mercoledì 3 aprile 2013

Dimmi con chi stai

Uno degli aspetti più odiosi del discutere di politica e di problemi nazionali in Italia è la necessità imperativa di etichettare l’interlocutore con un simbolo. Se dici che aver votato la “nipote di Mubarak” è un’indegnità devi essere per forza anti berlusconiano. Se sostieni che Bersani è stato un disastroso leader per il PD in campagna elettorale ce l’hai con il PD. Se tenti di dire che un gruppo parlamentare non può essere pilotato da uno che manda istruzioni e ukaz via il proprio blog/azienda sei un corrotto membro della casta terrorizzato dal nuovo che avanza. Se dici che c’era un rigore a favore dell’Inter contro la Juve, sei interista. Se osservi che la Juve a Monaco ha fatto pena, ce l’hai con i gobbi. E via così all’infinito, con la popolare variazione del “comunque i tuoi amici sono peggiori” e l’impiego di un arsenale logoro di stereotipi tappabocca, la casta, l’inciucio, la demonizzazione, il massacro… E’ il nostro secolare, radicato meccanismo infantile e sterile di difesa contradaiolo, di “negazione”, si dice in psicologia, per esorcizzare il timore che l’altro possa avere qualche legittima ragione nel pensare quello che pensa. Il motore di quegli sciagurati talk show che alimentano e cementano questo atteggiamento nel proporre inutili duelli di figuranti, subito accettati o rifiutati perché “tanto quello lì è del….” (Vittorio Zucconi http://zucconi.blogautore.repubblica.it/)

Nessun commento: