giovedì 30 dicembre 2010

Il debito dell'Italia si avvicina alla zona rossa

L'editorialista del britannico The Telegraph, Ambrose Evans-Pritchard, scrive che i costi di finanziamento del debito sovrano italiano sono saliti in questi giorni di festa al massimo livello da quando la crisi e' cominciata oltre due anni fa, con il BtP a 10 anni a un soffio dal 5% (soglia di allerta). "Cio' fa aumentare i timori che il piu' grande debitore in Europa possa scivolare tra i miasmi dei paesi insolventi e ad alto richio come Grecia, Portogallo e Spagna". (WALL STREET ITALIA)

Prove tecniche di impunità



Nove mesi e mezzo fa il Fatto Quotidiano pubblicava il testo della telefonata in cui il direttore del Tg1 riferiva al portavoce del premier Paolo Bonaiuti il contenuto delle domande dei pm di Trani. Ma il fascicolo che lo riguardava, trasferito a Roma, è ora oggetto di una richiesta di archiviazione perché secondo i pm Minzolini "riferiva solo di aver detto di non sapere nulla". Le cose in realtà sono molto più complicate. Per questo la decisione non promette nulla di buono anche per il filone principale delle indagini, in cui è coinvolto direttamente Silvio Berlusconi. Il tribunale dei ministri, dopo aver sentito il presidente della Rai Mauro Masi, il presidente dell'Agcom Corrado Calabrò e un'altra mezza dozzina di testimoni, a ottobre ha rispedito le carte in Procura. I giudici hanno chiesto ai pm di formulare le loro richieste. Tutto però si è bloccato, perché a sorpresa l'accusa ha chiesto una perizia sulla trascrizione delle telefonate. (www.ilfattoquotidiano.it)

mercoledì 29 dicembre 2010

Su Belpietro iniziano a girare strane storie

Segnatevi questa data: 27 dicembre 2010. E questo scampolo di prosa: “Girano strane storie a proposito di Fini. Non so se abbiano fondamento, se si tratti di invenzioni oppure, peggio, di trappole per trarci in inganno. Se ho deciso di riferirle è perché alcune persone di cui ho accertato identità e professione si sono rivolte a me assicurandomi la veridicità di quanto raccontato… Toccherà quindi ad altri accertare i fatti… Vero? Falso? Non lo so. Chi mi ha spifferato il piano non pareva matto…in cambio dell’informazione non mi ha chiesto nulla… Mitomane? Ricattatrice? Altro? Boh! Perché mi sono deciso a scrivere delle due vicende? Perché se sono vere c’è di che preoccuparsi… Se invece è tutto falso, c’è da domandarsi perché le storie spuntano proprio ora”.

L’autore Maurizio Belpietro, direttore di un giornale (si fa per dire: è Libero), inaugura una nuova frontiera: le notizie separate dai fatti, la cronaca medianica, l’informazione a cazzo, il giornalismo del boh?. Funziona alla grande: tre inchieste in altrettante procure, titoloni su tutti i tg e giornali (addirittura l’apertura su Repubblica: “Finto attentato a Fini, è scontro”), Belpietro tutto giulivo: “Ho fatto uno scoop, non potevo andare dal magistrato sennò mi leggevo la notizia su qualche altro giornale. Ma ho fatto un piacere a Fini, dovrebbe ringraziarmi”. Anche noi, nel nostro piccolo, vogliamo fare uno scoop e un piacere a Belpietro. Pertanto abbiamo deciso di pubblicare le strane storie che girano sul suo conto.

Un’anziana reduce da una seduta spiritica ci ha raccontato che, consultando l’anima di un defunto di cui non ha ben capito il nome, ha appreso che Belpietro avrebbe da anni una relazione con un opossum, non si sa se maschio o femmina, ma più carino di lui. Vero? Falso? Boh. Riportiamo la notizia perché l’anonimo poltergeist non ha chiesto soldi in cambio delle sue rivelazioni e perché vogliamo fare un piacere a Belpietro.

Un uomo incappucciato con un tanga, ma con impercettibile inflessione norvegese, ci ha consegnato un dossier fotografico che ritrae Belpietro travestito da talebano e intento a ricevere alcuni bazooka da Osama Bin Laden in una grotta del Pakistan. Mitomane? Ricattatore? Altro? Mah! Avremmo potuto verificare la notizia, ma non volevamo leggerla su qualche altro giornale. Meglio darla subito, poi Belpietro ci ringrazierà con comodo.

Una signora di mezza età che indossava una pelle di giraffa e portava in testa un cotechino con lenticchie, ma non pareva affatto matta, ci ha riferito di avere le prove che i delitti di Cogne, Erba, Garlasco, Perugia, Avetrana e via Gradoli sarebbero opera del noto serial killer Belpietro, socio occulto di Bruno Vespa che poi fanno a mezzo con i fornitori di plastici. Se lo scriviamo è perché, se è vero, c’è di che preoccuparsi; se invece è falso, c’è da domandarsi perché questa storia spunta proprio ora.

Un licantropo travestito da Ciccio di Nonna Papera che parla soltanto il babilonese antico ci ha svelato, se abbiamo capito bene, che Belpietro sarebbe solito spalancare l’impermeabile nei giardinetti degli asili nido e sgranocchiare alcuni bambini con tanto di grembiulino per vincere i morsi della fame. Lo scriviamo per il bene di Belpietro, nella speranza che ci ringrazi.

Un sedicente caposcorta ci ha confidato che qualche mese fa si inventò di avere sventato un attentato a un giornalista e poi, per renderlo più credibile, esplose alcuni colpi di pistola riuscendo a centrare, in mancanza dell’attentatore, il soffitto, il mancorrente della scala e un battiscopa; dopodiché il giornalista andò in tournée in tutte le tv ad accusare la sinistra “partito dell’odio”; poi, quando la patacca stava per essere smascherata, accusò Fini di essersi organizzato un falso attentato per dare la colpa a Berlusconi. La notizia, diversamente dalle altre, ci pare talmente incredibile che abbiamo esitato fino all’ultimo a pubblicarla. Se ne diamo conto, è solo perché pare che sia vera. (Marco Travaglio - IL FATTO QUOTIDIANO -)

martedì 28 dicembre 2010

Il Bunga Bunga di Belpietro

Il 24 dicembre La Repubblica ha pubblicato un sondaggio sulle prospettive della varie coalizioni in caso di elezioni anticipate. I numeri messi nero su bianco dall’istituto Demos sono utili per capire il nervosismo (non dichiarato) che serpeggia in questi giorni tra le file del centrodestra berlusconiano. Un nervosismo che ieri ha trovato un primo parziale e irrazionale sfogo nell’ormai celebre fondo di Maurizio Belpietro in cui il direttore di Libero racconta due “strane storie” su Gianfranco Fini senza nemmeno aver prima provato, per sua stessa ammissione, a verificarle.

Dopo la fiducia strappata per un soffio da Silvio Berlusconi il 14 dicembre, le prospettive tornano, del resto, a farsi nere per il Cavaliere. Certo, Futuro e Libertà è in crisi di consensi (secondo il sondaggio è al 5,3 per cento dopo aver superato la soglia dell’8 per cento in novembre). Ma molto peggio sta il premier, visto che il nascente Terzo Polo rende sempre più probabile una sua sconfitta in caso di chiamata alle urne.

Demos, infatti, spiega che se il Pd corresse con Idv e la sinistra, otterrebbe il 41, 4 dei consensi, contro 39,7 di Pdl e Lega e il 17,8 dei terzopolisti. Se invece si arrivasse alla grande coalizione anti-berlusconiana con dentro tutti (dalla sinistra fino al centro) il risultato sarebbe addirittura dal 57,5 per cento, contro il 40,2 per cento dei fedelissimi del Cavaliere. In un unico caso il premier avrebbe partita vinta. Se il Pd si alleasse con il Terzo Polo (totale 30,8), lasciando invece l’Idv sola al fianco della sinistra (28,8). In questo scenario i berluscones la spunterebbero con il 38,2 per cento.

La minaccia di Berlusconi di andare a elezioni anticipate, se la sua risicata maggioranza non sarà in grado di governare, è insomma assai poco credibile. Di fronte a sé il Cavaliere ha solo una strada: proseguire la campagna acquisti nella speranza di trovare alla Camera una ventina di deputati disposti a passare con lui. Ma la cosa è tutt’altro che semplice.

Gennaio si presenta come un mese gravido di incognite. C’è la Corte Costituzionale che potrebbe cancellare il legittimo impedimento. Ci sono i malumori della Lega preoccupata per le sorti della legge delega sul federalismo fiscale. E ci sono le inchieste giudiziarie aperte mesi fa e non ancora chiuse. Prima tra tutte quella sulla minorenne Ruby e i Bunga Bunga di Arcore. Prima o poi gli atti di quella indagine verranno depositati. E già oggi è chiaro che si tratta di carte estremamente imbarazzanti per il premier.

La escort di cui ha parlato Belpietro nel suo fondo, una prostituta di Modena che ai primi di dicembre (mentre impazzava sui giornali il caso Ruby) ha video-registrato il racconto di presunti incontri con Fini e si è presentata a Libero e Il Giornale, poteva forse servire per controbilanciare l’impatto mediatico dell’epilogo delle indagini sul giro delle ragazze a pagamento ospitate ad Arcore. Ma anche il quotidiano di via Negri pare averla trovata poco credibile. Tanto che un resoconto sommario della sua presunta testimonianza è stato pubblicato (e tra mille prudentissimi distinguo) solo dopo il pezzo uscito sul quotidiano concorrente.

Ma non basta. Perché l’articolo di Belpietro oltre che criticabile sul piano giornalistico (non si pubblicano notizie senza averle prima riscontrate), adesso si sta rivelando un boomerang politico.

