domenica 30 settembre 2012

La borsa o lavitola


Se la lettera di Lavitola – quello che viaggiava a spese nostre con Berlusconi nelle viste ufficiali all’estero, ricordate – è autentica, ed è lecito avere dubbi perché anche i pataccari possono essere vittime di patacche, gli storici futuri del periodo Berlusconiano non dovranno fare altro che leggerla, per capire come funzionavano la corte (insisto, preferisco parlare di “corti” e non di “caste”) e il mondo di un magliaro che ha vinto due elezioni, ha governato l’Italia per un decennio, ora vorrebbe tornare a governarla e riceve l’appoggio di un elettore italiano su cinque. C’è tutto lì, compresa la sensazionale ignoranza di un uomo che si fregiava dal titolo di “direttore” di un giornale e scrive “d’avvero”, “pressi” (anziché “presi”), “le somme che non voglio essere restituito”, “elliminato”, “Servizzi”, “piaque” ecc ecc. Naturalmente Berlusconi ha già sparato querele, dunque la considera autentica. Quando ci chiediamo come abbiamo fatto a ridurci nelle condizioni in cui siamo, perché la politica e la pubblica amministrazione siano imputriditi fino a decomporsi e immaginiamo le oscure trame dei sinistri banchieri per far del male all’Italia, rileggiamo questo “memoriale”. E ricordiamoci che siamo stati noi italiani a dare questi gangster il timone della nave, non i finanzieri della Goldman o gli insaziabili tedeschi. (Vittorio Zucconi http://zucconi.blogautore.repubblica.it/)

La battuta del giorno

"...Sei giustamente considerato uno dei più esperti, saggi ed autorevoli statisti non soltanto dell'Europa, ma di tutto il mondo..." (un passo non da poco del messaggio di auguri inviato da Vladimir Putin all'amico Silvio per il suo compleanno)

sabato 29 settembre 2012

La battuta del giorno

”Il signor Berlusconi è un corruttore. E ora, se vuole, mi quereli” (Gianfranco Fini)

...e questo a dir la verità caro on. Fini l'avevamo intuito da un pezzo, la domanda è come mai, dopo essere stato a braccetto con l'uomo di Arcore per un pò di anni, non si sia accorto di niente ?  

giovedì 27 settembre 2012

Provaci ancora, Sal!

Mai avremmo immaginato di scrivere qualcosa in difesa di Alessandro Sallusti. Lo ha fatto persino Travaglio, ma lui è un giornalista, è parte in causa, noi no. E questo è sbagliato. Perché quando si mettono a rischio la libertà di stampa e di espressione, siamo tutti parti in causa. Perché molti politici, o potenti in genere, usano la querela preventiva come mezzo per intimidire giornalisti, comici e voci a loro contrarie. Non a caso, quando accadde a Luttazzi, propose di inserire nei codici civile e penale un comma che diceva, più o meno, così: “Ok, te mi quereli per centinaia di migliaia di euro. Però se perdi la causa, li dai te a me!” Ma Luttazzi è stato troppo frettolosamente, e ingiustamente, dimenticato. E ora tocca a Sallusti. Sallusti che ha intrapreso una battaglia di libertà contro un magistrato che lo ha denunciato per diffamazione. Sallusti nuovo Bobby Sands, nuovo Gandhi, nuovo Nelson Mandela… e la Santanché nuova Winnie Mandela. Sallusti che è stato condannato e che, ovviamente, non farà neanche un giorno di carcere e, forse, sarà assegnato ai servizi sociali, tipo accompagnare gli anziani a fare le analisi, portare la spesa a casa di vecchie vedove, o fare da vigile all’uscita delle scuole elementari. E già questo dovrebbe essere un motivo per schierarsi contro la condanna: tenete Sallusti lontano dai nostri padri, dalle nostre madri e soprattutto dai nostri figli, per favore! Ma la questione è tutt’altro che semplice, perché non ci passa neanche lontanamente per la testa l’idea di gioire quando qualcuno, perfino uno come Sallusti, viene condannato per aver espresso un’opinione o per aver riportato e commentato una notizia. Anzi, per aver fatto scrivere a un altro, in qualità di direttore responsabile. Però. C’è un però. Da tempo, certe testate (giornali e telegiornali) fanno della diffamazione a mezzo stampa una strategia editoriale e politica, la cosidetta “macchina del fango”. Le migliaia di euro da pagare per una causa per diffamazione vengono addirittura messe a budget, quando si dirigono certi giornali. Cosa sono poche migliaia di euro, davanti alla possibilità di infangare un avversario politico o di diffondere notizie false e tendenziose? Si paga, magari si pubblica una smentita nella pagina degli annunci delle troie (ma anche no) e intanto si è portato a casa il risultato. Ecco, questo modo di fare giornalismo, tanto di voga negli ultimi anni, è vergognoso e deve finire. L’arresto è un modo per mettere in regola le cose? No, sicuramente no, di questo siamo sicuri. Così come siamo sicuri… no, via diciamo sospettiamo che il buon Sallusti e il suo editore (chi sarà mai?) non sperassero altro per poter così lanciare un’altra offensiva mediatica contro i magistrati e i loro calzini turchesi. Però mai avremmo pensato di scrivere qualcosa in difesa di Sallusti. E, infatti, non lo facciamo nemmeno ora. *** P.S. Apprendiamo adesso che la condanna è stata sospesa. Vabbè, via, provaci ancora, Sal! (www.donzauker.it)

