maurizio Salvadori: "I motivi del cedimento della struttura sono al momento sconosciuti ed incomprensibili dato che il piano di lavoro era stato redatto, come sempre, da un ingegnere abilitato. I prossimi concerti sono al momento sospesi e verrà data comunicazione entro domani sera delle decisioni prese riguardo agli stessi". Il tour dopo Trieste doveva toccare Modena, Ancona, Caserta, Roma e concludersi a Taranto il 30 dicembre. (REPUBBLICA)




Solite manie di grandezza delle pseudo rockstar italiane. Se la musica è buona non servono palchi avveniristici e con effetti speciali, ma quattro tavole orizzontali. E non si può morire per cinque euro l'ora !

domenica 11 dicembre 2011

Dono natalizio

...lo manderei anche alle assicurazioni...


Ti serve un prestito ? Ora ci pensa Facebook


Ti serve un prestito? Ormai non c’è più bisogno di rivolgersi alle banche, basta scaricare Send Money, una semplice applicazione Facebook. Attiva già in 65 Paesi al mondo, adesso l’opzione di prestiti peer to peer sbarca anche in Italia, veicolata proprio dal celebre social media. Grazie a questa applicazione, si può prestare o ricevere denaro senza nemmeno usare la carta di credito, bensì una semplice PayPal, la carta per gli acquisti on line.

Bassissime le commissioni: appena 30 centesimi. Si paga di più invece se si utilizza una carta diversa, precisamente il 2,9% dell’importo versato. Facebook invece non prende proprio niente, ma si limita a fornire la piattaforma per gli scambi. Un commercio di denaro tra i propri “amici” e contatti, con i quali sarà possibile anche scambiarsi regali e donazioni. Insomma lo stesso principio che regola la condivisione di musica, e-books e video.

Facile l’utilizzo. L’applicazione prevede la possibilità di trasferire denaro a tutti i propri contatti con un semplice click, basta avere i dati PayPal e scegliere una cartolina elettronica d’accompagnamento. Un mercato che si prevede in rapida espansione, visto il bacino del network su cui si appoggia: circa 800 milioni di utenti. E Facebook cosa ci guadagna? Sicuramente popolarità, soprattutto in vista della guerra con Google +, il nuovo social media lanciato dal colosso americano Google che ha ambizioni di mercato molto elevate.

Send Money rappresenta l’ultima frontiera del prestito virtuale, un mercato che sta vivendo un notevole sviluppo negli ultimi anni. Sempre più spesso il cittadino-risparmiatore cerca online una risposta alle proprie esigenze di finanziamento, per se o per la propria azienda, di solito piccola o media. Sempre su Internet si possono infatti trovare i cosiddetti “comparatori on line”, ad esempio SuperMoney, che consentono di valutare le offerte di venti banche e finanziarie per trovare la soluzione più adatta alle proprie esigenze.

Ma con Send Money si va addirittura oltre la logica del prestito bancario. Si realizza la profezia di Beppe Grillo, che più di una volta ha citato nei suoi spettacoli esempi di prestiti privati in vigore in altri Paesi. Ad esempio il sito Zopa.com, secondo il comico genovese sponsorizzato direttamente dalla BBC. Ad oggi questo sito permette a circa 800mila inglesi di prestarsi soldi a vicenda mettendosi d’accordo sul tasso d’interesse da pagare. Il tasso d’interesse viene deciso con una specie d’asta aperta dal prestatore sul modello Ebay. Tutta la transazione si compie con una sola tassazione dell’1 per cento. “In questo modo si bypassano le banche, non c’è più nessun usuraio”, ha più volte detto Grillo. “Purtroppo questo non è possibilmente in Italia perché c’è una legge della Banca d’Italia che vieta espressamente la mutualità del credito”. Ma niente paura, da oggi in Italia ci pensa Facebook. (Alessio Pisanò - IL FATTO QUOTIDIANO -)

