mercoledì 28 dicembre 2011
I sandali del giornalista
Giorgio Bocca, come altri grandi giornalisti della sua generazione pre-virtuale, quando si trasmettevano i pezzi per telefono urlando insulti alla incolpevole “signorina” che faceva cadere la linea e non c’erano le scorciatoie di “Gogòl”, di Bing, di Yahoo o di Wiki, aveva visto molto e vissuto tanta parte di quello che aveva raccontato grazie a una energia e a una forza fisica invidiabili, confermate dalla sua straordinaria longevità. Era la prova vivente della famosa ricetta di Indro Montanellii: “Per essere giornalisti occorrono soprattutto suole delle scarpe buone e stomaco di ferro”. Ovviamente non basta avere visto e vissuto, avere digerito i sassi e consumato molte suole per diventare Bocca o Montanelli. Ma questo è uno degli aspetti che mi preoccupano del nuovo giornalismo della Rete e della diseducazione delle nuove leve di giornalisti cresciuti in un’editoria che non vuole più spendere soldi e si affida al link del link del link. L’illusione di sapere e di vedere tutto con il viaggio virtuale compiuto attraverso gli schermi, i monitor, i modem, gli occhi e le opinioni degli altri diventa il famoso filo che il ragno tesse producendolo dall’interno di sé, in una ragnatela che si allarga all’infinito restando fragilissima. O, peggio, tessuta per acchiappare mosche. Si può vedere tutto senza capire niente, ma si può capire qualcosa senza vedere niente? (Vittorio Zucconi http://zucconi.blogautore.repubblica.it/)
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