mercoledì 23 febbraio 2011

Non si può dire quel che si pensa

Sanremo è riuscito a scatenare sui giornali il solito faziosismo. Sallusti, il direttore del Giornale (da scritturare come autore di satira), ha commentato le cinque serate con il seguente titolo: “Da festival a festa dell’Unità”. Sallusti prende spunto, forse, dal fatto che a condurlo è Morandi, grande professionista ma di sinistra, da Vecchioni, il vincitore, che ha cantato “per tutti i ragazzi e le ragazze che difendono un libro, un libro vero così belli a gridare nelle piazze perché stanno uccidendoci il pensiero”, grande cantautore ma frequentatore di girotondi, da Roberto Benigni, un poeta vero, la cui performance sull’esegesi dell’Inno d’Italia ha trasformato una serata, un po’ retorica, in una lezione sui valori dedicata a una classe dirigente che non riesce in alcun modo ad arginare il disastro sociale della società: parentopoli, vallettopoli, puttanopoli, P3, corruttopoli, bunga bunga, affittopoli.

Aldo Grasso sul Corriere della Sera, pur di colpire i soliti programmi Rai (chissà perché ce l’ha tanto con Floris e Santoro?), è riuscito a scrivere che l’unica trasmissione che ha resistito agli ascolti di Sanremo è stata Zelig di Canale 5 che ha totalizzato il 13,44 di share (10% in meno rispetto alla media). Tralasciando che Sanremo (Rai1) ha fatto grandi ascolti ma a stravincere sulle tv concorrenti è stata l’offerta complessiva della Rai: Ballarò 14,53%, Chi l’ha visto? 10,71, Annozero, nonostante Benigni con un picco di oltre 18 milioni di telespettatori, 14,13%, mentre sabato, contro la finale, Fazio con Che tempo che fa (protagonista Teo Teocoli) ha realizzato il 10,25 di share.

Evidentemente per il maestro Grasso quello che è “discreto” per Mediaset non lo è per la Rai. Che il Festival di Sanremo fosse libero nelle canzoni mentre nella satira assomigliava a una macchina che affronta la salita con il freno a mano tirato lo si è capito subito dalla prima serata quando Luca e Paolo hanno interpretato Ti sputtanerò, in perfetto stile bipartisan, un colpo a B. e un colpo al nemico di B. Fini, un colpo alla destra e un colpo alla sinistra. Tutto liscio fino all’ultimo minuto quando Luca ha liberato quel freno che ormai stava per prendere fuoco: “Ma che bipartisan, a me non me ne frega un cazzo: è possibile che in questo Paese uno non possa dire quello che pensa?” (Loris Mazzetti -IL FATTO QUOTIDIANO -)

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