Neanche il tempo di tornare dalla Russia del suo amico Putin che Berlusconi offende ancora gli italiani.
Mentre a Messina, e in tante altre piazze, migliaia di precari del mondo della scuola manifestano contro i tagli del Governo, il presidente del Consiglio si lascia andare nell'ennesima frase sconsiderata. "La riforma della scuola e dell'università - secondo Berlusconi - dovrebbe formare giovani più preparati e pronti a lavorare in azienda". Mi chiedo, anche stavolta volta, se il Premier ci è o ci fa.
E' evidente che dalle sue ville sparse per il mondo Berlusconi non segue le vicissitudini che stanno colpendo il Paese e il mondo scolastico in particolare. Non sa, lui, delle classi da 35 alunni, della difficoltà dei dirigenti scolastici di garantire anche un'aula pulita, del dramma di migliaia di insegnanti che il suo Governo ha gettato in strada, grazie alle gesta della bresciana (ma avvocato a Reggio Calabria) Mariastella Gelmini.
Come si può migliorare la formazione dei giovani con una didattica striminzita, bocciata sonoramente dall'Ocse che ci classifica penultimi, davanti solo alla Slovacchia? Come fa a parlare del futuro delle aziende se il suo governo licenzia migliaia di statali aumentando, di fatto, la povertà del Paese? Come si può immaginare una futura classe dirigente preparata e competitiva se il pilastro italiano della scuola pubblica è soffocato, quotidianamente, dalle scelte di una maggioranza che punta tutto sull'istruzione privata, regalando lauti finanziamenti alle strutture vicine ai ministri leghisti?
Quella di Messina, e di tutte le altre piazze italiane, è l'ennesima prova di un Paese stanco ed esasperato. Il vero obiettivo di Berlusconi è ormai chiaro a tutti: grazie ai burattini che gli reggono i ministeri, il presidente del Consiglio sta cercando di fare dell'Italia un Paese di ignoranti: lo fa imbavagliando l'informazione e distruggendo il sistema scolastico, affinché il suo successo elettorale e quello di chi gli succederà non corra pericoli.
L'Italia dei Valori anche oggi è al fianco dei precari e di chi vuole un'Italia migliore. Mandiamoli a casa e riprendiamoci il Paese. (www.antoniodipietro.it)
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