Non so per voi, ma per me Rino Gaetano è soprattutto, anzi quasi esclusivamente, “Nuntereggaepiù”. Credo che, a parte Gaber, Jannacci e pochissimi altri, nessun genio della musica italiana (e forse non solo) sia riuscito a infilare in una sola canzone una tale dose di ironia, satira, umorismo, antiretorica, buona musica, senso civico e – perché no – sano patriottismo antitaliano quanto Rino Gaetano in quel brano.
“Nuntereggaepiù” è un brano “nostro”, cioè di tutti, proprio come credo aveva voluto lui mentre lo componeva. Appartiene a ciascuno di noi, che lo può canticchiare e adattare alle proprie simpatie, antipatie e idiosincrasie senza che perda mai la sua carica corrosiva senza tempo. Rino Gaetano è morto trent’anni fa e chissà quante volte avrebbe riscritto il testo di “Nuntereggaepiù” in questi trent’anni, infilandoci decine di personaggi che hanno ammorbato la nostra vita pubblica e anche privata negli anni 80, 90 e 2000. O forse non l’avrebbe nemmeno sfiorata e avrebbe continuato a cantarla così come gli era uscita, immagino di getto, dalle dita, dalla chitarra e dal cappello bohemien. Del resto, alcuni dei personaggi del testo originale sono ancora lì, mummificati, come Maurizio Costanzo. E i luoghi comuni del politichese si sono appena appena aggiornati, se possibile peggiorati. Il “mi sia consentito dire” è diventato “mi consenta”. Il partito “disponibile al confronto” oggi lancia e raccoglie (fintamente) appelli al “dialogo costruttivo”. Di “alternativo” e “alieno ogni compromesso” c’è poco o nulla, visto che tutto resta sempre uguale a se stesso e tutto è vendibile e barattabile per un piatto di lenticchie.
Immagino che avrebbe combinato Rino Gaetano dinanzi ai “moniti” sempre “alti” e agli “appelli” sempre “accorati” a “porre mano alle riforme condivise” senza, sia ben chiaro, “tirare per la giacchetta il Presidente” nè “mettere le mani nella tasche degli italiani”. Soprattutto degli evasori fiscali. In un’Italia talmente conformista da far apparire il ventennio fascista una palestra di zuzzurelloni, uno spirito libero come Rino Gaetano manca da morire. Anche nel mondo della musica, che trent’anni fa scorticava e dissacrava il potere, mentre oggi batte addirittura quello politico e intellettuale per densità di tromboni. (Marco Travaglio - IL FATTO QUOTIDIANO -)
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