mercoledì 31 dicembre 2008

Discorso di Capodanno di Beppe Grillo

L'intraprendente manager


Ricordate Luca Luciani? Va a fare il capo di Tim Brasil, la controllata brasiliana del megagruppo telefonico italiano. Se il nome non vi dice niente risentite il memorabile incipit del suo intervento al megaraduno di Tim l’anno scorso: “Questo è il messaggio a cui tengo molto. Perché ho la faccia incazzata ? Ho la faccia incazzata perché respiro sfiducia , respiro aria da aspettativa , respiro quelle facce da senso critico , come quando uno vede una partita di pallone non ce la fa e tutti sono professori ; perché , perché la gente legge i giornali , vede il titolo , si rimbalza si crea dei grandi film che sono tutte cazzate!”.
Dopo questa premessa adamantina Luciani passò ad un esempio storico per invogliare i venditori Tim (Luciani è stato finora numero uno di Tim in Italia) a non avere più quelle “facce da senso critico”: “Napoleone a Waterloo , una pianura in Belgio , fece il suo capolavoro, tutti lo davano per fatto, cotto, per la supremazia degli avversari, c’aveva cinque grandissime nazioni contro, delle forze in campo. Però strategia , chiarezza delle idee, determinazione, forza, Napoleone fece il suo capolavoro a Waterloo” (per chi vuole risentire l’imperituro discorso di Luciani clicchi qui http://www.youtube.com/watch?v=D5FSE_m3OOU, il video ha avuto 136mila visitatori che hanno lasciato 192 commenti, non proprio elogiativi del supermanager Telecom). Napoleone a Waterloo vinse, come no, lo sanno tutti. Ora Luciani, che come direttore generale di Tim guadagna qualcosa come 800mila euro all’anno, viene premiato e scelto dall’amministratore delegato Franco Barnabè per rilanciare Tim Brasil (lo racconta Armando Zeni sulla Stampa).
Andrà dunque in Brasile, famoso paese del Sudafrica che per capitale ha Quito, anche celebre per la famosa danza, il flamenco, dove tra l’altro Cristoforo Colombo approdò con la Nina, la Pigna e la Santa Madonna, nel 1312, mangiando solo uova (il famoso uovo di Colombo). Cristoforo Colombo che come tutti sanno era nato a Domodossola, sul Mar Nero, e che riuscì a circumnavigare l’Oceano indiano solo perché lui non c’aveva la faccia da senso critico. (IL GIORNALE.it)

Ma perché prendersela con il povero Luciani ? Cosa ha fatto di tanto grave ? Ha solo dimostrato una lacuna storica, una ignoranza (intesa come mancato possesso di nozioni o d’informazioni su una data materia), era all’oscuro che Napoleone in quel di Waterloo subì una notevole sconfitta. E cosa sarà mai ?! Tanti politici nostrani sono nell’ignoranza totale (intesa come mancanza di istruzione e di cultura) e sono al parlamento, ci rappresentano e decidono, ahinoi, il futuro del Paese. Il quesito è sapere se Luciani, indipendentemente dalle sue carenze storiche, è un ottimo manager Tim. Se lo è non vedo il problema. Andrà in Brasile e con l’ enfasi che lo distingue caricherà i venditori carioca rievocando la grinta della nazionale brasiliana, quando il 5 luglio 1982, intrepida e audace, sconfisse l’Italia ai mondiali di Spagna per 3 a 2 !

Luciani le voglio dare un aiuto, quelli in casacca gialla sono i brasiliani, ricordi !.

martedì 30 dicembre 2008

Il premio bamba (LIBERO-NEWS.it)

Video del 29/12/2008

La mia opinione sull'argomento l'ho espressa nel post del 18/12, però se è vero che nel variopinto circo politico hanno conquistato una poltrona : la Carfagna, la Gelmini e addirittura la Gabriella Carlucci, credo che la Parietti possa stare tranquillamente alla loro altezza.

Benigni mi hai stufato

Video da www.repubblica.it

Non ne posso più di Roberto Benigni ! Come attore non l’ho mai sopportato, non mi è parso credibile in nessun film, nemmeno nel pluridecorato "La Vita è bella". E’ eccezionale come intrattenitore. Lì sa essere magistrale, con l’irriverenza degna dei toscanacci lo ricordo sbeffeggiare i politici di turno, sparare battute folgoranti da far rigare il viso con grasse lacrime di risa. Momenti fulminanti che partirono dal palco dell’Ariston di Sanremo quando nel 1980 bloccò la diretta televisiva con il celebre bacio a Olimpia Carlisi. Tutte performance memorabili conservate negli archivi televisivi. Poi la folgorazione per la Divina Commedia ! In tv è continuamente preso a declamare i versi danteschi, a spiegarceli a opinarli, come se nessuno di noi in casa non ha mai posseduto una Divina Commedia, anche in versione pocket. Tutti in piedi e in visibilio !!! Caro Benigni, personalmente mi hai rotto, la Divina Commedia in età scolastica stava sullo stomaco a tutti, e alzi la mano chi non è d’accordo. Ora invece tutti a bocca aperta al tuo cospetto, per questo ti confesso che ti preferivo quando lasciasti scivolare le mani sotto il vestito della Carrà alla ricerca della “topa”.

lunedì 29 dicembre 2008

Passaparola di Marco Travaglio (dal Blog www.beppegrillo.it)

A proposito di intercettazioni


INTERCETTAZIONI: DA LEGA OK, NO PER REATI PA''Le sfumature all'interno della maggioranza stanno scomparendo perché lo stesso Maroni, dopo che ho parlato con Bossi, mi ha detto che e' giusto escludere le intercettazioni nel caso di reati contro la pubblica amministrazione''. Lo ha detto il premier Silvio Berlusconi in un incontro con la stampa a Palazzo GrazioliINTERCETTAZIONI: SE ESCE MIA TELEFONATA ESPATRIOROMA - ''Io continuo a telefonare perché non accetto che la privacy, che e' il primo dei diritti, non sia garantita. E se venisse intercettata una mia telefonata di un certo tipo me ne andrei in un altro paese''. Lo ha detto il premier Silvio Berlusconi incontrando alcuni giornalisti nella sua residenza di palazzo Grazioli dove ha ribadito le ragioni che lo spingono a riformare l'uso delle intercettazioni in Italia. (ANSA)


1. Il premier insiste nell’escludere i reati contro la pubblica amministrazione perché quello è il suo campo d’azione.
2. Tifiamo perché espatri, magari in un Paese africano o sudamericano, con una dittatura collaudata così da trovarsi a proprio agio.

sabato 27 dicembre 2008

Mutui : le ultime novità

Il Sole 24ore

Tettamanzi : un fondo per chi perde il lavoro

L'arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi, ha scelto la notte di Natale per annunciare il suo Fondo famiglia-lavoro, un milione di euro per sostenere le persone che hanno perso il lavoro in seguito alla crisi economica globale. Nella sua omelia alla Messa di Natale in Duomo, Tettamanzi si è soffermato sulla crisi finanziaria: «non ha ancora manifestato pienamente i suoi effetti destabilizzanti - ha detto - soprattutto le preoccupanti ricadute sulla società e sulle famiglie».L'arcivescovo ha osservato che «appare già con sufficiente chiarezza come l'origine dei mali stia a monte dell'economia»: infatti, si è chiesto, «può dirsi etica un'economia che non mette al centro l'uomo ma il profitto da perseguire ad ogni costo?». Occorre agire, è la conclusione di Tettamanzi, e «l'azione ora deve privilegiare chi nei prossimi mesi perderà il lavoro e non sarà più in grado di mantenere dignitosamente sé e la propria famiglia»: per questo, «personalmente costituisco il Fondo famiglia-lavoro per venire incontro a chi sta perdendo l'occupazione».Le risorse per l'avvio del fondo, ha spiegato lo stesso Tettamanzi, proverranno «dall'otto per mille destinato per opere di carità, dalle offerte pervenute in questi giorni per la carità dell'arcivescovo, da scelte di sobrietà della diocesi e mie personali», che consentiranno all'arcivescovo di mettere «a disposizione la cifra iniziale di un milione di euro». La distribuzione dei fondi «non avverrà immediatamente ma nei prossimi mesi e non sarà a pioggia ma a destinazione mirata»: infatti, «queste risorse non devono essere una forma di assistenzialismo ma un aiuto affinché chi perde il lavoro non perda anche la propria dignità».L'arcivescovo ha invitato «a tutte le comunità cristiane della diocesi di riflettere sulle conseguenze della crisi economica, di prestare particolare attenzione alle famiglie in difficoltà a causa del lavoro, di aderire con generosità a questo fondo». Tettamanzi ha esortato tutti i fedeli a «tornare a una santa sobrietà, segno di giustizia prima ancora che di virtù». E a «ritrovare una solidarietà umana per uscire dall'anonimato e dall'isolamento, parchè chi vive momenti di difficoltà non si senta abbandonato». (AVVENIRE.it)


Lodevole iniziativa dell’ arcivescovo Tettamanzi, unico prelato che al momento si espone in prima persona in aiuto delle famiglie in grave crisi. E’ quello che la chiesa dovrebbe fare in situazioni di emergenza, cioè essere vicino la gente, far sentire la sua presenza non solo con le parole ma con fatti concreti. C’è da domandarsi come mai questa intuizione non sia venuta all’inquilino più famoso del Vaticano !

mercoledì 24 dicembre 2008


SERENO NATALE, AUGURI

Parla anche Bondi !