L’effetto è quello di spingere i deputati finiani indecisi a stringersi ancora una volta accanto al loro leader. E di convincere Casini che con Berlusconi non è possibile fare veri accordi. Molto meglio lasciarlo cucinare a fuoco lento nel suo brodo. Perché, Bunga Bunga a parte, il peggior nemico del settantaquattrenne Berlusconi resta quello di sempre: il tempo. (Peter Gomez - IL FATTO QUOTIDIANO -)

giovedì 23 dicembre 2010

Paraculo

Il Blog dell' Opinione fa mea culpa ! Considerava Alessio Vinci un serio professionista.

La battuta del giorno

"Il Natale lo passerò bene perchè ho fatto una scelta, prima il popolo e poi il partito" (Domenico Scilipoti, ex Italia dei Valori, adesso peones berlusconiano, quello dell'agopuntura per intenderci)

martedì 21 dicembre 2010

Il pianista


Questa mattina il ministro Sandro Bondi è stato immortalato dallo smartphone del senatore Stefano Pedica dell’Idv mentre votava gli emendamenti al ddl Gelmini anche per il suo collega di governo Maurizio Sacconi, assente dall’aula al momento del voto. Il filmato riprende l’esponente Pdl che, dopo essersi guardato in giro, per ben tre volte vota anche per Sacconi. Ma come riferisce Pedica, “Bondi è tutta la mattina che fa il pianista. Avrà votato per sé e per Sacconi almeno 15 o 20 volte”.

“Non gli bastava fare il poeta, adesso si diletta addirittura a fare il pianista”. Questo il commento ironico del senatore Idv Felice Belisario che aggiunge: “Bondi, ministro precario, in attesa di essere sfiduciato, continua – dice Belisario – ad obbedire ciecamente al suo capo ormai al capolinea. Come dimostra ampiamente il video che sta impazzando sul web non si è trattato di un isolato incidente di percorso, ma di un reiterato atto di malcostume politico, di arroganza e di sprezzo delle prassi parlamentari”. (www.ilfattoquotidiano.it)

Addio a Enzo Bearzot


domenica 19 dicembre 2010

E' cambiato poco


era il 1971...è cambiato qualcosa ? Solo una variante...oggi a qualche puttanella danno un ministero...

Coppia d'assi




Grosse novità nella nostra redazione. Maurizio Belpietro e Vittorio Feltri diventano editori di Libero. Qualcuno lo aveva anticipato, ma ora è ufficiale. I due direttori saranno azionisti del nostro quotidiano, e ricopriranno il ruolo di editori incaricati.

Vittorio Feltri lascerà così il prossimo 21 dicembre la redazione de Il Giornale per tornare nel quotidiano che aveva fondato nel 2000. I due assi del giornalismo di centrodestra, dopo aver lavorato insieme in passato, ricompongono la coppia.

Feltri, 67 anni, già direttore dell’Europeo, dell’Indipendente e del Giornale, ricoprirà il ruolo di direttore editoriale. Maurizio Belpietro già direttore del Tempo, del Giornale e di Panorama, rimarrà direttore responsabile.

GLI AUGURI DI CAPEZZONE - "I modi e le caratteristiche di questo esperimento, sia sul piano della compagine editoriale sia sul piano del prodotto giornalistico, che si annuncia da non perdere, fanno pensare che Feltri e Belpietro apriranno una strada, dando respiro ad un’editoria italiana che è particolarmente bisognosa di novità coraggiose. Auguri e complimenti a questi due campioni di informazione libera, dunque". Così il portavoce del Pdl, Daniele Capezzone. (LIBERO)

Dalle mie parti si usa dire...bella chiavica...



La lega pronta a staccare la spina


“Abbiamo perso tempo, sono tre mesi che dico di andare al voto”. A meno di 24 ore dall'approvazione da parte del Consiglio dei ministri dell'ultimo dei decreti legislativi per il federalismo, la Lega torna a invocare con forza le elezioni anticipate. Umberto Bossi si rimangia l'apertura all'ingresso dell'Udc nell'attuale maggioranza, passando dal “nessun veto da parte nostra” di martedì al “non si fa entrare chi ti vuole morto” di oggi. E boccia anche l'ipotesi dell'arrivo dei deputati finiani delusi che correrebbero in soccorso del governo. “Non vedo nuove alleanze che si stanno costruendo”, dice il Senatur. “C'è il rischio di instabilità più che di una stabilità”. La soluzione è nelle urne. Lo ripetono in giornata gli altri due ministri del Carroccio, Roberto Maroni e Roberto Calderoli. Anche perché sul federalismo ora deve esprimersi la commissione bicamerale e il parere potrebbe essere negativo, considerato che non c'è più la maggioranza da quando Baldassarri è passato in Fli. Inoltre la legge delega scade a fine maggio 2011, per allora il Carroccio confida di tornare al governo ancora più forte così da non rischiare intoppi. (www.ilfattoquotidiano.it)

mercoledì 15 dicembre 2010

Sciliputin

Nell’estate del 1994, la prima di B. al governo, Montanelli scrisse sulla Voce: “Oggi, per instaurare un regime, non c’è più bisogno di una marcia su Roma né di un incendio del Reichstag, né di un golpe sul Palazzo d’Inverno. Bastano i cosiddetti mezzi di comunicazione di massa: e fra di essi, sovrana e irresistibile, la televisione. Il risultato è scontato: il sudario di conformismo e di menzogne che, senza bisogno di leggi speciali, calerà su questo Paese riducendolo sempre più a una telenovela di borgatari e avviandolo a un risveglio in cui siamo ben contenti di sapere che non faremo in tempo a trovarci coinvolti”.

Sette anni dopo, l’ultima volta che s’incontrarono in tv, nel 2001, Biagi gli chiese una previsione. E lui: “Berlusconi, se vince, governerà senza quadrate legioni, ma con molta corruzione” (il direttore di Rai1, Maurizio Beretta, censurò la frase e fece subito carriera in Confindustria).

Ecco, quel che è accaduto ieri nel regno dei morti – Montecitorio, l’unico posto al mondo dove B. ha ancora la maggioranza – è una mirabile sintesi del regime Tv & Corruzione denunciato fin dall’inizio da Montanelli. Anche ieri era scontato il risultato: e non perché si prevedesse che le signore Siliquini e Polidori sarebbero state colte da crisi di coscienza last minute alla toilette o dalla manicure, in perfetta simbiosi con i Calearo, i Cesario, gli Scilipoti e i Razzi; ma perché chi si proponeva di abbattere il regime non l’ha mai, in cuor suo, considerato un regime e dunque s’è comportato come se dovesse rovesciare un normale governo. Come se bastasse chiudere una parentesi aperta nel ‘94 per riportare il paese alla normalità.

L’Italia, specie ai piani alti, non è più un paese: 16 anni di berlusconismo l’hanno trasformata in quella “telenovela di borgatari” avvolta in un “sudario di conformismo e di menzogne senza bisogno di leggi speciali” profetizzata dal vecchio Indro. Non c’è più arbitro, a regolare la contesa.

La Corte costituzionale se la dà a gambe perché “il clima politico è surriscaldato” (dice il neo-presidente De Siervo, noto cuor di leone, che l’altra notte era da Marzullo). Il Tribunale dei ministri e la Procura di Roma si palleggiano l’indagine su B. per il complotto anti-Annozero e, nel tragitto, spariscono le intercettazioni.

Il capo dello Stato, noto anestesista, somministra cloroformio e bromuro, intanto mentre tutti dormono la Banda B svaligia il paese. Un mese fa B. era politicamente morto: bastava votare subito la mozione di sfiducia dei finiani ed era fatta. Invece la cosiddetta “moral suasion” del Colle ha regalato al grande corruttore un mese di tempo per comprarsi quei pochi che ancora non teneva sul libro paga.

Fini poi ha sottovalutato l’avversario e selezionato male le truppe d’assalto. Errore tanto più imperdonabile in quanto lui il nemico lo conosce meglio degli altri: avendoci convissuto per tanti anni, avrebbe dovuto reclutare uomini di provata fede e incorruttibilità, col coltello fra i denti, non le Moffe e le Sdilinquini. Ha preferito la quantità alla qualità, mettendosi in casa infiltrati che, al segnale convenuto del mandante, sono usciti allo scoperto.

Stesso errore dall’altra parte ha commesso Di Pietro: non contento dei Carrara e dei De Gregorio, ha imbarcato i Razzi, gli Scilipoti e i Porfidia, gente che non occorre il curriculum per tenerla a debita distanza: basta la faccia.

