giovedì 3 settembre 2009

Dopo la canagliata di Vittorio Feltri al direttore di “Avvenire”, i furbi hanno avuto buon gioco a alzare polveroni di parole - contro i falsi moralismi, contro gli scandali sessuali, contro la violazione della privacy, eccetera - per nascondercisi dentro. Quello che dallo scorso aprile riguarda il capo del governo Silvio Berlusconi non è affatto uno scandalo sessuale. Non lo alimenta il moralismo. Non mette in discussione il diritto alla privacy. Non è pettegolezzo. E specialmente non ha come confine il buco della serratura, ma qualcosa di un po’ piu’ ampio come la libertà di stampa, la libertà di critica, i diritti dell’opinione pubblica, i doveri della politica. Lo scandalo nasce da una minorenne che ha così tanta consuetudine con il presidente del Consiglio da chiamarlo in pubblico Papi. La qual cosa genera la reazione della moglie del presidente del Consiglio che scrive “mio marito frequenta minorenni”, “mio marito è un uomo malato”, affidando le sue dichiarazioni all’agenzia Ansa, e preannunciando la richiesta di divorzio. Alla quale il presidente del Consiglio - forte del suo sproporzionato potere - replica con una notevole sequenza di bugie avvelenate, inesattezze, insulti, piccole vendette, autentiche menzogne pronunciate senza contraddittorio su tutte le tv pubbliche e private, sui quotidiani e sui suoi settimanali. Menzogne e inesattezze seguite dal silenzio tremante di quasi tutti i mezzi di informazione italiani che anziché continuare il racconto, analizzare i fatti, cercare testimonianze, smentite, conferme, si rivelano succubi di un solo potere che quel silenzio pretende e impone. Seguono rivelazioni sulle feste che il presidente del Consiglio organizza nelle sue residenze (non) private, ma luoghi “di rilevanza istituzionale”, l’ingaggio di donne a tassametro, la frequentazione di giovani imprenditori che affittano escort, l’esistenza di un monte premi che sconfina nella politica, la ingloba con la promessa di candidature elettorali, in un permanente corto circuito tra favori sessuali e risarcimenti, satiriasi e solitudini notturne, miserabile bigiotteria e milionari seggi al Parlamento europeo. A un tale punto di ossessiva ripetitività da rendere plausibile il sospetto che i legittimi (e commoventi) eccessi di Papi finiscano per influenzare illegittimamente le funzioni politiche del Cavalier Berlusconi, limitare la sua libertà di azione politica, indebolirlo, esporlo ai ricatti influenzando la sua capacità di giudizio, sovvertendo la sua scala di priorità, decisioni, scelte, fino a renderlo incapace di districarsi tra interesse privato e doveri pubblici. E magari farlo scivolare - una volta scoperti e raccontati per la loro pubblica rilevanza - lungo una pericolosa deriva esistenziale, annerita dal rancore, dove solo abita il cupo desiderio di vendetta. ( PINO CORRIAS – www.voglioscendere.ilcannocchiale.it)

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