I nostri sindacati non perdono occasione per rendersi inutili e pure ridicoli. Ieri hanno avuto un’idea alla quale si stenta a credere. Sapete cosa fanno il Primo Maggio? Vanno a L’Aquila per manifestare. Speriamo che le migliaia di abruzzesi attendati perché rimasti senza casa non accolgano i gitanti Cgil-Cisl-Uil come si meriterebbero: a sassate. E auguriamoci che durante la dozzina di giorni mancanti alle celebrazioni della festa dei lavoratori, prevalga il buon senso nelle testoline dei capi tribù e sia annullata la grottesca scampagnata. Non è il momento di sfrucugliare con bandiere rosse o bianche (non è questione di colore) persone alle quali è crollato il tetto sulla famiglia e che sopportano già troppi disagi per reggere cortei, comizi e roba del genere. Scendere in piazza a L’Aquila contro chi? Il terremoto? Se è così avvertiamo gli organizzatori della bizzarra trasferta che, se si facesse sentire la controparte, cioè il sisma, difficilmente darebbe retta alle istanze dei lavoratori. I sindacati sono talmente abituati a manifestare per tutto che ormai hanno i riflessi condizionati come i cani di Pavlov: non riflettono; vanno dove li porta l’istinto; non sono in grado di distinguere un terremoto da Confindustria. Sicché non saranno capaci di resistere al richiamo delle macerie e ci si butteranno a capofitto alla ricerca del cattivo cui attribuire le responsabilità del disastro. (LIBERO)
Effettivamente ridicola questa iniziativa dei sindacati, ma è da un po’ che i loro leader hanno perso il lume della ragione, due perché chirurgicamente infinocchiati da Berlusconi, l’altro perché rimasto solo e testardamente integralista.
Effettivamente ridicola questa iniziativa dei sindacati, ma è da un po’ che i loro leader hanno perso il lume della ragione, due perché chirurgicamente infinocchiati da Berlusconi, l’altro perché rimasto solo e testardamente integralista.
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