sabato 10 dicembre 2011

Bei tempi



La Volpe colpisce ancora

Sostiene Massimo D’Alema, intervistato da La Stampa, che il governo Monti è stato un trionfo della politica, ma soprattutto del Pd, ma soprattutto di D’Alema, perché un mese fa “l’alternativa non era tra governo tecnico o elezioni, ma tra governo tecnico o permanenza di Berlusconi. Se non si fosse concretizzata l’ipotesi di Monti, la maggioranza di centrodestra non si sarebbe sfarinata e noi avremmo ancora il Cavaliere a Palazzo Chigi. Altro che politica morta… Si è trattato, al contrario, di una positiva operazione politica”. Strano: noi pensavamo che B. si fosse dimesso perché le azioni del suo gruppo erano precipitate in Borsa del 12 % in un solo giorno; ma soprattutto perché alla Camera era sceso a 308 deputati, 8 in meno della maggioranza, dunque sarebbe caduto al primo voto di sfiducia.
Avevamo anche letto da qualche parte che a portargli via l’ultima decina di “traditori” (Carlucci & C.) era stato Paolo Cirino Pomicino, usato da Casini come sherpa per traghettarli nell’Udc: ma evidentemente la Volpe del Tavoliere vuol farci capire che c’era il suo sulfureo zampino anche dietro l’Operazione Cirino. I suoi elettori superstiti, che già stravedono per Monti, ne saranno entusiasti e orgogliosi.

D’Alema spiega poi che andare alle elezioni non conveniva: si rischiava di vincerle (“non le abbiamo chieste nonostante i sondaggi a noi favorevoli”). Molto meglio il governo dei banchieri, perché “una classe dirigente seria sa sfidare anche l’impopolarità per riparare i guasti provocati dalla destra”. Il Molto Intelligente previene la domanda che sorge spontanea: ma sei fuori come un balcone? E replica: “Due mesi di campagna elettorale avrebbero fatto precipitare l’Italia nella condizione della Grecia”.
Sarà, ma due mesi di campagna elettorale han salvato la Spagna, che pareva sull’orlo del baratro e ora sta meglio di noi: di fronte alla prospettiva di un governo legittimato dagli elettori (peraltro al posto di Zapatero, non dei nostri banditi), i mercati han dato agli spagnoli il tempo necessario di votarlo. E non si vede perché non avrebbero dovuto farlo anche con noi. Si dirà: perché la nostra legge elettorale non garantisce la maggioranza nei due rami del Parlamento. Vero: ma, in nome dell’emergenza, il centrosinistra avrebbe potuto presentarsi agli elettori col Terzo polo e Monti candidato premier di un governo a tempo, due anni non di più, che facesse le riforme più urgenti e poi riportasse l’Italia alle urne, con una legge elettorale decente, destra e sinistra di nuovo su fronti contrapposti. Prevedibilmente quello schieramento avrebbe stravinto, avrebbe raso al suolo B., e all’inizio dell’anno avremmo avuto ugualmente un governo Monti. Ma non piovuto dal cielo o dal Colle o dal caveau di qualche banca: consacrato dal consenso degli elettori, dunque politicamente responsabile e non più ricattato da B. e da nessun altro.

Cioè in grado di far pagare il giusto agli evasori, a Mediaset, alla Chiesa e forse persino alla Casta. Cosa che oggi non può fare, anche se quel mattacchione di D’Alema riesce a dire che Monti “fa pagare pure i ricchi”. Chissà quali ricchi ha in mente. Forse il banchiere Geronzi, che ieri ha raccontato al Corriere del suo “ottimo rapporto con D’Alema e Fassino”? O forse Finmeccanica di Guarguaglini e Borgogni, che foraggiava la fondazione dalemiana Italianieuropei sebbene la legge proibisca alle società pubbliche di finanziare la politica? Sull’Ici alla Chiesa, Max spiega che “bisogna studiare una soluzione, esentando gli edifici adibiti al culto e quelli utilizzati per fini sociali”. Ecco, bravo: mentre lui studia, sapete chi è stato a esentare gli edifici religiosi all’Ici se esercitano “finalità non esclusivamente commerciale”, aggirando i paletti imposti dalla Cassazione? Un decreto del 2006 firmato dall’allora ministro dello Sviluppo economico. Che non era il cardinal Ruini, e nemmeno Bertone. Era Pier Luigi Bersani. (Marco Travaglio - IL FATTO QUOTIDIANO -)

