martedì 5 marzo 2013

Il Giornalista Ruzzle

E' dura la vita del Giornalista Ruzzle. Bisogna sforzarsi costantemente di ignorare il significato evidente di quello che viene detto. Bisogna avere fantasia e reinterpretare più e più volte le stesse parole, disponendole in ordine diverso, magari anche casuale, finché non assumono possibili significati originali. L'importante è segnare punti, tirare fuori le dichiarazioni più improbabili tra tutte quelle possibili, quelle più adatte a farci titoli o didascalie. Funziona così. Entra il conferenziere e mostra il nuovo tabellone delle parole. Fa cioè il suo discorso di base, dove in gran parte è già tutto chiaro e, all'apparenza, non ci sono significati diversi da quelli lapalissiani. Il conferenziere cerca di essere il più chiaro possibile: il suo scopo è quello di non farsi fraintendere. Se ci riesce, vince il banco e si ha un Paese migliore. Quando il conferenziere termina di esporre i concetti chiave, è il turno del Giornalista Ruzzle, che deve scomporre e ricomporre all'infinito le stesse frasi. Può cambiarle a piacimento quante volte vuole, facendo e rifacendo domande simili, cui viene alternativamente invertita la punteggiatura, l'ordine degli avverbi, la sequenza delle intonazioni e così via. Se il Giornalista Ruzzle riesce a confondere il conferenziere e a fargli dire qualcosa che abbia anche solo una possibilità di essere interpretato in un senso millimetricamente diverso da quello iniziale, segna punti. Ci sono concetti che raddoppiano i punti guadagnati. Per esempio, se il Giornalista Ruzzle riesce a rendere malinterpretabile una dichiarazione del conferenziere riguardo ai temi della democrazia, del fascismo (un evergreen), della fiducia e altre questioni sensibili, quando chiama in redazione per andare in stampa può anche triplicare il suo score. I Giornalisti Ruzzle sono in competizione tra loro. Chi fa lo score più alto vende più giornali e non perde il suo lavoro precario. Il cittadino perde sempre. (www.byoblu.com)

Nessun commento: