lunedì 31 agosto 2009
Rai, Repubblica, The Guardian, Avvenire, El Pais, Videocracy, "Biutiful Countri" ma anche blogger, contestatori di piazza, giornalisti e presentatori, ogni volta che osano contestare la propaganda di governo, vengono fatti oggetto di repressione. Per farlo questa maggioranza utilizza tutti i mezzi messi a disposizione dalle istituzioni: forze dell’ordine, moniti alla platea di Confindustria, interruzione di finanziamenti pubblici, televisioni di Stato e parlamentari avvocati.
Non riesco neanche più a comprendere chi voglia al governo Silvio Berlusconi se non una manciata di parlamentari che temono per la loro pensione, una falange sudista alla guida di Miccichè, che lo tiene sotto scacco con il Partito del Sud, i lettori dei giornali di famiglia e qualche signora sintonizzata su Rete4, innamorata di Emilio Fede. Tolto questo folto, ma sparuto, gruppo di interessati fan, il Vaticano ed i cattolici prendono le distanze dalle festicciole rosse, il mondo degli industriali chiede continuamente interventi che non arrivano, la scuola e l’istruzione agonizzano devastate dai licenziamenti, gli operai sono da tempo senza lavoro e senza casa, gli investitori internazionali sono tutti fuggiti dal Belpaese. I vari Primi ministri lo schivano per evitare gaffe anche per uno scatto fotografico e, da ultimo, il Financial Times gli dedica una prima pagina di denigrazione, segnale che ritengo particolarmente significativo poiché indica una sola cosa: anche il mondo della finanza ha scaricato l’Italia.
Non ricordo una Presidenza del Consiglio più devastante di questa, e mai avrei immaginato che l’Italia cadesse così in basso senza accorgersene.
L’Italia è isolata e schiacciata tra Paesi con derive dittatoriali, ai quali inviamo le Frecce tricolori per real politik, dicono, e potenze economiche in forte sviluppo da cui siamo emarginati per gli scandali e le pessime scelte politiche del governo.
Comincio a pensare che se un Paese che vuole togliersi di torno un Presidente del Consiglio, con un consenso di poco superiore al 15% sul totale della popolazione con diritto al voto come ci dicono gli ultimi risultati delle europee, non è in grado di farlo attraverso le proprie leggi, allora è la democrazia ad essere debole e gli strumenti costituzionali di difesa sono lacunosi. Forse è il caso di pensare a nuovi meccanismi che, più che proteggere le istituzioni, penso all’immunità parlamentare o il lodo Alfano, proteggano i cittadini da quest’ultime.
Pubblico di seguito le 10 domande di La Repubblica ed invito i lettori a fare altrettanto sui propri blog:
1. Quando, signor presidente, ha avuto modo di conoscere Noemi Letizia? Quante volte ha avuto modo d’incontrarla e dove? Ha frequentato e frequenta altre minorenni?
2. Qual è la ragione che l’ha costretta a non dire la verità per due mesi fornendo quattro versioni diverse per la conoscenza di Noemi prima di fare due tardive ammissioni?
3. Non trova grave, per la democrazia italiana e per la sua leadership, che lei abbia ricompensato con candidature e promesse di responsabilità politiche le ragazze che la chiamano «papi»?
4. Lei si è intrattenuto con una prostituta la notte del 4 novembre 2008 e sono decine le “squillo” che, secondo le indagini della magistratura, sono state condotte nelle sue residenze. Sapeva che fossero prostitute? Se non lo sapeva, è in grado di assicurare che quegli incontri non l’abbiano resa vulnerabile, cioè ricattabile – come le registrazioni di Patrizia D’Addario e le foto di Barbara Montereale dimostrano?
5. È capitato che “voli di Stato”, senza la sua presenza a bordo, abbiano condotto nelle sue residenze le ospiti delle sue festicciole?
6. Può dirsi certo che le sue frequentazioni non abbiamo compromesso gli affari di Stato? Può rassicurare il Paese e i nostri alleati che nessuna donna, sua ospite, abbia oggi in mano armi di ricatto che ridimensionano la sua autonomia politica, interna e internazionale?
7. Le sue condotte sono in contraddizione con le sue politiche: lei oggi potrebbe ancora partecipare al Family Day o firmare una legge che punisce il cliente di una prostituta?
8. Lei ritiene di potersi ancora candidare alla presidenza della Repubblica? E, se lo esclude, ritiene che una persona che l’opinione comune considera inadatta al Quirinale, possa adempiere alla funzione di presidente del consiglio?
9. Lei ha parlato di un «progetto eversivo» che la minaccia. Può garantire di non aver usato né di voler usare intelligence e polizie contro testimoni, magistrati, giornalisti?
10. Alla luce di quanto è emerso in questi due mesi, quali sono, signor presidente, le sue condizioni di salute? (www.antoniodipietro.it)
domenica 30 agosto 2009
sabato 29 agosto 2009
La ritengo la miglior battuta dell’anno quella di Bossi: “Berlusconi è nel mirino della mafia”. Incredibile ma vero. Una visione del mondo alla rovescia quella del Tex Willer leghista, una battuta da far rivoltare nella tomba le centinaia di eroi che nel mirino della criminalità ci sono finiti veramente, lasciandoci la pelle.