Responsabilmente


Avendo sulle spalle non so quante dozzine di querele per diffamazione a mezzo stampa, sia come redattore che come direttore, so che cosa significhi finire nel registro degli indagati perché qualcuno ti ha dato un’informazione farlocca che non hai avuto la coscienza o il tempo per verificare o perché sul tuo “media” è stato pubblicata una breve in un’edizione lontana che ha offeso qualcuno, In un Paese come il nostro che soffre di “querelite” cronica e pure acuta, è storia di ogni giorno. Una sola osservazione, dunque, senza prediche né comizi né difese corporative né falsi eroismi da Silvio Pellico. La legge sul reato di opinione, come quella sull’omesso controllo, è abominevole e una testimonianza della nostra arretrezza culturale, come lo è la carcerazione preventiva usata come strumento di intimidazione. E detesto i fanatici che vorrebbero “sbattere tutti in galera” ignorando che quando si comincia a “sbattere tutti in galera” per fare grandi purghe, si sa come si comincia, ma non dove, e da chi,si finisce. Ma chi firma un contratto da direttore responsabile sa, appunto, quali responsabilità si assume. Nessuno ha mai obbligato nessuno a fare il giornalista né tanto meno il direttore responsabile. (Vittorio Zucconi http://zucconi.blogautore.repubblica.it/)

Adesso non esageriamo


mercoledì 26 settembre 2012

Il barista e il poliziotto


Martedì, Madrid è stata teatro di scontri durissimi tra poliziotti e indignados che volevano occupare il parlamento spagnolo. «In questo bar non ci si picchia», sembra però dire il proprietario di questa caffetteria vicino all'epicentro degli incidenti. (da IL CORRIERE DELLA SERA)

Vorrei vederti danzare

Strepitoso, si consiglia musichetta in sottofondo...(grazie a http://nonleggerlo.blogspot.it/)

martedì 25 settembre 2012

Maurizio Crozza a Ballarò 25/9/2012


Roba da non credere !


Senza nessuna vergogna ! A cadavere ancora caldo ha fatto affiggere questi manifesti in tutta Roma. La "verginella" è pronta a rientrare.

La battuta del giorno

"Voleva altri soldi, ma la mia libertà non è in vendita" (Alessandro Sallusti ha dato disposizione ai suoi avvocati di non chiudere l'ipotesi di accordo con il magistrato che lo ha querelato e  affida ai suoi affezionati lettori questa storica dichiarazione)

...qualche notizia sparsa



lunedì 24 settembre 2012

Cose raccapriccianti !

Molto sommessamente  chiedo, se quello era un consiglio regionale indegno dove alcuni hanno fatto cose raccapriccianti che poi spiegherà, lei in questi due anni dov'era ? Perchè denunciarlo solo adesso ?

Passaparola - Nessuno in Grecia morirà per l'Euro - Giuseppe Ciulla - (dal blog www.beppegrillo.it)


La battuta del giorno

"Ma si rende conto? Io dovrei perdere la faccia per colpa di un furbastro di provincia che si fa chiamare Batman?" (Daniela Santanchè intervistata dal Corriere della Sera. Insisto, ormai questi rilasciano dichiarazioni a propria insaputa !)

Beppe Grillo a Parma contro i giornalisti


sabato 22 settembre 2012

Fiorito e la presidente Polverini: la congiura degli innocenti

Giustamente, prevale ancora su tutto il notiziario televisivo il disastro (definizione della presidente Polverini) della Regione Lazio. Altri, più versati nelle patrie lettere, l’hanno definito Satyricon, ma neppure Petronio poteva descrivere, e Trimalcione organizzare, un festino tanto squallido. Roba da «Ciao Darwin», o qualche altro pecoreccio varietà che ha nutrito le aspirazioni estetiche di una classe dirigente formatasi nel supermercato berlusconiano. Cosicché ora il cavaliere teme che il Pdl passi per «partito della corruzione»! Ma dai. E non è il partito che da mesi, anzi anni, si batte in Parlamento per impedire l’approvazione della legge anticorruzione? Tutto si tiene. Anche la tenuta, appunto di Renata Polverini, che, se le avessero rubato sotto il naso il Colosseo, non se ne sarebbe accorta. E ancora meno se ne sarebbe accorto il sindaco Alemanno, soprattutto se la cosa fosse avvenuta durante una nevicata imprevista e per opera della nutrita schiera di famigli assunti nelle aziende municipalizzate. Comunque, i fattacci di questi giorni confermano il legame indissolubile tra politica e tv: Renata Polverini è andata a rifarsi il look davanti alle telecamere di Piazza pulita, mentre il recalcitrante Batman, Franco Fiorito, è andato da Bruno Vespa. Chiaro che tutti e due si sono proclamati innocenti, recitando il loro ruolo con la grande professionalità acquisita nella politica intesa come lucrosa fiction. E, mentre Fiorito ha tirato fuori il foglietto che dovrebbe discolparlo, la signora Polverini ha dovuto chiedere al suo staff il conto delle spese elettorali, di cui naturalmente non ricordava la cifra. Un particolare tanto irrilevante che infatti ammonta a oltre 7 milioni euro. Tanto è costato (a chi?) farla eleggere, con relativo sputtanamento. (Maria Novella Oppo - L'UNITA' -)

