Cominciamo con Travaglio. È passato dal Giornale alla Voce: la Voce ha chiuso. È passato al Borghese: il Borghese ha chiuso. È andato da Luttazzi: gli hanno chiuso il programma. Ha promosso Raiot della Guzzanti: mai andato in onda, al pari dei programmi di Oliviero Beha e Massimo Fini. Ha sostenuto Santoro: e Santoro mancò dalla tv per il periodo più lungo della sua vita. Ha sostenuto la candidatura di Caselli all’Antimafia: hanno fatto una legge apposta per escluderlo. Ha sostenuto Woodcock: plof. Ha sostenuto la Forleo e De Magistris: una tragedia.
Poi c’è Di Pietro. Sua sorella, nel 1954, morì nel sonno. L’amico con cui usciva la sera, nel 1967, si schiantò in auto e ci rimase secco. Una donna che Di Pietro frequentava a Bergamo, nel 1983, si schiantò e ci rimase anche lei. Il padre di Di Pietro, nel 1987, mentre scaricava un trattore, fu travolto fatalmente da cinque balle di fieno. Sua nipote, nel 1989, depressa, sparò al figlio prima di suicidarsi. Gli amici politici che Di Pietro frequentava negli anni Ottanta, in buona parte, sono stati arrestati: da lui. Il migliore amico di Di Pietro, quest’anno, è stato condannato a 21 anni per omicidio: Tonino era parte civile contro di lui. Per il resto, com’è noto, allearsi politicamente con Di Pietro equivale al bacio della morte. Tutto questo per ricordare che Di Pietro e Travaglio, nei giorni scorsi, in scritti e discorsi, hanno sostenuto che Berlusconi porterebbe jella. (FILIPPO FACCI - LIBERO -)
E' vero, tante disgrazie, quindi qualcuno porta jella. Per Facci invece ne attendiamo solo una perchè non siamo così cattivi, aspettiamo la rovinosa caduta del ducetto di Arcore per parlare del suo futuro.
mercoledì 30 giugno 2010
Un poveretto assalito dai dubbi
Il povero direttore di Studio Aperto definisce il concorso esterno in associazione mafiosa un reato molto discutibile ! Se Falcone e Borsellino fossero ancora tra noi, credo che qualche spiegazione a questo cialtrone l' avrebbero fornita volentieri.
Dell'Utri è stato condannato a 7 anni in appello, è da tempo senatore per non finire in galera (nominato dallo psiconano e non eletto dai cittadini). Il prossimo grado di giudizio (la Cassazione) non deciderà nel merito, ma solo nella forma. Quindi, nel merito, Dell'Utri è colpevole secondo la Giustizia italiana. Se Dell'Utri rimane in libertà e percepisce lo stipendio e i benefit da parlamentare e il popolo italiano non fa una piega, allora ha ragione Marcello, fondatore, allenatore e suggeritore di Forza Italia, a definire eroe il pluriomicida Mangano. E ha ragione anche Berlusconi a definirci coglioni, e Minchiolini a fare telegiornali sull'assoluzione di Dell'Utri. Per una questione di equità, tutti i carcerati che stanno scontando una pena per condanne fino a 7 anni devono essere rilasciati. Pdl e Pdmenoelle potrebbero organizzare un indulto estivo ad hoc come nel 2006, un'altra legge bipartisan ad delinquentes. Alle prossime elezioni si potrà organizzare una riffa con tutti i nomi dei farabutti rimessi in libertà. Gli estratti diventeranno deputati e senatori della Repubblica. Un Parlamento di ex galeotti, un partito trasversale Gratta e Vinci delle Libertà. Una ideale continuazione del Parlamento attuale ripieno di condannati in via definitiva, in primo o secondo grado o indagati. Qual è il grado di sopportazione di questo Paese? C'è un Paese? Qualcuno è rimasto in casa? Un Paese in cui i giornali parlano di legge bavaglio da mesi quando si sono imbavagliati da soli da anni con interviste in ginocchio al "bibliofilo" Dell'Utri, all'"onorevole" Dell'Utri. Vorrei mandare un messaggio di solidarietà alla Federazione Nazionale Stampa Italiana: "Restituiteci i soldi delle nostre tasse con cui stampate le balle quotidiane e vergognatevi, pentitevi, mettete un cappello a punta con sopra scritto: "Venduti"".