Eppure ascoltando i suoi vecchi discorsi (uno dei quali segnalo da You Tube), il signor Bossi sembra si sia completamente e improvvisamente ravveduto sul suo socio-compare di governo. Vorrei tranquillizzare Bossi, che in questa calda estate è riuscito a tenere banco con l’effimero occuparsi di dialetto, dell’Inno di Mameli, delle gabbie salariali e delle polemiche sulla necessità di “rimbalzare il clandestino”. Cosa, quest’ultima, che a suo figlio è riuscita meglio, per fortuna solo virtualmente, nel web.
Il sottoscritto ha una versione dei fatti leggermente differente, che vede il Presidente del Consiglio oggetto di attenzioni pericolose per l’inasprimento della legge sulla confisca dei beni ai mafiosi. Un inasprimento che rimarrà sulla carta dopo qualche strascico dovuto a procedimenti già in atto. Se da una parte infatti ci può essere stato un giro di vite, dall’altro si è di fatto tolta la possibilità che questo stesso sia efficace, grazie all’eliminazione per i magistrati del preziosissimo strumento delle intercettazioni attraverso una legge che ridurrà drasticamente la possibilità di assicurare alla giustizia i malavitosi.
Credo invece che possa anche essere realistica la versione del ricatto tramite scandali sessuali in cui Berlusconi si è comunque tuffato in qualità di “utilizzatore finale” -almeno stando alle parole del suo fido avvocato- con mani e piedi, ripetutamente. Credo inoltre che questa situazione conflittuale sia un invito amichevole a rispettare i patti stipulati con la mafia ed avviati con la nascita di Forza Italia, di cui parla anche la sentenza di condanna a 9 anni di reclusione per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa del senatore Dell’Utri. Credo anche che questo strappo sia stato ricucito con l’assegnazione, che io ho definito “elargizione a prescindere”, di qualche miliardo al Sud, per investimenti tutti da definire, che però ha scongiurato la scissione del Partito del Sud dal Pdl. Insomma, signor Bossi, qualche scaramuccia è salutare tra simpatizzanti per ripartire con patti ben chiari per una amicizia lunga. Certo, la criminalità organizzata ha molte facce e falangi che si muovono, a volte, in modo imprevedibile, per cui non escludo che il Premier possa trovarsi in qualche situazione pericolosa, ma sono i rischi del mestiere di chi gioca col fuoco.
Ritengo comunque che, metaforicamente, il suo alleato possa dormire su due guanciali, visto che ha sempre avuto giubbotti antiproiettile delle migliori marche, dalla Mangano alla Cuffaro, fino all’ultimissimo modello: il Dell’Utri, affidabilissimo e con una garanzia di ben 9 anni !(www.antoniodipietro.it)
Abbiamo la certezza che questa faccenda non finirà qui. Replicheremo agli attacchi (scontati) di cui saremo oggetto, e rassicuriamo i lettori: non siamo mammole. Finché i moralisti speculeranno su ciò che succede sotto le lenzuola di altri, noi ficcheremo il naso (turandocelo) sotto le loro. (VITTORIO FELTRI – IL GIORNALE -)
venerdì 28 agosto 2009
Roma - Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, intenta causa a Repubblica e chiede un risarcimento danni per un milione di euro al Gruppo L’Espresso, oltre a una somma da stabilire "a titolo di riparazione". Per i legali del premier, infatti, sono "diffamatorie" le ormai famose "10 domande" formulate dal quotidiano il 26 giugno scorso. La citazione in giudizio firmata il 24 agosto, riguarda anche un articolo del 6 agosto dal titolo "Berlusconi ormai ricattabile". Invitati a comparire al tribunale di Roma sono Giampiero Martinotti, autore del pezzo contestato, il direttore responsabile di Repubblica, Ezio Mauro, e il gruppo L’Espresso.
Diffamazione Quanto alle "10 domande" queste sono per i legali di Berlusconi "palesemente diffamatorie", perché "il lettore è indotto a pensare che la proposizione formulata non sia interrogativa, bensì affermativa ed è spinto a recepire come circostanze vere, realtà di fatto inesistenti".
La replica Secca la replica del direttore di Repubblica, in un editoriale in prima pagina dal titolo: "Insabbiare". Mauro scrive: "Non potendo rispondere, se non con la menzogna, Silvio Berlusconi ha deciso di portare in tribunale le dieci domande di Repubblica, insabbiando così - almeno in Italia - la pubblica vergogna di comportamenti privati che sono al centro di uno scandalo internazionale e lo perseguitano politicamente. È la prima volta, nella memoria di un Paese libero, che un uomo politico fa causa alle domande che gli vengono rivolte".
Ghedini: "Altre querele" E il presidente del Consiglio sta avviando una serie di azioni legali contro media in Italia e all’estero per casi di diffamazione nella copertura di fatti legati alla sua vita privata. Lo ha detto il suo avvocato. Niccolò Ghedini, avvocato del premier, ha detto che sono già state avviate azioni legali in Italia, Francia e Spagna e di aver dato mandato agli avvocati in Gran Bretagna di studiare azioni analoghe. In particolare, le azioni legali di Berlusconi riguardano il settimanale francese Le Nouvel Observateur, per un articolo dal titolo "Sesso, Potere e Bugie", e il quotidiano spagnolo El Pais per aver pubblicato le foto degli ospiti del premier a Villa Certosa.