Del Pd, che è riuscito a perdere per strada 18 deputati e un terzo dei voti in due anni e mezzo, inutile parlare. Fini almeno ha ammesso la sconfitta. Invece dai perditori piddini, che han collezionato più fiaschi di una cantina sociale, mai un cenno di autocritica. Come disse Violante nel 2002 alla Camera, “Berlusconi sa per certo che gli è stata data la garanzia piena nel 1994 che non sarebbero state toccate le televisioni. Lo sa lui e lo sa Letta. Non abbiamo fatto la legge sul conflitto d’interessi, abbiamo dichiarato eleggibile Berlusconi nonostante le concessioni e durante i governi di centrosinistra il fatturato di Mediaset è aumentato di 25 volte!”. Gli hanno venduto l’Italia e se ne vantano pure. (Marco Travaglio - IL FATTO QUOTIDIANO -)

martedì 14 dicembre 2010

The End


Berlusconi, inizio della fine

(www.antoniodipietro.it)

Berlusconi ha vinto, Berlusconi ha perso (314-311)


1867,398 miliardi di euro è il nuovo record del debito pubblico. In ottobre ci siamo divorati 23 miliardi, a settembre il debito era di 1844 miliardi. Nello stesso giorno del record che ci trascina verso l'abisso economico, il 14 dicembre 2010, alla Camera dei deputati Berlusconi ha vinto per 314 a 311.
Si è svolto nella sala di velluti rossi un confronto osceno di compari che sentono l'odore della rivoluzione nelle strade e cercano di salvarsi con un doppio carpiato come Fini, rinnegando 15 anni di inciuci come Bersani e Casini. Nell'aula ridotta a un palcoscenico di mestieranti con battute da avanspettacolo e applausi improvvisi che scacciavano la paura del futuro (come quelli alla bara portata a braccia quando esce dalla chiesa) ci sarebbe voluta la follia di un Lombroso per interpretare volti, smorfie, ghigni, gesti. Per illustrare una nuova antropologia: quella della merda. In un Parlamento di venduti non è possibile parlare di voti comprati, come non è possibile trovare vergini in un lupanare. La recita dei deputati ha avuto ancora una volta la sua rappresentazione. Attori con stipendi stellari, macchine blu, finanziamenti (furti) elettorali da un miliardo di euro bocciati da un referendum, giornalisti al loro servizio pagati con una mancia di 329 milioni mentre il Paese va a picco. Guardateli, non vi fanno schifo?
La Camera dall'alto sembrava questa mattina un ritrovo di vecchi compari, Berlusconi che accarezza il collo di Casini, il Bocchino tradito, il Fini paralizzato da una votazione che lo manda in pensione dopo 40 anni di carriera politica in cui non ha visto nulla, sentito nulla, detto nulla prima di uscire dal sarcofago, la "vajassa" di Fassino. Le labbra della Mussolini e quelle della Carfagna, gli occhiali da sole di Frattini. Le donne incinte, tra cui l'avvocatessa del prescritto per mafia Andreotti in carrozzella. La corte dei miracoli aveva più dignità, un circo ha più serietà, un bordello più dignità.
Nel 2011 la crisi economica spazzerà via questa umanità ridente che si è appropriata dello Stato e dei media. Straccioni sociali che hanno avuto nella politica l'unica via per il successo, per sentirsi importanti, indispensabili, "onorevoli". Io non salvo nessuno e auguro a tutti di ritirarsi per tempo, prima che lo faccia la Storia che è, come si sa, imprevedibile e feroce. (www.beppegrillo.it)

lunedì 13 dicembre 2010

Passaparola di Marco Travaglio (dal blog www.beppegrillo.it)

Berlusconi e i sette nani



Le sorti del Governo sono in mano a un pugno di deputati. Alcuni dei quali fino a pochi giorni fa sconosciuti ai più. Come i due dell'Idv Antonio Razzi e Domenico Scilipoti, quest'ultimo ora alleato di Bruno Cesario e Massimo Calearo nel Movimento di responsabilità. La nuova formazione non sembra avere le idee chiare, visto che i tre protagonisti voteranno uno per la fiducia, uno per l'astensione e uno per la sfiducia. C'è poi Paolo Guzzanti, orientato alla sfiducia ma in attesa di un "segnale chiaro da Berlusconi". Il premier, pur di raccogliere un voto in più, questa mattina ha degnato il partito Liberale, di cui Guzzanti è l'unico esponente, di una citazione nel suo discorso al Senato. Basterà a convincere l'autore di Mignottocrazia? Infine la pattuglia di Fli, con Giampiero Catone pronto a sostenere Berlusconi e le "colombe" Moffa e Siliquini che hanno trascinato il partito di Fini a un nuovo tentativo di mediazione. Il pallottoliere della fiducia segna 312 voti, contro i 311 della sfiducia. Ma il dato cambia in continuazione. E dopo il discorso di stamattina Silvio Berlusconi alle 19 interverrà alla Camera. Dove la situazione è più che mai incerta. (www.ilfattoquotidiano.it)

Nel suo bunker a parlare con sè stesso

Stamattina, con il suo discorso al Senato, Berlusconi ha riempito di vuoto il nulla. Ha raccontato un paese e una politica che non esistono, illudendosi di poter convincere così gli italiani che tutto va bene, madama la marchesa.
La realtà di questo paese è opposta a quella che Berlusconi ha descritto. Ci troviamo di fronte a un dittatorello che si è chiuso nel suo bunker e parla solo a sè stesso convinto di parlare al paese. Mai come in questo momento è necessario darci un taglio, sfiduciare questo governo e prepararci a tornare alle elezioni.
Questo governo, sul piano politico, non ha più maggioranza. Potrebbe avere qualche voto di vantaggio grazie al ricatto e alla compravendita, ma quelli sono voti che durano lo spazio di una notte. Solo lo scioglimento delle camere e il ritorno alle urne possono ridare al paese un Parlamento in grado di legiferare e un governo sostenuto da una maggioranza politica.
Mi auguro che nel giro di poche settimane si possano fare alcune basilari modifiche della legge elettorale, ma subito dopo io credo sia necessario andare alle urne, perché i “governi di transizione”, i “governi tecnici” sono solo ipocrisie lessicali che servono a coprire una maggioranza posticcia e non voluta dagli elettori.
In questa situazione mi appello alla responsabilità di ciascun parlamentare, aldilà dei risvolti giudiziari che pure ci saranno, perché stanno venendo fuori fatti gravissimi. Io, ancora stamattina, ho fatto il mio dovere informando la magistratura. Sono stato dal procuratore aggiunto e ci tornerò ancora. Ho ritenuto fosse mio dovere portare una serie di approfondimenti che devono ancora dare frutti e sviluppi.
Ho consegnato alla giustizia gli elementi di fatto, ho indicato i nomi di persone che possono riferire, ho portato la documentazione reperita e reperibile per accertare i fatti. Spero che anche gli altri parlamentari e gli altri cittadini che sono a conoscenza di questi fatti facciano il loro dovere. Stare alla finestra non risolve i problemi del paese.
Ma aldilà dell’intervento della magistratura, mi auguro che ci sia uno scatto di dignità da parte di quei parlamentari che ancora credono nella democrazia. Nei libri di storia non ci passa solo Gesù Cristo ma anche Giuda. E i giuda se li ricorderanno tutti. (www.antoniodipietro.it)

martedì 7 dicembre 2010

Le passioni di Minzolini



Augusto Minzolini è un concentrato di passioni. La Porsche bianca decapottabile? Uno sfizio. I 64 mila euro spesi con la carta di credito aziendale? Un incidente. Il direttorissimo poi ha un pensiero fisso per le navi da crociera e per una compagnia in particolare: la Royal Caribbean International, una multinazionale del settore con sede a Miami, ma con un legame speciale con il telegiornale di Raiuno. La Royal organizza un concorso per “famiglie” in collaborazione proprio con il Tg1: “Reporter d’alto mare. I vincitori avranno l’opportunità di salire in anteprima a bordo di Allure of the Seas. Il gigante dei mari sarà inaugurato a novembre in Florida”. Al Fatto Quotidiano risulta che sia la Rai sia la concessionaria pubblicitaria (Sipra) siano all’oscuro del sodalizio. Il sito del Tg1 ha oscurato la pagina del concorso e un video con le immagini del cantiere di Allure of the Seas, il tanto atteso “gigante dei mari”. La pagina è conservata nell’archivio online: “Turisti reporter: vota lo spot”. Ma una corretta giuria dovrebbe assegnare il premio al Tg1, senza troppe esitazioni e con una motivazione: per l’enorme impegno profuso.

Un impegno lontano nel tempo, costante, multiforme: servizi di mattina, pomeriggio e sera. Seguiamo un ordine cronologico per conoscere la curiosa attenzione del telegiornale di Minzolini per la multinazionale Royal Caribbean. “Prima Pagina” è la rubrica all’interno di Unomattina (trasmissione curata dal Tg1): 1° marzo 2010, “Pasqua in viaggio”, Giuseppe D’Agostino (direttore vendite di Royal Caribbean) spiega ai telespettatori i vantaggi di una vacanza primaverile tra spiagge deserte e moli liberi. Il 3 maggio “Prima Pagina” ha una notizia clamorosa: “Tutti in crociera” con Lina Mazzucco, direttore generale per l’Italia di Royal Caribbean. E ancora il 24 maggio: “Mete tradizionali”, Alessandra Cabella (responsabile vendite di Royal Caribbean) racconta viaggi suggestivi. Il settimanale Speciale Tg1, il 7 giugno, supera la “concorrenza”: “Inchiesta sulle vacanze estive, un lungo itinerario tra le zone più belle e straordinarie del pianeta”. Attenzione: nel programma condotto da Monica Maggioni, nominata caporedattore centrale da Minzolini, ritorna il direttore generale Mazzucco. Speciale Tg1 invita i telespettatori a regalarsi una crociera: “La vacanza popolare, tra le più economiche. Oggi bastano meno di cento euro al giorno tutto incluso”. E la Mazzucco approva: “I giovani trovano divertimento e comodità sulle navi”.

