giovedì 14 marzo 2013

Habemus fangum

Meno di 24 ore dopo lo stupore e l’entusiasmo per il Papa dell’Altro Mondo la Rete già ribolle di rivelazioni su Jorge Bergoglio in arte Francesco variamente narrato in blog, twt e siti come aguzzino di oppositori, omofono, misogino, complice di macellai argentini e cileni e quant’altro, come diceva il desaparecido Tonino “Noidellitaliadeitrattori” Di Pietro. Nell’invitare tutti a diffidare sia delle beatificazioni preventive sia del materiale che rigurgita da Internet, fiume che trasporta acqua pulita come rifiuti tossici, mi colpisce come ormai immediatamente, quando si sospetta l’esistenza di una buona notizia, ci si debba mobilitare per demolirla e distruggerla. La sacrosantissima domanda di trasparenza (sugli altri, naturalmente, perché sui miei guai ad accendere i riflettori) rischia di trasformarsi in una cultura del sospetto permanente, alla “talebana” come diceva Falcone, secondo la famosa battuta di Mark Twain: un gatto che si è seduto su una stufa rovente non si siederà mai più su nessuna stufa, anche se spenta. E anche il rivelazionismo (aspettatevi slavine di libri scoop instant sulla vita di Papa Francesco per incassare) diventa un’industria del torbido fingendosi moralizzatore. Si direbbe che ormai, avendo avuto il sedere strinato troppe volte, abbiamo il terrore delle buone notizie, come quel gatto. (Vittorio Zucconi http://zucconi.blogautore.repubblica.it/)

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