lunedì 24 novembre 2008

Pietà per questo bambino

TREVISO - Ha staccato la spina ad un neonato di cinque giorni che non aveva più alcuna speranza di guarire. Non lo nasconde la dottoressa Nadia Battajon medico al reparto di neonatologia dell'ospedale Ca' Foncello di Treviso. Lo ha detto dinanzi ad una platea di colleghi riuniti a Padova per un convegno su etica e medicina. E non è stato l'unico caso: secondo la dottoressa, identica decisione sarebbe stata presa ''altre cinque, sei volte, per casi disperati''. La Procura di Treviso ha aperto un'inchiesta ipotizzando l'ipotesi di omicidio ma la comunità scientifica fa scudo attorno alla collega: continuare le cure a quel neonato sarebbe stato un accanimento terapeutico inutile e doloroso. Il caso riaccende il dibattito, mai risolto, sull'eutanasia e sull'accanimento terapeutico che la vicenda di Eluana, e prima ancora quella di Welby, avevano sollevato con tanta drammaticità. Il neonato di Treviso era affetto da gravissime malformazioni e neppure l'operazione a cui era stato sottoposto gli aveva lasciato speranze di guarire. Pesava meno di un chilogrammo e, secondo i medici trevigiani, non sarebbe sopravvissuto che altre poche ore. "A quel punto - ha detto la dottoressa - noi dell'équipe ci siamo detti: non possiamo fare più niente, che senso ha proseguire le terapie? Così abbiamo chiamato i genitori del bambino. Gli abbiamo spiegato che non aveva più speranze. Lo hanno capito". "Abbiamo chiesto se, prima di dirgli addio, la mamma volesse prendere in braccio il suo bambino che era attaccato alle macchine. In un primo momento ha detto che non se la sentiva, poi ha cambiato idea. Si è seduta su una poltrona tenendo in grembo suo figlio e noi, piano piano abbiamo bloccato la somministrazione dei farmaci. Il bimbo è morto tra le braccia della mamma, nella tranquillità del reparto''. (REPUBBLICA.IT)

Pensare a questa mamma in lacrime che straziata nel cuore decide di lasciare morire il suo bambino appena nato mi impone un silenzio rispettoso. In questa decisione si evidenzia una lettura di alta poesia umana, una scelta di estremo coraggio. Asesso monteranno le polemiche che imputeranno a questa donna di essersi arrogato il diritto di vita o di morte, ma di fronte all’inutilità dei farmaci a cosa sarebbe servito accanirsi sul quel corpicino ?
Si riparlerà di eutanasia, di una legge che non c’è e va scritta, la Chiesa continuerà a divulgare i suoi principi ecc. ecc..
Pietà per questo bambino, pietà per questi genitori e un lunghissimo silenzio…………………………

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