Ieri sera ho partecipato alla trasmissione “Otto e mezzo”, condotta da Lilli Gruber e con la partecipazione di Massimo Franco, editorialista del Corriere della Sera. Ho ribadito che da una vita dico che Berlusconi rappresenta un pericolo per il Paese e per questo sono sempre stato accusato di essere un massimalista, un populista, un giustizialista, proprio da chi oggi dice le stesse cose mie, come Fini e Casini, soltanto perché ha capito che si possono sbarazzare di Berlusconi. Sono orgoglioso di aver avvertito per tempo del pericolo e illustrato la fotografia di questo malgoverno agli italiani. Per questo, oggi ho il dovere di costruire un’alternativa partendo dal territorio.
Se dopo il 14 dicembre ci fosse un Berlusconi-bis penso che sarebbe la fine del progetto politico e si avrebbe lo smascheramento di Fini. Il presidente della Camera, a Mirabello e a Bastia Umbra, ha detto a tutti che questo governo ha un problema che si chiama Silvio Berlusconi, il quale per i suoi tarli morali, etici e giudiziari e per il conflitto d’interessi che lo induce a occuparsi solo dei suoi affari non riesce a mandare avanti questo paese come dovrebbe. Ora, se Fini appoggiasse un Berlusconi-bis si renderebbe complice di quello che lui stesso ha denunciato e non gli si potrebbe riconoscere nemmeno l’attenuante del ravvedimento operoso.
Mi è stata chiesta una previsione su quello che succederà il 14 dicembre e io ho detto che tutto dipenderà dal mercato delle vacche, ovvero da quanti parlamentari saranno riusciti a comprare. La verità però, è che politicamente non esiste più una maggioranza. Dal giorno 15 perciò, si avrebbe un governo che tira a campare, che si regge sullo strapuntino del voto in più o in meno, che non ha la possibilità e la caratura per mandare avanti il Paese. Per questo io sono convinto che prima si va a votare e meglio è, magari entro la primavera. Se poi ci si riesce a infilare anche una piccola modifica della legge elettorale, per esempio l’eliminazione del premio di maggioranza, tanto meglio. Ma in un Paese democratico devono sempre essere i cittadini a scegliere chi mandare al governo e non le manovre di palazzo, dove i perdenti si mettono al posto dei vincenti. Io sono convinto che le regole non possano essere scritte solo da una parte e anche la legge elettorale deve avere il consenso di tutti. Ma non credo a chi dice che vuole il governo tecnico solo per riscriverla, penso sia una “casinata della miseria”, una manfrina, una furbata dei cosiddetti poltronisti che vogliono rimanere al governo senza avere vinto le elezioni, che vogliono approfittare della caduta della maggioranza per rimanere altri tre anni nel Palazzo, senza avere il consenso degli elettori e senza presentare uno straccio di programma elettorale. Tant’è vero che hanno inventato pure il Terzo Polo che non dice né se vuole stare con Giovanni né se vuole stare con Maria, e farà la fine dell'asino di Buridano, perché morirà di fame, non sapendo se stare di qua o di là.
Io mi sto battendo affinché si vada alle elezioni. Mi auguro che il 15 dicembre finisca questa anomalia italiana di un presidente del Consiglio che ha troppi conflitti d’interesse per preoccuparsi del bene degli italiani. E anche se riuscisse ad ottenere la fiducia è chiaro comunque che una vera maggioranza per governare non c'è più. Questo significa che il Governo sarebbe appeso ogni giorno al ricattatore di turno che si vende al maggior offerente.
L’idea che non bisogna andare al voto perché potrebbe vincere Berlusconi mi sembra sciocca, perché comunque al governo ora ci sta lui. È come chi sta affogando e non vuole salire in riva perché potrebbero sparargli. Se in 15 anni c’è stato un momento in cui è possibile battere Berlusconi è proprio questo e i sondaggi sono dalla nostra parte. C’è un solo modo per vincere una scalata, cominciare a salire le scale. In questi giorni abbiamo assistito a tante manifestazioni, di insegnanti, studenti, costruttori: c’è un Paese stanco che ha bisogno di riacquistare la fiducia.
Ho ribadito che noi dell'Italia dei valori siamo alleati del Partito democratico e pensiamo a una coalizione che comprenda anche Sinistra e libertà. Non facciamo una questione di leadership; Bersani o Vendola vanno bene entrambi, l'importante è che si mandi a casa Berlusconi e si torni alle urne. Come Idv abbiamo già fatto una cosa importante tenendoci fuori dalla competizione per la scelta del leader, perché non vogliamo creare ulteriore confusione. Noi stiamo lavorando per vincere le prossime elezioni, non per dividere.
A me interessa che Berlusconi si ritiri dalla vita politica, perché siamo stati i primi, da sempre, a denunciare il pericolo del berlusconismo e oggi abbiamo fretta di ricostruire il Paese. Ogni giorno incontriamo le categorie professionali e con loro cerchiamo di individuare le priorità sulle quali lavorare, dalla scuola, alla difesa dell'ambiente e del territorio, all'economia.
Infine abbiamo parlato di Wikileaks. Posto che a sbagliare è stato chi ha fatto uscire questi documenti che dovevano rimanere segreti, il sito di Assange ha fatto bene a pubblicarli. Per quanto ci riguarda, le cose più gravi sulle quali vanno fatti i dovuti accertamenti sono le rivelazioni sui rapporti tra Putin e Berlusconi e, in particolare, le scelte imprenditoriali tra Eni e Gasprom. Su questo noi abbiamo chiesto una Commissione d'inchiesta per sapere il perché di un accordo che, probabilmente, è più vantaggiosa per la Russia che per l'Italia, sia sul piano economico, che su quello strategico ed energetico. (www.antoniodipietro.it)
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