venerdì 9 dicembre 2011

Rigor Montis


Il denaro che guadagni ti appartiene, ma solo fino a un certo punto. Un Amato che di notte entra nel tuo conto corrente lo trovi sempre. Il denaro è diventato inoltre una microspia, un chip sottocutaneo. Si è evoluto da strumento finanziario a strumento di controllo. Altro che intercettazioni. Serve a tracciare le tue azioni, a legarti per sempre a una banca anche se odi le banche, a portare dentro la tua camera da letto un funzionario del Tesoro per verificare a chi hai pagato, e perché, 252 euro la sera del secondo giovedì di ottobre di tre anni fa alle ore 21.15. "Rispondimi maledetto o chiamo Equitalia!". Ogni governo segue le sue inclinazioni, la sua cultura. Il governo dei Banchieri non fa eccezioni. Pensioni e stipendi pubblici potranno essere prelevati in contante solo fino a 500 euro, il resto dovrà essere pagato in banca o su un conto postale o con carte prepagate, magari con la social card di Tremorti. Nel decreto non sono ancora comprese le schede del Gratta e Vinci e de Il Milionario o la carta straccia dei Btp. Ma è solo questione di tempo, in particolare per i titoli di Stato. Tutti i movimenti del tuo conto corrente, anche i prelievi bancomat e i pagamenti con carte di credito, in sostanza la tua vita, saranno a disposizione del Fisco dal primo gennaio 2012. Lo prevede l' articolo 11 della manovra "Emersione di base imponibile". Fino ad oggi veniva comunicato il solo numero del tuo conto corrente. Per ogni movimento dovrai tenere le ricevute, le causali, l'indirizzo dell'idraulico per evitare sanzioni? E i contanti allora? Perché non pagare in contanti e dire che te li sei fottuti a donne e champagne? Sbagliato! In futuro ci sarà una soglia massima di prelievo in contanti dalla banca. La prossima disposizione di Rigor Montis sarà la tassazione delle mattonelle di casa usate per nascondere le banconote. Nel frattempo è impossibile tassare "tecnicamente" con un 1,5% in più gli evasori totali che hanno usufruito dello Scudo Fiscale. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure. (www.beppegrillo.it)

Le vignette di Vauro a Servizio Pubblico 8/12/2011

Marco Travaglio a Servizio Pubblico 8/12/2011


giovedì 8 dicembre 2011

La battuta del giorno

"Partendo dalla convinzione che devono essere i più ricchi e i privilegiati a pagare, io avrei fatto una patrimoniale del 5 per cento sui depositi superiori ai 300mila euro, avrei inciso realmente sui costi della politica, dimezzando il numero dei parlamentari e togliendo il contributo pubblico ai partiti. E avrei imposto alla Chiesa di pagare una tassa sugli immobili di sua proprietà. Perché ci deve essere sempre qualcuno che non paga mai ?" (Flavio Briatore)

Ici : paghi anche la Chiesa

Far pagare alla Chiesa l’Ici sugli immobili che non sono utilizzati a fini di culto ma per attività economiche. Contro i privilegi del Vaticano scampati alla manovra lacrime e sangue di Mario Monti, si scaglia un numero sempre maggiore di forze politiche. E se i Radicali e alcuni deputati di Futuro e Libertà invocano un intervento, Gabriella Giammanco del Pdl ha compiuto un passo in più, proponendo direttamente al ministro Elsa Fornero l’introduzione dell’Ici vaticana. Anche il coordinatore del partito, Denis Verdini, si è detto d’accordo a rivedere i privilegi riconosciuti alle proprietà della Chiesa. Mentre Antonio di Pietro annuncia che presenterà “un emendamento per eliminare questa ingiustizia”, ha detto il leader dell’Idv. “Sarebbe giusto far pagare le tasse alla Chiesa per gli immobili che adopera non a scopo di culto, ma per fini commerciali”.

