Vent’anni sono passati dalla stagione delle stragi, e la verità è ancora oscurata da una ragnatela di collusioni, silenzi e comportamenti omertosi. Ma quella stagione non può assolutamente essere archiviata.
Lo dobbiamo alle vittime di tanta barbarie, alla nostra storia e a quei principi tracciati dai nostri padri costituenti.
Se ci fu una trattativa tra Stato e Mafia è bene che si conoscano i responsabili, i fautori ed è bene anche che si sappia chi vuole mantenere quella pagina oscurata.
In un altro Paese, di fronte alla notizia della telefonata dell’ex presidente del Senato, Nicola Mancino, al Capo dello Stato per chiedere di fare pressioni sui pm di Palermo, ci sarebbe stata un’alzata di scudi della politica e del mondo del giornalismo, ma in Italia i riflettori rimangono spenti. Non solo: le inchieste giornalistiche, come quella de Il Fatto Quotidiano, sono state additate come “risibili” e “irresponsabili illazioni”.
Qui di irresponsabile c’è solo la convinzione che per qualcuno la legge sia più uguale che per gli altri e che la verità venga dopo la necessità di difendere i potenti di oggi e di ieri.
Come se i fatti documentati possano essere liquidati con termini offensivi e senza alcuna risposta. Purtroppo quelle parole, pesanti come macigni, sono state snocciolate dallo staff del Capo dello Stato, accompagnate da un dato di fatto importante: una triste conferma che ci preoccupa molto.
Infatti, lo staff ha confermato ieri quanto evidenziato dal consigliere giuridico del Presidente della Repubblica, Loris D’Ambrosio, cioè che sia una prassi intervenire sulle autorità giudiziarie. Nel caso specifico, c’è stata una confessione: una lettera di pressioni scritta da Napolitano al Procuratore generale della Cassazione. Mi chiedo, e chiedo a voi: è nel ruolo di un Presidente della Repubblica italiana scrivere al Pg della Cassazione per chiedere di intervenire prontamente sulla questione? E poi: può il segretario generale della Presidenza della Repubblica informare il Pg evidenziando che le preoccupazioni di Mancino, ex Presidente del Senato, sono “condivise da Napolitano”? Sono quesiti che in un Paese civile e democratico non dovrebbero neppure porsi, visto che la ricerca della verità dovrebbe essere l’unica guida.
Un Paese è libero e democratico quando non ha segreti e quando le istituzioni concorrono alla ricerca della verità. I cittadini devono sapere, devono capire se settori dello Stato hanno operato e collaborato con la mafia e nessuno, dico nessuno, può ostacolare questa ricerca. Pertanto, questa settimana in Parlamento, noi dell’Italia dei Valori interrogheremo il ministro della Giustizia nel corso di un Question Time.
Vogliamo sapere se il guardasigilli intenda disporre degli accertamenti al fine di verificare se le pressioni del Quirinale sul Pg abbiano avuto un seguito.
E perché il procuratore Capo di Palermo si è rifiutato di sottoscrivere l’indagine? Vogliamo capire se questi comportamenti sono la conseguenza di quelle pressioni.
La verità deve essere cercata senza guardare in faccia né presidenti, né ex presidenti, e senza interventi di sorta.
Questo lo Stato lo deve non solo a se stesso, alla giustizia, ma anche ai suoi servitori che persero la vita in quell’estate del ’92. (www.antoniodipietro.it)
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