Franceschini: "Denunci tutti" Il segretario del Partito democratico Dario Franceschini ha telefonato al direttore di Repubblica per esprimergli "la solidarietà di tutto il Pd e sua personale davanti all’incredibile azione giudiziaria del premier contro il suo giornale". Né da notizia una nota dell’ufficio stampa del Pd. "È chiaro - ha dichiarato Franceschini - che ci troviamo di fronte a una indegna strategia di intimidazione nei confronti di un singolo giornale, dell’opposizione e di chiunque difenda i principi di un paese libero che non ha precedenti in nessuna democrazia e che è anche un segno di paura e di declino. Il presidente del Consiglio non denunci solo Repubblica, ci denunci tutti. Ribadisco - prosegue - che settembre dovrà essere il mese di una grande mobilitazione, al di là dei colori politici, per la difesa della libertà di stampa e del diritto all’informazione". Sulla stessa linea lo sfidante per la poltrona di segretario Bersani. (LA REDAZIONE - IL GIORNALE -)
giovedì 27 agosto 2009
Fa impressione incontrare uno che gli somiglia tanto, persino con lo stesso cognome, che ora ti scavalca a sinistra e dice cose opposte a quelle che diceva, non da ragazzo, non da missino, ma da leader della destra moderna italiana del terzo millennio. Era vice di Berlusconi all’epoca in cui parlammo insieme al pubblico di Genova; ora ha fatto carriera e fa il vice di Napolitano o il fratello maggiore di Franceschini che è la sua versione parrocchiale, un Fini minore che ha studiato dalle monache.Sono contento che la sinistra abbia finalmente trovato un leader su cui non si divide ma che elogia compatta. È un buon auspicio per le primarie. Fino a ieri ero convinto che Pdl volesse dire semplicemente Partito del Leader, inteso come Berlusconi; e Pd volesse invece dire Partito del, ma non si sapeva di che cosa. Ora finalmente viaggia in Pdf, come Partito di Fini. Sono contento per loro, anche se le posizioni di Fini non sono nemmeno di sinistra, sono neutre come il sapone dei bambini; forse terziste, cerchiobottiste, e approdano nella terra di nessuno. Ma sono contento per la sinistra che ha trovato finalmente un leader con cui condivide l’assenza di idee. Meno contento sono per la destra, lo dico ormai da turista curioso e disinteressato. Ecco, vorrei chiedervi: chi è il leader della destra oggi in Italia? Non riesco a trovare una risposta. Mi arrampico e deliro: Ratzinger? Calderoli? Arisa? Non so, non mi sovviene nessun leader della destra, nuova, vecchia, surgelata. Intanto, auguri a Fini l’astronauta per il suo lungo viaggio verso Marte. Come i fascisti di una celebre satira di Corrado Guzzanti... (MARCELLO VENEZIANI – IL GIORNALE -)
mercoledì 26 agosto 2009
martedì 25 agosto 2009
Il palazzo è chiuso per ferie, ma le polemiche sono apertissime e vengono nutrite anche artificialmente dai soliti argomenti, alcuni fragili e alcuni capziosi. I radicali e la sinistra più o meno spinta sono furibondi perché il premier si reca in Libia a testimoniare l’amicizia dell’Italia con Gheddafi, portandosi appresso le Frecce Tricolori, vanto aeronautico nazionale. Non perdonano al governo di mantenere rapporti diplomatici con una dittatura e in qualche modo di sostenerla e legittimarla.
Hanno ragione o torto? Diciamo che non sono coerenti. Il nostro Paese, come quasi tutti in questo campo, ha sempre fatto buon viso a cattivo gioco per questioni di sopravvivenza e convenienza. Indimenticabili le visite a Roma, con fanfare e tappeti rossi srotolati per dovere d’accoglienza, del terrorista Arafat inseparabile dalla sua pistola, e di Gorbaciov, capo supremo dell’Unione Sovietica in stato preagonico ma ancora spietatamente comunista, al quale fu riservato un trattamento improntato a mero servilismo.
Sono soltanto esempi cui se ne potrebbero aggiungere decine. Questo per dire che non siamo nuovi a certi flirt con personaggi perlomeno discutibili. Eppure stavolta, contrariamente a quanto avveniva in passato, i progressisti si irrigidiscono e protestano perché Berlusconi fa quello che un tempo era considerato normale e addirittura lodevole fare: ossia rendere omaggio, magari chiudendo un occhio, a un leader poco raccomandabile.
Essi dimenticano gli obblighi imposti dalla realpolitik. Anzi, fingono di dimenticarli per aggredire l’esecutivo. Si dà il caso che la Libia sia tra i nostri principali fornitori di petrolio (immagine utile anche ai compagni per campare da signori) e abbia recentemente stretto un patto con Berlusconi e Maroni impegnandosi, in cambio di molto denaro, a contrastare lo sbarco dei migranti a Lampedusa.
Chiunque capisce che la collaborazione con il Colonnello, piaccia o no, è indispensabile; quindi non ci è consentito assumere atteggiamenti ostili verso di lui che possano compromettere il «contratto». O si vuole mandare tutto all’aria e ricominciare col traffico delle carrette galleggianti che scaricano migliaia di clandestini sul nostro territorio?
Forse è proprio questo l’obiettivo dell’opposizione allo sbando e incapace di riorganizzarsi. Basta vedere quanto sta accadendo nel Pd. Il quale, dopo aver criticato in ogni maniera il Pdl per abuso di sondaggi, ora non muove un dito senza consultare un’agenzia demoscopica, con risultati spesso comici. L’ultima barzelletta riguarda i pretendenti alla segreteria democratica. Bersani esibisce con orgoglio dati che lo danno largamente in testa, maggioranza assoluta delle preferenze. E Franceschini, anziché rassegnarsi o tentare di ribaltare a suo favore la situazione, mostra altri dati secondo cui egli, pur con meno voti potenziali, godrebbe di maggior credibilità nella base.