Roma - "Quello dell’Italia dei valori è un movimento di destra, direi addirittura neofascista". Il secco giudizio è di Sandro Bondi, ministro per i Beni e le Attività culturali, che attacca l’Idv in una intervista a Il Tempo. "Io sono un uomo che viene dalla sinistra del Pc, non capisco come faccia Veltroni a dialogare con loro. Questa è la fine di un partito riformista. Se vuole avere un futuro - aggiunge Bondi - il Pd deve sganciarsi da Di Pietro, non ha alternative. Hanno fatto un errore enorme, si sono 'imbarcati' con loro invece di tentare altre strade. Come ad esempio l’alleanza con i socialisti".
La replica dell'Idv "Sandro Bondi non si può permettere di accusare una forza democratica come l’Italia dei Valori di essere neofascista", ha immediatamente replicato Silvana Mura deputata di Idv, che rincara: "Strano perché di neofascisti Bondi dovrebbe intersene visto che ha nel suo partito Ciarrapico e la Mussolini, ma probabilmente la sua mediocrità come politologo è quasi pari a quella di poeta". "È molto grave che un ministro della Repubblica accusi gratuitamente di neofascismo una forza che ha rappresentanti democraticamente eletti in Parlamento - ha, quindi, insistito - e che si batte ogni giorno per difendere le prerogative del parlamento dalla umiliazioni continue che il governo di cui fa parte gli infligge continuamente. Bondi farebbe meglio a vergognarsi e a dimettersi". (IL GIORNALE.it)

Bondi già fa ridere di suo, però quando tenta di fare battute ad effetto, emulando il suo imperatore, fa solo piangere.

martedì 23 dicembre 2008

Veltroni contrario al presidenzialismo berlusconiano


ROMA - "Il presidente del Consiglio sappia che se coltiva un'ambizione presidenzialista noi siamo risolutamente contrari nelle condizioni date e con le distorsioni già esistenti. Ma soprattutto invece di gettare ballon d'essai si occupi della vita reale dei cittadini". Così il leader del Pd Walter Veltroni boccia la proposta di presidenzialismo avanzata dal premier Silvio Berlusconi nella conferenza stampa di fine anno."Berlusconi - aggiunge Veltroni - si deve occupare di una crisi economica seria e del fatto che la gente come dicono oggi i dati drammatici dell'Istat non arriva a fine mese". Il presidente del Consiglio, insiste il segretario dei Democratici, deve occuparsi "del dramma delle famiglie italiane invece di mettere ogni giorno altri temi diversivi che tra l'altro dividono la sua maggioranza". (ANSA)

Sono sempre favorevole che l’Italia si trasformi in una Repubblica Presidenziale con ampi poteri al Capo dello Stato, ma da quanto in campo è sceso Berlusconi mi assalgono svariati dubbi. Da sempre il cavaliere mira al Quirinale, ma ci vuole arrivare da leader indiscusso, da leader di un partito unico. L’idea mi terrorizza ! Che questo uomo possa disporre di poteri, cosa che di fatto ha già per colpa di distorsioni consentitegli anche dall’opposizione, mi sgomenta e fa intravedere periodi bui per la nostra democrazia. Di cuore spero di essere troppo pessimista e che questo scenario futuro non si avveri mai, ma le affermazione di voler cominciare a mettere mano sulla Costituzione non lasciano intravedere nulla di buono. Il pensiero che Berlusconi, Bossi, Calderoli, Schifani e altri più o meno inquisiti, tocchino questo testo sacro deve farci tenere alto lo stato d’allerta.

lunedì 22 dicembre 2008

Passaparola di Marco Travaglio (dal Blog www.beppegrillo.it)

Lui invece li candida......

Io ho il 72 per cento del consenso, e questo la dice lunga sulla fiducia che hanno gli italiani di questi magistrati politicizzati».Mette in scena un plebiscito su se stesso, Berlusconi, vincendo persino sul corso della giustizia. Silvio assolve se stesso e assolve i tanti parlamentari (25) condannati anche in via definitiva e la trentina di indagati che siedono in Parlamento. Anzi, fa capire di candidarli proprio perché hanno dei guai con la giustizia che, comunque, considera un'arma di battaglia politica. Il solo parlare di indagati è «una provocazione». «Quando abbiamo deciso di inserire nelle liste elettorali delle persone su cui esistevano indagini o procedimenti della magistratura lo abbiamo fatto sempre a ragion veduta. Cioè ascoltando e conoscendo queste persone». Il premier fa capire quindi di avere offerto loro il protettivo ombrello parlamentare. E dà per scontato che ogni accusa dei magistrati sia «un'arma di battaglia politica contro l'avversario». Anche quando ad accusare sono dei camorristi. Naturalmente mette in prima fila se stesso, fra le «vittime» dei pm, ma «ho vinto le elezioni con 10 punti in più» quindi agli italiani non interessa, evidentemente. Sottotono, molto attento a mostrarsi moderato (ma esageratamente "abbronzato" per il trucco), nella conferenza stampa di fine anno a Villa Madama. (L’UNITA’.it)

……..e “affanculo” la questione morale ! Olè

sabato 20 dicembre 2008

Francia : la messa di Natale del Papa non va in tv


L’emittente pubblica francese ha cancellato dalla propria programmazione, per la prima volta, la messa notturna di Natale celebrata dal Papa, e il Vaticano protesta.

”Penso che sostituire quest’ora e mezza di trasmissione della messa a mezzanotte con delle trasmissioni di divertimento, che hanno già parecchio spazio in televisione, non è un segnale positivo, ma un segno di superficialità”, commenta padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa vaticana, all’agenzia stampa francese ‘I.Media’. Si tratta “di un segno di mancanza di attenzione alla sensibilità, alla cultura e alla tradizione religiosa di una gran parte del paese che, come ha dimostrato anche la recente visita del Papa in Francia, si è dimostrato vitale e ben integrato nella società francese”.

La tradizionale messa nella basilica di San Pietro è stata sostituita da una trasmissione chiamata ‘Grand betisier de Noel’ (una sorta di ‘Blob’ natalizio) e dalla ritrasmissione di un concerto del 2005 del cantante popolare Michel Sardou. (QUOTIDIANO NET)

Dopo la Spagna adesso la Francia ! Benedetto XVI non ha ancora compreso che solo in Italia può dettare legge con i politici, fuori i confini tricolori la classe politica dimostra di infischiarsene alla grande delle esternazioni vaticane. Se la notizia sarà confermata rappresenterà una bella botta per il papa con le scarpine di Prada.

Non proteggete i ladri

Siamo disorientati. Non tanto per quanto accade a Napoli e Pescara, dove la magistratura ha messo sotto schiaffo le Giunte sospettate di corruzione dopo che per anni i compagni avevano rivendicato una presunta superiorità morale rispetto agli avversari politici. Siamo disorientati dall’atteggiamento assunto dalla maggioranza la quale, invece di essere lieta che finalmente le Procure perseguano anche i ladri di sinistra, sollecita la riforma della Giustizia come se le stesse più a cuore la impunità del Pd e dei suoi mariuoli che non l’eliminazione dei disonesti. La cosa non ci piace per vari motivi. Negli anni scorsi ci siamo affannati nel sostenere un concetto. (...) (...) Mani pulite si è data anima e core allo scopo di demolire il pentapartito (Democrazia cristiana, socialisti eccetera) malato di tangentite acuta, e pur commettendo tanti errori ci è riuscita. All’epoca le indagini avevano accertato che alla spartizione delle mazzette non era estraneo il Pds (oggi Pd). Ma i compagni, al contrario di politici d’estrazione diversa, se la cavarono con l’incarcerazione di alcuni personaggi di seconda e terza fila (ad esempio Greganti). I grossi calibri anziché in galera andarono al governo. Il dubbio nostro non era infondato: al Pd i magistrati di Mani pulite avevano riservato un trattamento assai riguardoso, forse per simpatia, adesione ideologica, distrazione. Da quel momento in effetti si cominciò a parlare di toghe rosse. VITTORIO FELTRI (LIBERO-NEWS.it)


E’ da un po’ che concordo con le opinioni del direttore Feltri !!! E’ un brutto segno ?

venerdì 19 dicembre 2008

Ottavi di Champions : sarà Italia - Inghilterra


Nyon - Urna inglese per le squadre italiane. Sorteggio bollente per Mourinho, Ranieri e Spalletti. "Urna diabolica" la definisce Fabio Capello, ct italiano che siede sulla panchina più importante di quelle sua Maestà. A "pesca" terminata non si sa chi stia messo peggio. La Juventus si trova sulla strada il Chelsea: ferito dalla sconfitta nella finale di Mosca dell'anno passato per lo scivolone sull'ultimo rigore del capitano John Terry. Con Ranieri che dovrà fare i conti pure con ricordi e aria di casa: il tecnico romano infatti a Stamford Bridge ci ha allenato. E vinto. L'Inter schiacciasassi in Italia e timida in Europa si trova davanti lo scoglio forse più difficile. I campioni in carica del Manchester United guidati da sir Alex Ferguson e da Cristiano Ronaldo, fresco di conquista del Pallone d'Oro. La Roma ritrovata e in serie positiva da oltre un mese pesca l'Arsenal dei giovani di Arsene Wenger (giustiziere del Milan proprio agli ottavi nella passata stagione) con i capoclasse Cesc Fabregas e Emmannuel Adebayor che cercacheranno di sbarrare il passo a Francesco Totti e compagni, determinati a conquistarsi il diritto alla finale casalinga (in programma all'Olimpico). (IL GIORNALE.it)

Dopo questo sorteggio è chiaro che non è in gioco solo la qualificazione al turno successivo di Champions, ma anche l’antica rivalità tra due nazioni e scuole calcistiche profondamente diverse. Personalmente ho sempre sostenuto che è vero che gli inglesi hanno inventato il gioco del calcio, ma poi successivamente non ci hanno capito niente. Lo dimostra la storia delle competizioni per nazionali dove i sudditi di sua maestà sono “secoli” che non vincono niente. Una cosa è vantare trofei per squadre di club, specie se queste sono imbottite di stranieri di classe super pagati, un’altra è conservare impolverata dal 1966 la bacheca delle vittorie della propria nazionale. Noi li temiamo perché questo sorteggio ci pone contro squadroni di livello mondiale, ma è certo che anche loro non sorridono. Per gli inglesi il nostro calcio fa rima con catenaccio, ma per quanto lo hanno spernacchiato , è indubbio che nessuno al mondo è mai riuscito a trovare la chiave per scardinarlo. Non so se Juventus, Inter e Roma saranno costrette ad attuare questo metodo durante le partite, ma sono sicuro che gli inglesi continueranno a non capirci niente. Noi italiani siamo famosi per le difese arcigne, che soffrono per ottantanove minuti per poi scatenare il contropiede devastante che ci ha fatto vincere quattro mondiali. Io sono moderatamente ottimista, spero che dopo questo mio sfottò ai sudditi reali, le nostre tre compagini non mi smentiscano e tornino a casa bastonate.

