martedì 24 luglio 2012
Non c'è ragione di Stato che tenga
La richiesta di rinvio a giudizio per 11 imputati, alcuni dei quali erano all’epoca dei fatti altissimi esponenti dello Stato, per attentato contro un corpo politico dello Stato, e per l’ex ministro degli Interni ed ex presidente del Senato, Nicola Mancino, per falsa testimonianza, conferma che su quello che successe in Sicilia all’inizio degli anni ’90 è calato per due decenni un velo di complicità e di omertà.
Queste coperture hanno sinora impedito che la verità fosse scoperta e hanno permesso che l’assassinio di eroici servitori dello Stato come Falcone, Borsellino e gli agenti delle loro scorte rimanesse impunito.
Continuo a pensare che di fronte a un’ipotesi mostruosa come quella di una trattativa fra Stato e mafia, intessuta sulla pelle di magistrati, poliziotti e cittadini innocenti, non ci sia ragion di Stato che tenga. Bisogna ricercare la verità senza guardare in faccia nessuno, come stanno facendo i magistrati di Palermo, ai quali va tutta la solidarietà mia e dell’Italia dei Valori.
Rendere il loro lavoro già difficilissimo ancora più complesso, e delegittimarli, nonostante operino in una situazione di forte pericolo, significa rendere un pessimo servizio non solo alla giustizia, ma anche alla democrazia e alla Repubblica.
La criminalità organizzata ha potuto prosperare sino a diventare il cancro che sta uccidendo l’Italia intera. Troppo a lungo il potere ha preferito chiudere tutti e due gli occhi prestando la propria complicità, sia direttamente che per omissione, e privilegiando una malintesa ragion di Stato sull’obbligo di far luce sulla verità e di punire i colpevoli.
Per questo ritengo che l’inchiesta di Palermo sia importantissima non solo sul piano giudiziario, ma anche su quello della cultura politica di questo Paese. Per questo penso, e continuerò a dire forte e chiaro – nonostante scomuniche e ricatti – che ogni tentativo di ostacolare le indagini, da qualunque parte provenga (fosse anche dal capo dello Stato) sia stato un gravissimo errore, che comporta pesanti responsabilità politiche e morali. (www.antoniodipietro.it)
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