Caro Pierluigi Battista, sul Corriere della Sera hai esortato che «La politica lasci stare chi soffre», ma guarda che il problema è il contrario: cioè che la politica, in Italia, lascia stare chi soffre. O meglio: lo nasconde. Da noi l’eutanasia esiste, basta non ammetterlo. Il decesso di centinaia di migliaia di persone, da noi, è accompagnato da un intervento non dichiarato dei medici: decine di studi, effettuati anche da cattolici e basati sulla testimonianza di migliaia di medici anonimi, testimoniano proprio che la sospensione delle cure e l’eutanasia sono tranquillamente praticati. Si fa ma non di dice: lo si apprende di volta in volta, solo quando ci tocca da vicino. La politica ci lascia stare, appunto.
La Commissione affari sociali, nel 2006, respinse la proposta d’istituire un’indagine conoscitiva proprio su questo fenomeno: si fa, non si dice, e non si deve sapere. A dividere le coscienze, da noi, non sono le stronzate di chi vorrebbe spiegarci come dobbiamo morire: è il vissuto personale. E io non ho mai incontrato una sola persona al mondo - neanche una - che dopo una lacerante esperienza con una persona cara, ridotta agli sgoccioli da una malattia terminale, non abbia infine ammesso che sì, in certe condizioni di eutanasia si può discutere. Erano persone segnate per sempre, non persone che cambiano idea dopo un monologo di Saviano o dopo il suicidio di Monicelli. (Filippo Facci - LIBERO -)
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