giovedì 9 maggio 2013

Il silenzio che uccide


C’è un silenzio che uccide. Ed è quello a cui abbiamo assistito ieri, in seguito al verdetto di condanna per Silvio Berlusconi, emesso dalla Corte d’Appello del Tribunale di Milano per frode fiscale. Un silenzio che ci aspettavamo da parte dei correi sodali del Cavaliere, ma che ha trovato la complicità anche di chi, come il Pd, ha chiesto agli elettori un voto per contrastare le politiche ad personam di Berlusconi e che ora come le tre scimmiette preferisce non vedere, non sentire e non parlare. E’ stata una ferita per la democrazia, inferta da coloro che pur di non disturbare il manovratore, nonché il consocio di Governo, hanno preferito tacere, calpestando così i capisaldi della nostra Carta Costituzionale. Il problema è sempre lo stesso da vent’anni a questa parte: sono i cittadini tutti uguali di fronte alla legge? In un Paese normale la risposta sarebbe affermativa, ma in Italia non è così. E quell’imbarazzante silenzio del Pd ne ha tracciato la risposta: ‘no, i potenti non devono essere giudicati, devono godere dell’impunità’. Io non ci sto: nessuna ragion di Stato può ledere principi fondanti la Costituzione, nessun voto popolare può legittimare l’impunità per un’elite, soprattutto in un Paese come il nostro, dominato dai conflitti d’interesse di un signore che detiene una così alta concentrazione di mezzi radiotelevisivi. Insomma, ieri abbiamo avuto la cifra di quanto questo Governo sia nato grazie ad un patto indecente: il salvacondotto per Silvio Berlusconi e altri amici suoi, in cambio di qualche poltrona. Per saziare qualche appetito, calpestano la nostra democrazia e mandano al tracollo la nostra economia. Come potranno gli investitori fidarsi di un Paese tanto malato, dove i corruttori, gli evasori e i saltimbanco fanno da protagonisti? Il problema maggiore della nostra economia è proprio in quelle sacche di impunità, le stesse che ieri con quel silenzio sono state legittimate. E’ evidente a tutti quanto noi dell’IdV siamo stati scomodi in Parlamento, ma questi benpensanti non cantino vittoria. Proseguiremo le nostre battaglie nelle piazze, con i nostri banchetti, i nostri referendum e le leggi d’iniziativa popolare. Noi continuiamo ad essere i partigiani della Costituzione. (www.antoniodipietro.it)

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