Il «vicedisastro», come l’ha ribattezzato il suo compagno di partito Matteo Renzi, ha esordito come peggio non poteva. Ma il vuoto della politica che è dietro ai ragionamenti sin qui espressi da Dario Franceschini, ex numero due del «disastro» Walter Veltroni e attuale segretario del Partito democratico, non è l’unico responsabile della sua partenza azzoppata. C’entrano anche il calendario parlamentare, che gli ha messo subito davanti uno scoglio duro come il testamento biologico, e il peccato originale del Pd, del quale non si è mai capito, per dire, (...) (...) se è un partito socialista, liberale o laicamente cattolico. Resta il fatto che l’assenza di personalità del nuovo segretario («uno che non pare brillantissimo», secondo l’eufemistica definizione di Emma Bonino) è garanzia di proseguimento della corsa verso il baratro. Cosa che sta puntualmente avvenendo. «Ora inizia davvero la stagione dell’unità» aveva detto Franceschini sabato, nel suo primo discorso da leader. A dire il vero nessuno si attendeva miracoli da lui. Ma ci si aspettava, comunque, che le anime del suo partito avrebbero cercato un accordo di facciata per evitare di presentarsi in ordine sparso al primo appuntamento. In modo da aiutarlo nei suoi primi passi. E invece la nomina di un segretario debole sembra aver dato il segnale di “liberi tutti”. La «stagione dell’unità» è iniziata così con Francesco Rutelli e Dorina Bianchi che se ne vanno per conto loro. (LIBERO)
Il mio non è accanimento verso Franceschini ma solo la dimostrazione che sia a sinistra che a destra il suo nuovo ruolo desta non pochi dubbi. Ma come ho affermato nel precedente post sono pronto a rimangiarmi felicemente tutto.
Il mio non è accanimento verso Franceschini ma solo la dimostrazione che sia a sinistra che a destra il suo nuovo ruolo desta non pochi dubbi. Ma come ho affermato nel precedente post sono pronto a rimangiarmi felicemente tutto.
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