Vaticano : in Spagna indottrinamento laico e statolatria



CITTA' DEL VATICANO - In Spagna sta avanzando l'indottrinamento laico, la "statolatria", ovvero l'ingerenza dello Stato nella vita personale di ognuno. A denunciarlo, con parole molto forti in un'intervista alla rivista "Il Consulente Re", è mons. Angelo Amato, attuale prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, già ex segretario della Dottrina della Fede, ed amico personale di Papa Ratzinger. ''Ovviamente qui a Roma noi sappiamo bene di questo grave problema'', ha osservato il presule, che quasi certamente diverrà cardinale nel prossimo concistoro. ''Fortunatamente - ha aggiunto - possiamo contare su una Chiesa spagnola che ha approfondito seriamente il problema e ha dato una risposta pubblica e chiara, in base al principio cattolico della difesa della libertà religiosa e dei principi della dignita' della vita e di ogni persona''. ''La questione - ha aggiunto - e' che in tutta Europa si sta introducendo la categoria della cosiddetta biopolitica. Lo Stato cioè entra sempre più nella vita personale di ognuno: obbliga le famiglie a scegliere determinate scuole con determinate materie, non d'istruzione ma d'indottrinamento''. ''Avanza - ha aggiunto - la statolatria, che, apparentemente eliminata, rientra dalla finestra. Certo la Chiesa in Spagna e' molto reattiva, sta reagendo molto bene con grande dignità e grande fermezza a un'intrusione statale assolutamente illegittima sul tema dell'educazione dei propri giovani''. Sono considerazioni che mons. Amato ha fatto, partendo dalle cosiddette ''leggi etiche'' del governo Zapatero, tra cui l'introduzione nelle scuole dell' ''Educazione alla cittadinanza''. (ANSA)


La Chiesa non rinuncia alla “sua” politica di ingerenza nella vita di altri Stati. Farebbe bene invece a risolvere anch’essa al suo interno la tanto reclamizzata “questione morale”.

giovedì 18 dicembre 2008

Lettera al PD

Egregi signori del PD, egregio onorevole Veltroni, chi Vi scrive è un semplice cittadino che ha seguito la nascita del Vostro partito con simpatia e curiosità illudendosi che potesse sbaragliare, una volta per sempre, il potere berlusconiano. Non è stato così purtroppo, ma il consenso dimostratovi dagli elettori faceva ben sperare per il futuro perché vi si dava atto che il PD era nato a pochi mesi dalle elezioni.
Egregi signori del PD, proprio dal quel consenso si doveva ripartire, riordinando i quadri, presentando esponenti con credibilità e capacità indiscusse, si doveva aprire una stagione di entusiasmo e ricostruzione del nostro Paese.
Illusioni !
Litigi interni, incapacità, dialettica politica scadente ecc., in ultimo il diluvio giudiziario !
Adesso tutti a riempirsi la bocca con la questione morale.
Signori del PD l’avvilimento di chi Vi scrive sapete qual’è ? Siete riusciti nell’impresa più impossibile……chi Vi invita a risolvere la questione morale al Vostro interno è Silvio Berlusconi !!!!!!!
Con stima (al minimo storico)
Il Cittadino Camillo

Alba Parietti : - Potrei presentarmi alle primarie del PD -


ROMA - Una provocazione? Chissà. Ma la situazione nel Pd, anche alla luce delle vicende abruzzesi, è talmente «comatosa» - parole sue - che Alba Parietti potrebbe candidarsi addirittura per il dopo-Veltroni. Sì, proprio lei: la showgirl. Invitata da Klaus Davi a commentare a «KlausCondicio» un sondaggio condotto tra gli internauti, che l'hanno incoronata icona femminile della sinistra italiana, la Parietti ha detto di «non escludere che alle prossime primarie, tra quattro anni o comunque quando si svolgeranno, io possa concorrere». VELTRONI ME L'HA SCONSIGLIATO - «Sono stata chiamata da Veltroni dopo avergli esposto il mio desiderio di fare politica, ma lui, esattamente come fece già in passato Mastella, me l'ha sconsigliato. Perché? A suo giudizio, sarei troppo abituata a essere protagonista e, quindi, dal momento che a contendersi la scena sono sempre in due o tre, avrei finito con l'annoiarmi. Veltroni - ha proseguito Alba - ha insistito sul fatto che io sono abituata a stare in video e a starci anche tanto, per cui avrei avuto qualche difficoltà ad accettare un ruolo da subordinata». «Adesso, ripensandoci, mi sfugge onestamente il vero motivo per cui non potrei intraprendere la carriera politica. So esprimermi e mastico politica da quando ero una ragazzina, anzi anche prima. Mio padre mi dava il biberon e mi parlava di grandi idealità. Una volta cresciuta, mi portava con lui a manifestare il 25 aprile», ha aggiunto la Parietti, annunciando poi che «se tra cinque anni la sinistra non avesse ancora alcuna intenzione di candidarmi, io inizierei comunque a pensare a cosa poter fare per questo Paese e in che contesto poterlo fare e comincerei a domandarmi per quale motivo io non possa essere messa in condizione di far questo». (CORRIERE.it)

Credetemi non sono maschilista e Alba Parietti mi piace anche molto, ma per fare danni nel centro-sinistra bastano già Veltroni, Rutelli, Finocchiaro, D’Alema, La Torre ………..devo continuare ?

mercoledì 17 dicembre 2008

Fini : la Chiesa non si oppose alle leggi razziali


ROMA - Il fascismo rivelò la sua anima razzista prima delle leggi razziali, ma la Chiesa non fece abbastanza per opporsi a "quell'infamia". Il presidente della Camera Gianfranco Fini torna a condannare duramente le leggi razziali, ma questa volta - a Montecitorio, in apertura del convegno "1938-2008: settant'anni dalle leggi antiebraiche e razziste, per non dimenticare" - sottolinea anche la passività della società italiana e della Chiesa cattolica contro la legislazione antiebraica.

Ridirei ciò che ho detto. Di fronte alle vivaci prese di posizione non solo dal mondo cattolico contro le sue parole Fini è tornato sul tema ribadendo il concetto. "Ho espresso un convincimento, direi quasi banale, non pensavo che potesse determinare delle polemiche politiche. Io mi riferivo al 1938 e non al 1942. Leggere dichiarazioni polemiche fa parte del quotidiano di un politico, ma io riscriverei il concetto che ho detto perché mi sono documentato e ho fatto riferimento ad un documento del Vaticano del 2000 sulla Chiesa e gli errori del passato".

"Vergogna". Fini usa parole dure, come "infamia", "odiosità" e "vergogna" per riferirsi ai provvedimenti varati da Mussolini: "La loro odiosa iniquità si rivelò in particolare contro gli ebrei che avevano aderito al fascismo. Ma l'ideologia fascista da sola non spiega l'infamia - sottolinea il presidente della Camera - c'è da chiedersi perché la società italiana si sia adeguata, nel suo insieme, alla legislazione antiebraica e perché, salvo talune luminose eccezioni, non siano state registrate manifestazioni di resistenza. Nemmeno, mi duole dirlo, da parte della Chiesa cattolica". Oggi Fini e il presidente degli ebrei italiani Renzo Gattegna hanno scoperto una targa nella sala della Regina a Montecitorio per ricordare il settantesimo anniversario.
"La chiesa non prese una posizione sul massacro degli ebrei". "Un richiamo che apprezzo perché ricorda che il mancato pronunciamento ufficiale della Chiesa di allora contro la Shoah favorì il persecutore nazista" è il commento dell'ex presidente dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane Amos Luzzatto alle parole del presidente della Camera Gianfranco Fini. "A tutt'oggi siamo nelle condizioni di dover dire che, a parte l'ipotetica enciclica di Pio XI, la chiesa cattolica non prese una posizione ufficiale sul massacro degli ebrei. E il silenzio - continua Luzzatto - rafforzò indubbiamente la possibilità del regime nazista di non doversi guardare le spalle. Quando deportarono gli ebrei romani è impossibile che in Vaticano non si sapesse". (REPUBBLICA.it)

Finalmente un politico italiano esce allo scoperto e afferma fatti che al momento la storia non nega, consapevole che quanto detto lo marchierà a lungo nei rapporti istituzionali con il Vaticano, che i suoi colleghi di destra e sinistra si ordinano in fila per “slinguare” la Chiesa.
Come da consuetudine i nostri politici quando devono alzare gli scudi per riparare il Papa di turno manifestano drammaticamente i sintomi della coglioneria.

Il premio bamba (LIBERO-NEWS.it)

Video del 15/12/08

Carla Bruni chiede 125mila euro di danni !

PARIGI - Deve aver molto contrariato la première dame Carla Bruni l'idea della casa di moda Pardon di mettere in vendita sull'isola francese di Reunion una borsa che riproduce la sua famosa foto senza veli scattata da Michel Comte: la moglie del presidente francese Nicolas Sarkozy ha fatto causa alla società e ha chiesto il ritiro della borsa dal commercio e 125.000 euro di danni morali da versare in beneficenza. Lo ha reso noto l'avvocato della Bruni, Thierry Herdog, il quale ha affermato che «la borsa è un oltraggio all'immagine di madame Sarkozy».

IN VENDITA A 3 EURO - La borsa è stata messa in vendita sull'isola all'inizio del mese e venduta a 3 euro o offerta ai clienti a partire da 5 euro di spesa. Vi compare una serigrafia in bianco e nero della foto scattata nel 1993. (CORRIERE.it)

Questa è pura ipocrisia ! Nel 1993 per soldi o per visibilità, la Bruni, che per nostra fortuna ha dichiarato di sentirsi francese, era disposta a tutto; ora che crede di ricoprire una carica importante manifesta un danno d’immagine. Ma un bel “vaffanculo” non vi sorge spontaneo ?

martedì 16 dicembre 2008

Il lancio delle scarpe

Il Blog dell’Opinione ha studiato attentamente la traiettoria delle scarpe lanciate dal giornalista iracheno e ha così dedotto. Bush è tra i capi di stato più alti e si è dimostrato abile ad evitare l’impatto con una prontezza di riflessi invidiabile, specie se consideriamo l’ottima mira del lanciatore. Da qui la certezza che se al suo posto ci fosse stato Berlusconi, il nostro premier poteva evitare di calarsi.

queste immagini ci mostrano anche che il

giornalista è stato gentilmente malmenato.

Perchè il silenzio sulla vicenda di Vulpio ?

Carlo Vulpio è un bravo e coraggioso giornalista del Corriere della Sera. Per anni ha seguito vicende giudiziarie scottanti senza mai guardare in faccia a nessuno. In particolare ci ha puntualmente informato su quanto stava accadendo nei tribunali di Salerno, Catanzaro, Potenza e dintorni. Sulla cosiddetta vicenda De Magistris non si è mai accontentato delle comode verità preconfezionate. I fatti di questi giorni non lo hanno certo smentito. Da qualche giorno sul suo blog ha pubblicato la lettera con la quale il direttore Mieli lo ha rimosso dall'incarico. In altri tempi sarebbe scoppiato il finimondo. Invece la vicenda, almeno sino ad oggi, sembra circondata da un singolare silenzio. La lettera e la replica di Vulpio circolano in rete, si trovano sul sito di Micromega e sul blog di Marco Travaglio. Abbiamo deciso di fare questo link perché vorremmo che si aprisse una pubblica discussione. Il sindacato ha nulla da dire? E l'Ordine? Oppure sono in possesso di elementi che hanno sconsigliato una pubblica polemica? Ci attendiamo che questa vicenda esca dalla clandestinità e che tutti i protagonisti possano raccontare la loro versione dei fatti. Troppi sono i misteri che circondano la"guerra tra le procure", non è davvero il caso di aggiungere oscurità a oscurità. (ARTICOLO 21)

Anche il Blog dell’Opinione ha pubblicato la notizia alle 2:23 di sabato mattina ed è ancora in attesa di conoscere le motivazioni di questo provvedimento.


Dittatura !!!

Con l’annuncio di Silvio Berlusconi di voler cambiare la Costituzione a colpi di maggioranza si è giunti al culmine di un’escalation, iniziata tre lustri fa, che porta dritto e di filato a una dittatura di un solo uomo che farebbe invidia a un generale birmano.