Qualche volta ti domandi se ha senso opporsi al degrado di un popolo (Dell'Utri è solo un sintomo, lo è anche Berlusconi) e cosa fare per risvegliarlo. Ti guardi allo specchio, più vecchio, più incazzato, più disilluso. Pensi a lasciare tutto e andare via. In un Paese civile nel quale un condannato per concorso esterno alla mafia sarebbe allontanato da qualunque carica pubblica. Sarebbe in galera, evitato da tutti. Ricordi Borsellino, che sapeva di essere stato condannato a morte, e ti chiedi chi glielo ha fatto fare. Pensieri così, di chi vede crescere l'indifferenza e l'ignavia degli italiani di fronte a qualunque stupro della democrazia. Gli italiani sono i colpevoli, non tutti, ma la maggioranza assoluta certamente sì. Meritano quello che hanno e forse anche di più. (www.beppegrillo.it)
Qualche volta ti domandi se ha senso opporsi al degrado di un popolo (Dell'Utri è solo un sintomo, lo è anche Berlusconi) e cosa fare per risvegliarlo. Ti guardi allo specchio, più vecchio, più incazzato, più disilluso. Pensi a lasciare tutto e andare via. In un Paese civile nel quale un condannato per concorso esterno alla mafia sarebbe allontanato da qualunque carica pubblica. Sarebbe in galera, evitato da tutti. Ricordi Borsellino, che sapeva di essere stato condannato a morte, e ti chiedi chi glielo ha fatto fare. Pensieri così, di chi vede crescere l'indifferenza e l'ignavia degli italiani di fronte a qualunque stupro della democrazia. Gli italiani sono i colpevoli, non tutti, ma la maggioranza assoluta certamente sì. Meritano quello che hanno e forse anche di più. (www.beppegrillo.it)
martedì 29 giugno 2010
Ora che il mio amico Mentana ha felicemente cessato la parte dell'epurato (fu licenziato una sera in cui mi aveva come ospite: mi sento ancora in colpa) posso anche permettermi di dirgli che il suo prossimo passaggio al Tg de La7 poteva registrare una maggiore eleganza. Ha parlato di «lanciare un telegiornale» che sinceramente pareva già lanciato, e lo ha descritto come «la Cenerentola dei notiziari» anche se ultimamente aveva superato il 5 per cento: roba stratosferica, per la7. Ma forse lo scrivo perché sono amico anche di Antonello Piroso. Detto questo, sui giornali si è parlato del futuro notiziario di Mentana solo nei termini sciagurati che riguardano i suoi ascolti potenziali: col rischio - noto - che la ricerca dello share non coincida necessariamente con un'informazione di qualità. Lo vediamo ogni giorno: si lascia che a stabilire i confini del pubblico interesse sia perlopiù il pubblico: è per questo che i notiziari straripano di infotainment, entertainment, tell-stories, ricette per la pajata, idiozie gossipare e omicidi seriali. A giustificare una notizia è sempre più la presenza di un'immagine, di un video, di un particolare che suggestioni anziché informare. Mi chiedo se non sarebbe un bene vietare per legge, durante i telegiornali tra loro in concorrenza, le rilevazioni degli ascolti, piccoli traini compresi. È un'ottima idea. Non si farà mai. (FILIPPO FACCI - LIBERO -)
Non siamo d' accordo caro Facci, vuole toglierci il gusto di vedere piombare sempre più in basso il Tg 1 del cagnolino Scodinzolini ?
Non siamo d' accordo caro Facci, vuole toglierci il gusto di vedere piombare sempre più in basso il Tg 1 del cagnolino Scodinzolini ?
"C'è un equivoco di fondo. Si dice che il politico che ha avuto frequentazioni mafiose, se non viene giudicato colpevole dalla magistratura, è un uomo onesto. No! La magistratura può fare solo accertamenti di carattere giudiziale. Le istituzioni hanno il dovere di estromettere gli uomini politici vicini alla mafia, per essere oneste e apparire tali".