Il terzo incomodo, Marino, nonostante ciò non si ritira dalla competizione. D’altronde non si è ritirato quando Giuliano Ferrara, sul Foglio, ha pubblicato i documenti che provano la cresta fatta sulle spese dal chirurgo passato alla politica, figuriamoci se abbandona adesso davanti alla crudele verità della scienza statistica.
E che dire della ex festa dell’Unità, oggi anonima, in svolgimento a Genova? I lettori avranno notato le fotografie (pubblicate dal Giornale) delle sale semivuote dove i democratici dovrebbero dibattere in vista del congresso. Rivelano l’indifferenza degli iscritti al partito privo di idee, senza una linea, a corto di proposte che non riguardino le vicende private degli avversari.
C’è più gente alle feste a Palazzo Grazioli che alla festa del giornale fondato da Gramsci. E il direttore dell’organo di stampa, Concita De Gregorio, si adegua; domenica ha dedicato le otto pagine iniziali, inclusa la copertina dove campeggiava un pallone, alla ripresa del campionato di calcio; e ieri ha rifilato questo titolo ai compagni: «Paperone per caso», riferito al vincitore del Superenalotto.
È la sinistra, bellezza; la radiografia da cui si evince lo stato di salute (precario) del Pd. La lastra documenta l’esattezza della diagnosi emessa dal più credibile dei candidati segretari, che è poi il segretario provvisorio, cioè Dario Franceschini, il quale sconsolato ha diramato la seguente dichiarazione: «Chi vota noi non sa cosa vota».
È in agguato la morte cerebrale. (VITTORIO FELTRI – IL GIORNALE -)
lunedì 24 agosto 2009
“La colpa dei mali del Paese non è tutta di Silvio..”. Bravo Veltroni, e fin qui ci siamo, ma l’accenno di buonsenso sciama nel prosieguo: “..ma anche di dirigenti del Pd e di Di Pietro”. Mi aspettavo ci mettesse anche Grillo, nel suo ultimo colpo di coda, l’ex-Veltroni riformista. Ed invece no: Beppe è stato graziato dallo scaricabarile.
Signor Veltroni, il governo Silvio Berlusconi IV esiste grazie alla sua stretta di mano privata in odor d’inciucio a cui seguì la caduta del governo Prodi; è passato, prima del suo sacrifico, per i governi D’Alema, che non hanno mai messo in discussione il gigantesco conflitto di interessi dell’attuale Premier; è stato coltivato da una ingenua logica possibilista confusa con il dialogo politico, goffamente predicato con l’etichetta del suo riformismo e boicottato dai suoi stessi colleghi di partito.
Purtroppo il governo Berlusconi esiste, ed esisterà, perché il sistema d’informazione italiano si ostina a propagandare o quest'uomo o un’alternativa a quest’uomo inesistente, dilaniata da bassezze e guerre intestine, incapace di offrire una visione del futuro, che nicchia una volta verso Cuffaro e l’altra verso Galan.
Signor Veltroni, ex-riformista, chiuda gli occhi ed immagini un Parlamento senza Italia dei Valori: non vede anche lei un unico grande partitone, in contrapposizione sì, ma armoniosa, che ora si bacchetta, ora si lusinga in un immobilismo che dura già da cinquant’anni e ne durerà altrettanti? Io sì, lo vedo, e tutti i giorni vorrei un Paese diverso, senza gli illusi e collusi di quel partitone.
Ed ero convinto lo vedesse anche lei quando ci accordammo in vista delle elezioni, perché ricordo bene che, in presenza dei rispettivi testimoni, le sottolineai che Italia dei Valori avrebbe condotto un’opposizione decisa e severa contro eventuali porcate degli avversari. Anche lei, signor Veltroni, quando era riformista, fu d’accordo su questa posizione, ed in virtù della comune visione accettammo di unirci in coalizione.
Gli avversari mantennero le aspettative tuffandosi da subito nell'officina delle leggi porcata; Italia dei Valori mantenne la parola di fare opposizione, che divenne l’unica; lei fece la parte dell’agnello sacrificale. (www.antoniodipietro.it)

domenica 23 agosto 2009
sabato 22 agosto 2009
Con cosa e con chi pensa di allearsi il Pd di Fassino in Veneto?
Dietro la faccia di Galan, di cui non condivido moltissime scelte politiche adottate per la sua regione, dall’ampliamento della base Dal Molin di Vicenza alla disponibilità al collocamento di ipotetiche centrali nucleari sul territorio, passando per la scarsa assistenza al tessuto economico regionale che ha favorito la fuga di attività produttive in Romania, si nasconde l’arroganza del Presidente del Consiglio.
All’ombra del Pdl crescono due tipi di muffe: coloro che hanno il ruolo di compiacere e servire il proprio capo-padrone e gli esecutori fedeli privi di iniziativa, cui spetta il solo compito di estendere sul territorio le politiche romane. I secondi sono accuratamente piazzati a governare le regioni “occupate”: dall’Abruzzo alla Sardegna, dalla Sicilia al Veneto.
Le coalizioni però si fanno sul programma. I patti con il diavolo, invece, si stringono a scatola chiusa pur di conseguire vantaggi personali. E mentre le prime portano verso il futuro, i secondi conducono su una strada senza vie di uscita.
A quale Veneto del futuro aspira dunque il Pd? Quello delle centrali nucleari, della militarizzazione della regione, dell’odio razziale?
L’opposizione, quella mascherata e compiacente verso questo governo, non è mai vincente. Con questa strategia il Pd non va da nessuna parte anche perché non pone il cittadino al centro delle proprie scelte, ma mostra semmai il vero volto di quella dirigenza castale che, ad oggi, ha prodotto il 50% di astensionismo alle urne. Vale inoltre una vecchia regola: tra l'originale e la brutta copia, se proprio si deve scegliere, meglio l'originale, cioè il Pdl. (www.antoniodipietro.it)
La Montreal Gazette, canadese, dà invece notizia del libro che Patrizia D'Addario ha intenzione di scrivere, sottolineando che mentre Repubblica e il Corriere della Sera hanno dato notizia delle sue rivelazioni, le televisioni di Berlusconi e la Rai "hanno a malapena trattato l'argomento". (REPUBBLICA)
venerdì 21 agosto 2009
Come intende sconfiggere la mafia Silvio Berlusconi allevandola in casa? Prendendone il controllo dall’interno? Invitando alle sue solite cene private i vari Provenzano, Riina, De Stefano? I padrini di Cosa Nostra non li può comprare a buon prezzo come Bossi o Fini, se ci stringi un patto (di sangue) viene stralciata la clausola di risoluzione del contratto!
E poi, con quali voti pensa di fare la differenza politicamente nel Paese, il Cavalier nostrano, se non con quella dei sodali malavitosi?
Non è per caso lui che ha ospitato un assassino di Cosa Nostra in casa propria sotto le mentite spoglie di uno stalliere?
Non è per caso il suo partito un ottimo vivaio - nel presente Dell’Utri e, nel passato, Cuffaro - per uomini con forti relazioni con la criminalità organizzata?
Non è per caso proprio lui ad aver favorito con le leggi gli affari e l’incolumità dei criminali, attraverso la depenalizzazione dei reati finanziari, la contrazione dei tempi di prescrizione, l’eliminazione delle intercettazioni, il condono fiscale?
Non è per caso proprio il CDM da lui presieduto che ha deciso di non sciogliere il comune di Fondi per infiltrazioni della ‘Ndrangheta, dopo 17 arresti e più di 500 cartelle di atti giudiziari testimonianza della collusione tra la giunta Pdl e criminali organizzati?
Non è per caso lui che trattò, come ci dice la sentenza di primo grado che ha condannato a nove anni Marcello Dell’Utri per concorso esterno in associazione mafiosa, con i padrini delle cosche accordi e favori economici per le sue aziende, oltre la nascita di Forza Italia?
Presidente del Consiglio, come ho scritto appena due giorni fa, il suo è il governo del “favoreggiamento alla mafia” e passerà alla storia per aver rafforzato economicamente e fatto penetrare fin nei più alti ranghi delle istituzioni il flagello della criminalità organizzata.
Riporto per non dimenticare uno stralcio della sentenza che riguarda Marcello Dell’Utri e che non leggerete mai sui giornali (leggi il testo integrale). Stampatelo e diffondetelo tra i vostri amici e conoscenti perché la menzogna si combatte con l’informazione.
giovedì 20 agosto 2009
mercoledì 19 agosto 2009
martedì 18 agosto 2009
Il prodotto interno lordo del Paese crollerà a -4,8%, queste le nuove previsioni per il 2009. In realtà è l’ennesima previsione di crollo che viene rivista oramai a cadenza mensile, se non giornaliera, e che denota l’incompetenza di chi effettua le stime o l’incapacità di chi è al governo e dispone delle leve per gestire le variabili.Mi domando con che attendibilità si parli nel 2010 di una bava di vento in poppa al Pil del +0,6% o di “ripresa” nel 2011 con un incremento dello 0,8%. L’impressione è che si stiano tirando i dadi e che, chi li ha in mano, sia un baro. Chiuderemo nel 2009 con un Pil reale vicino al -8%, questa la realtà.
L’Italia, ad oggi, dicono abbia sentito meno la crisi rispetto agli altri Paesi occidentali, pura illusione riconducibile a tre motivi principali: da una parte non sono stati diffusi i numeri della crisi e della disoccupazione, che ad oggi continuano ad essere trattati come un’estrazione del Lotto, dall’altra sono state salvate le banche che però non hanno salvato le aziende, ed infine l’amministrazione pubblica italiana, macchina imponente con qualche milione di dipendenti, ha riversato sul debito pubblico, sui servizi e su qualche migliaio di precari il costo della crisi. Ad aver pagato il prezzo più alto della recessione sono stati i lavoratori, soprattutto i precari, delle imprese private e dei colossi industriali in cassa integrazione o semplicemente sbattuti in strada. L’arresto dell’emorragia del debito pubblico, un Golem da 1,8 mld di euro fuori controllo, è la cartina tornasole della ripresa economica oltre che condizione necessaria per restare in Europa. E’ stato stimato che per mantenere la capacità di sostenere il livello pensionistico italiano la crescita “reale” dell’economia, il Pil quindi, debba segnare un +1.8%. Se oggi siamo ad un Pil di -4,8% (con un valore medio invece tra il 2008 ed il 2010, del -1,6%) qualcuno si è chiesto come stiamo pagando le pensioni con un differenziale sull’anno di -6,6% (e medio nel triennio di -3,4%)? Semplice, attingendo al Golem del debito pubblico.
