
Non volevo affrontare il caso di Eluana perché penso che per dare una opinione bisognerebbe essere coinvolti direttamente e lasciare che siano i sentimenti dell’anima a parlare. Poi ci ho ripensato e scrivo quello che sento istintivamente, giusto o sbagliato che sia. Se avessi un mio caro che da dieci o quindici anni è nello stato in cui si trova Eluana, avrei chiesto di staccare la spina. Proverei troppo dolore nel continuare questa esperienza, dolore che credo inconsciamente provi anche Eluana.
Il lungo tempo trascorso contribuisce ad affievolire le speranze ed anche la forza della fede verrebbe meno. Proprio alla fede mi sarei aggrappato, pur essendo un cattolico non praticante e con molti dubbi. Mi sarei illuso che la preghiera mi avrebbe riportato indietro il mio caro, oppure, come scritto nella Bibbia, che dopo la morte avrei gioito della sua resurrezione.
E’ molto difficile per uno come me, abbastanza razionale, essere lucido e parlare di questo caso con il dovuto distacco e rispetto. E’ certo che la sentenza della Corte di Cassazione apre il dibattito sull’eutanasia per la quale mi sento di essere favorevole.
Lascio adesso lo spazio ad una amica da anni impegnata in un percorso spirituale, che ha una opinione differente alla mia e che osserva il dramma di Eluana con occhi e cuore pieni di fede.
Camillo
Io non condivido la sentenza pronunciata dalla Corte di Cassazione in riferimento al caso di Eluana Englaro, ritengo che si tratti di una vera e propria condanna a morte in età repubblicana.La decisione della Suprema Corte di fatto autorizza la sospensione dell'idratazione e dell'alimentazione che restano, secondo me e anche per una larghissima parte dell'opinione pubblica italiana, semplici sostegni vitali e non terapie.Dalla scelta operata dalla Corte di Cassazione ne consegue un'interpretazione riduttiva della vita, quale non degna di essere vissuta. Come cattolica mi appello ai responsabili politici, medici e a ogni uomo di buona volontà, affinché la vita venga rispettata e difesa dal suo concepimento fino al suo naturale spegnimento.Chiedo così a tutti di volersi opporre alla cultura di morte che nella nostra Italia si va affermando sempre di più.La vicenda di Eluana riguarda tutti noi. Sia perché sarebbe la prima volta in Italia che una persona viene fatta morire di fame e di sete, sia perché il suo caso viene usato per promuovere una legge sul testamento biologico che altrimenti, se affrontata razionalmente, non sarebbe nel sentire del popolo italiano.Dare cibo ad una persona, anche attraverso un sondino gastrico, non è accanimento terapeutico. Infatti, una volta tolto il sondino, per la morte Eluana saranno necessarie due settimane di agonia. E la morte sarà di fame e sete, non per altro. Ditemi non è questa una eutanasia mascherata, un passo fondamentale e necessario da fare verso il traguardo ideologico della legalizzazione della " DOLCE MORTE " il tutto sulla pelle di una donna che non può far sentire la propria voce? I mali del relativismo, del nichilismo e dell’insignificanza della vita sono ormai da tempo nella nostra società. Dobbiamo affrontarli.
Lucilla
Nessun commento:
Posta un commento