martedì 19 febbraio 2013

Beppe Grillo un grande comico ma un piccolo politico

Potremmo vantarci, come hanno fatto altri, di aver capito subito che Grillo non sarebbe andato in tv. Invece no: credevamo che gli bastasse evitare il confronto con gli altri politici e rispondere in solitaria alle domande dei giornalisti di Sky. Ma non gli è andata bene neanche questa partecipazione privilegiata: a Grillo non va proprio di rispondere a nessuna domanda perché, come hanno scritto, senza neppure farne scandalo, tanti commentatori, semplicemente non gli conviene. La democrazia non gli conviene perché è un «monologhista», insomma uno che parla da solo e la voce degli altri gli interessa solo come eco, esattamente come a Berlusconi. Tutti e due lavorano nello stile del Nerone di Petrolini o del Totò di «vota Antonio» e cercano l’applauso a prescindere. Anche se va fatta una distinzione: Berlusconi mira solo a salvaguardare i suoi interessi e il suo potere, mentre Grillo vuole soprattutto scardinare il potere degli altri, di tutti gli altri che non sono lui e che sarebbero i «politici» presi in blocco. Mentre lui guida un partito senza neppure essere stato eletto e senza candidarsi neppure adesso. Quando era un comico, era davvero un grande monologhista e ancora adesso, in quel campo, è tra i migliori in assoluto, ma come politico possono dargli lezioni in molti. A partire da altri comici che non salgono sul pulpito per predicare la soluzione di tutti i mali, riservando il paradiso solo a se stessi. Claudio Bisio, per esempio, nella serata finale del festival di Sanremo, ha fatto anche lui un monologo, ma proprio capovolgendo i discorsi di Grillo. Ci ha ricordato che i mandanti dei politici siamo noi elettori: siamo stati noi ad eleggerli e siamo noi a doverli cacciare. Anche quelli che, per supponenza, non si candidano nemmeno. (Maria Novella Oppo - L'UNITA'-)

1 commento:

Anonimo ha detto...

La paura fa 90...hahahahaha...che gioia...vado a leccarmi le dita :-)))))))))))))))))