lunedì 22 giugno 2009

Il TG 1 senza fatti



Vorrei rivolgermi al neo direttore del Tg1 Augusto Minzolini non da consigliere di amministrazione della Rai ma da collega giornalista e da telespettatore. E vorrei rivolgermi a lui, che è all’esordio di un incarico importante, delicato e difficile, senza polemica affinché quello che penso non venga interpretato come una critica dovuta ad un pregiudizio, cioè di essere stato, da consigliere di amministrazione, contrario alla sua nomina.Il Tg1 è il più importante e il più visto telegiornale del paese. Ogni giorno più di 17 milioni di italiani si informano su cosa succede in Italia e nel mondo attraverso le dieci edizioni quotidiane di quel telegiornale. Una media di sei milioni di telespettatori (tanti quante sono le copie vendute da tutti i quotidiani nazionali e locali) aspetta per informarsi la storica edizione delle 20. Questo significa che per milioni di cittadini la conoscenza dei fatti dipende esclusivamente da quel telegiornale, che trae forza e prestigio anche da un ascolto così alto e fidelizzato nel tempo.Ora, Minzolini è giornalista intelligente, preparato e di lunga esperienza professionale. Lo invito a rivedere le edizioni del Tg1 di questi ultimi giorni e a rispondere, con onestà e sincerità, a questa domanda: secondo lui i suoi telespettatori sulle rivelazioni pubblicate dal Corriere della Sera che stanno coinvolgendo l’immagine del presidente del consiglio ci hanno capito qualcosa? Sono certo che anche lui risponderebbe di no. Semplicemente perché è sempre stata assente la notizia.Nel giorno del suo insediamento il neo direttore del Tg1 con un editoriale fortemente critico nei confronti della carta stampata, dove aveva però lavorato da protagonista del “retroscenismo” sino al giorno prima, aveva rassicurato gli italiani annunciando che a differenza dei giornali ormai vittime dei gossip di giornata, il Tg1 si sarebbe occupato soltanto dei fatti. È per questo che i quotidiani perdono copie e vi sono in Italia così pochi lettori, aveva sostenuto con nettezza! Stia attento allora, perché il suo ragionamento può in futuro valere anche per il Tg1: se i fatti non vengono raccontati e si passa subito al chiacchiericcio su un fatto che il pubblico però non conosce, la tentazione di cambiare canale sarà fortissima, soprattutto se altri telegiornali (penso al Tg de La7 e al Tg3), quotidiani, radio e siti internet, quei fatti, invece, li raccontano.Sono anche per deformazione professionale un consumatore attento di quotidiani e tg (sino a recuperare sul web la visione di quelli che mi perdo in diretta) e, pertanto, mi ritengo un privilegiato, ma se fossi semplicemente un telespettatore del Tg1, come lo sono milioni di italiani, in questi giorni avrei soltanto saputo: 1) che a Bari è stata aperta un’inchiesta giudiziaria sulla sanità, 2) che a condurla è un sostituto procuratore, aderente però a Magistratura democratica, che è evidentemente un’associazione eversiva e pertanto va segnalata, 3) che l’inchiesta, e le notizie sull’inchiesta riportate dai giornali, sono state giudicate “spazzatura” dal presidente del consiglio e dai suoi collaboratori politici, 4) che il responsabile, infine, del nuovo “polverone”, se non addirittura di un vero e proprio complotto, è l’onorevole Massimo D’Alema. Di quella tal Patrizia, invece, pagata duemila euro per una notte a Roma, delle altre ragazzotte interrogate su presunti festini nella capitale o in Sardegna, dell’infelice frase dell’onorevole Niccolò Ghedini («In ogni caso il premier sarebbe solo l’utilizzatore finale e quindi mai penalmente punibile ») il povero telespettatore del Tg1 nulla invece ha saputo.Per questi motivi al neo direttore del Tg1 non rivolgo un rilievo politico ma più semplicemente un rilievo professionale che sono convinto accetterà sportivamente, come sono convinto che, adesso che dirige il maggior telegiornale del servizio pubblico, lascerà alle sue spalle le simpatie del passato, quando ci raccontava dalle colonne de La Stampa le mirabolanti gesta del «premier-comandante dei pompieri », del «premier-direttore dei lavori », «del premier-ingegnere», «del premier-psicologo», insomma del «premier-mille mestieri». (NINO RIZZO NERVO – ARTICOLO 21)

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