Il Tg1 segue il lavoro quotidiano del direttore generale Mazzucco: il 17 settembre – edizione delle 20,00 – (ri)compare sullo schermo. Il servizio ha un titolo a dir poco evocativo: “Boom di crociere”. La Mazzucco svela le mete invernali: “Caraibi o Brasile, posti caldi”. E la giornalista precisa: “No ai freddi. No Finlandia o fiordi”. Il Tg1 del 22 ottobre ha un’inviata a Rimini per la Fiera del Turismo. Quizzone: chi sarà l’intervistata? Vabbè, troppo facile: l’oramai familiare Mazzucco di Royal. Il direttore generale elogia la sua multinazionale: “Più di 2,5 milioni di passeggeri trasportati”. Tanti clienti, insomma. L’ultimo è il Tg1 che offre il suo nome per fare pubblicità a una nave da crociera, prima di insabbiare le pagine sul sito ufficiale. Come mai il Tg1 e Raiuno ospitano per sei volte in pochi mesi un dirigente di Royal Caribbean? Forse Bruno Liconti, addetto stampa di Royal, è un fenomeno nel tessere i rapporti. O nel gestire le amicizie. Sul sito di Liconti, Occhiosulmondo, c’è una foto di Minzolini (settembre scorso) sulle sabbie dorate del Kenya: non una crociera, una vacanza alla moda.

Il “direttorissimo” ha trascorso un fine settimana in crociera con Gabriella Giammanco (deputata del Pdl): 4 e 6 marzo scorso, porto di Amburgo, varo di Msc Magnifica. Minzolini non poteva mancare in Germania, già aveva rinunciato al debutto di Msc Splendida da Barcellona. Per rimediare – luglio 2009 – aveva confezionato un bel servizio. L’inviata ha tartassato di domande insidiose la madrina, Sophia Loren: “La crociera è per giovani o adulti?”. L’attrice, imbarazzata: “Non so”. O forse la crociera è per Minzolini? (Carlo Tecce - IL FATTO QUOTIDIANO -)

Il metodo Minzolini



In 14 mesi il direttorissimo è costato alla Rai più di 31 alti dirigenti di viale Mazzini messi insieme: 86.680 euro. Soldi che sono stati utilizzati esclusivamente per pagare ristoranti, in Italia e all'estero. L'indagine interna della Rai ordinata dal direttore generale Mauro Masi rivela le spese allegre del direttore preferito da B. Da quando è stato nominato al Tg1, Minzo è andato in trasferta per 129 giorni, quasi la metà di quelli considerati lavorativi. Ma non è tutto: su 56 trasferte effettuate, ben 40 si sono svolte nel weekend. Insomma, il direttore nel fine settimana è sempre "inviato". Per quali servizi? Non si sa, perché Minzolini ha indicato lo scopo della sua missione solamente 11 volte. Lui parla di "campagna persecutoria" e querela il Fatto. Ma questo non gli eviterà di rendere conto delle sue spese ai vertici Rai. (www.ilfattoquotidiano.it)

Lavoriamo per vincere le elezioni

Ieri sera ho partecipato alla trasmissione “Otto e mezzo”, condotta da Lilli Gruber e con la partecipazione di Massimo Franco, editorialista del Corriere della Sera. Ho ribadito che da una vita dico che Berlusconi rappresenta un pericolo per il Paese e per questo sono sempre stato accusato di essere un massimalista, un populista, un giustizialista, proprio da chi oggi dice le stesse cose mie, come Fini e Casini, soltanto perché ha capito che si possono sbarazzare di Berlusconi. Sono orgoglioso di aver avvertito per tempo del pericolo e illustrato la fotografia di questo malgoverno agli italiani. Per questo, oggi ho il dovere di costruire un’alternativa partendo dal territorio.

Se dopo il 14 dicembre ci fosse un Berlusconi-bis penso che sarebbe la fine del progetto politico e si avrebbe lo smascheramento di Fini. Il presidente della Camera, a Mirabello e a Bastia Umbra, ha detto a tutti che questo governo ha un problema che si chiama Silvio Berlusconi, il quale per i suoi tarli morali, etici e giudiziari e per il conflitto d’interessi che lo induce a occuparsi solo dei suoi affari non riesce a mandare avanti questo paese come dovrebbe. Ora, se Fini appoggiasse un Berlusconi-bis si renderebbe complice di quello che lui stesso ha denunciato e non gli si potrebbe riconoscere nemmeno l’attenuante del ravvedimento operoso.

Mi è stata chiesta una previsione su quello che succederà il 14 dicembre e io ho detto che tutto dipenderà dal mercato delle vacche, ovvero da quanti parlamentari saranno riusciti a comprare. La verità però, è che politicamente non esiste più una maggioranza. Dal giorno 15 perciò, si avrebbe un governo che tira a campare, che si regge sullo strapuntino del voto in più o in meno, che non ha la possibilità e la caratura per mandare avanti il Paese. Per questo io sono convinto che prima si va a votare e meglio è, magari entro la primavera. Se poi ci si riesce a infilare anche una piccola modifica della legge elettorale, per esempio l’eliminazione del premio di maggioranza, tanto meglio. Ma in un Paese democratico devono sempre essere i cittadini a scegliere chi mandare al governo e non le manovre di palazzo, dove i perdenti si mettono al posto dei vincenti. Io sono convinto che le regole non possano essere scritte solo da una parte e anche la legge elettorale deve avere il consenso di tutti. Ma non credo a chi dice che vuole il governo tecnico solo per riscriverla, penso sia una “casinata della miseria”, una manfrina, una furbata dei cosiddetti poltronisti che vogliono rimanere al governo senza avere vinto le elezioni, che vogliono approfittare della caduta della maggioranza per rimanere altri tre anni nel Palazzo, senza avere il consenso degli elettori e senza presentare uno straccio di programma elettorale. Tant’è vero che hanno inventato pure il Terzo Polo che non dice né se vuole stare con Giovanni né se vuole stare con Maria, e farà la fine dell'asino di Buridano, perché morirà di fame, non sapendo se stare di qua o di là.

Io mi sto battendo affinché si vada alle elezioni. Mi auguro che il 15 dicembre finisca questa anomalia italiana di un presidente del Consiglio che ha troppi conflitti d’interesse per preoccuparsi del bene degli italiani. E anche se riuscisse ad ottenere la fiducia è chiaro comunque che una vera maggioranza per governare non c'è più. Questo significa che il Governo sarebbe appeso ogni giorno al ricattatore di turno che si vende al maggior offerente.
L’idea che non bisogna andare al voto perché potrebbe vincere Berlusconi mi sembra sciocca, perché comunque al governo ora ci sta lui. È come chi sta affogando e non vuole salire in riva perché potrebbero sparargli. Se in 15 anni c’è stato un momento in cui è possibile battere Berlusconi è proprio questo e i sondaggi sono dalla nostra parte. C’è un solo modo per vincere una scalata, cominciare a salire le scale. In questi giorni abbiamo assistito a tante manifestazioni, di insegnanti, studenti, costruttori: c’è un Paese stanco che ha bisogno di riacquistare la fiducia.

Ho ribadito che noi dell'Italia dei valori siamo alleati del Partito democratico e pensiamo a una coalizione che comprenda anche Sinistra e libertà. Non facciamo una questione di leadership; Bersani o Vendola vanno bene entrambi, l'importante è che si mandi a casa Berlusconi e si torni alle urne. Come Idv abbiamo già fatto una cosa importante tenendoci fuori dalla competizione per la scelta del leader, perché non vogliamo creare ulteriore confusione. Noi stiamo lavorando per vincere le prossime elezioni, non per dividere.

A me interessa che Berlusconi si ritiri dalla vita politica, perché siamo stati i primi, da sempre, a denunciare il pericolo del berlusconismo e oggi abbiamo fretta di ricostruire il Paese. Ogni giorno incontriamo le categorie professionali e con loro cerchiamo di individuare le priorità sulle quali lavorare, dalla scuola, alla difesa dell'ambiente e del territorio, all'economia.

Infine abbiamo parlato di Wikileaks. Posto che a sbagliare è stato chi ha fatto uscire questi documenti che dovevano rimanere segreti, il sito di Assange ha fatto bene a pubblicarli. Per quanto ci riguarda, le cose più gravi sulle quali vanno fatti i dovuti accertamenti sono le rivelazioni sui rapporti tra Putin e Berlusconi e, in particolare, le scelte imprenditoriali tra Eni e Gasprom. Su questo noi abbiamo chiesto una Commissione d'inchiesta per sapere il perché di un accordo che, probabilmente, è più vantaggiosa per la Russia che per l'Italia, sia sul piano economico, che su quello strategico ed energetico. (www.antoniodipietro.it)

domenica 5 dicembre 2010

L'eutanasia c'è

Caro Pierluigi Battista, sul Corriere della Sera hai esortato che «La politica lasci stare chi soffre», ma guarda che il problema è il contrario: cioè che la politica, in Italia, lascia stare chi soffre. O meglio: lo nasconde. Da noi l’eutanasia esiste, basta non ammetterlo. Il decesso di centinaia di migliaia di persone, da noi, è accompagnato da un intervento non dichiarato dei medici: decine di studi, effettuati anche da cattolici e basati sulla testimonianza di migliaia di medici anonimi, testimoniano proprio che la sospensione delle cure e l’eutanasia sono tranquillamente praticati. Si fa ma non di dice: lo si apprende di volta in volta, solo quando ci tocca da vicino. La politica ci lascia stare, appunto.

