lunedì 23 novembre 2009

Le garanzie democratiche dell'Italia si dissolvono giorno dopo giorno. E, finalmente, si uniscono al coro 'No-Berlusconi' molti individui che un tempo etichettavano la mia politica come chiassosa, antiberlusconiana a prescindere, oltranzista, manettara, giustizialista. Accolgo con favore le dure parole di Ciampi rivolte al Presidente del Consiglio e comprendo la sua amarezza, che e' anche la mia.

Dov'erano coloro che oggi urlano all’indecenza di quest’uomo, che vessa le istituzioni fin dal 1994, quando si sfornavano leggi su leggi per salvare i suoi processi e le sue aziende?

Dov’erano quando a causa di ben 32 voti esterni alla maggioranza sullo scudo (amnistia) fiscale, non è caduto il governo lo scorso 2 ottobre?

Dove sono gli uomini dello spettacolo, della cultura, dell’economia per lanciare il loro appello? Perché tacciono lasciando a questa emergenza nazionale l’etichetta di una bagarre dal gusto squisitamente politico piuttosto che quella di un’emergenza democratica?

Perché gli industriali si lasciano rappresentare dalle dichiarazioni filogovernative delle aziende di famiglia Marcegaglia anche se stanno fallendo una dopo l’altra?
Meglio un ravvedimento operoso che il collaborazionismo di coloro che accettano poltrone, favori e trattative piuttosto che rigettarle al mittente.

Che senso ha prendere una commessa o una poltrona in Europa se poi ti ritrovi in un Paese in default e autarchico?

Non esiste nessuna real politik del mini-lodo, nessuna terza via, signor Casini, è solo un negoziare il ricatto. I cittadini non capirebbero e soprattutto le istituzioni ne uscirebbero devastate.

Chi apre a questo governo è parte di questo governo, chi non prende posizioni chiare verso un corruttore che sta picconando le istituzioni è complice di questo picconamento. Sono stanco di vedere fregiarsi chi non è al governo con l’effige di “terzo polo”, di “opposizione”, di “alternativa” salvo poi muoversi in schemi preconfezionati in attesa del proprio turno al potere.

Abbiamo il dovere di indicare agli italiani un’alternativa reale a questa non politica. La nostra democrazia è “imperfetta”, se ci troviamo in mano ad un manipolo di uomini che sotto la minaccia di perdere la poltrona, ritornando alle urne, piegano il capo al volere del re e tengono in ostaggio un intero Paese, vuol dire che la nostra democrazia è debole e priva di meccanismi di autodifesa.

Non si era mai arrivati ad un imbarbarimento simile semplicemente perché non s’era mai visto un barbaro alla Presidenza del Consiglio.

Quando Silvio Berlusconi sarà messo in condizioni di non nuocere allo Stato, dovremo per prima cosa pensare alla revisione della legge elettorale e ad altri organi posti a tutela della nostra democrazia. Nel caso nostrano sarebbe bastata una legge secondo la quale un indagato non può ricoprire cariche pubbliche per salvarci dal flagello del berlusconismo. (www.antoniodipietro.it)

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