martedì 13 luglio 2010

Firmato chef Vespa

Caro Direttore,
in questi giorni molti giornali, tra cui il tuo, mi hanno chiesto di commentare la cena che si è tenuta giovedì scorso in casa mia. Ho rifiutato perché non è nelle abitudini di un padrone di casa parlare di quel che accade tra le sue mura domestiche. Se oggi accetto tuttavia il tuo cortese invito è perché continuo a leggere ricostruzioni fantastiche che, oltre a tradire la verità dei fatti, lasciano immaginare che alcuni degli ospiti abbiano avuto ruoli ai quali sono totalmente estranei. La storia è questa. Il 7 luglio 1960 uscì sulla edizione aquilana de «Il Tempo» il mio primo articolo, come dire?, professionale. Gianni Letta aveva appena lasciato quella redazione per trasferirsi nella sede centrale del giornale. Lui aveva 25 anni ed era ormai un affermato professionista, io ne avevo 16.


«RAPPORTO AMICHEVOLE» - A cinquant’anni da quel giorno, ho programmato un mese fa una cena invitandovi alcune persone alle quali sono legato da antica amicizia e altre che mi onorano di un più recente rapporto di amichevole stima. Durante la cena— erano presenti anche alcune signore— si è parlato di tutto, dalla situazione internazionale alla crisi economica e sono stati toccati anche temi meno impegnativi. Una conversazione piacevole, discreta e del tutto normale. Quando Berlusconi e Casini hanno avuto uno scambio di battute sulla situazione politica, nessuno degli altri ospiti (il cardinal Bertone, il governatore Draghi e il presidente Geronzi, oltre a Letta) ha pronunciato una sola sillaba. Non una che è una. Parlare perciò di «cena politica» e addirittura di pressioni della Santa Sede per un ipotetico ritorno dell’Udc al governo è irriguardoso prima che falso. Come è falso parlare di cena combinata per favorire l’incontro tra due leader politici. Sono amico di Casini da 25 anni e sia lui che Berlusconi hanno incrociato costantemente la mia vita di cronista negli ultimi due decenni. C’erano tutte le ragioni, insomma, per invitarli entrambi. La cena doveva restare riservata non perché fosse «segreta», ma soltanto perché era una privatissima occasione. Capisco che chi aveva interesse a smentire un inesistente tête-à-tête Berlusconi-Casini abbia fatto trapelare i nomi degli altri ospiti. Ma mi spiace che personalità lontanissime dalla politica si siano viste attribuire ruoli ai quali sono totalmente estranee. Grazie e cordialità

Bruno Vespa
(CORRIERE DELLA SERA)

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