venerdì 30 ottobre 2009



C’è voluto uno scandalo targato centrosinistra, il caso Marrazzo, perché Pigi Battista e Piero Ostellino scoprissero sul Corriere della sera una parola finora inedita nel loro vocabolario: “dimissioni”. Per una volta, non essendoci di mezzo Berlusconi, sono riusciti a guardare la luna invece del dito. Anzichè prendersela con l’”invadenza della magistratura”, strillare alla privacy violata e alla “guerra fra giustizia e politica”, si sono concentrati sul fatto.

Battista: “Un governatore sotto ricatto è politicamente dimezzato e azzoppato, impossibilitato a svolgere con serenità e responsabilità istituzionale le sue funzioni” e “deve valutare se fare un passo indietro”.

Ostellino: “In discussione non dovrebbero essere mai gli stili di vita, ma gli eventuali comportamenti pubblici ‘accertabili e difformi’ che ne conseguissero, per qualsiasi carica, premier compreso. Marrazzo ha ceduto al ricatto e pagato i ricattatori. Il ricatto è un reato, al quale mai si deve sottostare, tanto meno un uomo pubblico”. Ben detto. “Premier compreso”.

Poi però Ostellino liquida come “dichiarazioni moralistiche” le critiche a Berlusconi per i sexy-scandali: come se la difesa della Sacra Famiglia cattolica, le leggi antidroga e antiprostituzione non fossero “comportamenti pubblici accertabili e difformi” da quelli di un premier che è pappa e ciccia con un prosseneta-spacciatore, riceve a domicilio prostitute e - come dice la sua signora - frequenta minorenni e mette in lista le girls del suo harem.

Ma sorvoliamo sul sesso e restiamo sul ricatto: “un reato al quale mai si deve sottostare, tanto meno un uomo pubblico”. Nel 1975 Berlusconi subisce un attentato mafioso in una delle sue ville e non lo denuncia. Nel 1986, replay: stessa villa, stessa bomba; stavolta se ne accorgono i carabinieri; il Cavaliere, al telefono con Dell’Utri, parla di “segnale estorsivo” del suo ex-“stalliere” Mangano e rivela di aver detto ai militari: “Se mi avesse telefonato, 30 milioni glieli davo!”. Nel 1988 confida all’amico immobiliarista Renato Della Valle: “Mi han fatto estorsioni in maniera brutta. Mi è capitato altre volte, dieci anni fa, e son tornati fuori. Mi han detto che, se entro una certa data non faccio una roba, mi consegnano la testa di mio figlio ed espongono il corpo in piazza Duomo. Se fossi sicuro di togliermi questa roba dalle palle, pagherei tranquillo, così non rompono più i coglioni”. Nel 1990 la Standa di Catania è bersagliata da attentati mafiosi, finchè i dirigenti berlusconiani pagano il pizzo (180 milioni di lire); ma la Fininvest nega tutto e non denuncia gli estorsori, nemmeno quando vengono arrestati e processati. Due anni fa una gang di paparazzi minaccia di diffondere foto compromettenti di Barbara Berlusconi: Papi cede al ricatto e paga 20 mila euro. Da allora Battista e Ostellino tentano invano di pubblicare sul Corriere due vibranti editoriali in cui chiedono le dimissioni del premier con le stesse parole usate per Marrazzo. Aiutiamoli: con il nostro sostegno, ce la possono fare. (www.voglioscendere.ilcannocchiale.it)

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