sabato 22 agosto 2009

L’idea di Fassino coalizzarsi con il Pdl in Veneto alle regionali mina ulteriormente la credibilità del suo partito, seppur conferma la linea d’opposizione altalenante e filogovernativa che i suoi colleghi dirigenti hanno sempre preferito ma che il suo stesso elettorato non gradisce.
Con cosa e con chi pensa di allearsi il Pd di Fassino in Veneto?
Dietro la faccia di Galan, di cui non condivido moltissime scelte politiche adottate per la sua regione, dall’ampliamento della base Dal Molin di Vicenza alla disponibilità al collocamento di ipotetiche centrali nucleari sul territorio, passando per la scarsa assistenza al tessuto economico regionale che ha favorito la fuga di attività produttive in Romania, si nasconde l’arroganza del Presidente del Consiglio.
All’ombra del Pdl crescono due tipi di muffe: coloro che hanno il ruolo di compiacere e servire il proprio capo-padrone e gli esecutori fedeli privi di iniziativa, cui spetta il solo compito di estendere sul territorio le politiche romane. I secondi sono accuratamente piazzati a governare le regioni “occupate”: dall’Abruzzo alla Sardegna, dalla Sicilia al Veneto.
Le coalizioni però si fanno sul programma. I patti con il diavolo, invece, si stringono a scatola chiusa pur di conseguire vantaggi personali. E mentre le prime portano verso il futuro, i secondi conducono su una strada senza vie di uscita.
A quale Veneto del futuro aspira dunque il Pd? Quello delle centrali nucleari, della militarizzazione della regione, dell’odio razziale?
L’opposizione, quella mascherata e compiacente verso questo governo, non è mai vincente. Con questa strategia il Pd non va da nessuna parte anche perché non pone il cittadino al centro delle proprie scelte, ma mostra semmai il vero volto di quella dirigenza castale che, ad oggi, ha prodotto il 50% di astensionismo alle urne. Vale inoltre una vecchia regola: tra l'originale e la brutta copia, se proprio si deve scegliere, meglio l'originale, cioè il Pdl. (www.antoniodipietro.it)

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