sabato 5 settembre 2009

Abbiamo avuto anche oggi la nostra razione quotidiana di insulti. Pubblicamente, come fa da mesi ossessionato dalla libera stampa. Ha di nuovo detto alle sue televisioni che i giornali mentono. Alcuni di noi, poi, sono chiamati per un pubblico più ristretto ad opporre le loro ragioni alle urla degli suoi scherani che - nei dibattiti pubblici, non se ne fa uno senza che ci sia almeno un infamante, così va in tv - infilano urlando una menzogna dietro l'altra, ripetono le loro false domande osssessivamente senza la minima intenzione di ascoltare la risposta. Quello che vogliono è alzare la voce e parlare per ultimi, è del resto la regola dei tg Rai. Vogliono spaventare. Lo avevamo detto al principio, settimane fa: lo scopo di tutto questo è fare di ogni erba un fascio, è convincere l'opinione pubblica che non ci sia alcuna differenza tra le posizioni in campo, infangare tutto per poter dire «tutti colpevoli, nessun colpevole». Urlare, intimidire, uccidere. Poi dire «adesso - adesso che abbiamo giustiziato i nostri nemici - deponete le armi». Ma qui, caro presidente, non trova altre armi che le parole. Pacate, ferme, se necessario ripetute. Non alzeremo la voce, non verremo sul vostro terreno: non ci riuscirete.

Noi non abbiamo armi da deporre, non quelle che conoscete voi: non ne abbiamo mai imbracciate. Abbiamo un compito, piuttosto: quello di raccontare agli italiani cosa sta accadendo e indurli se possibile a vincere la rassegnazione. Siccome il suo «romanzo popolare» è affollato di donne - quest'estate abbiamo visto e sentito parlare di lei sua moglie, sua figlia, le sue escort, le sue parlamentari, le candidate ospiti in villa - abbiamo cominciato da qui: dalle donne. Una delle giovanissime che dal bagno di casa sua telefonava alla madre compiaciuta chiedendole "indovina dove sono" ci ha indotti a chiedere a tutte le altre donne, quelle che non frequentano il suo bagno privato: e voi dove siete? Sono settimane che parlano da queste pagine.

Ieri alcune di loro sono venute in redazione. Nadia Urbinati, Lorella Zanardo, Maite Larrauri. Forse non le conosce, è un peccato. Sono donne, persone molto interessanti. Bello passarci il tempo anche fuori dal bagno. Le troverà in piazza il 19 a difendere i giornali e dunque la democrazia, Lidia Ravera invita a farsi denunciare tutte. Le troverà accanto agli insegnanti che lei ha licenziato non appena, presto, scenderanno dai tetti nelle piazze. E ai lavoratori, e agli immigrati che respinge in Libia dove il suo amico Gheddafi li tortura, vi abbiamo mostrato le immagini. Quelle non le ha denunciate.

P.S. Alcuni giornali (persino il Corriere della Sera, indotto in errore dall'abile Mavalà Ghedini) si uniscono al coro dei suoi scherani dicendo che l'Unità si interessa ai suoi problemi erettili. Le assicuro che ce ne asterremmo con letizia (minuscolo) se non fosse che ci tocca riferire delle osservazioni pubbliche fatte sulla sua persona da persone che la conoscono dappresso e sono dunque da ritenersi attendibili: il senatore Paolo Guzzanti e il suo direttore Feltri. Abbiamo riferito le loro parole, come verificherà facilmente con una ricerca semplice su Google. Non risulta, al momento, che li abbia denunciati. Certo non Feltri. Su Guzzanti ci terremo informati. (CONCITA DE GREGORIO - L'UNITA' - )

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