lunedì 11 febbraio 2013

Sic transit

Non è questione di fede, di laicità o di appartenenza confessionale: la rinuncia di un uomo, che teologia vuole investito per direttissima dallo Spirito Santo, vale a dire da uno dei soci fondatori della Trinità dunque da Dio stesso e si riscopre soltanto uomo, è un evento, anzi un Evento che riverbera nello spazio attraverso il mondo, ovunque ci sia un fedele del Cattolicesimo di osservanza Romana e nel tempo, perché si proietta nel futuro. Rimette in discussione la misticità, dunque la trascendentalità, di una assunzione al vicariato di Cristo, mica di un governo di coalizione puntellato dai Mastella, dai Ferrando, dagli Scilipoti e dall’appoggio ad hoc di grillini, E’ uno tsunami vero che fa apparire le nostre elezioni politiche come una tempesta in un laghetto, come un torneo di calcetto rispetto al Mondiale. Alla fine della musica, che da noi vincano Bersani o Berlusconi, che Ingroia ce la faccia, che Maroni salvi i resti della Lega aggrappato al Pirlone o che Grillo prenda 50 piuttosto che 100 megafoni umani da mandare a Montecitorio frega ben poco oltre l’orizzonte italiane. In gioco invece, dopo l’abbandono di Ratzinger, è invece la rilevanza della Chiesa Cattolica Romana nel XXI secolo. Il gesto di questo formidabile teologo bavarese, che deve averci pensato e ripensato con più profondità e sofferenza di quanta chiunque di noi possa cominciare a immaginare, ha creato un precedente nella storia moderna che nessuno dei suoi successori potrà ignorare e lascerà aperta per tutti, e sempre, la possibilità di dimettersi per motivi personali, di salute o di errori. Il sillogismo ora vale anche per chi si voleva considerare investito dal Cielo: tutti gli uomini sono fallibili. Il Papa è un uomo. Il Papa è fallibile. Ma rimane un dubbio, ben oltre la immancabile dietrologia vaticanista, che è come la cremlinologia, un passatempo che non ci prende mai: l’addio all’anello del Pescatore è un atto di suprema umiltà o il peccato di superbia di un uomo che non vuole vivere pubblicamente la propria agonia, come aveva fatto il predecessore? (Vittorio Zucconi http://zucconi.blogautore.repubblica.it/)

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