Ma il gioco sta per finire, e finirà in autunno, quando l’alchimia di governo non riuscirà a spiegare ai cittadini come mai le aziende continueranno a chiudere copiose e prive di ammortizzatori sociali per i propri dipendenti, o come mai i pensionati vedranno ritoccare a ribasso le pensioni mentre loro, i governanti, a Palazzo Grazioli sorseggiano champagne serviti da escort vestite di nero e pensano ai dialetti, a Mediaset e a come fottere il Tricolore. (www.antoniodipietro.it)
lunedì 17 agosto 2009
In Italia si sciolgono molte giunte in un anno, anche per futili motivi o per gli stessi di Fondi, come ad esempio Fabrizia e Vallelunga Pratameno. Allora dobbiamo chiederci: perche' il comune di Fondi, provincia di Latina, con forti infiltrazioni della ‘Ndrangheta, non è stato sciolto dopo più di un anno?
Perché il governo ha lasciato che venisse trasformato da un comune caso di infiltrazione criminale in un’amministrazione pubblica in un caso nazionale di connivenza tra politici del centrodestra e criminalità organizzata?
Perché è stata ignorata la richiesta di un prefetto, Frattasi, a sciogliere quel comune dopo 17 arresti e più di 500 cartelle giudiziarie? Forse perché la giunta di Fondi è del Pdl mentre non lo erano quelle dei comuni di Fabrizia e Vallelunga? Anche, ma non solo: qualcuno all’interno della giunta, o al di fuori poco importa, ricatta il governo, il quale a sua volta è ricattabile. Nel mezzo il vaso di coccio Maroni, leghista a fasi alterne, che tace e piega il capo ai colleghi picciotti
Il governo Berlusconi IV è il governo del favoreggiamento alla mafia per una miriade di ragioni. Lo è perché fa campagna elettorale lanciando messaggi di distensione alla criminalità organizzata. Lo è perché protegge in Parlamento, e fuori, uomini condannati per associazione mafiosa che negano perfino l’esistenza di Cosa nostra.
Lo è perché inneggia a Mangano, un assassino a cui il presidente del Consiglio ha aperto la sua casa. Lo è perché ha eliminato di fatto lo strumento d’indagine delle intercettazioni con cui venivano arrestati i capi e i sicari delle cosche. Lo è perché ha tolto soldi e mezzi alla sicurezza garantita dalle forze dell’ordine, barattata con le ronde leghiste.
Lo è perché viene ricattato, oltre che dalle escort, anche dai malavitosi. Per cosa viene ricattato i cittadini non lo sapranno mai, ma assicuro che il prezzo lo hanno pagato e lo pagheranno loro. La merce, invece, se la spartiranno ricattati e ricattatori. (www.antoniodipietro.it)

INNO NAZIONALE- E a proposito di tradizioni, il ministro delle Riforme ha spiegato che «quando cantiamo il nostro inno, il Va pensiero, tutti lo cantano perchè tutti conoscono le parole, non come quello italiano che nessuno conosce». Secondo Bossi, il fatto che più gente conosca le parole del Va pensiero significa un maggiore attaccamento alla Lega «perché la gente ne ha piene le scatole».
IL CAPO DELLO STATO- Dopo gli elogi a Bersani, adesso tocca al Capo dello Stato. «Preferisco Napolitano a Ciampi. Napolitano è sempre stato ragionevole, non si è mai opposto al governo». Un elogio inaspettato quello di Bossi, mentre ricorda che con il Presidente della Repubblica è stato possibile dialogare. «È una cosa importante perchè è lui che firma le leggi. Per fortuna che il governo non l'ha mai avuto contro. Il presidente della Repubblica deve essere il più possibile neutro».
IL DIALETTO-E intanto il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli spiega che la bozza di legge sul dialetto è pronta e verrà approvata presto. Il testo della legge è stato consegnato sabato a Bossi ed è un argomento caro al leader della Lega. « L’anno scorso a Ferragosto ho portato la bozza del federalismo fiscale che in meno di un anno è diventata legge. Oggi Bossi ha in mano la bozza di legge sui dialetti e vi garantisco che non durerà tanto di più per diventare legge». Il testo all’esame di Bossi prevede l’obbligatorietà dell’insegnamento a partire dalle scuole primarie.
«NESSUN RICATTO»- « Nel governo non c’è nessun ricatto, nessuna golden share della Lega. Abbiamo solo il peccato di avere avuto un grande maestro che ci ha insegnato e ci ha fatto capire che cosa vuol dire lavorare e fare andare la testa. Mentre loro sono in vacanza ai tropici noi stiamo a casa a lavorare e a preparare le leggi». Lo ha spiegato il ministro Calderoli secondo cui «se c’è il rispetto di tutte le parti, questo governo durerà 4 anni e realizzerà le riforme». E ha aggiunto: «Non è un peccato avere idee e ideali quando c’è chi come unica proposta, ha fatto quella di dare la cittadinanza agli immigrati dopo 5 anni. Questi sono fuori di melone». (CORRIERE DELLA SERA)
domenica 16 agosto 2009
sabato 15 agosto 2009

venerdì 14 agosto 2009

Il ministro della Cultura Bondi ha rifinanziato per il 2009, con soldi pubblici, la fondazione Craxi. Fin qui, sapendo che il Pdl accoglie in Parlamento condannati per ogni sorta di reato, anche per associazione mafiosa, nulla di che stupirsi, sappiamo di essere di fronte ad un partito ad immagine e somiglianza dei suoi fondatori: Berlusconi e Dell’Utri.
Ma quando si apprende che le fondazioni intitolate a Sandro Pertini, a Di Vittorio e a D'Annunzio non riceveranno un euro questo deve indignarci.
