domenica 22 luglio 2012

Lobby delle mie brame



Quando in America scoppia uno scandalo di sesso, invariabilmente il giornalismo robot ritira fuori la storia del Puritanesimo, magari dimenticando che l’America ha inventato la pornografia di massa, da quella patinata alla più sordida. Quando la cronaca ripresenta la consueta, puntuale strage a colpi di mitra e pistola, il giornalista automatico riesuma la lobby delle armi come spiegazione passe-partout. Quello che l’informazione irriflessiva dimentica è che nessuna lobby può avere successo se non trova corrispondenza nell’opinione pubblica. La colossale lobby del tabacco non è riuscita a impedire la guerra alla sigarette, quando la maggioranza delle persone furono convinte da una campagna martellante che fumare fa male. La lobby dell’alcol non riuscì a evitare lo sciagurato Proibizionismo, quando nel bere fu indicato il male che consumava la nazione. E se la lobby delle armi riesce invece a castrare ogni legge seria sul controllo del commercio e del possesso privato di fucili e munizioni anche di tipo militare (il giovanotto stragista di Aurora aveva seimila, dico sei mila, proiettili) è perché una maggioranza forte di cittadini vuole così. E’ l’opinione pubblica a creare la lobby, e non viceversa, in un rapporto che si alimenta a vicenda. Non è, come sempre, la forza maligna dei lobbisti a vincere, è la debolezza delle classi dirigenti politiche e, chiedo scusa, intellettuali a dare campo libero a loro, perché non riesce o non vuole educare i cittadini. Basti pensare alla resa della politica davanti alla finanza tossica che piaceva alla gente perché sembrava un Babbo Natale con la gerla piena di mutui facili e di credito al consumo, per sostenere stili di vita e consumi che il reddito reale non avrebbe permesso. Le lobby fanno il loro mestiere di lobby, E’ la politica che non fa il mestiere della politica. Oppure si rassegna a essere la lobby dei cretini, dei qualunquisti, dei parolai per vincere le elezioni, nascondendosi come i guardoni dietro i cespugli dei sondaggi. (Vittorio Zucconi http://zucconi.blogautore.repubblica.it/)

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