sabato 7 maggio 2011
La casa delle libertà
Claudio Scajola è tornato a casa, con vista Colosseo. E’ rientrato dodici mesi dopo essersi dimesso da ministro dichiarando «non posso avere il sospetto di abitare in un appartamento non pagato da me». «Se dovessi acclarare che la mia abitazione fosse stata pagata da altri senza saperne io il motivo, il tornaconto e l’interesse - aggiunse - i miei legali eserciterebbero le azioni necessarie per l’annullamento del contratto». In una successiva intervista al Corriere della Sera disse anche che in quella casa non ci sarebbe rientrato più, che aveva già dato mandato di venderla e che una volta riavuta la cifra da lui spesa (600mila euro) avrebbe devoluto il resto in beneficenza. Lasciò così senza avere avuto nemmeno un avviso di garanzia (di questo in diversi gli diedero atto), perché si accorse che quelle mura non erano state interamente acquistate con le proprie forze, non perché indagato.
Nel frattempo la magistratura di Perugia non ha trovato il corrispettivo del presunto atto corruttivo, quantificato nei 900mila euro che l’imprenditore Anemone versò per pagargli metà casa e per questo non hanno richiesto il suo rinvio a giudizio. Ma tant’è, sarà stata la crisi del mercato immobiliare, Scajola quell’appartamento non l’ha più venduto e ci è tornato ad abitare.
Ha iniziato ad usarlo come punto d’appoggio circa cinque mesi fa, pur continuando a dormire presso amici. Da qualche giorno però, secondo quanto dicono persone a lui molto vicine, sarebbe tornato a starci a tempo pieno. E adesso rivuole anche un ruolo nel governo, punta a quell’unico posto da ministro delle politiche comunitarie rimasto libero dopo il rimpasto che dovrà passare per un voto di fiducia. I tanti deputati rimasti a bocca asciutta la vedono come l’ultima occasione per strappare altri impegni a Berlusconi. La risposta del Pdl a Napolitano però mostra quanto il Cavaliere tema quel passaggio. Soprattutto perché se a Milano andasse male potrebbe diventare molto pericoloso. (L'UNITA')
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