martedì 20 novembre 2012

Guardavo Samorì e pensavo a Baget Bozzo: come finisce la destra italiana

Mi spiace essere scortese ma ieri sera all’Infedele guardavo il mio ospite Gianpiero Samorì, uno degli undici o dodici candidati alle primarie-fantasma del centrodestra, ascoltavo il suo eloquio confuso, improbabile, grossolano, e pensavo a dieci anni fa: quando nel mio studio la destra era rappresentata dal pensiero di un Gianni Baget Bozzo. Prima ancora c’erano i pentiti della sinistra come Lucio Colletti e Saverio Vertone, i liberali alla Melograni, c’era lo stesso Giuliano Ferrara. Quale distruzione intellettuale ha comportato la vicenda onanistica di Silvio Berlusconi, ormai protagonista di una cronaca da avanspettacolo? Dopo di lui, Samorì? O la Biancofiore, o la Santanchè, o magari quel Marra che si pubblicizza tramite allusioni porno, o l’immancabile Sgarbi. In quale precipizio si sta dissolvendo il pensiero della destra italiana che pure era riuscita a imporsi come senso comune una ventina d’anni fa, sforzandosi di codificare l’energia vitale del berlusconismo sul piano culturale? Lo disprezzavano ma lo nobilitavano con meri artifizi intellettuali. In quel cinismo risiede a mio parere il peccato originali che li ha perduti. Però, accidenti, che nostalgia. Almeno con loro ci si poteva litigare. Poi è arrivato Samorì. (www.gadlerner.it)

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