La battuta del giorno

“L’altro giorno ho fatto un check up e mi hanno trovato la prostata ingrossata. Mi hanno detto che con tutta la rottura di co…ioni che mi fanno è il minimo che possa succedere. Lunedì farò la biopsia e Ingroia lo avrà sulla coscienza”. (Marcello Dell'Utri intervistato a La Zanzara su Radio 24. Ma dico io possibile che non si riesca ad ignorare simili personaggi ?)

venerdì 21 settembre 2012

Il famelico assalto alla politica: ultimo atto

Resterà in piedi la giunta regionale del Lazio, così come non mollerà il lombardo Formigoni neppure davanti all’evidenza dei suoi conti bancari (da cui non è mai uscito nessuno dei rimborsi a Daccò di cui aveva straparlato). Ma è finita lo stesso. La politica ha rivelato un volto famelico inemendabile, fatto apposta per carburare le più grezze campagne giustizialiste su “un paese di ladri”. Dove si può affermare impunemente che al posto di un Franco Fiorito, potendolo, chiunque avrebbe rubato come lui, mentre gli altri si spartivano il bottino e ora fanno finta di non esserne accorti. Esultare per il difacimento della destra tenuta insieme dal desiderio di soldi e potere? No, perchè non c’è limite al peggio. La fine di questi partiti apre la strada a nuovi ricconi che si ergeranno a leader popolari per riempire il vuoto. Conquisterà nuovi proseliti anche la fanfaluca della democrazia diretta via internet, come se questo strumento adoperato in solitudine, con le sue esasperazioni solipsistiche e narcisistiche e la sua predisposizione alla mascheratura, potesse garantire la partecipazione comunitaria massacrata dai partiti oligarchici. La vedo brutta. Ma intanto l’assalto alla diligenza dei famelici politicanti laziali e lombardi giunge all’ultimo atto. Ormai è caccia all’uomo, nella giungla italiana. (www.gadlerner.it)

La battuta del giorno

"Datemi un seggio, ho ancora voglia di lavorare ... se fa bisogno so disponibile, se invece non faccio più bisogno ... fare il Parlamentare è un'esperienza stupenda, la consiglio a tutti i giovani. Salvando Berlusconi io ho salvato gli italiani, ne vado fiero, ma non lo feci per salvare la pensione: quando arrivai alla Camera manco sapevo cos'era sta pensione, sentivo i colleghi che ne parlavano, allora un giorno ho preso coraggio, spiegate anche a me? ... Berlusconi se non ci fosse bisognerebbe inventarlo ... tempo fa ho parlato di lui al Parlamento di Londra ... si sono messi a ridere." (Antonio Razzi, Popolo e Territorio, intervistato da Repubblica rilascia dichiarazioni a sua insaputa) grazie a http://nonleggerlo.blogspot.it

giovedì 20 settembre 2012

Già non lo vogliono


La notizia è stata rilanciata dall'informatissimo Dagospia. Ed è succosa: a Canale 5 sta per arrivare l'ex direttorissimo, Augusto Mizolini, ex direttore del Tg1 costretto al passo indietro per la questione delle spese con le carte di credito. Per il Minzo sarebbe tutto pronto. Ma la notizia non è stata digerita dalla redazione: la notizia ha infatti fatto scoppiare la rivolta dei giornalisti e dei dirigenti (ora si attende un comunicato del comitato di redazione). I giornalisti Mediaset, questo il succo del loro pensieri, non vogliono accettare il contratto (pesante) di Minzolini in un periodo di tagli e difficoltà per il Biscione. (LIBERO)

Sole che tramonti, libero e giocondo

Ho casa a Roma dal 1978 (l’unico affare della mia vita, nonostante le botte dell’Ici prima e dell’Imu ora, appartenendo io alla categoria di speculatori che se investissero in una fabbrica di frigoriferi arriverebbe un’altra Era Glaciale) e come tanti non-romani e residenti part time, amo moltissimo la Grande Mignottona. Ma nei 54 anni da che la vivo e la vedo non l’avevo mai vista così derelitta, sporca, incasinata, abbandonata a se stessa, squallida come da quando la amministrano questi cialtroni fascistelli di Aledanno, come lo chiama D’Agostino, quelli che celebrarono la loro vittoria facendo il saluto romano attorno al Campidoglio. Come dimostrano le loro festine da porchettari sul genere d’ Er Batman e le orgette da Cinecittà B genere legionari con l’orologio e Trimalcioni con il Suv, sono, prima di essere una banda di maiali che grufolano nella mangiatoia rifornita da noi contribuenti, un branco di “buri” ignoranti. Per amministrare una città come Roma, che loro hanno in custodia, non in proprietà, a nome del mondo prima ancora che dei Romani, un minimo di cultura dovrebbe essere indispensabile. Eppure di cattivi sindaci e di cattive amministrazioni comunali, ho visto parecchi, in 54 anni. (Vittorio Zucconi http://zucconi.blogautore.repubblica.it/)

mercoledì 19 settembre 2012

Tutto questo fa "leggermente" schifo





La festa al Foro Italico organizzata nel 2010 dal consigliere regionale del Lazio Carlo De Romanis (Pdl) in costume da antichi greci. De Romanis sostiene di aver finanziato lui il tutto e se così fosse nulla da eccepire, ma un certo disgusto resta !

