mercoledì 17 giugno 2009

Morte in diretta

Martedì 26 maggio, 19,47. Nel cuore della città, a Montesanto, un passo dai Quartieri Spagnoli. I killer della camorra sfrecciano sulle moto sparando all'impazzata. E' il loro modo di marcare il territorio, di fare capire che lì comandano loro. Incuranti della folla che a quell'ora affolla la stazione Cumana, esplodono una serie di proiettili. La gente, anziani, donne, bimbi, ripara all'interno della Cumana, terrorizzata. Tra i fuggiaschi ci sono anche un uomo e la sua donna. Lui si chiama Petru Birlandeanu, romeno che sbarca il lunario suonando la fisarmonica sui treni. Arranca, un proiettile lo ha colpito, sta morendo. Lo sorregge vanamente la sua compagna. Cade senza forze davanti ad altri che sembrano interessati soltanto a obliterare i biglietti e fuggire da lì. Petru muore e la sua donna si dispera. Sola, solissima, in attesa di qualcuno che soccorra Petru, l'ultima vittima innocente della camorra. Il raid viene ripreso da tre telecamere presenti nella zona e ora fa parte del fascicolo della magistratura che indaga sul delitto. (REPUBBLICA)


Dopo la visione di queste immagini è spontaneo chiedersi “ma siamo davvero diventati così ? Indifferenti, strafottenti ! Un uomo sta morendo e nessuno che senta il dovere di chiamare con il cellulare un’ambulanza ? “ Poi realizzo che teatro di questo agghiacciante episodio è Napoli e allora una riflessione va fatta. La città partenopea e il suo hinterland è preda di clan camorristici sanguinari che della vecchia camorra, che aveva un suo codice d’onore, ovvero non colpire mai donne e bambini, non ha niente in comune. I nuovi clan sparano all’impazzata, tra la folla, non curanti di chi lasciano sul terreno, l’importante è centrare il bersaglio finale, quindi la reazione delle persone nel filmato è drammaticamente prevedibile. Nelle immagini vediamo solo gente terrorizzata che scappa col solo intento di portare a casa l’incolumità, persone che probabilmente credevano che il bersaglio fosse proprio l’uomo che agonizzava e l’istinto di conservazione consigliava di allontanarsi da quel posto per paura che i killer tornassero a finire il “lavoro”. Non è una giustificazione questa ipotesi davanti ad un essere umano che sta morendo, ma il clima di violenza che regna nel napoletano induce questi comportamenti che sconfinano in una apparente indifferenza.

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