Da un punto di vista formale la cosa è legittima. La nostra Carta prevede, all’articolo 138, i meccanismi per modificare le norme costituzionali. Ma farlo a colpi di maggioranza lede i fondamenti stessi della liberal-democrazia che è un sistema nato per tutelare innanzitutto le minoranze (la maggioranza si tutela già da sola) e che, come ricordava Stuart Mill, uno dei padri nobili di questo sistema, deve porre dei limiti al consenso popolare. Altrimenti col potere assoluto del consenso popolare si potrebbe decidere, legittimamente dal punto di vista formale, che tutti quelli che si chiamano Bianchi vanno fucilati. Ma la Costituzione non ha abolito la pena di morte? Che importa? Si cambia la Costituzione. Col consenso popolare. Elementare Watson. Senza contare che a noi la Costituzione del 1948 va bene così, e non si vede un solo motivo per stravolgerla (altra cosa è qualche ritocco sporadico per aggiornarla).

Com’è possibile che in una democrazia si sia giunti a questo punto? Non fermando Berlusconi sul bagnasciuga, permettendogli, passo dopo passo, illiberalità e illegalità sempre più gravi. Prima il duopolio Rai-Fininvest (poi Mediaset) che è il contrario di un assetto liberal-liberista perché ammazza la concorrenza e in un settore, quello dei media televisivi, che è uno dei gangli vitali di ogni moderna liberaldemocrazia. Poi un colossale conflitto di interessi che si espande dal comparto televisivo a quello editoriale, immobiliare, finanziario, assicurativo e arriva fino al calcio. Quindi le leggi “ad personas”, per salvare gli amici dalle inchieste giudiziarie, “ad personam” per salvare se stesso, il “lodo Alfano”, che ledono un altro dei capisaldi della liberaldemocrazia: l’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge. Infine una capillare, costante e devastante campagna di delegittimazione della Magistratura non solo per metterle la mordacchia (che è uno degli obbiettivi, ma non l’unico e nemmeno il principale della cosiddetta riforma costituzionale), ma per instaurare un regime a doppio diritto: impunità sostanziale per “lorsignori”, “tolleranza zero”, senza garanzia alcuna, per i reati di strada, che sono quelli commessi dai poveracci.

Presidente del Consiglio, padrone assoluto del Parlamento e di quei fantocci che sono i presidenti delle due Camere, padrone assoluto del centro-destra, se si eccettua, forse, la Lega, padrone di tre quarti del sistema televisivo, con un Capo dello Stato che assomiglia molto a un Re travicello, Silvio Berlusconi è ormai il padrone assoluto del Paese e si sente, ed è, autorizzato a tutto. Recentemente ha avuto la protervia di accusare le reti televisive nazionali, che pur controlla nella stragrande maggioranza (ieri, in presenza del suo inquietante annuncio, si sono occupate soprattutto della neve), di “insultarlo”, di “denigrarlo”, di essere “disfattiste” (bruttissima parola di fascistica memoria), di parlare troppo della crisi economica e quasi quasi di esserne la causa (mentre lui, il genio dell’economia, non si era accorto, nemmeno dopo il crollo dei “subprime” americani, dell’enorme bolla speculativa in circolazione).

Poi, non contento, ha intimidito i direttori della Stampa e del Corriere (il quale ultimo peraltro se lo merita perché ha quasi sempre avvallato, con troppi silenzi e qualche adesione, tutte le illegalità del berlusconismo) affermando che devono “cambiare mestiere”.

Questa escalation berlusconiana ci spiega la genesi del fascismo. Che si affermò non in forza dei fascisti ma per l’opportunismo, la viltà, la complicità (o semplicemente per non aver capito quanto stava succedendo) di tutti coloro che, senza essere fascisti, si adeguarono.

Ma sarebbe ingeneroso paragonare il berlusconismo al fascismo. Ingeneroso per il fascismo. Che aveva perlomeno in testa un’idea, per quanto tragica, di Stato e di Nazione. Mentre nella testa di Berlusconi c’è solo il suo comico e tragico superego, frammisto ai suoi loschi interessi di bottega.

Una democrazia che non rispetta i suoi presupposti non è più una democrazia. Una democrazia che non rispetta le sue regole fondamentali non può essere rispettata. A questo punto, perché mai un cittadino comune dovrebbe rispettarla, anziché mettersi “alla pari” col Presidente del Consiglio? “A brigante, brigante e mezzo” diceva Sandro Pertini quando lottava contro il totalitarismo. O per finirla in modo più colto: “Se tutto è assurdo”, grida Ivan Karamazov “tutto è permesso”.

Massimo Fini
Marco Travaglio
(www.voglioscendere.ilcannocchiale.it)

lunedì 15 dicembre 2008

Passaparola di Marco Travaglio (dal Blog www.beppegrillo.it)

Soppressione delle Province

I lettori hanno seguito la nostra campagna per abolire le Province. E ricorderanno che avevamo sollecitato il premier a dirci perché, dopo aver annunciato in campagna elettorale la soppressione di questi enti costosi e inutili, ha evitato con cura di realizzare il progetto. Ieri Berlusconi ha rotto il silenzio e finalmente conosciamo il suo pensiero: «Eliminerei immediatamente (...) (...) le Province se avessi in Parlamento il 51 per cento dei consensi, e invece non ce l’ho perché la Lega sul punto è contraria». Apprezziamo la franchezza del Cavaliere, ma gli facciamo osservare che questo lo sapevamo già e avevamo suggerito il modo per aggirare l’ostacolo. Bossi, nonostante sia avvezzo a intemperanze verbali (ad usum delphini), non è un pazzo incapace di distinguere il bene dal male, bensì una persona ragionevole consapevole della necessità di tagliare i rami secchi dell’amministrazione. Qui si tratta non solo di risparmiare un bel po’ di quattrini ma anche di semplificare l’impianto burocratico. E se lui nicchia sulla cancellazione degli enti in questione, il motivo risiede in ciò che conviene alla sua bottega politica. Oggi la Lega dispone di una grande forza concentrata soprattutto al Nord dove governa in poche città e in molte Province. Se perde queste ultime per effetto dello scioglimento delle medesime, perde quasi tutto il suo potere e il controllo del territorio. (LIBERO-news.it) (Vittorio Feltri)

Come dar torto al direttore Feltri ?

Corriere della Sera: censura

Carlo Vulpio è un giornalista. Dall'inizio del 2007 seguiva le inchieste "Poseidon", "Why Not" e "Toghe Lucane". Scriveva per il Corriere della Sera. Il 3 dicembre è stato licenziato. Nel suo ultimo articolo ha fatto i nomi di magistrati, di politici e di imprenditori coinvolti nell'inchiesta della Procura di Salerno in seguito alla denuncia di Luigi De Magistris. Subito dopo ha ricevuto una telefonata di licenziamento da Paolo Mieli, direttore del Corriere della Sera. I nomi erano troppi, il tanfo era insopportabile anche per i lettori del Corriere.Mieli, lo dica qui in Rete prima che la riducano come i giornali servi del potere con la legge fotti blogger di Cassinelli. Ci dica chi ha telefonato a lei per invitarla a disfarsi di Vulpio? Uno della lista? Un membro del consiglio di amministrazione di RCS? O ha fatto tutto da solo? Altrove, in altri Paesi, in Francia o negli Stati Uniti, un gesto come il suo non sarebbe stato apprezzato. L'avrebbero cacciata. Qui la premieranno, magari con la direzione del Tg1.Leggere l'elenco di Vulpio, dal CSM, alla Corte d'Appello, alla Corte di Cassazione è come sollevare il tombino di una fogna. In Italia siamo tutti al di sotto di ogni sospetto. (http://www.beppegrillo.it/)

Dall'articolo di Carlo Vulpio del 3 dicembre 2008:"Non era mai accaduto prima in Italia, che una procura della Repubblica fosse «circondata» come un fortino della malavita. Ieri è successo alla procura di Catanzaro, che per tutta la giornata e fino a tarda sera è stata letteralmente accerchiata da cento carabinieri e una ventina di poliziotti, tutti arrivati da Salerno. Con i carabinieri del Reparto operativo e i poliziotti della Digos, sono entrati in procura ben sette magistrati, tra i quali il procuratore di Salerno, Luigi Apicella, e i titolari dell' inchiesta, Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani. Hanno notificato avvisi di garanzia e perquisito case e uffici dei magistrati calabresi che hanno scippato le inchieste "Poseidone" e "Why Not" all' ex pm Luigi de Magistris (ora giudice del Riesame a Napoli) e dei magistrati che queste inchieste hanno ereditato, «per smembrarle, disintegrarle e favorire alcuni indagati», scrivono i pm salernitani. Tra gli indagati "favoriti", l' ex ministro della Giustizia, Clemente Mastella, il segretario nazionale Udc, Lorenzo Cesa, l' ex governatore di Calabria, nonché ex procuratore di Reggio Calabria, Giuseppe Chiaravalloti, il generale della Guardia di Finanza, Walter Cretella Lombardo, l' ex sottosegretario con delega al Cipe, Giuseppe Galati (Udc), Giancarlo Pittelli, deputato di Forza Italia, il ras della Compagnia delle Opere per il Sud Italia, Antonio Saladino.Ma questo è solo il troncone calabro. Gli stessi magistrati salernitani, infatti, stanno indagando anche in altre due direzioni. La prima riguarda uno stuolo di giudici lucani coinvolti nella "madre di tutte le inchieste" sul marcio nella magistratura (l' inchiesta "Toghe Lucane", che de Magistris è riuscito a "chiudere" prima di essere frettolosamente trasferito). La seconda andrebbe diritta verso alcuni membri del Csm: per esempio, il vicepresidente Nicola Mancino e i presunti legami con Antonio Saladino, figura chiave di "Why Not", il procuratore generale della Corte di Cassazione, Mario Delli Priscoli, andato in pensione qualche giorno fa, e il sostituto procuratore generale della Cassazione, nonché governatore (Ds) delle Marche per dieci anni, Vito D' Ambrosio, che in Csm sostenne l' accusa per far trasferire de Magistris. Ce n' è anche per l' Associazione nazionale magistrati e per il suo presidente, Simone Luerti. Molto amico di diversi indagati eccellenti quando faceva il magistrato in Calabria, Luerti non ha mai perso occasione di esternare contro de Magistris. Quando poi, qualche mese fa, si è scoperto che incontrava regolarmente Saladino e Mastella nella sede del ministero della Giustizia, mentre lui negava, Luerti s' è dovuto dimettere dalla carica di presidente dell' Anm. Nel decreto di perquisizione eseguito ieri, 1.700 pagine, i pm di Salerno accusano di concorso in corruzione in atti giudiziari - per aver tolto "illegalmente" a de Magistris "Why Not" e "Poseidone" - il procuratore di Catanzaro, Mariano Lombardi, il procuratore aggiunto, Salvatore Murone, il procuratore generale reggente, Dolcino Favi, il parlamentare Giancarlo Pittelli e «l' uomo ovunque» Antonio Saladino. Ma accusano anche il sostituto procuratore generale Alfredo Garbati, il sostituto procuratore generale presso la Corte d' Appello Domenico De Lorenzo e il pm Salvatore Curcio di aver preso in eredità quelle scottanti inchieste al solo scopo di farle a pezzi. Mentre il procuratore generale Vincenzo Iannelli e il presidente di Sezione del tribunale Bruno Arcuri si sarebbero dati da fare non solo "per archiviare illegalmente" la posizione di Mastella ("la cui iscrizione tra gli indagati era invece doverosa"), ma anche "per calunniare de Magistris e disintegrarlo professionalmente". Poi, dicono i pm campani, Iannelli, per una causa che gli sta a cuore, fa intervenire Chiaravalloti su Patrizia Pasquin, giudice del tribunale di Vibo Valentia, che poi sarebbe stata arrestata. Così, da magistrato a magistrato, come da compare a compare." Carlo Vulpio, http://www.carlovulpio.it/


