Il sottosegretario Govanardi è figlio del berlusconismo e dell’atteggiamento di arroganza di questo governo.
Le cose che mi preoccupano di più, dopo le sue dichiarazioni, sono: primo, il fatto che abbia deleghe alle politiche giovanili in Italia, secondo, la reazione che, nei prossimi giorni, in occasione di assembramenti pubblici, stadio Olimpico compreso, può scaturire dalle sue esternazioni.
Giovanardi si assuma la responsabilità delle sue parole e lasci le deleghe sul tema di cui è incaricato per manifesta incapacità di ricoprire un ruolo. La droga, l’anoressia e il disagio giovanile sono problemi da risolvere e non da emarginare. Ma il suo, oggi, è un tentativo di distogliere dalla realtà dei fatti: cioè che esistono delle mele marce nelle istituzioni e nei corpi di polizia e alcuni membri delle forze dell’ordine che vanno emarginati per non ledere la credibilità di quegli organismi statali.
Secondo Giovanardi “Stefano Cucchi è morto perché anoressico, drogato e sieropositivo”, peccato che tutte e tre queste malattie non causino ematomi e non fratturano le ossa. Giovanardi è allineato al ministro Alfano e sta ignorando referti, le testimonianze della famiglia, e altri fatti molto molto sospetti nella vicenda.
Un distacco ed un disprezzo dei fatti, il suo, che ispira trame romanzesche da Kgb ed allontana questa generazione confusa di giovani, getta indifferenza sul dolore della famiglia Cucchi e sdogana un concetto terribile, quello che il debole è sacrificabile, che per il debole il sistema non garantisce, che per lui la rieducazione stile ‘arancia meccanica’ è accettabile e forse terapeutica.
Nel 2000 vidi un film che mi colpì molto, Traffic. Tra gli attori, Michael Douglas, che vestiva i panni di un politico bigotto e benestante che si batteva per la linea dura della lotta alla droga, pensando di esserne immune finché, nell’infernale macchina della morte, scopre esserci la sua famiglia. Da lì la sua prospettiva cambia completamente.
Giovanardi oggi ha indossato i panni di quel borioso politico ed ignora volutamente sia che la morte di Cucchi non può essere imputata alla sua “gracilità alle percosse”, sia che i problemi da lui liquidati con profondo disprezzo, potrebbero essere alla porta di qualsiasi buon padre di famiglia. (www.antoniodipietro.it)
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