Le fondazioni hanno il compito di promuovere la cultura nel Paese, quali valori vuol promuovere la fondazione Craxi di cui sua figlia Stefania ne è Presidente?
Su Wikipedia si legge: “la Fondazione Craxi è una fondazione nata il 18 maggio 2000 allo scopo di tutelare la personalità, l'immagine, il patrimonio culturale e politico di Bettino Craxi attraverso la raccolta di tutti i documenti storici che riguardino la sua storia politica”. Mi viene il dubbio leggendo questa definizione se, nel “patrimonio” di cui parla, ci siano anche le migliaia di fascicoli giudiziari prova del suo vero valore politico.
Craxi non era uno statista, è stato solo il fondatore del sistema dei finanziamenti illeciti ai partiti, un incallito corrotto e corruttore che ha distrutto il sistema economico italiano fondandolo sul meccanismo clientelare piuttosto che su quello meritocratico. Un meccanismo per cui appalti e lavori pubblici finirono nelle mani del miglior offerente invece che del più capace.
Un uomo alla cui ombra sono cresciuti, come nel peggiore dei vivai, i politici di prim’ordine che ora guidano i partiti italiani.
Un uomo i cui insegnamenti sono alla base della sfiducia nelle istituzioni e nella politica del primo partito italiano: quello degli sfiduciati che raccoglie oggi il 50% dei cittadini con diritto di voto.
Una fondazione, quella Craxi, che scioglierei oggi stesso poiché rifinanziata attraverso lo stesso sistema creato dell’individuo a cui è dedicata: quello del clientelismo. Propongo altre fondazioni ai politici e sodali del Bettino d’Hammamet, dispersi nei maggiori partiti politici italiani: quella dedicata a Mangano o a Rocco Muscari.
Nei prossimi giorni darò spazio ad un’altra fondazione all’altezza della precedente, quella Agnelli, dedicata all’omonimo corruttore, meglio conosciuto dai politici sotto le spoglie di senatore a vita: Giovanni Agnelli. (www.antoniodipietro.it)
giovedì 13 agosto 2009

La verità è che gli operai di Milano hanno bucato l’oscurità mediatica, riproponendo la questione sociale, vera e propria bestia nera di una destra ottusa e di chi gioca le sue carte solo e soltanto sulla questione etnica, sul dialetto, sulla bandiera regionale, sui tg in dialetto.
Da qui la rabbia di chi vorrebbe cancellare politicamente e mediaticamente la crisi economica e sociale e, soprattutto, le donne e gli uomini che la incarnano.
Ci farebbe infine piacere sapere se il giornalista Paragone, vice direttore di Libero, sia lo stesso che, dopo aver promosso mille campagne, anche fondate, sulla Rai, sia stato di recente promosso vice direttore di Rai1, quella che un tempo veniva chiamata la rete ammiraglia, quella che dovrebbe garantire tutto e tutti . La sua nomina, per altro, non ha ricevuto il voto favorevole del presidente garante Garimberti, che ha ritenuto eccessiva una designazione dell’ultimo secondo, dall’esterno e senza giustificata motivazione.
Forse la motivazione è arrivata oggi, con questo editoriale che riprende quasi alla lettera le polemiche di Berlusconi contro gli operai e contro chiunque, Tg3 in testa, osi ancora nominare la povertà e il conflitto sociale.
Dal momento che abbiamo sempre difeso la libera circolazione delle opinioni non chiederemo mai limitazioni di sorta per alcuno, ma ci piacerebbe sapere dalla Rai se questa sarà anche la nuova linea di Rai1 su questi temi e in che modo la Rai medesima intenda invece continuare a illuminare una questione sociale che, di giorno in giorno, si aggrava sempre più.
Non sappiamo se gli “operai appollaiati” sulla gru, per usare l’elegante espressione di Paragone, abbiano vinto o stravinto, di sicuro hanno dato, insieme alle loro famiglie e ai loro compagni, una straordinaria lezione di civiltà e di dignità, umana e politica. (ARTICOLO 21)
"Non è una provocazione ma una richiesta legittima basata sulle dichiarazioni del presidente"
L'AQUILA - "Vorrei abitare a Villa Certosa o a Palazzo Grazioli". E' il 'desiderata' apparso tra le domande per la sistemazione in alloggi provvisori presentate dai terremotati aquilani. La richiesta di abitare nelle residenze del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, è stata inviata alla protezione civile e al Comune dell'Aquila da Antonio Bernardini, la cui casa, nella zona rossa del centro storico del capoluogo Abruzzese, è inagibile. Nel tipo di sistemazione preferita, alla voce "alloggi in affitto" a penna è stato aggiunto "se possibile, a villa Certosa oppure a palazzo Grazioli". "Non si tratta di una provocazione - ha detto all'Ansa il terremotato aquilano - ma di una richiesta legittima basata sulle dichiarazioni del presidente il quale aveva pubblicamente promesso che avrebbe ospitato nelle sue case alcuni terremotati. In questo modo avrei anche l'occasione di essergli utile con consigli basati sulla mia esperienza di terremotato prima in auto, poi in tenda e infine in due alberghi, e di profondo conoscitore della città". Bernardini è segretario generale ed economo del Consorzio di ricerche applicate alla biotecnologia (Crab), ma fu licenziato illegittimamente sei anni fa ed è in attesa che sia dato seguito a due sentenze della magistratura che impongono al Consorzio il suo "reintegro immediato" nelle funzioni e il pagamento delle retribuzioni e dei contributi. (REPUBBLICA)
martedì 11 agosto 2009
Colpo di sole
Ad ottobre il Blog dell’Opinione compirà un anno di vita, ma non so se ne festeggeremo il compleanno. Non significa che questo blog sta per morire, ma non credo che avrà più la continuità, la cattiveria e la carica d’ironia attuale. I lettori più affezionati si staranno chiedendo cosa sta succedendo ? Succede che chi vi scrive si dichiara parzialmente sconfitto. Da ora iniziano le acrobazie.