La Commissione affari sociali, nel 2006, respinse la proposta d’istituire un’indagine conoscitiva proprio su questo fenomeno: si fa, non si dice, e non si deve sapere. A dividere le coscienze, da noi, non sono le stronzate di chi vorrebbe spiegarci come dobbiamo morire: è il vissuto personale. E io non ho mai incontrato una sola persona al mondo - neanche una - che dopo una lacerante esperienza con una persona cara, ridotta agli sgoccioli da una malattia terminale, non abbia infine ammesso che sì, in certe condizioni di eutanasia si può discutere. Erano persone segnate per sempre, non persone che cambiano idea dopo un monologo di Saviano o dopo il suicidio di Monicelli. (Filippo Facci - LIBERO -)

Napolitano sciolga il PDL



Denis Verdini, coordinatore nazionale del Pdl, p3ista, responsabile della fusione con i post (?) fascisti di Alleanza Nazionale ha detto in merito alle prerogative di Napolitano sulla formazione di un nuovo governo: "Ce ne freghiamo!". "Me ne frego/me ne frego/me ne frego è il nostro motto (del Pdl, ndr)/ Per Berlusconi e Verdini eia, eia, eia, alalà!". Verdini ha precisato: "Anche i partiti hanno le loro prerogative". Quali? Leggiamo la Costituzione.
- Art. 5. La Repubblica è una e indivisibile.
- Art. 18. I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale. Sono proibite le associazioni segrete.
- Art. 49. Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.
- Disposizione Transitoria e Finale XII. È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista.
In sostanza abbiamo un tizio con il nome di un dopobarba, Denis, il macellaio che non deve chiedere, rappresentante di un partito ripieno di ex piduisti (associazione segreta vietata dall'art.18), il cui capo aveva la tessera P2 1816, un partito fuso con dei fascisti con il busto di Mussolini all'ingresso di casa e il saluto romano incorporato (partito fascista vietato dalla Disposizione XII), alleato con dei secessionisti (vietati dall'art. 5). E' quindi chiaro che l'obbligo del Presidente della Repubblica, non la semplice prerogativa, è lo scioglimento immediato del Pdl sulla base della Costituzione Italiana. E' altrettanto chiaro che i partiti hanno occupato spazi istituzionali che non gli competono. I partiti, recita la Costituzione, dovrebbero essere libere associazioni di cittadini, come le liste civiche, e sono invece diventati i rappresentanti di sé stessi occupando ogni spazio da almeno trent'anni, come disse Enrico Berlinguer in una intervista del 1981: "I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai TV, alcuni grandi giornali...".
L'arroganza dei partiti deriva dall'impunità, dal credersi padroni del Paese, dal poter trattare le Istituzioni come una pezza da piedi, come è avvenuto con la chiusura della Camera. I partiti, come sono adesso, devono estinguersi. Nominano i loro parlamentari sostituendosi agli elettori, incassano un miliardo di euro di finanziamenti elettorali nonostante un referendum, ignorano le leggi popolari, boicottano i referendum, finanziano i loro giornali con i soldi dei contribuenti, spendono miliardi di euro che non hanno, creando la voragine del debito pubblico. Napolitano sciolga il Pdl, non tema, nessun italiano muoverà un dito. Il resto verrà da sé. (www.beppegrillo.it)

venerdì 3 dicembre 2010

"Gamma" Castelli





La procura di Roma apre un'inchiesta sulle dichiarazioni di un uomo del boss Franco Coco Trovato riportate nel libro Metastasi di Gianluigi Nuzzi e Claudio Antonelli. Davvero nei primi anni '90 il futuro ministro delle Infrastrutture Roberto Castelli si incontrava con il capobastone? Realmente la 'ndrangheta a Lecco appoggiò un candidato della Lega? Il nome di Castelli nel libro non viene citato, ma dietro lo pseudonimo Gamma si è riconosciuto perfino il diretto interessato. Che, come ex Guardasigilli ricorda ora di aver avallato il regime di carcere duro per centinaia di mafiosi. E sfida i due autori: "Fate pubblicamente il mio nome". Intanto il direttore di Libero, che dopo il monologo dell'autore di Gomorra a Vieni via con me titolò "Saviano ha rotto i Maroni", dice: "Siamo sulla notizia. Ma ricondurre l'esplosione della Lega alla relazione con un esponente della criminalità organizzata è molto riduttivo". Per ora solo un fatto è certo. Se il racconto troverà riscontri, la Lega celodurista della caccia al "terrone mafioso" ne uscirà con le ossa rotte. (www.ilfattoquotidiano.it)

La cara bolletta russa



I nodi stanno arrivando al pettine tutti insieme. Grazie a Wikileaks scopriamo di non essere i soli a sospettare da sempre che dietro l’amicizia e la sua alleanza con Putin ci siano, come sempre, i suoi affari e i suoi profitti. Non lo pensa solo Antonio Di Pietro, che è sempre stato contro Berlusconi. Lo pensano anche i governi americani, che di Berlusconi sono stati amici.
Invece di giurare di aver fatto sempre e solo gli interessi dell’Italia, oppure di farsi ridere dietro da mezzo mondo raccontando che se i mondiali di calcio saranno a Mosca il merito è tutto suo, Berlusconi dovrà dare agli italiani ben altre spiegazioni. Dovrà spiegare se e perché ha speso tutta la sua influenza per facilitare accordi tra l’Eni e la Gazprom russa che avvantaggiano solo quest’ultima come a ben spiegato l'economista Massimo Mucchetti sul Corriere della Sera. E l’Eni dovrà spiegare perché ha stretto con Gazprom un accordo che ci fa pagare miliardi e miliardi per gas che sarebbe stato possibile ottenere a prezzi migliori.
L’Eni è un’azienda di Stato. Gli affari sbagliati che fa li paghiamo noi cittadini, li pagano tutti gli italiani. Ma di questo, come della fiducia parlamentare che non ha più, Berlusconi non dice niente. Ogni giorno di più ricorda il Nicolae Ceausescu degli ultimi giorni: asserragliato nel suo palazzo, staccato dalla realtà del suo paese e del mondo; un dittatore.
Nei prossimi giorni quest’uomo farà di tutto per resistere a palazzo Chigi, perché una volta uscito di lì dovrebbe affrontare i processi che lo aspettano e perderebbe la possibilità di usare il potere politico per sostenere i suoi affari . Cercherà di comprare e di corrompere, userà tutta la sua ricchezza e tutto il suo potere. Noi dell’Italia dei valori vigileremo, controlleremo e denunceremo ogni tentativo di trasformare il parlamento repubblicano in un mercato delle vacche con i voti messi all’asta in cerca del miglior offerente.
Ma se il caimano non riuscirà a comprare i voti che gli servono, sappiamo che sono già in corso le grandi manovre per fare in modo che tutto cambi per finta e resti come prima nella realtà. A questo servirebbe un nuovo governo che, per governare due anni, avrebbe bisogno dell’appoggio degli stessi uomini che hanno malgovernato con Berlusconi. Magari con la benedizione dello stesso premier, che se la farebbe pagare molto cara.
L’Italia dei valori è favorevole soltanto ad una veloce riforma della legge elettorale che si può realizzare in poche settimane e comunque in primavera si deve andare a votare. Un governo di tutti, con gli antiberlusconiani di ieri a braccetto con quelli dell’ultima ora, insieme peraltro allo stato maggiore di Berlusconi, sarebbe solo l’ennesima presa in giro, un’operazione da gattopardi che esproprierebbe i cittadini del diritto a dire che cosa vogliono fare dell’Italia e a esercitare la sovranità che spetta solo a loro. Noi dell’Italia dei Valori questo non lo potremmo mai accettare.
(www.antoniodipietro.it)

giovedì 2 dicembre 2010

Berlusconi tradito da amici e alleati



Il problema di Silvio Berlusconi non sono i giudizi e le rivelazioni degli americani, ma quelli espressi dai suoi fedelissimi. Nei faccia a faccia privati con i diplomatici americani, Gianni Letta, Giampiero Cantoni e altri esponenti del Pdl descrivono il premier come una sorta di paranoico ossessionato dai complotti e impaurito dall'eventualità che i servizi segreti italiani lo coinvolgano in scandali sessuali con minorenni. Cantoni, presidente della Commissione Difesa del Senato, fotografa in maniera allarmata il suo stato di salute: "Tutti sono preoccupati, i suoi esami sono un casino totale". Letta rincara la dose: "E' fisicamente e politicamente stanco". Il 27 ottobre 2009 l'ambasciatore annota e inoltra: B. sviene in pubblico, sonnecchia durante gli incontri, si addormenta durante le sue telefonate di cortesia. Altre fonti di centrodestra parlano invece di continui timori di congiure ordite dalla magistratura, dai comunisti, dalla criminalità organizzata, dagli industriali e persino dal presidente della Repubblica. Adesso ovviamente tutti smentiscono, ma la pubblicazione dei documenti di Wikileaks è solo all'inizio: sono 652 quelli che riguardano in qualche modo il Cavaliere, una sessantina quelli analizzati dai quotidiani di mezzo mondo. Appena una decina, a oggi, quelli pubblicati integralmente. E un punto è già chiaro: come può il 14 dicembre l'esecutivo chiedere al Parlamento la fiducia quando nemmeno gli amici più stretti di Berlusconi si fidano di lui?. (www.ilfattoquotidiano.it)

mercoledì 1 dicembre 2010

Debito, la tempesta punta sull'Italia



Grecia e Irlanda sono morte, il Portogallo è in coma, la Spagna è sull'orlo del baratro e nemmeno l'Italia si sente tanto bene. L'analisi brutale arriva direttamente dal Financial Times, con un editoriale che suona come una condanna: dopo aver devastato Atene e Dublino, la tempesta – ad oggi concentrata su Lisbona e Madrid - punta decisamente sul nostro paese. L'unica certezza, a questo punto, è che il futuro italiano sarà contrassegnato da un devastante sforzo economico di risanamento dei conti. Se la linea franco-tedesca dovesse prevalere in Europa, il nuovo Patto di stabilità ci imporrebbe di ridurre drasticamente il rapporto debito/Pil tagliando 130 miliardi di euro in tre anni. Intanto la Commissione europea ha corretto in senso negativo le stime di riduzione del deficit (cioè degli interessi sul debito) avanzate dal nostro governo per i prossimi due anni. Secondo la Ue nel 2012 l'Italia sforerà l'obiettivo di mezzo punto percentuale. Il che, tradotto, equivale alla necessità di una manovra aggiuntiva da almeno 7 miliardi di euro. Insomma, se sopravviverà alla crisi politica, il governo dovrà finalmente affrontare quella economica. E scontentare qualcuno per salvare il bilancio. (www.ilfattoquotidiano.it)

