martedì 7 settembre 2010

Il cerino della libertà


La crisi ormai è evidente. E il Cavaliere cerca un colpevole. Ha tentato in tutti i modi di attribuire le responsabilità al presidente della Camera. Ma il tentativo è fallito. E la frattura fra i due, aperta fin dai tempi delle escort, è diventata insanabile. Il premier ha poi provato con il Quirinale, ma quel "vecchio comunista" che sta sul Colle non si è fatto trovare. Rimane la Lega. Il celodurista Bossi se lo mangia acceso, il cerino. A condizione, però, che si vada subito al voto: entro novembre. Perché dalle urne usciranno almeno 60 deputati in più per il Carroccio. Il senatùr è così determinato da aver rinunciato anche a un governo di transizione guidato da Tremonti. E così via Bellerio finisce tra i nemici delle armate mediatiche del caimano. Ma per quanto pesante sia l'artiglieria il fronte è troppo ampio da coprire. Dal Popolo della libertà, intanto, le truppe cominciano ad abbandonare la nave. I telefoni dei capigruppo di Futuro e Libertà suonano insistentemente. Regione per regione i fedeli dei colonnelli ("che hanno tradito il generale") migrano verso Fli. Berlusconi cerca la soluzione in un vertice fiume. Nervoso, stanco, preoccupato. Stretto in una morsa dalla quale difficilmente questa volta potrà uscire indenne. Accarezza l'idea di un discorso agli italiani in tv alle 20. Lo sconsigliano: stasera parla Gianfranco Fini. Dove? Al tg La7, con Enrico Mentana. Tutto ciò, visto da Arcore, appare comprensibilmente un incubo. (www.ilfattoquotidiano.it)

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