A casa sua

L'ex direttorissimo del TG 1 Augusto Minzolini avrebbe firmato un contratto con Mediaset. Finalmente tutti coloro che pagano il canone Rai, compreso il sottoscritto, hanno smesso di tenere a libro paga una delle voci più faziose del panorama televisivo pubblico e per lui il meritato posto nell'azienda di riferimento.

Dopo la Polverini tocca a Formigoni dimettersi



Per primo è caduto il più abile, Raffaele Lombardo, che ha voluto gestire in proprio una ritirata tattica conservando potere e garantendo una poltrona al figliolo. Dopo la Sicilia ora crolla anche la giunta di destra nel Lazio, con lo spettacolare contorno basso impero delle fotografie pagate da noi contribuenti, in cui è rimasta impigliata la presidente Renata Polverini. Chi manca all’appello? Ma è evidente: colui he le feste andava a farle ai Caraibi, scroccando dai faccendieri di fiducia anzichè dai finanziamenti pubblici, ovvero Roberto Formigoni. Sicilia, Lazio, Lombardia. Sono le tre più importanti regioni d’Italia, tre palcoscenici d’eccezione per constatare la dissoluzione della politica così come l’hanno sequestrata i partiti. In particolare del centrodestra, ma purtroppo non solo loro. (www.gadlerner.it)

martedì 18 settembre 2012

Maurizio Crozza a Ballarò 18/9/2012


Vota mammà



Il Movimento studentesco catanese denuncia: dall'università spedite migliaia di mail che sponsorizzavano Maria Elena Grassi, candidata Udc alle elezioni regionali. A spedirle il figlio.

Democratici e presuntuosi

L’endorsment di Berlusconi per Matteo Renzi stupisce solo chi pensa ancora, dopo vent’anni, che il Cavaliere sia uno sprovveduto della politica. E invece l’attestato di stima è perfino ovvio.

Certo, schierarsi alle primarie degli avversari non è il massimo dell’eleganza. Ma l’ex premier in quanto ad eleganza non si è mai distinto. Quello che conta, adesso, è infilarsi nelle (vere o presunte) contraddizioni altrui. In fondo è il modo migliore per coprire le proprie. E più di un segnale dice che la strategia paga.

Gli attori democratici, impegnati nella competition interna, sembrano curarsi poco della faccenda. Si muovono tutti, nessuno escluso, come fossero già a Palazzo Chigi. E si risente nell’aria quella sicumera un po’ spocchiosa all’origine di tante batoste del passato.

Il fatto è che dalla fine del governo Berlusconi il Pd sta peccando di presunzione ogni giorno di più. E dietro la presunzione c’è sempre l’insicurezza. Di solito, quando si parla come se si avesse già vinto, è solo perché si comincia ad aver paura di perdere. (Marco Bracconi http://bracconi.blogautore.repubblica.it/)

E' solo un pagliaccio

"C’è un 47 per cento di persone che voteranno per il presidente in qualsiasi caso. C’è un 47 per cento di persone che stanno dalla sua parte perché dipendono dal governo, perché si ritengono delle vittime, perché credono che il governo abbia la responsabilità di occuparsi di loro, che credono di avere il diritto a copertura sanitaria, cibo, casa, qualsiasi cosa. Che sia un diritto e che il governo dovrebbe fornirgli tutto. E loro voteranno questo presidente in qualsiasi caso… questa è gente che non paga le imposte sul reddito da lavoro. [...] Quello che io devo fare è non preoccuparmi di queste persone. Non le convincerò mai che dovrebbero prendersi la responsabilità di pensare alle proprie vite."(Mitt Romney candidato alle presidenziali USA per i repubblicani, svela a sua insaputa il vero volto)

domenica 16 settembre 2012

Mediaset si fionda su La Sette e Mentana risponde


La battuta del giorno

"Se vogliamo andare fuori strada, possiamo scegliere ancora lui" (Bersani su Berlusconi. Qualcuno lo avvisi che il cavaliere adesso è in crociera e il paragone con l'ineffabile Schettino era più calzante)

Si parte.....