Anche Grillo si chiede, come più modestamente fatto dal sottoscritto nel post del 13/12/08, da chi ha ricevuto la telefonata “consigliatoria” il direttore del Corriere della Sera, Paolo Mieli. Probabilmente “l’invito” di Berlusconi a starsene a casa o di cambiare mestiere, dopo il caso Sky/IVA, di una decina di giorni fa ai direttori dei quotidiani Stampa e Corriere, su Mieli ha creato un turbamento da perdita di poltrona !

sabato 13 dicembre 2008

Napolitano, non si tocca la Costituzione


BRUXELLES - "No, io non sono toccato per niente. Con Napolitano ho un rapporto tranquillo, conviviale ed adesso lo chiamerò per informarlo dei risultati del Consiglio Europeo". Così il premier Silvio Berlusconi risponde ai cronisti oggi a Bruxelles che gli chiedevano di commentare le parole del Capo dello Stato sull'immodificabilità dei principi costituzionali.'Non rinuncio alla Carta costituzionale e ai suoi principi fondamentali: e le ipotesi di modifica'', che riguardano la giustizia, non riguardano questi principi, ha detto Berlusconi nel commentare le parole del Capo dello Stato, al termine del Consiglio Europeo, sull'intangibilità' dei principi fondamentali della Carta Costituzionale.NAPOLITANO: IMMODIFICABILI PRINCIPI FONDAMENTALI'CARTA ROMA - "I principi fondamentali della Costituzione repubblicana sono fuori discussione e nessuno può pensare di modificarli o alterarli". Lo ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ricevendo al Quirinale i membri del Fai. E questo, sottolinea il capo dello Stato, nonostante "quanto si discuta, argomento complicato, su cosa è possibile e opportuno modificare e che cosa no nella Costituzione". (ANSA)


Stando alle parole del Capo dello Stato dovremmo stare tranquilli, ma non credo che Berlusconi e i suoi siano sulla stessa lunghezza d’onda. Napolitano se dovesse porre un veto a tale modifica sicuramente innescherà un processo dialettico feroce, che vedrà il centro-destra munirsi di megafono per urlare al golpe comunista. Staremo a vedere e non escludo che dopo il predellino della macchina a Milano e la scala a Pescara, questa volta il premier userà un cingolato.

Why Not, trasferito l'inviato del Corriere

Via di qui. Cattivi magistrati e cattivi giornalisti
Avevo fatto una battuta: avevo detto: i giornalisti, a differenza dei magistrati, non possono essere trasferiti. Avrei fatto meglio a stare zitto. Da lì a poco sarei stato “trasferito” anch’io.E’ stato la sera del 3 dicembre, dopo che sul mio giornale era uscito un mio servizio da Catanzaro sulle perquisizioni e i sequestri ordinati dalla procura di Salerno nei confronti di otto magistrati calabresi e di altri politici e imprenditori.Come sempre, non solo durante questa inchiesta, ma perché questo è il mio modo di lavorare, avevo “fatto i nomi”. E cioè, non avevo omesso di scrivere i nomi di chi compariva negli atti giudiziari (il decreto di perquisizione dei magistrati di Salerno, che trovate su questo blog in versione integrale) non più coperti da segreto istruttorio. Tutto qui. Nomi noti, per lo più. Accompagnati però da qualche “new entry”: per esempio, Nicola Mancino, vicepresidente del Csm, Mario Delli Priscoli, procuratore generale della Corte di Cassazione, Simone Luerti, presidente dell’Associazione nazionale magistrati.Con una telefonata, il giorno stesso dell’uscita del mio articolo, la sera del 3 dicembre appunto, invece di sostenermi nel continuare a lavorare sul “caso Catanzaro” (non chiamiamolo più “caso de Magistris”, per favore, altrimenti sembra che il problema sia l’ex pm calabrese e non ciò che stanno combinando a lui, a noi, alla giustizia e alla società italiana), invece di farmi continuare a lavorare – dicevo –, come sarebbe stato giusto e naturale, sono stato sollevato dall’incarico.Esonerato. Rimosso. Congedato. Trasferito.Con una telefonata, il mio direttore, Paolo Mieli, ha dichiarato concluso il mio viaggio fra Catanzaro e Salerno, Potenza e San Marino, Roma e Lamezia Terme. Un viaggio cominciato il 27 febbraio 2007, quando scoppiò “Toghe Lucane” (la terza inchiesta di de Magistris, con “Poseidone” e “Why Not”). Un viaggio che mi fece subito capire che da quel momento in poi nulla sarebbe stato più come prima all’interno della magistratura e in Italia. (MICROMEGA)


Al momento non sono al corrente se il direttore Mieli ha motivato tale disposizione, ma certamente avrà ricevuto la classica telefonata dall’alto !
Per approfondimenti
www.carlovulpio.it

venerdì 12 dicembre 2008

Il premio bamba

video del 10/12/2008

Quanto affermato dal direttore Feltri è vero e innegabile, ma anche vero che Prodi e i suoi non si sono mai sognati di mettere le mani sulla libertà di stampa, sulla rete per controllarla, sulla carta costituzionale, emanare editti bulgari o albanesi e quant’altro. Comunque ogni giornale tira la volata al suo partito di riferimento e noi cittadini facciamo bene a non credere a nessuno.

Povera Costituzione !

Angelino Alfano. «La Carta costituzionale del ’48 necessita di un aggiornamento affinché sia davvero garantito un processo più celere e più giusto», ha spiegato, «il sistema giustizia in Italia non funziona e chi crede basti un’ aspirina, qualche piccolo ritocchino, o si sbaglia di grosso oppure vuole che le cose restino come sono». (LA STAMPA.it)

Berlusconi «La Costituzione non può essere un ostacolo alla riforma della giustizia. Siamo pronti a cambiare la Costituzione e poi l'ultima parola spetta ai cittadini. Ci sono due votazioni con 6 mesi di tempo l'una dall'altra poi a decidere se la riforma sarà giusta saranno i cittadini. Questa è la democrazia». (IL TEMPO)


Questi qui adesso vogliono mettere le mani sulla Costituzione ! Per carità se lo fate davvero chiamate almeno dei competenti, vi prego.

I conti dormienti sono un milione


Al 15 novembre sono stati segnalati al ministero dell'Economia 1.071.590 conti dormienti. Lo rende noto un comunicato dello stesso ministero, in cui si precisa che sui conti risulta depositato un totale di 798.404.099,50 euro, di cui 781.755.444,35 in contante e 16.648.655,15 in strumenti finanziari. Il Tesoro ricorda inoltre che l'elenco dei conti dormienti è disponibile per la consultazione sul sito del ministero dell'economia. «Fino alla data di effettuazione del versamento al Fondo depositi dormienti da parte dell'intermediario finanziario – spiega la nota – gli interessati possono rivolgersi all'intermediario stesso per far cessare lo stato di dormienza. Si rammenta che il termine ultimo per il versamento da parte degli intermediari finanziari è fissato al 15 dicembre 2008». (IL SOLE 24ORE)

giovedì 11 dicembre 2008

Tariffe, ok aumento a canone di telefonia fissa

DA PRIMO FEBBRAIO AUMENTA CANONE, +1,26 EURO -Aumenta il canone di Telecom Italia: dal primo febbraio prossimo costerà 1,26 euro in più, passando dagli attuali 12,14 euro a 13,40 euro. Un rialzo che riguarderà tutti i clienti residenziali ma non quelli che hanno diritto alla Social Card. "Oggi abbiamo dato il via libera all'aumento del canone residenziale per la telefonia fissa che Bruxelles ci ha autorizzato", ha annunciato il presidente dell'Acgom, Corrado Calabrò, confermando l'ok definitivo dell'Ue, dopo la prima sostanziale approvazione che aveva dato l'Autorità per le tlc sull'aumento richiesto dall'ex monopolista. Il Consiglio dell'Autorità, a novembre scorso, aveva esaminato e dato una sorta di prima approvazione allo schema di provvedimento relativo alla proposta Telecom, che prevede di portare l'ammontare del canone dagli attuali 12,14 a 13,4 euro al mese per i clienti residenziali, milioni di famiglie abbonate al principale operatore fisso in Italia. Con il via libera arrivato da Bruxelles l'Agcom ha così definito la misura, con una delibera. Si tratterà del primo aumento del canone da sei anni a questa parte. L'ultima manovra di adeguamento del canone telefonico per la clientela residenziale era stata attuata a luglio 2002. Da allora, come ricordato qualche settimana fa dall'amministratore delegato di Telecom, Franco Bernabé, negli incontri avuti con i consumatori, il gruppo di tlc non ha aumentato i prezzi dei servizi di accesso residenziale, a fronte di un incremento dell'indice dei prezzi al consumo del 14,6%. L'aumento proposto mira quindi - aveva spiegato - al parziale recupero dell'inflazione che si è verificata negli ultimi sei anni. Con la manovra tariffaria, Telecom, secondo fonti di mercato, si appresta a incassare circa 160 milioni di euro di maggiori entrate l'anno. Una somma che, secondo quanto indicato recentemente dall'Autorità, dovrà però essere destinata al miglioramento del servizio. Ed, in questa direzione, entro fine anno Telecom Italia - secondo quanto prevede la delibera dell'Agcom sull'aumento del canone - dovrà presentare all'Autorità una "proposta degli obiettivi di qualità del servizio universale 2009, che consegua un miglioramento degli obiettivi previsti per il 2008 e sia inoltre migliorativa degli obiettivi già proposti dalla stessa società". (ANSA)


D’accordo che sono passati sei anni dall’ultimo adeguamento del canone, ma in questo periodo di difficoltà economica mondiale un ulteriore segno di sensibilità da parte di Telecom sarebbe stato apprezzato.

