sabato 7 gennaio 2012
Ex hippy e con il cervello in forma
Prima di tutto precisano: "Non vogliamo scagionare l'uso delle droghe leggere". Subito dopo i ricercatori del King's College di Londra ammettono però che i figli dei fiori dediti all'uso occasionale di marijuana, Lsd e funghi allucinogeni sono arrivati alla soglia del mezzo secolo di vita con una memoria in piena forma: paragonabile a quella dei coetanei che dalle droghe leggere si sono sempre tenuti alla larga.
Sotto osservazione sono finiti novemila inglesi di 50 anni, sottoposti a test cognitivi, di attenzione e di memoria, otto anni dopo aver risposto a un questionario sull'uso di droghe leggere. All'epoca il 6 per cento aveva ammesso di aver fumato marijuana nell'ultimo anno, e il 25 per cento di averla provata in precedenza almeno una volta nella vita. Percentuali più piccole, che andavano dal 3 all'8 per cento, riguardavano il consumo di altre undici sostanze illegali come amfetamine, Lsd, funghi allucinogeni, estasi e cocaina (che pure non rientra nella categoria delle droghe leggere).
Fatta eccezione per un piccolo gruppo che dalle sostanze stupefacenti aveva sviluppato dipendenze gravi, gli altri se la sono cavata brillantemente nella batteria dei test. "Il risultato indica che non esiste un legame necessario fra uso di droghe leggere e compromissione delle facoltà cognitive a 50 anni", spiega Alex Dregan del King's College, che ha pubblicato il suo studio sull'ultimo numero dell'American Journal of Epidemiology.
Per i volontari che avevano ammesso l'uso di marijuana
o altro, i risultati dei test non solo non erano inferiori, ma avevano addirittura un leggero margine di vantaggio. I ricercatori non escludono che si tratti di uno scherzo della statistica. Ma suggeriscono anche che i consumatori occasionali di droghe leggere hanno un titolo di studio più alto della media.
"Non siamo sorpresi. In un gruppo di consumatori occasionali, questi sono i risultati che ci attendiamo" commenta John Halpern, psichiatra della Harvard Medical School negli Stati Uniti. Una sua ricerca in passato aveva dimostrato che il consumo di droghe leggere causa un deficit nelle capacità cognitive. Ma che questo handicap tende a ridursi dopo un mese dalla cessazione dell'uso di marijuana e simili.
"Il cervello è un organo resiliente, questa è la spiegazione" dice Halpern. Tre anni fa lo psichiatra aveva studiato i seguaci della chiesa di Santo Daime, che durante le loro funzioni fanno uso di un tè allucinogeno proveniente dal Sudamerica che si chiama Ayahuasca. E in un precedente studio aveva escluso ripercussioni gravi per i pellerossa navajo dediti all'uso del peyote, un cactus che ha effetti allucinogeni.
Lo stesso Halpern precisa però che un'assunzione pesante e prolungata di droghe - anche leggere - non può non compromettere le performance del nostro organo del pensiero. Ma chi ha vissuto la generazione hippy senza eccessi non può dare la colpa alle indulgenze del passato se oggi dimentica quel che ha mangiato ieri sera. Quello è semplicemente l'effetto dell'età, e gli antidoti per evitarlo non sono ancora stati inventati. (REPUBBLICA)
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