L’ipotesi di lasciare l’esenzione solo sui locali adibiti alle attività di culto, beneficenza e carità è condivisa anche dal leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini. “I locali che sono adibiti ad attività commerciali è giusto che siano tassati”. Come distinguerli e individuarli? I Radicali sono entrati in possesso dell’elenco dei beni di proprietà della Chiesa, scoprendo che i convitti riservati a ospitare sacerdoti in realtà sono dei veri e propri alberghi. Mario Staderini, segretario dei Radicali, è riuscito a testimoniare con alcuni video come queste strutture destinate a esclusivo utilizzo della Chiesa siano in realtà aperti a tutti: una camera può essere affittata anche per dei mesi. Infatti grazie alle norme attuali, un pensionato religioso che fa pagare una retta di 600 euro al mese ad uno studente per una camera oggi non paga l’Ici. Lo stesso dicasi per le case per ferie che si comportano di fatto come degli alberghi. Nel 2005 l’Anci aveva stimato in più di 400 milioni di euro il mancato introito per queste esenzioni, cifra che, alla luce della rivalutazione del 60% degli estimi catastali, sfiora oggi i 700 milioni di euro.

Inoltre si configura, secondo le testimonianze raccolte dai Radicali,una grande area di elusione, che si verifica ogni volta che quello stesso pensionato accoglie oltre agli studenti anche turisti e lavoratori, oppure quando una struttura riservata al clero affitta camere anche a privati. Solo a Roma il sindaco Gianni Alemanno ha recuperato in un anno oltre 10 milioni di euro di Ici non pagata grazie ad alcuni accertamenti effettuati.


La stampa cattolica sta difendendo le esenzioni scagliandosi in particolare contro il sito www.vaticanopagatu.org e negando che la Chiesa goda di privilegi così diffusi “come si vuol far credere” in queste “campagne col trucco”, titola Famiglia Cristiana. Immediata (e ironica) la risposta dei gestori del sito: “Davvero una storica testata come Famiglia cristiana può pensare che gli italiani vogliono tagliare i privilegi vaticani a causa della campagna della nostra pagina facebook? Se 158 mila persone aderiscono alla nostra richiesta, cioè che anche il Vaticano paghi i sacrifici della manovra finanziaria, è perchè tanta gente vive tutti i giorni, nelle proprie città, gli infiniti favori e i privilegi di cui godono gli enti ecclesiastici. Piuttosto che pensare a noi, farebbero bene a prendere ad esempio dalla Chiesa ortodossa, che in Grecia ha detto di essere pronta a cedere parte del suo vasto patrimonio immobiliare per aiutare il paese a contrastare la grave crisi economica. Noi invece gli chiediamo solo di pagare le tasse”.

Anche il Radicale Staderini ha ribattuto a Famiglia Cristiana. “Ora che non sono solo i Radicali a chiedere l’abolizione dell’esenzione Ici per le attività commerciali degli enti ecclesiastici, dalla stampa cattolica tornano anatemi e fatwe dopo che questa estate mi avevano persino dato del massone”, commenta Staderini. “È inutile che il direttore di Avvenire e Famiglia Cristiana ripetano che vogliamo tagliare i fondi alle parrocchie o alla Caritas. Al contrario, chiediamo l’eliminazione dei privilegi fiscali garantiti alle strutture ecclesiastiche che fanno business, ad esempio nel settore turistico o ricettivo”. (Davide Vecchi - IL FATTO QUOTIDIANO -)


mercoledì 7 dicembre 2011

Chi critica deve spiegarne le ragioni


Noi dell’Italia dei Valori siamo sempre andati per la nostra strada a testa alta, ma non abbiamo mai pensato di andarci da soli. Da soli si conquista qualche voto in più ma si hanno meno possibilità di cambiare le cose, e per noi quello è l’importante.
Per questo io voglio spiegarla di nuovo, la nostra strada, e chiedo a chi ci critica di spiegare in cosa avremmo torto. Magari si scopre che le nostre strade non sono così diverse.

Abbiamo votato la fiducia chiarendo subito che non poteva essere a scatola chiusa. Quando ci va di mezzo la vita di milioni di persone non si vota proprio niente a scatola chiusa. Noi la pensiamo così e credo che nessuno possa sostenere il contrario.
Abbiamo applaudito Mario Monti quando ha detto che voleva fare una manovra rigorosa e insieme equa. Quella che ha proposto 17 giorni dopo è rigorosa ma non equa. Per raggiungere l’obiettivo che lui stesso si era dato, riteniamo che sia necessario modificarla.

