venerdì 17 luglio 2009

Giordano pontifica

In un accorato editoriale, il direttore del Giornale, Mario Giordano, ci ha ieri rimproverato di occuparci troppo della vita sessuale dei membri del governo. «Giornali morbosi - titola - ci mancava solo la scrittrice hard». E scrive: «Noi, per dirla tutta, siamo divisi fra la nausea di essere arrivati al punto più basso. E il timore che non possa essere il punto più basso. Ma che cosa ci si può aspettare ancora dopo i capezzoli di Cleo?».Già, che cosa ci si può aspettare? La domanda angoscia anche noi. E a queste domande sono in genere proprio i giornali che devono dare risposta. Per questo non ci indignammo quando, meno di un mese fa, lo stesso Giornale di Mario Giordano titolò la sua prima pagina così: «Tutte le escort del clan D'Alema». Né quando, il giorno dopo, titolò: «I nostri festini hard Montecitorio, e fra i soci della donna c'era anche il segretario dell'Udc». Né protestammo quando lo stesso Giornale pubblicò i verbali e le intercettazioni che dettagliavano strip tease e pratiche sessuali. Né maramaldeggiammo con lo stesso Giornale quando Silvio Berlusconi lo bacchettò, esprimendo la sua solidarietà sia a D'Alema che a Cesa. Né ne approfittammo per segnalare che, dopo la bacchettata di Berlusconi, l'inchiesta giornalistica tornò come d'incanto lì da dov'era venuta, e cioè da un cassetto del 1999.Non facemmo tutto questo perché per noi i giornali raccontano i fatti; e se i fatti sono brutti, o sono scesi molto in basso, la colpa è dei fatti, e non dei giornali. Continuiamo a pensarlo, e non a giorni alterni. (IL RIFORMISTA)

Egregi signori del Riformista concordo pienamente con voi per quanto scritto, ma d’altronde dato che l’autore dell’articolo del Giornale veleggia tra le righe più alte del libro paga del premier, era il minimo che ci si potesse aspettare. Lui è come un anemometro, va come tira il vento del padrone.

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