Venezia. Silvio Berlusconi si imbarca per dare inizio alla tradizionale crociera organizzata dal giornale di casa IL Giornale per i suoi affezionati (!!!) lettori. Appena a bordo ha scolpito su una scialuppa di salvataggio la seguente illuminazione "È scritto nella Bibbia che c'è un tempo per parlare e uno per riflettere. Oggi, di fronte a tanta confusione, è meglio riflettere". Scene di delirio mistico tra i passeggeri, e siamo certi che non finirà qui. A raccontarci del viaggio minuto per minuto provvederà Francesco Maria Del Vigo responsabile del sito del quotidiano. Quotidianamente saremo incollati al computer per raccogliere i versi del santone.

venerdì 14 settembre 2012

Marchionne, il paradiso di bugie. Commedia semiseria



Ciò che tutti avevano capito è ufficiale: Fabbrica Italia, l’inesistente piano nel quale Marchionne diceva di voler raddoppiare la produzione di auto in Italia era una balla. Anzi “è superata” come dice l’uomo del maglioncino che si sta portando via il gruppo torinese come un ladro, ma con con tutta la politica italiana a fare da palo con Monti in testa. Un super lavoro per il premier che già fa da palo a alla Bce, a Bruxelles, alla Merkel, a Goldman Sachs, in attesa del suo bel premio di produzione che gli sarà conferito al Quirinale.

Fatto sta che un’evidente menzogna a cui tutti i responsabilissimi rappresentanti del popolo hanno fatto finta di abboccare, è stato il cavallo di Troia con il quale si è dato l’avvio al massacro dei diritti del lavoro: l’operazione Pomigliano e con i suoi diktat risibili dal punto di vista economico, ma inquietanti e perversi da quello politico, è stata l’ “eccezione” destinata a diventare la regola. Ora i complici tacciono oppure, come Sergio Chiamparino, si godono le poltrone (presidenza della Compagnia San Paolo), conquistate con l’acquiescenza e la ragionevolezza con cui hanno condotto le greggi al mattatoio.

Ma c’è il serio pericolo che i posti in banche e fondazioni non siano sufficienti ad accontentare tutti quelli che di fronte alla cartellina in cui si spiegava il piano “Fabbrica Italia” sono rimasti folgorati. Per fortuna che ora Corrado Passera, uno con la schiena diritta quando si trova nell’altro emisfero, le canterà chiare all’Ad di Fiat: se proprio non può raddoppiare la produzione di automobili che almeno raddoppi i compensi a chi di dovere, il milieu tecnico politico su questo sa essere intransigente. Vorrei proprio vedere con faccia Marchionne avrà il coraggio di dimenticare persino di mettere in piedi un ordine monastico per Bonanni che ci tiene tanto: i figli della Gran Madre di… beh, il nome non è ancora completo, il catecumeno Raffaele ci sta ancora riflettendo.

Certo tutto questo ha un po’ spiazzato il povero Lapo Elkann che poco si raccapezza di queste cose, ma tiene il punto: ” quello che va bene pev la Fiat va bene pev l’Italia diceva il nonno. Pervciò cvedevo che quello che piace a me piace anche agli italiani “. Non so perché, ma comincio a credergli. (http://ilsimplicissimus2.wordpress.com/)

Quando salta il coperchio



Non ho nessuna spiegazione passepartout per quello che è accaduto in Libia, proprio nella città dove l’ambasciatore ucciso aveva lavorato per aiutare la Cirenaica a liberarsi di Gheddafy e poi a portare la ribellione in tutto il Paese. In terre dove i lancia razzi sono diffusi come i telefonini, e gliene abbiamo venduti a migliaia, organizzare un attacco a un edificio indifeso non richiede grandi strateghi. grande coraggio o grande preparazione. Ma una cosa è evidente: le dittature, di qualsiasi natura e colore siano, sono coperchi che tengono chiusa la pentola a pressione di società che per generazioni non hanno conosciuto altro che colonialismo, dominazioni esterne, capi tribù e tiranni. E dunque non esistono, come nell’Italia post fascista o nella Germania post nazista, tradizioni ed esperienze pregresse, con possibili dirigenti politici, intellettuali, tecnici (oh yes) e organizzazioni sociali in grado di riempire il vuoto, come furono in Italia i comunisti, i socialisti, i cattolici, i liberali, gli azionisti. Aspettarsi che togliendo il coperchio non esploda tutto quello che è stato tenuto sotto, anche con la nostra interessata complicità (ricordate le grottesche visite di Gheddy a Roma?) è per lo meno ingenuo e ipocrita. La rivoluzione, diceva uno che se ne intendeva, non è una festa da ballo. Si sa come cominciano, mai come finiscono. (Vittorio Zucconi http://zucconi.blogautore.repubblica.it/)

giovedì 13 settembre 2012

E’ colpa di Monti, altro che Statuto dei lavoratori

Cosa si fa quando non si è abbastanza onesti da riconoscere un fallimento? Si cerca qualcuno a cui dare la colpa e poi la si butta in caciara. E’ quello che ha fatto oggi il professor Mario Monti, che per coprire il disastro della sua politica economica e sociale dà la colpa allo Statuto dei lavoratori, cioè ai diritti dei lavoratori.

Detto senza mezzi termini, è una balla grossa come una casa. Anche i sassi sanno che se gli investitori non portano soldi in Italia è per ragioni che con i diritti dei lavoratori non c’entrano niente. A bloccarli è l’enorme burocrazia che non solo rallenta tutto ma genera anche una ancora più immensa e proibitiva corruzione. E’ la tassazione sulle imprese e sul lavoro, che non ha pari in Europa. E’ l’evasione fiscale e la fuga dei capitali all’estero, che ammazza le imprese oneste.