Se fosse impossibile far quadrare i conti in altro modo, ce ne staremmo zitti. Ma non è così. Chi ci critica deve saper dire perché è giusto mandare in pensione tanta povera gente con sei anni di ritardo e invece non sarebbe giusto rinunciare all’acquisto di 131 aerei da guerra che ci costano 18 miliardi di euro.
Deve spiegare perché va bene rimettere l’Ici sulla prima casa anche per chi ha solo quella casa e non è giusto invece far pagare le tasse alla Chiesa per gli immobili che adopera non a scopo di culto, ma per fini commerciali.

Deve indicare il motivo per cui Silvio Berlusconi può avere le frequenze televisive gratis, invece che comprandole in una regolare asta come si fa in tutto il mondo, mentre i cittadini devono svenarsi per fare il pieno di benzina.
Deve guardarci negli occhi e affermare che c’è un criterio di giustizia nel colpire con cazzotti nello stomaco i pensionati togliendogli l’adeguamento all’inflazione e poi carezzare gli scudati che hanno depredato questo Paese con un ridicolo 1,5% di prelievo "una tantum".

Questa è la nostra strada e secondo me dovrebbe essere quella di tutte le forze politiche di Vasto. La metteremo nero su bianco con proposte concrete, la porteremo in aula, chiederemo al governo di accoglierla e a tutte le forze politiche di votarla in nome dell’equità, che è un interesse di tutti i cittadini, non solo di quelli che votano centrosinistra. (www.antoniodipietro.it)

Maurizio Crozza a Ballarò 6/12/2011

martedì 6 dicembre 2011

Bastavano i cittadini

Con tutto il rispetto, c'era bisogno di scomodare gli eminenti professori per attuare una simile manovra ? Bastava sorteggiare tra i cittadini che hanno sempre elargito tutto senza sconti. Dai "bocconiani" era d'obbligo attendersi invece una manovra epocale. Togliere a chi ha sempre preso.
Ici o Imu, come la si vuol chiamare, anche sugli immobili della chiesa non adibiti a luogo di culto, eliminare l'otto per mille, eliminare i milioni di euro stanziati per l'editoria, eliminare i rimborsi elettorali ai partiti, ognuno paghi di suo la campagna elettorale, eliminare i fondi per le scellerate missioni militari facendo rientrare alla base i nostri ragazzi.
Tutto questo solo per citare alcuni introiti, ma si potrebbe continuare parlando anche dei beni confiscati alla criminalità, e credetemi non sono laureato in economia !

Beppe Grillo va "alla guerra"

La battuta del giorno

"I sacrifici fanno parte della vita" (il cardinale Bertone)

...specie sa a farli siamo noi, vero Eccellenza ?

Roberto Benigni da Fiorello il 5/12/2011

lunedì 5 dicembre 2011

Ti è andata bene anche questa volta





E' di circa 50 mila il numero degli immobili ecclesiastici presenti in tutta Italia. Di questi almeno 30mila sono adibiti ad attività imprenditoriali. Già nel 2005 la Cassazione stabilì che l'esenzione dall'Ici poteva essere applicata solo quando all'interno dell'immobile si svolgesse un'attività meritoria e legata al culto. (IL FATTO QUOTIDIANO)

Lacrime di coccodrillo





Dovrebbero avere il buongusto di stare in silenzio dato che il loro padrone-imputato insieme a una manica di delinquenti ci ha trascinato in questo baratro.

In Difesa della finanziaria



La figlia di nessuno

Questa manovra non è ancora nata ed è già orfana. Nessuno ci si riconosce né la riconosce, come se i partiti, a cominciare da quei cialtroni della Lega Nord che vogliono ballare sulla tomba che loro hanno scavato quando erano al governo a mangiare e a fare il palo alla rapina, avessero potuto fare qualche cosa di diverso. Lo sanno tutti, dal Pdl, al Pd, all’Udc, all’Ivd a quelli che si chiamano fuori, ai grilli parlanti e alle anime belle, che è così, infatti l’approveranno, ma nessuno lo vuole ammettere, perché tutti sperano che – se questo governo riuscirà a evitarci la catastrofe greca, altrimenti buonanotte al…. – una volta calmate le acque potranno dire agli elettori nel 2013: io non c’entro, infatti l’ho criticata, ricordi? Tragici pagliacci. (Vittorio Zucconi http://zucconi.blogautore.repubblica.it/)

