martedì 6 ottobre 2009

Oggi, e nei prossimi giorni, si continuerà a parlare del nulla, assistendo ad un teatrino inutile nei confronti della decisione della Consulta sulla costituzionalità del lodo Alfano.
Non importa come si esprimeranno i 15 giudici della Corte Costituzionale. Per gli italiani e per la Costituzione italiana quella legge è un aborto della democrazia.
L’appello che lancio alla Consulta è di pensare alla reputazione della Corte e del Paese. Se qualche commensale, tra i membri della Consulta, pensa che la propria decisione possa mandare a casa Berlusconi, ciò non accadrà poiché Ghedini e Alfano hanno ricevuto l’ordine di ‘fregarsene’ del parere della Corte e di predisporre il ‘piano B’ per eludere il parere di costituzionalità. “La legge è uguale per tutti, ma non la sua applicazione”: queste sono le parole con cui poco fa Ghedini ha preso per i fondelli la Costituzione e gli italiani. Come può la Consulta pensare che il suo parere e le sue toghe nere possano fermare gente con un disprezzo così viscerale per le istituzioni? Con un ministro della Difesa, Ignazio La Russa, che minaccia la Consulta dichiarando che ''non immaginare neppure un giudizio che non confermi la costituzionalità della norma'', ai 15 giudici costituzionali non rimane che prendere le distanze dall’anti-Stato, salvaguardando almeno l’integrità dell’organismo che rappresentano. Diversamente ci penserà il nostro referendum.
Questa XVI legislatura è la rappresentazione della follia. Il Paese arranca con una disoccupazione che sfiora il 10% e un Pil in agonia. L’abusivismo edilizio del primo partito italiano, quello del cemento, ha mietuto oltre 300 vittime tra le case di sabbia sgretolatesi a L'Aquila e quelle travolte dal fango a Messina e prepara, inarrestabile, nuove gittate per il ponte sullo Stretto. Le Ferrovie dello Stato viaggiano su binari e strutture da roulette russa che dall’inizio dell’anno hanno visto il deragliamento di diversi convogli culminato con la tragedia delle 31 vittime di Viareggio.
Le aziende falliscono perché strozzate dalla stretta creditizia delle banche che si accingono ad accogliere a braccia aperte il fiume di soldi sporchi dello scudo fiscale. In questo quadro di degrado assoluto, il Parlamento e i partiti sono asserragliati in una guerriglia demenziale in difesa di privilegi ed impunità. Sul fronte internazionale siamo isolati a causa di un Presidente del Consiglio che dovrebbe essere affidato ad una badante che lo tuteli dalle escort, ma che lo tuteli anche dalle dichiarazioni convulse che rilascia sui processi di cui sembra aver perso memoria, complici gli eccessivi compromessi personali e pubblici a cui ottemperare.
Vorrei parlare di alternativa di governo, di programma, di contenuti ma come puoi pianificare il futuro quando stai affrontando la lotta più dura per la sopravvivenza del futuro stesso? Questo governo è un tumore della democrazia, non ti permette di pensare al tuo corpo, ai cittadini, ti attanaglia la mente e ti impegna con tutte le energie per non cedere, esattamente come si fa con una brutta malattia. Una volta passato il pericolo riusciremo a pensare alla riabilitazione, se avrà senso farla, e con l’amara consapevolezza che forse il nostro fisico non tornerà mai come prima. (www.antoniodipietro.it)

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