domenica 30 settembre 2012

La borsa o lavitola


Se la lettera di Lavitola – quello che viaggiava a spese nostre con Berlusconi nelle viste ufficiali all’estero, ricordate – è autentica, ed è lecito avere dubbi perché anche i pataccari possono essere vittime di patacche, gli storici futuri del periodo Berlusconiano non dovranno fare altro che leggerla, per capire come funzionavano la corte (insisto, preferisco parlare di “corti” e non di “caste”) e il mondo di un magliaro che ha vinto due elezioni, ha governato l’Italia per un decennio, ora vorrebbe tornare a governarla e riceve l’appoggio di un elettore italiano su cinque. C’è tutto lì, compresa la sensazionale ignoranza di un uomo che si fregiava dal titolo di “direttore” di un giornale e scrive “d’avvero”, “pressi” (anziché “presi”), “le somme che non voglio essere restituito”, “elliminato”, “Servizzi”, “piaque” ecc ecc. Naturalmente Berlusconi ha già sparato querele, dunque la considera autentica. Quando ci chiediamo come abbiamo fatto a ridurci nelle condizioni in cui siamo, perché la politica e la pubblica amministrazione siano imputriditi fino a decomporsi e immaginiamo le oscure trame dei sinistri banchieri per far del male all’Italia, rileggiamo questo “memoriale”. E ricordiamoci che siamo stati noi italiani a dare questi gangster il timone della nave, non i finanzieri della Goldman o gli insaziabili tedeschi. (Vittorio Zucconi http://zucconi.blogautore.repubblica.it/)

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