Don't cry for me, Fornero

Negli anni '50 in Italia piangevano le madonne. Oggi piange la Fornero. E' il segno dei tempi. Dal Sacro al Profano. Anch'io mi sono commosso fino alle lacrime pensando alle nuove tasse, ai pensionati, all'Iva, all'Ici sulle prime case. Lo fanno per noi, ma non vorrebbero. Come quelle madri severe che ti mollano regolarmente uno schiaffone per educarti meglio e poi si pentono. Elsa Fornero è una professoressa di economia che ha dedicato i suoi studi al risparmio delle famiglie. E' quindi una vera esperta, adatta al nuovo ruolo. Elsa collabora con IlSole24ore, il giornale di Confindustria, che immagino la paghi per i suoi articoli. Il Sole, giornale liberista con i soldi pubblici, che ha attinto alla greppia dei milioni di euro stanziati per l'editoria. Non si possono chiedere sacrifici senza dare il buon esempio. Iniziamo dai finanziamenti all'editoria, più di 300 milioni quest'anno. Anche gli editori possono piangere. Don't cry for me, Fornero. (www.beppegrillo.it)

domenica 4 dicembre 2011

...se piange il Ministro !

Un cartone animato

"Miglio pensava che l'Europa avrebbe fatto la Padania. Noi non dobbiamo pensarlo. Noi dobbiamo lottare, unirci, combattere per la Padania. Dobbiamo fare la nostra parte, con la coscienza che ci abbiamo provato". Questo uno dei passaggi del discorso di Umberto Bossi al parlamento padano a Vicenza. Il senatur ha parlato mostrando una grande cartina colorata in cui il Nord Italia appare in arancione in una macroregione assieme a Svizzera, Austria e altre porzioni di territorio a nord delle Alpi. "Grazia fratelli padani - ha concluso Bossi rivolto alla platea che gridava "secessione". (REPUBBLICA)



Continuo a rabbrividire al pensiero che questo bovaro, del quale è impossibile tradurre il linguaggio nemmeno con i sottotitoli, è stato un ministro della Repubblica !

sabato 3 dicembre 2011

Errore di manovra

Illustrare la manovra da Vespa?! Ma cosa è saltato in mente a Mario Monti? Chiariamo subito: il gestore di Porta a Porta fa il suo mestiere ed è un fatto che da quando esiste il tragico dlin-dlon non c’è presidente del Consiglio di destra, sinistra o centro che non si sia accomodato dove si accomodarono, per dire, la signora Franzoni da Cogne e la trans Natalie. Ma, soprattutto, dove in una notte del 2001 Silvio Berlusconi firmò sulla scrivania di ciliegio la superpatacca del contratto con gli italiani. Una scena incancellabile, l’inizio dell’horror che ci ha condotti al presente disastro.

E, se pure il nuovo premier avesse scelto Floris o Fazio, lo sbalordimento non sarebbe minore. Il tracollo della nostra economia, gli annunci di sacrifici “impressionanti”, il Paese con il fiato sospeso e la figura stessa di Monti, il tecnico competente e misurato venuto a salvarci dopo la bancarotta della politica, avrebbero suggerito una comunicazione autorevole e consona alla gravità del momento. Nelle grandi democrazie, i capi di governo parlano alla nazione a reti unificate, seduti nel loro studio e con accanto la bandiera. Non risulta che Cameron, Sarkozy o la Merkel corrano a illustrare le loro decisioni nel primo talk show, anzi se ne guardano bene. Se Monti sente la necessità di uscire dai formalismi per confrontarsi subito con l’opinione pubblica, anziché rispondere a Vespa e ai tre immancabili direttori, perché non anticipa la tradizionale conferenza stampa di fine anno con tutte le testate giornalistiche?