Bloccare la rete

Il 26 novembre 2010, secondo quanto si è appreso dalla stampa nazionale, l’Agcom avrebbe approvato i regolamenti relativi ai servizi audiovisivi diffusi via Internet apportando una drastica semplificazione rispetto al testo delle precedenti delibere.
Dopo aver tentato di imporre una normativa capestro, sentita la rivoluzione che si stava verificando in rete, l’Agcom ha limitato i danni. Ciononostante siamo fortemente preoccupati perché il decreto rimane e perché ci sono alcuni temi a proposito dei quali vogliamo sapere dal Governo come intende procedere e come intende rassicurare il mondo della rete.
In particolare noi riteniamo che debba essere esclusa l’equiparazione tra canali televisivi e rete e debba essere garantito il diritto costituzionale, ripeto costituzionale, per l’accesso libero alla rete senza obblighi, senza orpelli e senza limiti. Vogliamo essere rassicurati in questo senso.
Noi prendiamo atto dello sforzo di limitare i danni. Ma danni sono. Quindi l’accortezza che noi chiediamo è che si eviti in ogni modo di bloccare la rete, perché cercare di bloccare la rete è come cercare di bloccare un goccia d’acqua nell’oceano. E’ impossibile fermare o regolamentare la rete. Intendo dire, ed è la domanda a cui il Governo non ha risposto: se io metto un video su youtube, per poterlo trasmettere debbo sottostare a questa disciplina o no? E youtube, poiché permette a me di trasmettere, può esercitare un controllo su quel che io faccio su quella rete o no? Sono quesiti che devono essere risolti.
Più in generale, noi riteniamo che non possa essere estesa a Internet la normativa sugli impianti radiotelevisivi, perché siamo in un campo completamente diverso. Riteniamo anche che sia da risolvere tutto ciò che attiene all’obbligo di comunicare all’autorità i dati del traffico. Non capiamo il perché, così come riteniamo ingiustificato l’oscuramento dei siti senza passare attraverso l’autorità giudiziaria, solo per via di autorità amministrativa. Così come riteniamo ingiustificato il blocco, senza passare per l’autorità giudiziaria, delle porte IP utilizzate per lo scambio dei files coperti da copyright.
Cosa vogliamo dire con questo e cosa vogliamo che sia assunto? Un impegno concreto. Oggi come oggi la rete è una realtà che esiste e che è alla base della democrazia. Permette a ciascuno di noi di parlare con chiunque e a chiunque di ascoltare ciò che vuole e non solo ciò che gli viene imposto dalla voce del padrone.
E allora lasciamo questa rete il più libera possibile. Perché più libera è la rete più c’è la democrazia. (www.antoniodipietro.it)

martedì 30 novembre 2010

Dario Fò a Vieni Via Con Me del 29 11 2010

Addio al Maestro Monicelli



Ci ha fregato il benessere. La generazione che l’ha toccato per prima si è illusa che fosse eterno, inalienabile. Invece era stato conquistato dai padri con sofferenza e sacrificio. Così l’ha dissipato senza trovare la formula per rinnovare il miracolo e gli eredi di quel gruppo umano, hanno deluso le aspettative ad ogni livello. Gente senza carattere, priva di ambizioni, sommamente pretenziosa e basta”. (Mario Monicelli)

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lunedì 29 novembre 2010

Berlusconi : Wikileaks ? Rivelazioni di funzionari di quarto livello




Il segretario di Stato americano Hillary Clinton chiedeva di "controllare" i rapporti tra Berlusconi e Putin, per avere informazioni su investimenti privati nel settore dell'energia in grado di condizionare le politiche estere di Italia e Russia. Ma non è tutto. Tra i dispacci delle ambasciate americane, secondo il New York Times, viene citato un "oscuro intermediario" (un italiano che parla russo) tra Berlusconi e Putin. Sarebbe lui l'uomo chiave dei rapporti tra i due. Il 23 ottobre 2009 il Fatto Quotidiano aveva pubblicato un lungo ritratto del siciliano Antonio Fallico, 65 anni, ex compagno di scuola di Marcello Dell'Utri. Fallico vive a Mosca dal '74. Nel 1986 ha curato lo sbarco di Publitalia in Russia e ora è il numero uno di Banca Intesa all'ombra del Cremlino. Non c'è affare italiano importante che non transiti sulla sua scrivania. E' lui l'intermediario di cui parlano gli americani? In attesa di risposte, un fatto è certo: la diplomazia americana considera Berlusconi "debole, vanesio e inetto come leader europeo moderno". E' quanto scrive sul conto del premier l'incaricata d'affari all'ambasciata americana a Roma. Le relazioni descrivono con chiarezza la considerazione di cui gode l'Italia a livello internazionale. "Lo stile autoritario e machista di Vladimir Putin gli permette di relazionarsi perfettamente con Silvio Berlusconi". Lo scrive il quotidiano spagnolo El Paìs, citando un altro documento. Ma c'è dell'altro. "Le feste selvagge" del presidente italiano preoccupano l'alleato americano: "Non si riposa a sufficienza, è stanco per le frequenti lunghe nottate". (www.ilfattoquotidiano.it)

Passaparola di Marco Travaglio (dal blog www.beppegrillo.it)

domenica 28 novembre 2010

Wikileaks, governo terrorizzato



Questa sera gli "X files" saranno pubblicati: milioni di documenti diplomatici statunitensi che potrebbero mettere in imbarazzo molte diplomazie occidentali. Anche se, per la verità, sono pochi quelli classificati come "top secret". Decine di paesi di tutto il mondo si stanno preparando alle rivelazioni. Ma nessuno ha messo le mani avanti in modo così vistoso come il governo italiano. Il ministro degli Esteri Franco Frattini, intervistato oggi dal Corriere della Sera, dice di non avere informazioni precise sui contenuti compromettenti per l'italia. Poi però dà istruzioni alla magistratura: "Ipotesi di reato? Deriverebbero da documenti rubati. L'indagine in questo caso va fatta sul furto di notizie, non sui fatti sostanziali". Fatti sostanziali che, secondo indiscrezioni, potrebbero riguardare l'amicizia speciale tra Berlusconi e Putin, ma anche le operazioni di Finmeccanica. Il nostro esecutivo si augura una cappa di silenzio mediatico sulle rivelazioni. Il titolare della Farnesina non solo annuncia che non commenterà, ma intima all'opposizione di fare lo stesso, perché "è alla prova la tenuta dell'interesse nazionale italiano". (www.ilfattoquotidiano.it)

Berlusconi l'illusionista


Si sente puzza d'elezioni anticipate ed ecco che Berlusconi si rimette il vestito da venditore di tappeti, e promette a tutti mari e monti sperando di ritrovare così il consenso perduto. Però i suoi tappeti sono pieni di buchi e di rattoppi. Tanto per cambiare Berlusconi sta solo cercando di dare l'ennesima fregatura agli elettori, ai cittadini italiani e in particolare a quelli che vivono nel Mezzogiorno.
Ieri il consiglio dei ministri ha approvato un bellissimo piano per il Sud, peccato che sia solo virtuale. Una lista di buoni propositi dove, tra una cosa e l'altra, ci sono anche molti soldi da investire, ma non si sa presi da dove. Cento miliardi di euro che dovrebbero servire a fare tutte quelle cose che il governo aveva promesso e non ha nemmeno iniziato a fare negli ultimi due anni e mezzo. Ci sono le strade, inclusa quella Salerno-Reggio Calabria che imboccarla è come giocare alla roulette russa tanto è pericolosa. E le scuole, così i giovani del sud smetteranno di essere trattati come studenti di serie b. Una Banca del Sud per gli imprenditori che vorrebbero operare nel Mezzogiorno e che oggi non possono farlo perché nessuno è disposto a fargli credito. Più fondi per la polizia e per la magistratura.
Peccato che Berlusconi non dica da dove pensa di prendere i soldi per tutti questi investimenti. Non lo dice perché non lo sa, e nemmeno gli importa niente di saperlo. Come sempre sta vendendo fumo. I fondi per il sud sono come il piano di ricostruzione dell'Aquila o i rifiuti della Campania: l'importante è far vedere che si sta facendo qualcosa, vantarsi di aver risolto tutto in cinque minuti perché al comando c'è uno che si spaccia come superuomo, ordinare alla stampa e ai telegiornali compiacenti di far finta di crederci, e poi non fare assolutamente niente. Tanto è l'immagine quella che porta voti, e della realtà chi se ne importa.
Ma nascondere lo stato reale delle cose ormai sarebbe una ‘magia’ persino per un illusionista come Berlusconi. E’ impossibile occultare il fatto che in questi due anni lui e il suo governo hanno rapinato il sud come una banda di predoni, hanno usato i fondi europei per il Mezzogiorno come un bancomat da cui prendere soldi per tutto quello che gli serviva: pagare le quote latte degli allevatori del nord che avevano violato la legge e fare contento Bossi, organizzare la messinscena dell'Aquila e potersi vantare di avere ricostruito in pochi mesi una città che invece, dopo anni, è ancora sepolta dalle macerie; magari anche per finanziare i viaggetti come quello organizzato dal ministro dell'ignoranza Bondi, che pare abbia buttato centinaia di migliaia di euro per compiacere un'attricetta bulgara amica del premier organizzando una finta premiazione e portando in Italia dalla Bulgaria quaranta persone a spese di tutti i cittadini, compresi quelli del sud.
Berlusconi ci prova ancora e ci proverà fino alla fine, ma il tempo delle frottole è finito. I suoi giochi di prestigio non piacciono più. Il suo tempo è scaduto. (www.antoniodipietro.it)

giovedì 25 novembre 2010

Due cazzotti sono pochi

All’edizione serale del Tg4 del 24 novembre 2010 Emilio Fede condanna la manifestazione degli studenti che hanno tentato di entrare a Palazzo Madama, sede del Senato, e invoca la repressione violenta. (www.ilfattoquotidiano.it)

Questo individuo si permette di pontificare su Costituzione e Democrazia, "cose" sconosciute al suo padrone di riferimento !