Sono stanco di commentare tutto il liquame che scorre in questo Stato, sono stanco di essere rappresentato da questa categoria di politici, sono stanco dell’apatia di questo popolo che si lascia scorrere tutto addosso, sono stanco di dover usare un linguaggio consono per un blog e non poter dire quello che penso realmente. Allora deliro.
Vorrei poter prendere quell’uomo non molto alto, che guida qualche milione di persone e afferma di lavorare per il loro bene mentre si fa i cacchi suoi, e sbatterlo in galera senza pane e acqua e vederlo agonizzare. Senza sottoporlo nemmeno al giudizio di gente con la toga, sappiamo tutti che è già colpevole. Negli ultimi mesi quest’uomo è stato al centro dell’attenzione per essere un gran puttaniere, libero di esserlo s’intende, ma credo che colui che guida tanta gente debba conservare un altissimo livello di moralità. Invece sostiene che sono affari privati e che comunque non è un santo e forse andrà pure da Padre Pio a sbattersi il petto…….questa volta.
Vorrei chiedere a quella donna, che l’uomo di cui sopra ha affidato un incarico solo perché lei gli ha elargito un servizio con la bocca, se per amor di Patria è disposta a fare lo stesso con me.
Lo stesso chiederei ad un’altra donna che occupa un incarico che ha che fare con la scuola.
Vorrei poter sputare in faccia tutti gli individui che osannano quest’uomo basso di statura unicamente perché appuntati sul libro paga. Sputare in faccia il suo portavoce, il suo fedele pupazzo che si occupa di redigere scritti per evitargli la galera. Sputare in faccia quello che fino ad un paio di anni fa osteggiava il piccoletto, e ora è uno dei suoi più accaniti sostenitori. Questo soggetto è giovane, porta gli occhiali e fa rima con coglione.
La saliva non mi manca e allora continuerei con quelli che scrivono su dei pezzi di carta oscurando e manipolando la verità. Il primo è un tizio con le meches, pronto ad attaccare tutti e a minacciare denunce quando attaccato. Lui è il primo SERVO A LIBRO PAGA ( a buon intenditor…) .
Poi anche a quei ominicchi che in questi giorni si sono scambiate le poltrone della conduzione di un paio di pezzi di carta.
Torturerei quel leccaculo che in tv guida un Tg visibile premendo il quarto tasto del telecomando, un pezzente che dopo aver imbarcato debiti di gioco è corso ad elemosinare pietà all’uomo basso.
Prenderei a calci quello che ha la testa pelata e dirige un Tg visibile premendo il primo tasto del telecomando, un pupazzo che sceglie le notizie evidentemente dopo essersi consultato con il bassotto.
Di colui che invece risiede su un colle e rappresenta tutti gli abitanti di lingua italiana, stendo il classico velo pietoso. Usa la mano destra solo per firmare carta igienica sottopostagli dai servi dell’uomo basso di statura. Poi torna a dormire come sostiene un comico il cui cognome è pari a quell’insetto che di sera fa “cri cri”.
Manderei a fanculo quelli che dovrebbero fare opposizione al bassotto mentre nel corso degli anni lo hanno salvato più volte. Infatti il nanetto da quanto “è sceso in campo” si porta con se un’anomalia che etica morale vieterebbe a tutti, ovvero occuparsi del bene comune possedendo egli stesso beni che leggi giuste gli impedirebbero di avere (lo so qui l’acrobazia è carpiata, ma credo che ci siamo intesi).
Il bassotto vorrebbe vedere tutti quelli che portano una toga, specie se di colore avverso ai tori nell’arena, in galera, quando lui stesso dovrebbe già risiederci invece di scopare come un riccio in una villa su un’isola.
Caverei gli occhi ad un individuo che compare spesso in tv a difendere il nano e che è maestro nelle acrobazie linguistiche, e tra una stronzata e l’altra infila sempre un “ma va là, va là”.
Tutti questi figuri sostengono che nei loro confronti si raffigura un odio personale e non la normale contrapposizione di idee diverse. Forse è vero, ma quando tra le loro file si tutelano corruttori, ladri, indagati, mafiosi, razzisti, analfabeti che occupano cariche importanti e sputano su una bandiera di tre colori, mignotte, zoccole, pompinare, giullari, ballerine, nani, servi e quant’altro, allora il dialogo è impossibile. E’ vero qualcuno vi vorrebbe vedere penzolare come molti anni fa un altro vostro pari, a me basta che vi togliate dai coglioni.
Basta, il fegato è gonfio abbastanza e il colpo di sole ha avuto il suo effetto, riprendiamo a scrivere in modo semplice e chiaro.
Come affermato a principio di questo intervento, mi dichiaro parzialmente sconfitto e da oggi il blog riporterà solo notizie estratte da testate on line, poi l’opinione la lascio a voi lettori se avrete la bontà di scrivermi. L’opera di demolizione di questo sistema la lascio ad altri blog sicuramente più coraggiosi e intraprendenti.
Grazie per l’attenzione e perdonatemi se potete.