Ci venisse a dire, Monti, quanti posti di lavoro ha creato la soppressione dell’art. 18. Non lo ha fatto e non lo farà, perché la risposta è: nemmeno uno, anzi in questi giorni sono iniziati i primi licenziamenti per ragioni economiche, con le clausole previste dalla Fornero.

L’attacco allo Statuto dei lavoratori è una fredda provocazione messa in atto per nascondere il fatto che la politica lacrime e sangue, il taglio drastico delle pensioni, la legge sui licenziamenti facili della Fornero, l’aumento spropositato delle tasse e la mancanza di provvedimenti per la crescita non hanno portato nessunissimo risultato positivo mentre gli esiti disastrosi sono sotto gli occhi di tutti: recessione, disoccupazione e povertà.

Per giustificare e occultare i suoi fallimenti il governo mira ora a creare conflitti sociali ingovernabili, di cui l’Alcoa rappresenta la punta dell’iceberg.

Monti può mettersi l’anima in pace. Noi non ci facciamo ingannare e non si faranno ingannare i lavoratori e i cittadini. L’attacco allo Statuto dei lavoratori ci spinge a portare avanti con energia anche maggiore la raccolta firme sui referendum che partirà il prossimo 12 ottobre. Non si tratta di tornare al passato, ma di garantire un futuro alle nuove generazioni, e non sarà possibile senza ridare pieno corso al più fondamentale tra i diritti garantiti dalla nostra Costituzione: quello al lavoro. (www.antoniodipietro.it)

Anche lui in tour



mercoledì 12 settembre 2012

Violante e quelli che non stanno al gioco

Una volta, per un libro che si chiamava Io gioco pulito, chiesi a Furio Colombo come mai quando riportammo in edicola l’Unità, che era fallita sepolta dai debiti accumulati dai vertici Ds, non soltanto nessuno di quei vertici ce ne fu mai riconoscente, ma anzi da essi venimmo considerati dei corpi estranei di cui liberarsi alla prima occasione (cosa che puntualmente avvenne). “Forse perché qualcuno ha subito capito che non stavamo al gioco”, rispose Furio. Una frase che mi è venuta in mente l’altra sera, ascoltando Luciano Violante a L’Infedele. Ecco, ho pensato, uno che sa stare al gioco. Non lo dico perché Violante ha insultato in lungo e in largo il Fatto, Marco Travaglio, i nostri lettori e perché no anche le 150mila persone che hanno solidarizzato con i magistrati di Palermo, tutti impacchettati nella sobria definizione di “canea”.

Sentirsi paragonare a dei cani inferociti non fa certo piacere, così come essere denunciati come facenti parte di un oscuro disegno eversivo per abbattere Napolitano e Monti. Pazienza, ognuno ha il diritto di delirare come meglio crede. Più che le stranezze di Violante, colpivano i suoi tentativi di dare coerenza alla propria eclatante incoerenza (da fiammeggiante toga rossa a implacabile accusatore dei pm Ingroia e Di Matteo, per dirne solo una). Estraendo, di fronte all’imbarazzato stupore di Paolo Mieli, fotocopie ingiallite come fossero bolle papali: “Già nel ’93 ebbi a scrivere…” . Avremmo voluto dirgli: Violante, non si agiti, lei ha avuto solo l’accortezza di trovarsi sempre dalla parte giusta al momento giusto. Per certi sacerdoti della casta stare al gioco significa soprattutto uno spiccato senso della posizione, onde acquisire e conservare convenienze di rango e di partecipazione alle cariche istituzionali. E se il prezzo da pagare è fare combutta con il berlusconiano Quagliariello, che vuoi che sia.

Ma stanno al gioco anche tanti comprimari e comparse, a cominciare da quei giornalisti grandi esperti di principi gravitazionali per farsi trovare sempre al sole. Non può quindi stare al gioco chi da anni indaga sul gioco sporco Stato-mafia. O la famiglia Borsellino. Si rassegni perciò l’on. Violante: con Furio, Marco, tanti giornalisti e tanti lettori abbiamo creato il Fatto proprio per non stare al gioco. (Antonio Padellaro - IL FATTO QUOTIDIANO -)

Senso di comunità



martedì 11 settembre 2012

Maurizio Crozza a Ballarò 11/9/2012


Nemmeno noi dimentichiamo



Il Popolo della Libertà di San Stino di Livenza (Veneto) ricorda con questo manifesto il ventennale delle stragi di Capaci e via D'Amelio: le facce di Falcone e Borsellino accostate al partito di Marcello Dell'Utri e Nicola Cosentino, dell'appoggio di Cuffaro, del Cavaliere e dello Stalliere, che "la mafia non esiste" e che "Mangano è sempre il mio eroe". Strumentalizzare Grasso (Paolo?!), utilizzare quei due volti per celebrare Silvio, senza vergogna alcuna. (http://nonleggerlo.blogspot.it/)