Voglio ricordare le parole di Paolo Borsellino, oggi che la Corte d'Appello di Palermo ha condannato Marcello Dell'Utri a sette anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa.
Perché, a prescindere dalle analisi, dai numeri e dalle ipotesi, da questa storia emergono alcuni punti incontrovertibili.
Il primo: questo processo riguarda i rapporti tra Cosa Nostra e Forza Italia, e non va confuso col filone d'inchiesta su quelli tra Mafia e Stato, che abbraccia le stragi del '92.
Il secondo: Marcello Dell'Utri, senatore della Repubblica Italiana, è stato condannato a sette anni con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. E' un fatto.
Il terzo punto: lo stesso Dell'Utri è il co-fondatore di Forza Italia (oggi Pdl), partito di maggioranza che governa il Paese. Co-fondatore perché lo fondò insieme a Silvio Berlusconi, oggi Presidente del Consiglio dei Ministri e coinvolto nei fatti per cui Dell'Utri è stato condannato in Appello. Anche questo è un fatto.
A prescindere dagli anni di condanna - nove, sette, dieci non importa - questa sentenza offre una conclusione amara su cui gli italiani devono meditare: l'Italia è governata da due persone che hanno avuto rapporti stretti e confidenziali con Cosa Nostra. Tutto il resto passa in secondo piano. (www.antoniodipietro.it)
Voglio ricordare le parole di Paolo Borsellino, oggi che la Corte d'Appello di Palermo ha condannato Marcello Dell'Utri a sette anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa.
Perché, a prescindere dalle analisi, dai numeri e dalle ipotesi, da questa storia emergono alcuni punti incontrovertibili.
Il primo: questo processo riguarda i rapporti tra Cosa Nostra e Forza Italia, e non va confuso col filone d'inchiesta su quelli tra Mafia e Stato, che abbraccia le stragi del '92.
Il secondo: Marcello Dell'Utri, senatore della Repubblica Italiana, è stato condannato a sette anni con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. E' un fatto.
Il terzo punto: lo stesso Dell'Utri è il co-fondatore di Forza Italia (oggi Pdl), partito di maggioranza che governa il Paese. Co-fondatore perché lo fondò insieme a Silvio Berlusconi, oggi Presidente del Consiglio dei Ministri e coinvolto nei fatti per cui Dell'Utri è stato condannato in Appello. Anche questo è un fatto.
A prescindere dagli anni di condanna - nove, sette, dieci non importa - questa sentenza offre una conclusione amara su cui gli italiani devono meditare: l'Italia è governata da due persone che hanno avuto rapporti stretti e confidenziali con Cosa Nostra. Tutto il resto passa in secondo piano. (www.antoniodipietro.it)
Dell'Utri da oggi è più innocente di prima o, se preferite, meno colpevole. Così è stata riportata dai media la sua condanna in appello a "soli" 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Il Pm ne aveva chiesti 11. In primo grado Dell'Utri era stato condannato a 9 anni. Un successone. Uno sconto di pena che equivale a una piena riabilitazione. Il legale di Dell'Utri, Nino Mormino, ha detto:"Con questa sentenza si mette una pietra tombale sulla presunta trattativa tra Stato e mafia durante il periodo delle stragi. Quello che ha detto Spatuzza non è stato evidentemente preso in considerazione come voleva l'accusa". Dell'Utri con queste referenze è solo senatore e questo non è accettabile. Il fondatore di Forza Italia, un partito che governa la Nazione quasi ininterrottamente da 15 anni, merita almeno il titolo di senatore a vita. Quando sarà definitivamente assolto in Cassazione, come è possibile, la Presidenza della Repubblica per lui è un obiettivo lecito. Se Mangano è stato un eroe, Dell'Utri è il vero Padre Fondatore della Seconda Repubblica. Chi meglio di lui dopo Napolitano? (www.beppegrillo.it)
lunedì 28 giugno 2010
Iscriviti a:
Post (Atom)