lunedì 7 gennaio 2013

Una campagna elettorale scorretta

Se il buon giorno si vede dal mattino la campagna elettorale che sta cominciando non sarà solo scorretta. Sarà scandalosa. Sarà, anzi è già, uno sputo in faccia alla democrazia. Il candidato Mario Monti è arrivato alla Presidenza del Consiglio facendo finta di essere un tecnico, mentre era già un politico consumato e giurando che mai e poi mai si sarebbe candidato. Così, adesso, può sfruttare la postazione per farsi propaganda, usando lo Stato come sede del suo comitato elettorale e raccontando bugie a reti unificate. Tutte false promesse, visto che se avesse voluto realmente cambiare la legge elettorale o modificare l’Imu, in questi mesi avrebbe avuto la forza e il tempo necessario. Monti ha imparato tutto da Berlusconi. Si presenta alle conferenze stampa però non ammette le domande dei giornalisti. Tanto varrebbe spedire nelle redazioni una velina, oppure un video come faceva Berlusconi. Accetta le domande solo su Twitter: in 140 battute si riesce facilmente a non dire niente e, soprattutto, nessuno ti guarda in faccia. Il candidato che non si sa ancora se è candidato o no, cioè Silvio Berlusconi, passa da una televisione all’altra e da un giornale all’altro, senza che nessuno osi fermare questa invasione. Prima di andare in onda spiega ai giornalisti cosa gli devono chiedere e cosa no. Molti obbediscono. Praticamente tutte le testate italiane danno spazio e visibilità ad alcune forze politiche e cancellano le altre, alla faccia delle garanzie costituzionali. Rivoluzione civile, e prima l’Italia dei Valori, sono al primo posto nella lista dei desaparecidos della politica italiana. Si sa: le voci scomode meno si sentono e meglio è. Io credo che tutto questo riveli di che pasta sono fatti non solo i capipartito ma anche, e anzi forse soprattutto, quelli che controllano e dirigono l’informazione in Italia. Quelli che si fanno ordinare cosa chiedere e cosa no da Monti e da Berlusconi. Quelli che parlano solo del Pd, di Monti e del Pdl perché devono stare bene attenti a tenersi caldi tutti i carri dei possibili vincitori. Quelli che non fanno informazione ma disinformazione, censura e propaganda. Un disastro simile non si risolve con qualche pannicello caldo. Serve una Rivoluzione che risolva con una legge severa il conflitto di interessi, che cacci i partiti dagli organismi di garanzia, dagli enti pubblici e dalla stanza dei bottoni del servizio pubblico radiotelevisivo. Anche per questo, noi dell’Italia dei Valori, i soli nella scorsa legislatura a rifiutare le spartizioni e le poltrone lottizzate in Rai, abbiamo aderito alla lista di Antonio Ingroia, Rivoluzione civile. Perché è l’unica che vuole sul serio liberare l’informazione in Italia. Senza un’informazione libera e onesta, quindi opposta a quella dell’Italia, non c’è libertà di nessun tipo, non c’è trasparenza, non c’è democrazia. E non è un caso che oggi ci ritroviamo agli ultimi posti nella classifica sulla libertà d’informazione. Povera Italia! Vogliamo portare avanti una rivoluzione civile, una rivoluzione con la schiena dritta, con la società civile e con Antonio Ingroia. (www.antoniodipietro.it)

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