Pio XII : - I documenti ci daranno ragione -

Il 13 giugno 1943, Pentecoste, Pio XII riceveva in udienza 25.000 operai giunti da tutt’Italia a conclusione delle celebrazioni per i suoi 25 anni d’episcopato. «Il materno cuore della Chiesa tutrice delle giuste aspirazioni del popolo lavoratore»: con questo titolo, la stampa cattolica pubblicava il discorso esaltante la dignità del lavoro e la dottrina sociale della Chiesa contro «i falsi profeti che dicono bene al male e male al bene, e, vantandosi amici del popolo, non consentono tra capitale e lavoro e tra datori di lavoro ed operai quelle mutue intese che mantengono e promuovono la concordia sociale per il progresso e l’utilità comune». La definizione di «falsi profeti» era piaciuta a Vittorio Emanuele III, come lo stesso re avrebbe dichiarato 4 giorni dopo al nunzio in Italia Francesco Borgongini Duca ,in un incontro in cui il rappresentante della Santa Sede faceva però notare come i giornali italiani avessero eliminato nelle loro cronache «tutte le parole di pace» pronunciate in quell’occasione: «La pace che vuole il Papa ¿ aveva detto il nunzio ¿ è la pace con giustizia, non la pace disastro».Il discorso di Pio XII cadeva in un momento difficile per il nostro Paese. Le truppe anglo americane avevano occupato Pantelleria e si preparavano a sbarcare in Sicilia. Ma il Re - riferiva il nunzio al cardinale Luigi Maglione, segretario di Stato - non riteneva possibile questa ipotesi. Le sorti della guerra, anche se ancora incerte, sembravano pendere a favore degli Alleati, mentre il Papa moltiplicava i suoi sforzi per arrivare a una soluzione del conflitto. Il riconoscimento di Roma «città aperta», evitando quindi i minacciati bombardamenti degli anglo-americani (numerose città italiane erano già state devastate), era uno dei tasselli non secondario dell’impegno del Papa. Anche se ciò si scontrava con la decisione degli Alleati, che volevano la resa incondizionata dell’Italia. Mussolini, nonostante i sintomi di disfacimento del regime, continuava a lanciare proclami di sicura vittoria. La Germania di Hitler era ancora forte nonostante l’insuccesso nella Russia di Stalin e il nazismo aveva scelto il genocidio, nel silenzio sostanziale anche degli Alleati. In questo scenario, il discorso di Pio XII agli operai rivela nella parte conclusiva - anche se mancano riferimenti specifici - l’intenzione del Papa a «cancellare» una sorta di diffuso preconcetto nei confronti della Chiesa e del Papa in particolare: «Una propaganda di spirito antireligioso va spargendo in mezzo al popolo, soprattutto nel ceto operaio, che il Papa ha voluto la guerra, che il Papa mantiene la guerra e fornisce il denaro per continuarla, che il Papa non fa nulla per la pace. Mai forse non fu lanciata una calunnia più mostruosa e assurda di questa!. Chi non sa, chi non vede, chi non può accertarsi che nessuno più di noi si è insistentemente opposto, in tutti i modi consentiti, allo scatenarsi e poi al proseguire della guerra, che nessuno più di noi ha continuamente invocato e ammonito: pace, pace, pace!, che nessuno più di noi ha cercato di mitigare gli orrori?».Pio XII aveva ragione a ricordare il suo incessante sforzo a sostegno della pace. Lo aveva fatto fin dal suo sofferto primo radiomessaggio alla vigilia della guerra: «Nulla è perduto con la pace, tutto è perduto con la guerra... Che gli uomini inizino a negoziare di nuovo». Di fronte alla crescente tragedia che insanguinava il mondo, il Papa nel Natale del 1942 aveva condannato fermamente i regimi totalitari ed aveva espresso anche un esplicito riferimento alla sorte di «centinaia di migliaia di persone, le quali senza veruna colpa, talora solo per ragioni di nazionalità o di stirpe sono destinate alla morte o a progressivo deperimento». Non era denunciato esplicitamente il genocidio degli ebrei (del quale si avevano nel 1943 informazioni sempre più esaurienti), ma i leader nazisti non avevano equivocato sulle parole di Pacelli: «È un capolavoro di travisamento clericale della concezione del mondo nazionalsocialista».Nel discorso di Pentecoste di 65 anni fa manca in effetti ogni riferimento alla tragedia della Shoah. E probabilmente il silenzio (che non fu solo di Pio XII) era allora una strada obbligata. Ma c’è una significativa affermazione che sembra tener conto della intricata e complicata situazione internazionale e invita ad andare oltre gli aspetti contingenti. Disse infatti il Papa: «La Chiesa non teme la luce della verità, né per il passato, né per il presente, né per il futuro. Quando le circostanze dei tempi e le passioni umane permetteranno o richiederanno la pubblicazione di documenti, non ancora resi di pubblica ragione, concernenti la costante azione pacificatrice della Santa Sede, non timida dei rifiuti e delle resistenze durante questa immane guerra, apparirà in luce più che meridiana la stoltezza di tali accuse».L’affermazione vale anche per la Shoah? Queste parole di 65 anni fa, esplicite e anche orgogliose, esprimono l’attesa della verità. Ha dichiarato nei giorni scorsi Benedetto XVI: «Pio XII spesso agì in modo silenzioso e discreto perché, alla luce delle situazioni di quella complessa fase storica, intuì che solo così si poteva evitare il peggio e salvare il più gran numero possibile di ebrei». (AVVENIRE.it)


Pubblico per intero questo articolo dell’ Avvenire con la speranza che il Vaticano si decida di aprire gli archivi su Pio XII, in modo che se esiste un’altra verità storica su questo papa controverso, sia documentata al mondo intero. Resta forte il sospetto,. come ho già manifestato in precedenti post, che la procedura di beatificazione in corso acceleri una esaltazione di questa figura che per adesso la storia condanna. In coda allego un documento proveniente dagli archivi inglesi e americani di notevole interesse che attende di essere smentito dagli archivi vaticani.

C'è un nuovo tassello da inserire nel cangiante e spesso contraddittorio mosaico del rapporto tra Pio XII e gli ebrei nell'autunno del 1943, quando le Ss di Herbert Kappler arrestarono poco più di mille romani nel ghetto e nei quartieri della "città aperta" e li spedirono ad Auschwitz. Si tratta di documenti che arrivano dagli archivi inglesi e americani, visto che quelli vaticani sono tuttora inaccessibili. Uno di questi illustra l'incontro avvenuto due giorni dopo la retata nel ghetto, il 18 ottobre '43, tra il Papa e l'inviato straordinario della Gran Bretagna presso la Santa Sede: in quella occasione Pio XII tace sulla retata e il diplomatico gli chiede di interpretare con maggior determinazione il suo ruolo. In quel contesto Pacelli afferma che i tedeschi si sono comportati "correttamente" con il Vaticano. In quelle ore il treno con gli ebrei romani sta per partire verso Auschwitz. Due mesi dopo la deportazione degli ebrei romani il Papa, il 13 dicembre del '43, conversando con l'ambasciatore tedesco Ernest von Weiszaecker, che aveva cercato di opporsi alla deportazione, aveva illustrato la sua posizione sugli sviluppi della guerra. Il diplomatico aveva riassunto il tutto in un rapporto che è stato rintracciato durante alcune ricerche dagli studiosi Mario J. Cereghino e Giuseppe Casarrubea che le pubblicheranno in un prossimo volume. "Il Papa si augura - afferma il rapporto fatto avere ai servizi americani da Fritz Kolpe, la più importante 'talpa' che gli Usa avevano all' interno del ministero degli Esteri tedesco - che i nazisti mantengano le posizioni militari sul fronte russo e spera che la pace arrivi il prima possibile. In caso contrario, il comunismo sarà l'unico vincitore in grado di emergere dalla devastazione bellica. Egli sogna l'unione delle antiche Nazioni civilizzate dell'Occidente per isolare il bolscevismo ad Oriente. Così come fece Papa Innocenzo XI, che unificò il continente (l'Europa) contro i musulmani e liberò Budapest e Vienna". Proveniente dagli archivi inglesi è invece il resoconto dell'incontro del 18 ottobre del '43 tra l'inviato straordinario inglese Sir D'Arcy Osborne e il Papa. Da due giorni gli ebrei romani sono stati prelevati dalle loro case; lo stesso giorno, alle 14, partiranno dalla stazione Tiburtina verso il campo di concentramento. Nulla il Papa dice di quanto è avvenuto in quelle ore. Pio XII parla della difficile situazione alimentare a Roma che potrebbe portare a tumulti e della sua volontà di non abbandonare la città a meno di non essere "rimosso con la forza". L'ambasciatore è colpito dall'atteggiamento del Papa che gli dice di non avere elementi per lamentarsi del generale Von Stahel, comandante della piazza militare di Roma, e degli uomini della polizia tedesca "che finora hanno rispettato la neutralità" della Santa Sede. "Io ho replicato - scrive il diplomatico nel rapporto indirizzato al ministro degli Esteri Eden - di aver capito che quando il Vaticano parlava di preservare 'Roma citta' aperta, si riferisse alle operazioni militari. A parte il fatto che la denominazione 'Citta' aperta è una farsa, l'Urbe è alla mercé dei tedeschi che sistematicamente la privano di tutti i rifornimenti e della manodopera, che arrestano ufficiali italiani, giovani e carabinieri e che applicano metodi spietati nella persecuzione degli ebrei. (...)". Il diplomatico cerca di far uscire Pio XII dal suo atteggiamento. "Io ho affermato che Egli dovrebbe fare tutto il possibile per salvaguardare lo Stato della Città del Vaticano e i suoi diritti alla neutralità. Egli ha replicato che in tal senso e fino a questo momento, i tedeschi si sono comportati correttamente", aggiunge nuovamente il diplomatico. Una affermazione fatta mentre la città è ancora sotto choc per la retata arrivata dopo il ricatto dei 50, inutili, kg di oro chiesti agli ebrei per evitare la deportazione. "A mio parere - scrive ancora il rappresentante inglese - molta gente ritiene che Egli sottostimi la Sua autorità morale e il rispetto riluttante di cui Egli è oggetto da parte dei nazisti, dal momento che la popolazione tedesca è cattolica. Ho aggiunto di essere incline a condividere questa opinione e l'ho esortato a tenerlo bene in mente nel corso dei futuri avvenimenti, nel caso emergesse una situazione in cui fosse necessario applicare una linea forte". "Mettendo a raffronto i due documenti - commentano gli studiosi - risulta chiaro che Pacelli si sente a suo agio con l'ambasciatore tedesco. Con il rappresentante inglese assume un atteggiamento freddo, facendo leva su un giudizio del tutto formale tanto da suscitare la inusitata reazione del diplomatico". I due studiosi, già autori di un volume sulla guerra al comunismo in Italia tra il '43 e il '46, "Tango connection", sottolineano la difficoltà di raccogliere in Italia elementi documentali sulla questione ebrei-Vaticano: "Tuttavia migliaia di documenti sulla situazione della Santa Sede negli anni della seconda guerra mondiale sono da tempo disponibili negli Archivi di College Park negli Stati Uniti e di Kew Gardens in Gran Bretagna. Sono carte provenienti dai fondi dei servizi segreti angloamericani, del Dipartimento di Stato Usa e del Foreign Office britannico", spiegano. "Il nostro archivio ww.casarrubea.wordpress.com), conserva rapporti dei Servizi Usa sulle pesanti ingerenze esercitate dalla Santa Sede e in particolare da Pio XII e da Montini, il futuro Paolo VI, nella formazione del primo governo De Gasperi". (ANSA)