Nun te reggo chiù

Dagli anni lontani eppure ancora presenti della invasione di campo da parte di Berlusconi nel 1994, torna puntuale la discussione sul tacerne o parlarne, se sia più utile ai vari ciarlatani del potere e aspiranti tali fare loro le pulci pubblicamente o lasciare che si spulcino da soli. Nel caso Berlusconi la discussione era palesemente insensata, visto che l’uomo disponeva, e dispone, di enormi strumenti privati di propaganda e di grancasse di risonanza in ogni forma e luogo. E i sostenitori del partito del silenzio dimenticano sempre che la Lega Nord crebbe e si affermò sotto il radar di tv e grandi media, troppo a lungo ignorata, mentre cominciò a vacillare quando finalmente i mezzi di comunicazione cominciarono ad accendere le luci sulle idiozie che dicevano (ricordate i “tram segregati” a Milano?) e sulle contraddizioni che esprimevano. Io sono per il partito del riflettore, un po’ perchè è il mio mestiere, un po’ perché i personaggi pubblici dimenticano sempre che l’eccesso di pubblicità e di esibizionismo, il presenzialismo ossessivo alla maniera di DiPietro che riesce a mettere la faccia ovunque convinto che questo gli porti consensi, subisce la legge dei “diminishing returns”, della diminuzione del profitto. Devi investire sempre di più per ottenere sempre di meno. Inizialmente, diffondere il marchio o la faccia anche attraverso attacchi e critiche serve, secondo l’infantile, ma per questo efficace equazione del “se i cattivi ci attaccano, vuol dire che noi siamo i buoni”. Ma con il crescere della esposizione, arriva sempre il momento della sazietà. In parole poverissime, la gente, il pubblico, gli elettori, cominciano a stufarsi di te, delle cose che devi per forza ripetere, ad avere la nausea di quelle giaculatorie, visto che non puoi rischiare di avventurarti in terreni inesplorati, a perdere quell’effetto novità e dunque quella curiosità che avevi suscitato. Una parte del fastidio verso la classe dirigente politica italiana, oltre i problemi, i guai, l’inettitudine, la crisi e blah blah, sta nel non poterne più di quella facce. Non delle loro opinioni, dei loro partiti, delle loro risposte, ma proprio di loro, fisicamente. Ma loro non capiscono, credono che andando a ogni talk show, sgomitando per infilarsi in ogni TG, aumenti la popolarità, mentre crescono soltanto la loro vanità e l’irritazione di chi li guarda. (Vittorio Zucconi http://zucconi.blogautore.repubblica.it/)

lunedì 10 settembre 2012

La battuta del giorno

"Direi che i successi maggiori li ha avuti come romanziere. Gli auguro tanti romanzi belli per il futuro. Manderei a casa Veltroni, come tutti quelli che hanno fatto più di quindici anni di Parlamento. Credo si possa lasciare spazio ad altre persone" (Matteo Renzi VS Walter Veltroni)

E dopo i calzini di Mesiano, le zeppe di Emma


In questo periodo Pierferdinando Casini è il principale nemico del Cavaliere: basta aprire Il Giornale di oggi, e sfogliare le prime quattro pagine. Alessandro Sallusti non aspettava altro. Ma il direttore riserva il meglio per Emma Marcegaglia, ex presidente di Confindustria, colpevole di aver appoggiato la "Lista Italia" del leader Udc. E allora ecco il capolavoro di pagina 4, fango sopraffino, che ricorda tanto i calzini turchesi del giudice Mesiano. La scansione è completa, "a Emma serve una badante", si passa dalla "cintura invernal-tristanzuola" allo "smalto troppo scuro", dai "jeans troppo larghi e malconci" alla "zeppa da lungomare di Ostia", tutto vero. (http://nonleggerlo.blogspot.it/)

Passaparola - Il Medioevo dell'energia - Walter Ganapini - (dal blog www.beppegrillo.it)

domenica 9 settembre 2012

La battuta del giorno

"Noi oggi dobbiamo fare una ammissione importante: abbiamo perso 20 anni, della rivoluzione liberale evocata 20 anni fa non ci sono tracce né, salvo per alcune virtuosità, i governi della sinistra, influenzati dal massimalismo, hanno potuto fare qualcosa di meglio. Ora è il momento di voltare pagina." (Pierferdinando Casini, uno che ha vissuto sulla luna e si è reso complice del disastro berlusconiano a sua insaputa)

Condottieri



venerdì 7 settembre 2012

Firma l'appello



Bene Napolitano, ma DDL attuale non contrasta la corruzione

(www.antoniodipietro.it)



Aria di tempesta

“Casaleggio prende per il culo tutti. Da noi la democrazia non esiste”. Sono alcune parole di Giovanni Favia, consigliere regionale in Emilia Romagna dei 5 Stelle, raccolte in un fuori onda trasmesso su Piazzapulita di Corrado Formigli su La7, all’interno del servizio di Gaetano Pecoraro. Parole che sono destinate a suscitare aspre polemiche. (da IL FATTO QUOTIDIANO)




"Né io, né Beppe Grillo abbiamo mai definito le liste per le elezioni comunali e regionali. Né io, né Beppe Grillo, abbiamo mai scritto un programma comunale o regionale. Né io, né Beppe Grillo abbiamo mai dato indicazioni per le votazioni consigliari, né infiltrato persone nel MoVimento Cinque Stelle." Gianroberto Casaleggio

mercoledì 5 settembre 2012

La battuta del giorno

“Se i cittadini italiani vogliono passare dal populismo di Berlusconi al populismo di Grillo, il che vorrebbe dire la rovina del Paese, lo facciano, purchè dopo non vengano a lamentarsi con noi, come fece con me una signora che aveva eletto Berlusconi” (Massimo D'Alema, Festa Democratica di Reggio Emilia, uno che dovrebbe avere il buongusto di stare zitto)


E no !


