giovedì 28 aprile 2011

Stivali e scatoloni di sabbia

Vogliamo scommettere che dopo il silenzio per “non disturbare” Gheddafy (Berlursconi) i “guaddro” caccia bombardieri che non sparano (LaRussa), i bombardieri che non bombardano ma lanciano soltanto missili, che fanno bene alla pelle e combattono l’acne (La Russa) se questo Eurovietnam libico continuerà ancora qualche settimana, arriveremo anche alle truppe di terra. Nessun territorio mai, da quando esiste l’aviazione militare e il nostro Giulio Douhet teorizzò l’uso stategico dei bombardamenti, esattamente 100 anni or sono e guarda caso proprio a proposito della Libia, è stato conquistato, liberato e tanto meno controllato dall’aria, nonostante le promesse e le vanterie. Occorrono “stivali sul terreno” se lo si vuole controllare e come in tutte le escalation anche questa li richiederà. Pro memoria: la guerra americana in Vietnam, provocata dal ricatto francese che costrinse gli americani a muoversi invano per difendere i brandelli indocinesi dell’ impero poi distrutti a Dien Bien Phu, cominciò agli inizi degli anni ‘60 con poche centinata di consiglieri militari Usa che avevano ordine di addestrare e non sparare. Sappiamo come è andata a finire. Le guerre sono tutte facilissime da cominciare e difficilissime da finire e non si può essere “un po’ in guerra” come non si può essere “un po’ incinta”. (Vittorio Zucconi www.zucconi.blogautore.repubblica.it)

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