mercoledì 10 dicembre 2008

Londra apre all'eutanasia

Niente processo per i genitori di Daniel James, il ragazzo britannico di 23 anni, paralizzato dal collo in giù, morto lo scorso settembre nella clinica svizzera Dignitas, sospettati di aver preso parte al suicidio assistito del figlio. Lo ha annunciato oggi il procuratore generale del Regno Unito, Keir Starmer, motivando a sostegno della sua scelta il «pubblico interesse». «Se, da un lato, vi sono fattori di pubblico interesse a procedere con le incriminazioni», ha detto Starmer, «dall'altro vi sono maggiori i elementi di pubblico interesse nel non procedere». «In particolare - ha proseguito - vorrei mettere in risalto il fatto che Daniel, un ragazzo tenacemente indipendente, non è stato influenzato dai suoi genitori nel togliersi la vita e le prove indicano che ha agito così nonostante i suoi genitori lo implorassero di fare altrimenti». Daniel, studente in ingegneria e giocatore di rugby, rimase paralizzato dal collo in giù in seguito a un incidente durante gli allenamenti. Una volta compreso che la sua condizione risultava permanente, Daniel ha cercato per tre volte di togliersi la vita. Quindi la decisione di rivolgersi alla clinica svizzera Dignitas, specializzata nell'eutanasia. «Ho deciso di chiedere il vostro aiuto - spiegava Daniel in una lettera spedita alla clinica - per la semplice ragione che voglio morire e il mio handicap mi impedisce di far sì che questo accada». Una decisione maturata, secondo quanto riferito dagli psicologi, in virtù di ragionamenti logici e coerenti. Nessuna coercizione, dunque. «Reputo altamente improbabile che un tribunale possa condannare i possibili imputati - ha concluso Starmer - e credo che il processo si concluderebbe o con una completa assoluzione o, forse, con una piccola pena pecuniaria». Ergo la mancata autorizzazione a procedere. Estesa anche a un amico di famiglia che aveva aiutato i James a programmare il viaggio in Svizzera. (AVVENIRE.it)



Ora attendo le reazioni della Santa Sede, ma qualcosa mi dice che non perverranno, perché oltre i confini italici Benedetto XVI conta come l’otto a sette e mezzo !
Intanto qui in Italia, a dispetto della sentenza che consente ai genitori di “staccare la spina”, Eluana Englaro non trova una struttura ospedaliera disposta. E’ strano che queste strutture, improvvisamente, manifestino una ispirazione cattolica !
La verità è molto più squallida e fa capo ai poteri politici che governano la sanità. Siamo al solito interrogativo – Quale corrente politica italiana può inimicarsi il Vaticano ?-.

Famiglie e badanti : guida all'assistenza domiciliare

Ritengo fare cosa utile pubblicando questo inserto tratto dal sito del Sole 24 Ore , www.ilsole24ore.com , dove è trattato un argomento che coinvolge migliaia di famiglie con anziani bisognosi di assistenza quotidiana. In questo video sono illustrati tutti gli adempimenti da compiere affinché il rapporto di lavoro sia corretto.

martedì 9 dicembre 2008

La prima alla Scala

MILANO (8 dicembre) - I Don Carlo inaugurali della Scala sembrano destinati a non conoscere la tranquillità. E sempre per via del tenore che interpreta il ruolo del protagonista dell’opera di Verdi. Nel 1992 ci fu l’edizione turbata dalle due “scivolate” vocali di Luciano Pavarotti, che il pubblico contestò duramente. Stavolta la sostituzione di Giuseppe Filianoti con Stuart Neill ha agitato le acque nelle ore prima del debutto. Bisogna dire che il salvataggio operato da Neill non ha però funzionato come garanzia per il 43enne tenore americano, perché è stato comunque contestato alla fine. (IL MESSAGGERO.it)


Grande risalto della prima alla Scala su giornali e tv dovuto anche all’ esclusione dell’ultima ora del tenore titolare a vantaggio di una riserva straniera. Addirittura nell’edizione del TG4 di sabato sera Emilio Fede ne ha ampiamente parlato in apertura ! Ben sei minuti pieni di passione giornalistica, di rigore, di onestà intellettuale. Il direttore ha amabilmente colloquiato con l’inviata rappresentandoci in modo puntuale l’aria che si respirava nel foyer, chi fossero i vip presenti, gli abiti e i gioielli indossati ecc.. Ha precisato che il Presidente del Consiglio era assente perché impegnato in un trionfale tour nella città di Pescara ( a proposito, dopo il predellino della macchina a Milano, adesso il premier ha usato una scala per incitare le truppe) e prima di chiudere il collegamento ha chiesto alla sua giornalista, con fare discreto ma commosso, se avesse notizie della signora Berlusconi. La risposta è stata che la signora Veronica abilmente era riuscita ad eludere cronisti e telecamere, ma che indossava un abito sobrio ma elegante. Emilio chiude il collegamento rassicurato dalla notizia e passa a informarci di morti sulle montagne, un ragazzo ucciso dalla polizia in Grecia, della questione morale nel PD, di giustizia malata, dei poveri che aumentano in Italia, dell’imperatore a Pescara fino allo sport. Delle proteste in corso fuori il teatro contro la Gelmini e i tagli salariali neanche una parola !
In chiusura ho voluto compiere una gentilezza nei confronti di Emilio Fede, ovvero mostrargli una foto di Veronica Lario in Berlusconi immortalata la sera in questione. La foto è stata scattata da un’ infiltrato del Blog dell’Opinione che ha battuto per distacco tutte le tv e paparazzi presenti.

Maradona dichiara guerra al web

Maradona lancia attacchi contro giornalisti, fotografi e governi. E adesso dichiara guerra anche a Internet. L'ex Pibe de Oro, infatti, è a capo della rivolta di 70 vip argentini che hanno intentato una battaglia legale contro le versioni locali dei famosi motori di ricerca Google e Yahoo!. L’obiettivo del campione è uno solo: eliminare ogni traccia di sé dal web. Grazie all’aiuto del giudice Maria Servini de Cubria, alcune storie sull’attuale ct dell’Argentina sono state rimosse dai motori di ricarca locali. Quello che Maradona è riuscito ad ottenere è sorprendente. Su Yahoo! Argentina digitando nello spazio di ricerca il suo nome appare un “avvertimento”: «Per legge, ci troviamo obbligati temporaneamente a sospendere alcuni o tutti i risultati relativi a questa ricerca». Un portavoce di Google Argentina - che ancora non è stato bloccato - ha dichiarato che la causa dell’ex giocatore è " completamente illogica" e " assurda". Maradona e le altre celebrità, secondo quanto riferito dal Telegraph,vogliono che il loro immagini e i loro nomi non vengano associati impropriamente a siti pornografici o di dubbia legalità.Immediata la polemica in Argentina. Mentre alcuni sostengono che si tratti di una battaglia per la privacy, i più “cattivi” pensano che sia semplicemente un modo per nascondere i segreti, più controversi o discutibili, del passato. Ultimamente si è parlato spesso delle limitazioni che la libertà di espressione online è costretta a subire. Una recente indagine del comitato di New York in difesa dei giornalisti ha messo in evidenza che nel 2008, per la prima volta, sono stati arrestati più professionisti che lavorano online che reporter di testate televisive o di giornali cartacei. Dei 125 giornalisti che sono finiti dietro le barre dal 1° dicembre, 56 lavorano in redazioni Internet. (LA STAMPA.it)


Nel caso specifico si può fare anche una eccezione, di questo idolo di pezza ne possiamo fare anche a meno.


lunedì 8 dicembre 2008

Passaparola di Marco Travaglio (dal Blog www.beppegrillo.it)

Dato l'argomento trattato raccogliamo l'invito di Marco Travaglio di leggere il decreto di perquisizione della Procura di Salerno nei confronti dei magistrati di Catanzaro e altri imputati. Andate al sito http://voglioscendere.ilcannocchiale.it/ al post "Regime" del 6/12/08.

Scuola cattolica, la Chiesa attacca il governo annulla subito i tagli

CITTA' DEL VATICANO - Non sono servite manifestazioni, sit-in, o lezioni all'aperto. E' bastata la minaccia della mobilitazione delle scuole cattoliche per far cambiare idea al governo nel giro di qualche ora. I fondi per le scuole paritarie "vengono ripristinati", ha assicurato il sottosegretario all'Economia Giuseppe Vegas a margine dei lavori della commissione Bilancio del Senato sulla finanziaria. "C'è un emendamento del relatore che ripristina - dice Vegas - il livello originario, vale a dire 120 milioni di euro. Possono stare tranquilli, dormire su quattro cuscini". Nonostante le rassicurazioni, anche il Papa ha fatto sentire la propria voce: "Gli aiuti per l'educazione religiosa dei figli - ha detto Benedetto XVI - sono un diritto inalienabile".
Duro Paolo Ferrero, segretario di Prc: "Mentre il governo ha ignorato, quando non ha represso, le manifestazioni di centinaia di migliaia di giovani studenti, ricercatori e docenti della scuola pubblica, rifiutandosi di cambiare i suoi provvedimenti che massacravano scuola e università e che tagliavano soldi e risorse, è bastata una semplice minaccia di mobilitazione da parte delle scuole cattoliche private per far cambiare idea al governo e nel giro di pochissime ore. Insomma, il Vaticano fischia e Tremonti e il governo ubbidiscono. Siamo alla farsa, se non fossimo alla tragedia, sulla scuola", ha detto.
Contro il taglio originario di circa 130 milioni di euro aveva tuonato stamane monsignor Bruno Stenco, direttore dell'Ufficio nazionale della Cei per l'educazione, annunciando che "le federazioni delle scuole cattoliche si mobiliteranno in tutto il Paese", contro i tagli previsti dal governo Berlusconi.
Ma poco dopo arriva la voce del Papa. "Il ventunesimo secolo sta mostrando con sempre maggiore chiarezza la necessità di forgiare la vita personale, familiare e sociale in accordo a quei valori irrinunciabili che esaltano la persona e tutta la comunità", e fra questi rientra "l'adozione di misure a favore dei genitori che li aiutino nel loro diritto inalienabile di educare i figli secondo le proprie convinzioni etiche e religiose, come pure la promozione della gioventù". (REPUBBLICA.it)


Lo avevo scritto già qualche post fa, quando il Vaticano fischia, come dice Paolo Ferrero, non esistono schieramenti di destra o sinistra, ma la convenienza comune di tenere tranquilla la Santa Sede e i voti che può spostare. Berlusconi ha restituito i fondi alle scuole cattoliche, mentre Prodi, a suo tempo, annullò smentendosi, la proposta di allargare l’Ici anche agli immobili della Chiesa.
Cambiano i colori dei governi ma la sudditanza al Vaticano resta imbarazzante.