I partiti sul tetto che scotta

Gli studenti e i ricercatori che protestano sui tetti stanno ricevendo le visite dei politici. Signori che vanno per i sessanta salgono le scalette con baldanza giovanile e il sorriso degli italiani in gita. La protesta dei ragazzi è diventata per loro una passerella. Il giornale moderato evidenzia il sigaro sbilenco di Bersani, il progressista l'orecchino di Vendola. C'è già la coda all'inizio della scaletta, Veltroni si sta allenando, non vede l'ora, ma anche Casini, la Bindi, persino Fini vogliono cimentarsi nella prova solenne dell'arrampicata. E' un modo elegante per prendere confidenza con i tetti dai quali si leveranno in volo gli elicotteri per portarli in salvo al prossimo default. Una prova generale.
I ricercatori sono spaesati, presi in controtempo. "Gli scalatori che portano la loro solidarietà non sono forse gli stessi che vivono di politica da trent'anni, proprio nel periodo in cui la scuola pubblica è stata distrutta?". Gli assassini e i politici si recano sempre sul luogo del delitto. Se fossi al posto dei ricercatori sui tetti farei una domanda al politico di turno: "Perché il tuo cazzo di partito, che insieme agli altri prende un miliardo di euro di finanziamenti pubblici gabellati per rimborsi elettorali non ha destinato questi soldi alla Ricerca?". La risposta, dai tempi di Craxi e dei democristiani, per arrivare a Castelli e D'Alema è sempre stata che "La politica ha un costo". Se così è, se la paghino da soli.
Il MoVimento 5 Stelle ha rifiutato un milione e settecentomila di contributi. Facciano lo stesso i partiti e devolvano il miliardo di euro nelle casse dello Stato a disposizione di Tremorti per la scuola pubblica. Il ricercatore più informato potrebbe porre altre domande, forse sconvenienti: "Quante persone nel tuo partito hanno maturato la pensione dopo due anni e mezzo? I finanziamenti pubblici ai giornali (*) di 330 milioni di euro di qualche giorno fa chi li ha votati? Perchè lo Scudo Fiscale che ha premiato gli evasori è passato grazie ai voti del Governo e all'assenza dell'opposizione?". Il rossore potrebbe apparire sul viso di un Bersani o forse no. Chi ha la faccia come il culo ha la protezione solare incorporata contro la vergogna. (www.beppegrillo.it)

mercoledì 24 novembre 2010

Il nonnetto malato chiama Ballarò

L'amico Bondi


L'ex comunista di Fivizzano fa impallidire i ras della vecchia Democrazia Cristiana campana. Recordman di nepotismo, ha trovato consulenze da decine di migliaia di euro a Roberto e Fabrizio Indaco, rispettivamente ex marito e figlio della sua attuale compagna, Manuela Repetti. Fondi individuati nelle pieghe del Fus, massacrato dalla manovra finanziaria del Governo. Lui tenta di spiegare: "Sono intervenuto per risolvere due casi umani". E aggiunge: "Desidererei rispetto, si tratta di una vicenda molto dolorosa, ma anche del tutto personale e privata". Anche a volergli credere Michelle Bonev non sembra un altro caso umano. Per l'attrice rumena, amica "molto cara al premier bulgaro e al nostro presidente del Consiglio" (Bondi dixit), si è speso attivamente per farle vincere un premio alla mostra del cinema di Venezia. Berlusconi infatti le aveva promesso un Leone d'oro. Ma, visto che la cosa era impossibile, alla fine il ministro ha organizzato una messa in scena da Oscar. Una serata speciale, con tanto di targa fasulla, con logo della Comunità Europea e del suo dicastero, consegnata all'attrice in una gag istituzionalizzata che ha come palcoscenico il Lido e una serie di figuranti più o meno consapevoli. Ministri, parlamentari europei, clacque assortite. Telefonata complimentosa di B e dichiarazioni dell'attrice, commossa. "La Bulgaria mi ha dato la vita, l'Italia la libertà". Nel regno di Sandro Bondi, che pur avendo giurato "nell'esclusivo interesse della Repubblica", ne ha creata una autonoma. (www.ilfattoquotidiano.it)

lunedì 22 novembre 2010

Berlusconi droga l'informazione


Oggi alla Camera dei Deputati si dibatterà d’informazione e sarà un po’ come parlare di corda in casa non dell’impiccato ma del boia, perché è proprio in Parlamento, e sui banchi del governo, che siedono quelli che hanno strangolato la libera informazione in Italia. Domani si voterà una mozione presentata dai finiani, che il problema lo conoscono bene dal momento che di questa maggioranza fanno ancora parte e nel governo ci sono stati fino a pochi giorni fa.
Che in Italia non ci sia un’informazione libera non lo dico solo io e non lo dice solo l’Italia dei Valori. Lo dice l’organizzazione che si preoccupa di tutelare la libertà di stampa nel mondo, Reporters Sans Frontières, e che appena un mese fa ha collocato l’Italia al quarantanovesimo posto tra tutte le nazioni del mondo quanto a difesa della libertà di stampa. Un po’ peggio che a Taiwan ma a pari merito con il Burkina Faso, il cui presidente è arrivato al potere con un golpe.
Che la televisione pubblica italiana censuri e provi a cancellare chi disturba e critica il capo del governo non lo dice Antonio Di Pietro ma lo ha detto Silvio Berlusconi, quando ordinò per telefono al commissario dell’Agcom Innocenzi di non far vedere più la mia faccia in televisione e gli diede un lavata di capo come fosse un suo dipendente perché non aveva ancora chiuso i programmi di Michele Santoro e Serena Dandini.
Ma se anche Berlusconi non si fosse fatto beccare in quel modo, a raccontare lo stato pietoso dell’informazione in Italia ci avrebbe pensato il direttore generale Masi, che per i suoi continui tentativi di zittire, punire e intimidire tutti quelli che non piacciono al presidente del consiglio è stato sfiduciato dal 94% dei giornalisti Rai che hanno partecipato al referendum indetto dall’Usigrai; oppure ci avrebbe pensato Augusto Minzolini, il direttore che ha fatto del principale telegiornale italiano l’agenzia di stampa privata di palazzo Grazioli.
A farmi sparire dal video Berlusconi non c’è riuscito, però i suoi zelanti direttori di Tg fanno quel che possono per cancellare l’Italia dei valori. Negli ultimi mesi ne hanno parlato il meno possibile, dedicandogli un tempo irrisorio fino a quando non gli è stato ordinato dall’autorità di controllo di ristabilire un minimo di decenza.
Questa situazione è gravissima sempre ed è sempre, in ogni momento, un attentato ai diritti non dei partiti ma dei cittadini, perché quello di avere un’informazione onesta e imparziale è prima di tutto un diritto loro, non di noi politici. Però diventa ancora più grave quando si avvicinano le elezioni e poter decidere in base a una libera informazione diventa questione di vita o di morte della democrazia.
Io non so se di qui a pochi mesi ci troveremo in campagna elettorale. Però so che, se sarà così, stavolta dovrà essere una campagna elettorale vera e non drogata dal controllo di Berlusconi sulle sue televisioni e pure su quelle di tutti noi. Che gente come Mauro Masi o Augusto Minzolini sia messa in condizione di non nuocere più è una condizione essenziale perché le elezioni in Italia siano davvero democratiche e libere, e non simili a quelle del Burkina Faso. (www.antoniodipietro.it)

Passaparola di Marco Travaglio (dal blog www.beppegrillo.it)