Che un danno d’immagine ci sia già è dimostrato dalla precipitosa convocazione delle Camere per lunedì seguita alle proteste dei partiti (tranne il Pd dei Tafazzi, s’intende) increduli all’annuncio che sarebbero stati informati sulla manovra dopo il simpatico maggiordomo di via Teulada. Qualcosa dovevamo cominciare a temere quando, dopo il giuramento al Quirinale, il ministro dell’Ambiente si precipitò a Un giorno da pecora. Tecnici o politici, smodati o sobri, possibile che non cambi mai nulla? (Antonio Padellaro - IL FATTO QUOTIDIANO -)

Ci fanno la festa



Stipendi d'oro scandalosi





Alla fine Piefrancesco Guarguaglini, il presidente di Finmeccanica sotto inchiesta per frode fiscale, si è dimesso. A casa mia, quando un manager pubblico è sotto inchiesta per reati simili, andarsene è un atto dovuto. Nella casa della casta e dei privilegiati, invece, passa per un atto di grande generosità che deve essere compensato con una bella buonuscita. Mica i quattro soldi con cui devono tirare a campare i pensionati: cinque milioni e seicentomila euro. Quattro sull'unghia, il resto entro un anno.

Quando gli hanno fatto notare che sono un sacco di soldi, ha risposto che è più o meno l'equivalente dello stipendio di un anno. E' vero. Prendeva 4 milioni e 712mila euro l'anno, ed era il più pagato tra i manager pubblici italiani. Ma mica di tanto. Paolo Scaroni, amministratore delegato Eni, prende 4 milioni e 272mila euro ogni anno, Fulvio Conti, amministratore delegato Enel, 2 milioni e 620mila euro, Umberto Quadrino, anche lui Enel, 2 milioni e 507mila, Giuliano Zuccoli, presidente di A2A, 1 milioni e718mila.

E qui stiamo parlando solo dei manager pubblici. “Ma che volete che sia la mia buonuscita, se si pensa a Profumo?”, ha commentato il solito Guarguaglini. In effetti un anno fa Alessandro Profumo, oggi indagato anche lui per una frode fiscale di centinaia di milioni, per lasciare la carica di amministratore delegato di Unicredit di milioni di euro ne aveva presi ben 40.
Quando vedono gente che froda il fisco e manda a picco il Paese prendere tutti questi soldi, cosa devono pensare dello Stato e delle sue istituzioni quei tre milioni di italiani che campano, secondo i dati Istat, sotto la soglia della povertà assoluta, cioè con 991 euro al mese per viverci in due? O quegli altri cinque milioni che stanno appena un pochino meglio, perché sono solo poveri e non “poveri assoluti”?

C'è un'altra cosa che mi chiedo e che credo dovrebbero chiedersi anche chi oggi sta al governo. Come si devono sentire quelli a cui verrà detto di aspettare ancora qualche anno prima di prendere due soldi di pensione, vedendo che Vito Gamberale, anche lui un ex manager pubblico, prende 44mila euro al mese e in pensione c'è andato a 56 anni? O che il signor Mauro Sentinelli, ex direttore generale Telecom, si porta a casa di pensione addirittura 90mila euro al mese? Ma anche che Giuliano Amato, uno dei leader politici che più di tutti hanno insistito per le varie riforme delle pensioni, porta a casa ogni mese i suoi 31mila euro.

Io posso capire che oggi ci troviamo in una situazione d'emergenza e che per salvare l'Italia bisogna chiedere sacrifici a tutti. Però signori ministri, per favore, prima fate qualcosa anche per questi stipendi d'oro scandalosi e per queste pensioni che sono uno schiaffo in faccia ai poveracci di questo Paese. Che sono tanti. (www.antoniodipietro.it)

venerdì 2 dicembre 2011

La battuta del giorno






"Mi sento come Cristo in croce" ( Don Verzè il fondatore del centro sanitario milanese finito sotto inchiesta nei mesi scorsi per un buco di bilancio da un miliardo di euro)

...meglio un ladrone, non crede ?