Banche esonerate dall'obbligo di assumere portatori di handicap


Trovare lavoro in una banca potrebbe presto diventare più difficile per le persone disabili. Il tutto per via di un parere ufficiale richiesto dall'Abi, l'Associazione bancaria italiana, al ministero del Lavoro, della salute e delle politiche sociali, circa la possibilità, per le banche stesse, di essere esonerate dal collocamento obbligatorio dei disabili. Richiesta alla quale il ministero ha risposto con un sostanziale via libera. Una vicenda denunciata dalla Falcri, la Federazione autonoma dei lavoratori del credito e del risparmio, che critica sia l'Abi, per aver anche solo avanzato tale ipotesi, che il dicastero del Welfare, per il suo parere favorevole. (REPUBBLICA.it)

Tutto all’indomani della richiesta di Papa Benedetto XVI alle banche di essere più solidali con le fasce più deboli !!!!!!

domenica 7 dicembre 2008

Roma, affitti facili per politici e vip

L'ex ministro Arturo Parisi ottenne la casa dall'Ipab per poi metterci la segretaria. Antoniozzi, attuale assessore alla casa, ottenne l'alloggio nel 1998 e il costruttore Toti paga 900 euro d'affitto a Fontana di Trevi
Case in affitto nel centro storico di Roma a prezzi di favore. L'Ipab Sant'Alessio è un ente controllato dalla Regione Lazio che si occupa dell'assistenza ai ciechi e possiede quasi 700 appartamenti, tanti in centro storico. Da dieci anni ne «approfittano» politici, imprenditori e amici degli amici.
Il 3 maggio 2007 negli uffici del Sant'Alessio arriva una domanda, di quelle che pesano, per un alloggio in affitto. La scrive Arturo Mario Luigi Parisi che, alla seconda pagina del modulo, dichiara di lavorare al ministero della Difesa con la qualifica di Ministro. L'impiegato dell'Ipab sarà saltato su una sedia: un ministro della Repubblica chiede di avere un appartamento in affitto all'istituto di assistenza dei ciechi? Proprio così.
Non solo. Il ministro Parisi esprime a piè di pagina la sua preferenza: «Alloggio di mq 100 e possibilmente in via Margutta a Roma». Una richiesta specifica che segue la lettera del 25 aprile 2007 che il ministro Parisi fa scrivere (su carta intestata del ministero della Difesa) dal capo della sua segreteria, Sandra Cecchini, al presidente del Sant'Alessio Mario Dany De Luca. «Caro Presidente - si legge nella missiva - come da accordi presi con l'architetto Di Bernardino, le invio la domanda del ministro Parisi e del dottor Basilio che vorrebbero avere, qualora possibile, la disponibilità di un alloggio dall'Ente da Lei presieduto. Le sarei grata se potesse fissarmi un appuntamento». Firmato Sandra Cecchini.
Nel giro di poche settimane la richiesta viene accolta. Ma con una lieve modifica. Purtroppo una casa libera di cento metri quadrati in via Margutta non era al momento disponibile. Tuttavia si è trovata una soluzione: due appartamenti comunicanti. Uno di 51 metri quadrati a 1.315 euro al mese, l'altro di 41 metri quadrati a 1.518. E il gioco è fatto. Con una piccola controindicazione: il secondo alloggio, quello di 41 metri quadrati, ha una destinazione d'uso commerciale. Anche se utilizzato come abitazione. L'ente se ne accorgerà qualche tempo dopo.
Tuttavia l'inquilino della «doppia-casa» di via Margutta non è mai stato il ministro Parisi (ora deputato), che risiedeva in un alloggio militare. Ma il capo della sua segreteria particolare, Sandra Cecchini. La signora che il 25 aprile, invece di festeggiare la Liberazione, era in ufficio a scrivere sulla carta del ministero la richiesta al presidente dell'Ipab Sant'Alessio, Mario Dany De Luca. (IL TEMPO)

Amici miei questi che siano di destra o di sinistra se ne sbattano allegramente di noi ! Con quattro soldi pretendono appartamenti al centro, sfruttando la loro posizione con enti accondiscendenti, mentre molti di noi sborsano 8/900 euro per stare in 50 metri quadri e in periferia.

Accattatevillo !!!

ROMA — Sarà in vendita tra pochi giorni in librerie e videoteche, e Silvio Berlusconi — che ne scrive la prefazione in un pamphlet allegato — vorrebbe addirittura «proiettarlo» nelle scuole. È il cortometraggio in dvd su Bettino Craxi, «La mia vita è stata una corsa», prodotto dalla fondazione della figlia dell'ex leader del Psi, Stefania. Ed è una ricostruzione che, secondo l'opinione del premier (del cui intervento dà un'anticipazione Panorama), pronuncia finalmente parole di verità su quella che è stata la stagione più buia dell'Italia, quella di Tangentopoli. Che ancora lo lascia molto amareggiato: «Io non sono affatto esperto di magistratura, sono i 903 magistrati che si sono occupati di me e del mio gruppo per 12 anni che sono esperti di me e del mio gruppo», le sue parole affidate ieri ai giornalisti.«Il cortometraggio su Bettino Craxi — scrive dunque Berlusconi — andrebbe proiettato anche nelle scuole, per dare alle nuove generazioni i necessari spunti di riflessione sul modo in cui è finita la Prima Repubblica e sulla falsa rivoluzione giudiziaria che portò alcuni settori della magistratura a teorizzare la supplenza delle toghe sulla politica». Craxi invece — ne è convinto il premier che del leader socialista fu anche grande amico personale — primo «fautore delle riforme istituzionali, è stato un precursore della sinistra moderna di cui in Italia, purtroppo, non si vede ancora una traccia definita».Sulla proposta di Berlusconi è durissimo Vincenzo Vita, Pd: «Assurda e di pessimo gusto. Speriamo solo che sia ascrivibile ad una delle boutade cui Berlusconi ci ha amaramente abituato». E questo perché «è comprensibile la riconoscenza di Berlusconi verso Craxi che, da premier, salvò con un decreto ad personam il nascente impero mediatico dell'attuale premier. E non fu uno strappo da niente. Da allora ci portiamo dietro un vulnus mai sanato. Tuttavia il troppo è troppo. E poi, che colpa hanno da espiare le nuove generazioni per quello che all'epoca fu definito il disastro latino delle comunicazioni?». (CORRIERE.it)

La faccia come il culo ! Senza nessuna vergogna il premier santifica ancora una volta la figura del suo ex protettore. E’ tempo sprecato se adesso mi mettessi a rievocare le agevolazioni che Craxi ha gentilmente offerto a Berlusconi, le conoscono bene anche i suoi sudditi. Interessante invece rendere edotti le nuove generazioni di tali agevolazioni, come ad esempio, di finanziamenti erogati all’uomo di Arcore e mai rientrati nelle casse dello stato.

sabato 6 dicembre 2008

Giornalisti online dietro le sbarre, più arresti che negli altri media

Può essere interpretato come il segnale definitivo dell'importanza di internet per la libertà di espressione. Per la prima volta i giornalisti online hanno superato i colleghi della carta stampata e degli altri media nella triste classifica del numero di arresti. Secondo l'annuale studio del Committee to Protect Journalists, organizzazione no profit che difende il diritto di informazione, ci sono attualmente 125 giornalisti in prigione in 29 diversi stati del mondo, e ben 56 di questi lavoravano su testate online o alla redazione di blog personali. "Il giornalismo online - dichiara il direttore esecutivo del Cpj Joel Simon - ha cambiato il paesaggio dei media e il modo di comunicare con gli altri. Ma il potere e l'influenza della nuova generazione di giornalisti online ha catturato l'attenzione dei regimi repressivi di tutto il mondo che hanno accelerato il contrattacco".
numeri raccolti dal Cpj parlano chiaro: dopo anni in cui era la carta stampata la principale portavoce della stampa libera nel mondo, i nuovi media hanno compiuto il sorpasso, anche grazie alla minore necessità di investimenti (si parla spesso di freelance e non di dipendenti di aziende editoriali) e alla difficoltà di essere controllati. Lo stesso rapporto riconosce inoltre come non sia stata applicata una rigida definizione di "giornalismo online", ma si sia provveduto a verificare quanto il lavoro di blogger e scrittori fosse di natura giornalistica, cioè basato sul racconto e l'analisi di fatti reali.
"L'immagine del blogger solitario che lavora a casa in pigiama può essere affascinante - continua Simon - ma quando le autorità bussano alla porta, essi sono soli e vulnerabili. Il futuro del giornalismo è online e adesso siamo in guerra contro i nemici della libertà di stampa che usano le prigioni per definire i limiti del dibattito pubblico". Dopo i blogger e i giornalisti online, i più perseguitati risultano i professionisti della carta stampata (42% di arresti) mentre televisione, radio e documentari seguono rispettivamente con il 6, il 4 e il 3%.
Se si registrano novità rilevanti per la tipologia dei media colpiti, non altrettanto si può dire per i paesi dove il bavaglio alla libera stampa risulta più soffocante. Per il decimo anno di fila il primo posto spetta alla Cina, che ospita nelle sue carceri ben 28 giornalisti, 24 dei quali lavoravano su testate online.
A poca distanza dalla Cina c'è Cuba con 21 arrestati (erano 24 nel 2007). Chiude il podio la Birmania con 14 imprigionati. (REPUBBLICA.it)

Tranquilli, anche l’Italia si sta attrezzando per salire su questo podio !!!!!!

Mediaset : sciopero dei giornalisti della rete

Per la prima volta sono in sciopero a Mediaset i giornalisti che lavorano per i programmi (“Matrix”, “Mattino 5”, “Pomeriggio 5”, “Verissimo”) e dipendono da Videonews. Protestano perché l’azienda ha snaturato l’informazione della rete, cancellando via via gli appuntamenti di approfondimento e moltiplicando quelli “rosa” e di gossip. Non firmano, non si sente la loro voce, non si vedono in volto, né oggi né sabato prossimo.
Il Comitato di redazione di Videonews ha infatti annunciato per le giornate di oggi, venerdì 5 dicembre, e di sabato 13 dicembre 2008 uno sciopero audio-video indetto su mandato dell'assemblea dei giornalisti della testata. «La protesta nasce dal rifiuto, da parte dell'Azienda - spiega una nota del Comitato di redazione -, di proseguire nel dialogo avviato con i giornalisti dopo aver cambiato radicalmente il tipo di informazione prodotto dalla testata fino allo scorso anno con la chiusura di programmi di approfondimento come tra gli altri “Tempi Moderni' e “Top Secret”». «Dopo aver prospettato più volte il ripristino di un settimanale di inchiesta – spiega il Cdr - l'Azienda ha disatteso gli impegni presi con la redazione confermando i programmi in massima parte di intrattenimento. Ad un clima già difficile, si aggiunge il peggioramento dei rapporti sindacali tra il Cdr e l'Azienda che nelle settimane scorse ha rifiutato qualsiasi trattativa o dialogo sull'utilizzo delle nuove tecnologie all'interno della testata».La nota del Cdr conclude auspicando di «poter riaprire al più presto la pianificazione delle assunzioni dei colleghi che da anni lavorano con contratti a tempo determinato». (L’UNITA’.it)


Solo adesso i giornalisti di Mediaset si accorgono del degrado culturale che regna nelle tre reti televisive del premier ? Comunque meglio tardi che mai, sperando che abbiano il coraggio di spiegare ai loro telespettatori perché gli ordini di scuderia sono quelli di privilegiare il Grande Fratello, la Talpa e sciacquette di dubbie capacità artistiche.