Per favore chiamami, piccola
e io ti risponderò come
un vecchio amico.
Cercherò di spiegarti
in una notte di stelle
il lamento del mio cuore.
Ci accompagneremo per mano
nella campagna densa di profumi,
e saprò raccontarti la mia storia.
Per favore chiamami, piccola
ti spiegherò la verità,
e perché non ho il coraggio
di parlarti se non come
un antico desiderio.
Mi siederò al tavolino
di un lontanissimo bar
illuminato dal profumo
di inebrianti liquori
… e affogherò.
Per favore chiamami, piccola
guarderò l’orologio
e sarà il tempo trascorso
ad indicarmi quando sarà finita.
Il ritmo di una vecchia canzone
cullerà il nostro amore,
solo per dirci che dopo
saremo lontani.
Per favore chiamami, piccola
ed io aprirò la mia porta
per dirci addio
come vecchi amici.
Succede di sentirsi soli, disorientati o confusi, accorgersi che il tempo che ci resta è breve e che ancora si vorrebbe dire o fare qualcosa, ma l'apatia spesso ha il soppravvento. Allora ci si appoggia ai ricordi, alla nostalgia, e allora si va a ripescare negli angoli più nascosti della mente il momento forse più dolce o delicato. E così ci si ritrova a ripercorrere un incontro che ha segnato per un periodo la nostra vita, come l'aver incontrato una donna di sedici anni più giovane, una ragazzina all'epoca. Averla amata, desiderata, insegnatole i segreti dell'amore e poi dopo perderla. Eppure quel ricordo resta vivo nella mente, e non va via ! E dopo tanti anni scrivere una poesia che sancisce l'addio. Come è capitatato a quest'uomo di cui non conosco l'età e il nome, ma di avere avuto la fortuna di trovarmi tra le mani questa poesia. Ho deciso subito di pubblicarla su questo spazio perchè quando la leggo provo un senso di malinconia e di abbandono, e sovente è piacevole provarli.
e io ti risponderò come
un vecchio amico.
Cercherò di spiegarti
in una notte di stelle
il lamento del mio cuore.
Ci accompagneremo per mano
nella campagna densa di profumi,
e saprò raccontarti la mia storia.
Per favore chiamami, piccola
ti spiegherò la verità,
e perché non ho il coraggio
di parlarti se non come
un antico desiderio.
Mi siederò al tavolino
di un lontanissimo bar
illuminato dal profumo
di inebrianti liquori
… e affogherò.
Per favore chiamami, piccola
guarderò l’orologio
e sarà il tempo trascorso
ad indicarmi quando sarà finita.
Il ritmo di una vecchia canzone
cullerà il nostro amore,
solo per dirci che dopo
saremo lontani.
Per favore chiamami, piccola
ed io aprirò la mia porta
per dirci addio
come vecchi amici.
Succede di sentirsi soli, disorientati o confusi, accorgersi che il tempo che ci resta è breve e che ancora si vorrebbe dire o fare qualcosa, ma l'apatia spesso ha il soppravvento. Allora ci si appoggia ai ricordi, alla nostalgia, e allora si va a ripescare negli angoli più nascosti della mente il momento forse più dolce o delicato. E così ci si ritrova a ripercorrere un incontro che ha segnato per un periodo la nostra vita, come l'aver incontrato una donna di sedici anni più giovane, una ragazzina all'epoca. Averla amata, desiderata, insegnatole i segreti dell'amore e poi dopo perderla. Eppure quel ricordo resta vivo nella mente, e non va via ! E dopo tanti anni scrivere una poesia che sancisce l'addio. Come è capitatato a quest'uomo di cui non conosco l'età e il nome, ma di avere avuto la fortuna di trovarmi tra le mani questa poesia. Ho deciso subito di pubblicarla su questo spazio perchè quando la leggo provo un senso di malinconia e di abbandono, e sovente è piacevole provarli.
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