Beppe Grillo pubblica sul suo blog questo fotomontaggio confezionatogli dal Movimento Cinque Stelle di Rimini, giusto per spernacchiare la stampa che quotidianamente lo attacca, spesso inventando le notizie e migliaia di sostenitori ci cascano in pieno. Basta leggere i commenti in calce al post del blog del comico genovese per farsi un'idea.
In questo modo purtroppo si avalla la convinzione di molti, non è Grillo a far paura ma chi lo segue !

martedì 4 settembre 2012

Addio gigante buono


Clarke Duncan è stato il protagonista di uno dei miei film della vita "Il Miglio Verde". L'attore si è spento all'età di 54 anni a causa di un infarto che lo aveva colpito il 13 luglio e da cui non si era mai ripreso.
Lo ricorderò per sempre perchè ha procurato in me la più forte emozione cinematografica.

La battuta del giorno

"Ho scelto di restare per gli stessi motivi che mi hanno fatto avvicinare alla politica l’ammirazione per le idee di libertà di Silvio Berlusconi." (Nicole Minetti a Diva e Donna)

C'è speranza per tutti

Se l'ex governatore della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo, ha nominato come consulenti un pianista di piano bar e matrimoni per la ricostruzione della cittadina di Giampilieri distrutta dall'alluvione, un trombettista nonchè dirigente di una squadra di calcetto come esperto per la promozione del territorio e un fanatico dello sci alpino e di vela per l'innovazione tecnologica, allora per tutti c'è speranza nel futuro !

lunedì 3 settembre 2012

Stampa di regime


La cosa più penosa non è uno dei tanti titoli dei quotidiani che hanno dato risalto al taglia e cuci di un blogger che ha estrapolato il filmato da uno spettacolo di Grillo del 2006, capovolgendo il senso delle sue parole, ma la complicità di molti giornalisti (!!!) predicatori del pensiero unico.
Comunque al minuto 51 e 20 secondi potete ascoltare la versione integrale del pezzo incriminato e trarne le conclusioni.



Passaparola - L'agro biodiversità italiana sta sparendo - Nicoletta Fagiolo - (dal blog www.beppegrillo.it)


domenica 2 settembre 2012

Correte in edicola


Questo sulla pagina facebook dell'Unità ! (grazie a http://nonleggerlo.blogspot.it/)

Eppure li paghiamo noi

Forse davvero alla Convention repubblicana Clint Eastwood ha parlato da “vecchio pazzo” (Michael Moore), ma una cosa vera l’ha detta: “Noi siamo i proprietari di questo Paese e i politici sono i nostri dipendenti”.

Un concetto elementare per qualsiasi democrazia rispettosa dei propri cittadini. Non certo per i poveri sudditi italiani, costretti a foraggiare una classe dirigente che non dirige più niente se non la bancarotta a cui ha ridotto lo Stato. Basta osservarli, politici falliti e tecnici impantanati, mentre con le faccette abbronzate e i vezzosi pulloverini transumano da una festa di partito all’altra, blindati da plotoni di agenti sottratti alla pubblica sicurezza.

Basta ascoltarli mentre, impalcati e microfonati, dispensano perle di buon governo. Si limitassero all’inettitudine, pace. No, annunciano al vento fantasmagorici patti per la crescita o immaginarie leggi anticorruzione, quando sanno benissimo che a crescere rigogliosamente sono soltanto la disoccupazione, i precari (3 milioni), i giovani a caccia del primo impiego (618mila), i furti e gli sprechi, le mazzette pagate per avvelenare impunemente gli abitanti di Taranto e non solo loro.

Invece di nascondersi per la vergogna, si muovono compatti come falange (non ingannino le finte dispute da pollaio), convinti di potersi permettere di tutto, visto che giornali e giornalisti cresciuti alla scuola del servo encomio tengono loro bordone, alcuni per chiara vocazione, altri per non farsi chiudere i rubinetti delle provvidenze. Esemplare il caso delle telefonate tra il Capo dello Stato e un ex alto dignitario coinvolto nell’indagine sulla trattativa Stato-mafia e provvisto di robusta coda di paglia.

Appena si fa l’ipotesi che quelle conversazioni possano essere rese pubbliche per dovere di trasparenza, è subito tutto un arrampicarsi trafelato sul Colle di premier, ministri e segretari di partito, tutto uno stracciar di vesti, un gridare al complotto ordito certamente da menti raffinatissime determinate a impedire il cambiamento. In realtà, tutto quel solidarizzare e stringersi a corte mira a conservare l’esistente, con annesse poltrone e pennacchi. Esistente che in Italia, caro ispettore Callaghan, significa che i proprietari del Paese sono i politici e noi i loro dipendenti (che a volte, per farsi ascoltare da una miniera, si legano a una carica di tritolo).
(Antonio Padellaro - IL FATTO QUOTIDIANO -)