Cimitero vivente


I politici sono stati seppelliti alla veloce e sostituiti dall'esorcista Mario Monti. Puzzavano per la decomposizione. Il lavoro dei becchini era urgente e necessario. Il loro fetore non era più sopportabile. La Nazione ha gioito come non succedeva dal 5 luglio del 1982 dopo la vittoria per 3 a 2 sul Brasile ai campionati del mondo di Spagna. Sono passati alcuni giorni e dagli schermi televisivi sono riapparsi Brunetta, Letta, Bindi, Alfano, Fini ritornati dall'oltretomba. La rappresentazione mediatica di un Cimitero Vivente. I giornalisti nel ruolo consueto di medium li hanno riportati in vita. Zombie in poltrona ci spiegano come uscire dalla crisi, i sacrifici che ci attendono, una nuova visione dell'economia. Loro, i responsabili del disastro. Nessuno che chieda scusa e ritorni nella tomba. Perché evocare i morti e non invitare i vivi? I defunti si onorano o si dimenticano. Questi si possono solo dimenticare. Le loro apparizioni sono, nel migliore dei casi, un insulto all'intelligenza degli italiani e nel peggiore un'istigazione alla violenza. I talk show sono necrofilia allo stato puro. Ti colleghi ed esce dalla bara la Santanchè o ti appare, appena emerso da un girone dell'Inferno, La Russa. Ti viene l'istinto del cacciatore di vampiri e cerchi un paletto di frassino a portata di mano. Le tempie pulsano, le arterie si ingrossano, lo stomaco si contrae. I tuoi cari ti guardano preoccupati per la tua salute. Non capiscono perché tu ti sottoponga volontariamente a quel supplizio invece di sfasciare la televisione. Tu sai che non è per masochismo. Vuoi vedere dove vogliono arrivare. A quale punto di esasperazione riusciranno a portare gli italiani. I Ritornanti sperano che i Banchieri facciano al loro posto il lavoro sporco per poi risorgere alle prossime elezioni politiche. Confidano nella scarsa memoria degli italiani e nei giornalisti genuflessi. Ma il loro tempo è finito. I vivi e i morti non possono dividere la stessa casa. I morti non hanno, per definizione, un futuro. Talvolta è meglio essere morti che affrontare il giudizio dei vivi. (www.beppegrillo.it)

Le vignette di Vauro a Servizio Pubblico del 2/12/2011

Marco Travaglio a Servizio Pubblico del 2/12/2011


giovedì 1 dicembre 2011

Ecco a cosa servono le banconote da 500





Il vicepresidente del Consiglio regionale della Lombardia, Franco Nicoli Cristiani, per due volte assessore nelle precedenti giunte Formigoni, teneva in casa 100 mila euro in banconote da 500 euro. L’esponente del Pdl che voleva prendere a schiaffi i giornalisti a protezione della sua collega Nicole Minetti, pare avesse intascato la tangente da un imprenditore al ristorante Berti di Milano. Ora, se vuole, in cella avrà tutto il tempo di prendersi a schiaffi da solo. Nell’attesa di sapere come si comporteranno i suoi compari del Pdl e della Lega di fronte all’ennesimo caso di malgoverno scoperchiato dalla magistratura in Lombardia. Nei giorni scorsi il blog si è molto diviso sul tema della tracciabilità del contante, lanciato meritoriamente da Milena Gabanelli. Ora abbiamo un altro buon esempio: ecco a cosa servono le banconote da 500 euro in Italia. (www.gadlerner.it)

Chiamate la badante





Dal profilo facebook ufficiale dell'Onorevole Berlusconi, ieri. (http://nonleggerlo.blogspot.com/)

La piccola vendetta lombarda

Ora attendiamo con ansia quotidiani e martellanti servizi del TG diretto dal Grande Viaggiatore a Spese Nostre, l’ex giornalista Minzolini, sul vice presidente della Regione Lombardia, il berluschino e formighino Natali Cristiani preso con il pesce in bocca, sotto forma di mazzette di banconote – guarda, guarda – da 500 Euro, il taglio classico dell’evasore, del mazzettaro e del riciclatore, tenute addirittura in casa, pare per consentire lo scarico illegale del micidiale amianto lungo le autostrade della operosa Lombardia ad alcuni generosi “amici”. Magari con sottili allusioni a un possibile e presunto “Sistema Formigoni” nella regione dominata dalla sua “Compagnie delle Opere” sulla quale da anni circolano a Milano brutte voci sicuramente infondate. Siamo certi che vedremo per lo meno altrettanti servizi di quelli dedicati al “Caso Penati” e al presunto “Sistema Sesto” con i quali, sempre ripetendo le stesse cose e le stesse immagini, il fedele Mister Carta di Credito ci aveva fatto un paio di uova sode per un mese consecutivo. (Vittorio Zucconi http://zucconi.blogautore.repubblica.it/)

Nell'edizione delle 20,00 del TG 1 di questa sera, nel sommario iniziale, della notizia non c'era traccia. Durante il TG un servizietto di un minuto.