sabato 20 novembre 2010

Marcello, portali via con te

Ora sappiamo che Marcello Dell'Utri ha mediato tra la mafia e Silvio Berlusconi. E' uno sparo nel buio, il sole a mezzanotte, un sipario strappato, l'inconcepibile che si manifesta. Noi che lo credevamo bibliofilo, manager, senatore della Repubblica. Un tranquillo signore laureato in giurisprudenza, ospite gradito della Rai, di Mediaset e intervistato dal Corriere della Sera e dalla Repubblica per quindici lunghi anni. Presidente della Commissione per la biblioteca e per l'archivio storico, membro della Commissione permanente per territorio, ambiente, beni ambientali, membro della delegazione parlamentare italiana presso l'Assemblea del Consiglio d'Europa. E' vero, in passato Marcello è stato condannato in via definitiva a 2 anni e 3 mesi per false fatture e frodi fiscali nella gestione di Publitalia ed è stato ospite delle patrie galere per 18 giorni dove si è comportato da detenuto modello. Ma fu un errore giovanile (aveva solo 54 anni), una svista. Può essere considerato un peccato veniale, persino un attestato di umanità, di onestà intellettuale. Quanti parlamentari hanno rubato e non hanno trascorso un solo giorno in carcere?
L'eurodeputato, l'amico di Vittorio Mangano, il frequentatore di noti mafiosi era e resta innocente fino a prova contraria. Le condanne della magistratura non sono sufficienti a infangare la reputazione di una persona. Va fatto un chiaro distinguo tra Legge e Giustizia. Resta comunque un velo di tristezza. Ora, dopo che le 641 pagine dei giudici di Palermo hanno precipitato la nazione nello sconforto, che faremo ora? E' facile dire che gli italiani non potevano non sapere, che ci sono voluti anni e anni di indagini per arrivare alla verità, che il gessato di Marcello era di alta sartoria. Tutto vero. Ma quanto ci vorrà per dimenticare, metterci una pietra sopra e continuare a vivere in una beata ignoranza? Un mese, due giorni, qualche ora? Il fine settimana ci aiuterà a medicare le ferite inferte dai giudici, lunedì questa maledetta pioggia smetterà e Marcello sarà di nuovo lui, tirato a lucido in televisione, alleato di Maroni che combatte la mafia, amico di Casini che gli diede la sua solidarietà nel 2004, da presidente della Camera, durante il processo che lo condannò a nove anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, collega del Pdmenoelle che mai ne ha chiesto l'espulsione dal Parlamento e ha ignorato la legge popolare "Parlamento Pulito", intervistato da stuoini in forma umana che in Italia sono chiamati giornalisti, leader del Pdl come fondatore di Forza Italia, mai messo in discussione dal Fini neo giustizialista.
Leonardo Sciascia divise gli uomini in cinque categorie: "... ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà… Pochissimi gli uomini; i mezz’uomini pochi, chè mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezz’uomini… E invece no, scende ancor più giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi…E ancora più giù: i pigliainculo, che vanno diventando un esercito… E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, chè la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre…".
Se Marcello Dell'Utri, per un motivo o per l'altro, dovesse scomparire dalla scena, ci faccia un favore. Non ci lasci soli con gli ominicchi e i quararaquà. Marcello, portali via con te. (www.beppegrillo.it)

Berlusconi ha pagato la mafia




"Silvio Berlusconi negli anni '70 e '80 preferiva accordarsi con la mafia piuttosto che denunciare le estorsioni alle autorità". E' una delle conclusioni a cui sono arrivati i giudici della Corte d'Appello di Palermo, presieduta da Claudio Dall'Acqua, nelle motivazioni della sentenza di condanna in secondo grado di Marcello Dell'Utri. Il 29 giugno scorso, Dell'Utri è stato condannato a sette anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. "Vi è – scrivono i giudici in un capitolo delle motivazioni – un'indiretta conferma del fatto che anche Silvio Berlusconi in quegli anni lontani, pur di risolvere quel tipo di problemi, non esitava a ricorrere alle amicizie "particolari" dell'amico siciliano che gli garantiva la possibilità di fronteggiare le ricorrenti richieste criminali riacquistando la serenità perduta ad un costo per lui tollerabile in termini economici". Attività di "mediazione", "canale di collegamento tra l'associazione mafiosa cosa nostra, in persona di Stefano Bontate, all'epoca uno dei suoi più autorevoli esponenti, e Silvio Berlusconi". Sono queste le parole utilizzate dai giudici. Il parlamentare era stato condannato per i fatti avvenuti fino al 1992 e assolto per quelli successivi. Nelle motivazioni si chiarisce anche il ruolo di Vittorio Mangano. Il mafioso fu assunto, sempre su intervento di Marcello Dell'Utri, come stalliere nella villa di Arcore non per accudire i cavalli ma "per garantire l'incolumità di Silvio Berlusconi". (www.ilfattoquotidiano.it)

giovedì 18 novembre 2010

Il peones Feltri spara su Saviano



"Bla, bla, bla. Chi parla? Saviano". Dopo la raccolta firme contro Fini, il quotidiano di Paolo Berlusconi ci riprova. E questa volta alza il tiro contro il giornalista, reo di avere portato in prima serata i rapporti tra mafia e politica al Nord e di avere fatto arrabbiare il ministro dell'Interno Roberto Maroni tirando in ballo la Lega. Campione della legalità? Macché, per il quotidiano di via Negri, il giornalista è uno "scopiazzatore" che scrive "cronache redditizie". "Dov'è il suo coraggio?" si chiede Vittorio Sgarbi: "Dov'è la sua minaccia alla mafia che lo insegue per ucciderlo?". Saviano è infallibile? Certamente no. Si può criticare Saviano? Certamente sì. Ma resta il fatto che ciò che lo scrittore ha detto è documentato. Non solo nelle (poche) cronache dei giornali che si occupano dell'infiltrazione mafiosa al Nord. E' lo Stato stesso a mettere nero su bianco l'allarme sull'integrazione tra potere criminale ed economico, da ultimo con la relazione della direzione distrettuale antimafia resa nota ieri. Brutte "coincidenze" e "tempismo singolare", secondo il quotidiano. Peccato che, come ammette lo stesso Maroni, l'ultima firma sul documento spetti al ministro dell'Interno. Insomma, il ritornello è lo stesso di sei mesi fa, quando Berlusconi puntò il dito contro Saviano e chiunque parli di mafia facendo fare "una brutta figura" all'Italia: "E' la sesta al mondo – disse – ma è la più conosciuta" a causa di serie come "la Piovra e della letteratura, Gomorra e tutto il resto". (www.ilfattoquotidiano.it)

mercoledì 17 novembre 2010

Il crac irlandese fa affondare le banche italiane



Prima la Grecia, ora l'Irlanda. E poi forse il Portogallo. L'effetto domino del default finanziario continua a terrorizzare i mercati europei. In attesa della riunione dell'Ecofin di oggi, pesano come un macigno le parole del presidente Ue Van Rompuy: "A rischio la sopravvivenza dell'euro". Ma ora gli investitori temono anche per la tenuta del nostro paese. La prima conseguenza è un calo delle quotazioni dei titoli di Stato italiani. Con un effetto (inatteso per i risparmiatori) proprio sulle grandi banche nostrane. Gli istituti hanno infatti puntato su questi investimenti dai "rendimenti sicuri" per gonfiare gli utili in tempo di crisi. Ora, invece, si trovano con profitti in calo e patrimoni assottigliati per decine di milioni di euro proprio a causa della svalutazione dei buoni del tesoro. Ma la Banca d'Italia ha già lanciato loro un salvagente: un aiutino che vale oro per le banche principali. (www.ilfattoquotidiano.it)

Il mercato delle vacche

Ieri, nell’incontro tra i presidenti di Senato e Camera, Schifani e Fini e il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, è stato tracciato l’iter della ormai inevitabile crisi di Governo. Tuttavia da subito si è scatenata da parte della maggioranza una vergognosa corsa per spingere senatori e parlamentari di altri schieramenti a fare il salto della quaglia.
Per questo noi dell’Italia dei valori denunciamo pubblicamente il tentativo di compravendita, che si chiama corruzione, ricatto, promesse indebite, di chi vuole svendere la dignità dei deputati e dei senatori per mantenere in piedi un Governo che non ha più titoli né qualità per restare un minuto in più a palazzo Chigi. Se si vuole, la legge di stabilità finanziaria si può fare in una settimana/dieci giorni, poi però si vada subito alla verifica in Aula.
Il Quirinale ha fatto quel che poteva, e lo ringraziamo, soprattutto, per avere imposto che si mettessero prima in ordine i conti dello Stato. Ma fatta la legge trovato il trucchetto: la maggioranza ha previsto un mese di discussione, come se facesse ostruzionismo a se stessa. E tutto perché al presidente del Consiglio e ai suoi sodali si vuole dare il tempo di comprare il consenso di qualche peones parlamentare disposto a vendere la propria dignità. Questo è un mercato delle vacche di cui bisognerebbe vergognarsi di fronte al Paese.
Noi dell’Italia dei valori denunciamo tutto questo, perché è immorale tentare di costringere, convincere, magari pagando, senatori e deputati, a dare il loro voto ad un governo che non ha più la fiducia del Parlamento, ma che tenta di comprarla come fosse una merce qualsiasi.
(www.antoniodipietro.it)

martedì 16 novembre 2010

Berlusconi vuole cambiare la camera


PD, l'arte di perdere facile




Il partito delle primarie sistematicamente perde le primarie. Ormai non si tratta più di casi isolati. Il candidato su cui i dirigenti del Pd scommettono finisce sempre secondo: i cittadini cercano il rinnovamento, mentre la dirigenza offre lo status-quo. Il caso Boeri-Pisapia a Milano, che potrebbe mettere in discussione la leadership nazionale di Bersani, è solo l'ultimo di una lunga serie. Era già successo in Puglia, dove Francesco Boccia, paracadutato dall'establishment, è stato sconfitto per ben due volte da Nichi Vendola. A Firenze, sostenendo il candidato sindaco Lapo Pistelli, Massimo D'Alema si era rivolto con sarcasmo a Matteo Renzi: "Se uno vuole essere eletto si candida e cerca i voti". Detto fatto, Renzi ha sbaragliato la concorrenza. Per non parlare delle ultime amministrative a Roma, dove il partito aveva imposto senza consultazioni Francesco Rutelli. A celebrare le primarie, in quell'occasione, ci hanno pensato gli elettori, che hanno eletto alla Provincia il democratico Nicola Zingaretti. E hanno mandato al Campidoglio Gianni Alemanno. Negli ultimi tempi, però, qualcosa si muove. Per la prima volta un esponente di primo piano come Filippo Penati decide di lasciare il suo incarico nel partito in seguito a un risultato inatteso alle primarie. Intanto sta crescendo una generazione di giovani amministratori che esprime posizioni radicalmente diverse dal gruppo dirigente. Sono i cosiddetti "rottamatori", che dieci giorni fa, a Firenze, si sono contati (erano in 7mila) e hanno parlato di politica, proponendo un ricambio generazionale basato sulle proposte e non sulle "correnti". Finora si è sempre parlato solo di Matteo Renzi e Giuseppe Civati. Ma la lista è ben più lunga. (www.ilfattoquotidiano.it)