sabato 28 novembre 2009

C'è un marziano a Roma. Si chiama Giorgio Napolitano. Di professione fa il presidente della Repubblica. Quando si sveglia monita. Quando monita lo fa spesso con la magistratura. Chiede moderazione. Rispetto delle regole. Non monita quando i giudici vengono rimossi o attaccati. Per De Magistris, Forleo, Apicella neppure un sospiro. E' vittima invece di amorosi sensi per il presidente del Consiglio. In due fanno 158 anni, una buona panchina al parco con i piccioni. Con Berlusconi ha firmato il lodo Alfano, la Corte Costituzionale lo ha bocciato. Lui è rimasto imperturbabile come deve essere un Grande Notaio della Repubblica.
Nel suo curriculum vanta un appello ad abbassare i toni sulle puttane di Palazzo Grazioli durante il G8, ma anche un invito vigoroso a non lavare i panni sporchi italiani al Parlamento Europeo. Indimenticabile un caffè in piazzetta a Capri con Bassolino e la moglie di Mastella. Da non sottacere la sua presenza alla prima della Scala nel giorno del rogo della Thyssen. Un marziano che in gioventù fece parte del GUF, il Gruppo Universitario Fascista, ma che, come comunista, anni dopo, appoggiò i carri armati sovietici in Ungheria con le immortali parole: "L'intervento sovietico ha non solo contribuito a impedire che l'Ungheria cadesse nel caos e nella controrivoluzione, ma alla pace nel mondo".
In Parlamento dal 1953 come deputato vive di soldi pubblici da prima dello Sputnik e di Gagarin. Difensore della stabilità del governo di un corruttore (Mills), puttaniere (D'Addario), frequentatore di mafiosi (secondo le testimonianze di un plotone di pentiti), acquisitore con destrezza della Mondadori (per corruzione di giudici), piduista (tessera 1816). La stabilità per lui è un bene supremo. Il governo può essere rovesciato solo dal voto. Ma il voto si basa sull'informazione di cui dispone un cittadino. E l'informazione è in mano a Berlusconi. E allora? "Meglio tirare a campare che tirare le cuoia" come disse Andreotti. In futuro, nei libri di Storia, verrà ricordato come "Il Napolitano del Lodo Alfano", una legge che poneva lui e altri tre italiani al di sopra della legge. L'ultimo monito del marziano è severo, alto, quasi nobile come il suo aspetto da migliorista: "Non si può abbattere un governo che ha i numeri". E che numeri! (www.beppegrillo.it)

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