martedì 31 gennaio 2012

Maurizio Crozza a Ballarò 31/1/2012

Santo subito !





“Il nostro Tevez è Adriano Celentano”. Il direttore di Rai Uno Mauro Mazza usa una metafora da calcio mercato per annunciare la fumata bianca sulla partecipazione del molleggiato al prossimo Festival di Sanremo. Un’intesa che fino a ieri non era assolutamente scontata, nonostante l’ottimismo diffuso da tutte le parti in causa.

Oltre alle modalità di partecipazione dell’artista alla kermesse, a tenere banco negli ultimi giorniera il compenso di Celentano: 300mila euro a puntata. Una cifra che gli era costata aspre critiche, soprattutto su Internet e sulle colonne dei giornali del centrodestra.

A dissipare qualsiasi dubbio su cachet del cantante milanese è stato Gianmarco Mazzi, direttore artistico della competizione canora: “Il compenso di Celentano andrà in beneficenza fino all’ultimo euro. E non solo. Le tasse sulla beneficenza le pagherà lui di tasca propria. Quindi si dovrebbe vergognare chi ha gridato allo scandalo”. Mazzi ha anche dissipato gli ultimi dubbi su quanto spenderà la Rai per avere l’artista sul palco del Teatro Ariston: “350mila euro se si esibirà una sola sera, di 700mila se le sere diventeranno due, fino a 750 se saranno di più”.
(IL FATTO QUOTIDIANO)

...e va bene, ma davvero vale la pena Celentano a Sanremo ?

Disoccupazione



Lusi-Rutelli : perchè la Margherita ha tanti soldi ?





Sono a dir poco schifato dalla vicenda dell’appropriazione indebita di 13 milioni di soldi pubblici della Margherita, ammessa dal suo tesoriere Luigi Lusi (e nessuno mi toglie dalla testa il dubbio che stia coprendo pure qualcun altro). Spero che il Partito Democratico butti fuori in men che non si dica questo suo senatore, purtroppo depositario di molti segreti indicibili del finanziamento dei partiti, avendo gestito con Ugo Sposetti anche la “separazione dei beni” con cui Ds e Margherita si sono coniugati nel Pd. Mi fa rabbia pensare all’accumulo di denaro grazie a cui i suoi titolari di firma signoreggiavano nel partito, alla faccia della democrazia interna. Ma soprattutto leggo con stupore che Lusi (e Rutelli) si vantano della buona amministrazione grazie a cui conservano tuttora 20 milioni di euro della Margherita (che non c’è più). Perchè la Margherita detiene tutti quei soldi dei contribuenti? Cosa se ne fanno, i tenutari, di una tale riserva? Che diritto politico e sostanziale avrebbero, di disporne? Consiglio a Rutelli di tornare in vacanza alle Maldive e smetterla di fare politica, nell’attesa che Lusi chiarisca fino in fondo le sue responsabilità e che gli eventuali 20 milioni della Margherita trovino collocazione degna e condivisa. Questi partiti davvero si sono accaparrati risorse oltre ogni limite di decenza, penso ai 7 milioni della Lega investiti fra Tanzania, Cipro e la Norvegia. E’ giunto il momento di procedere alla liquidazione. (www.gadlerner.it)

lunedì 30 gennaio 2012

Liste di prescrizione

Le pantomime degli on. avv. Ghedini e Longo al Tribunale di Milano (ricusano i giudici del processo Mills che tagliano tre testimoni della difesa; si levano la toga ed escono platealmente dall’aula del processo Ruby perché i giudici non accolgono gli “impedimenti istituzionali” del loro cliente ormai disoccupato) appartengono ormai alla commedia dell’arte. Ma testimoniano anche la stravagante concezione del diritto che regna in Italia da 18 anni, da quando B. entrò in politica per non finire in galera e rispettò scrupolosamente l’impegno. Da allora destra e sinistra si sono scatenate in un centinaio di “riforme della giustizia” che, con la scusa di sveltire i processi, li allungavano per mandarli in prescrizione.

Questa, da “agente patogeno” della giustizia come l’ha definita ieri il presidente della Corte d’appello di Milano Giovanni Canzio, è diventata un diritto acquisito per politici e compari. Ha salvato, negli anni, Andreotti dal processo di Palermo per mafia, poi D’Alema dall’accusa di un finanziamento illecito dall’imprenditore malavitoso Francesco Cavallari, poi B. nei processi Mondadori (corruzione giudiziaria), All Iberian (tangenti a Craxi) e in altri tre per falso in bilancio. E ora lo salverà certamente nel processo Mills (corruzione giudiziaria), non si sa ancora se subito prima o subito dopo la sentenza di primo grado. Alcuni giornali, tipo i suoi, scrivono stravaganze, tipo che il Tribunale calpesterebbe i diritti della difesa per “correre” e arrivare a una condanna purchessia. Il verbo “correre”, per un dibattimento iniziato il 13 marzo 2006 e non ancora giunto alla prima sentenza, è una barzelletta. Qui l’unico che corre è B., ma per scappare. Ora s’è inventato, per giustificare la ricusazione, che i giudici avrebbero “anticipato il giudizio di colpevolezza” escludendo in extremis tre dei suoi testimoni. In realtà i giudici sono liberissimi di tagliare tutti i testi che vogliono quando vogliono, se li ritengono superflui: è probabile che – dopo sei anni di processo e una sentenza di Cassazione che ha già accertato la corruzione di Mills da parte di Fininvest nell’interesse di B. – si siano già fatti un’idea su B. Ma non hanno mai detto quale, dunque la ricusazione non sta né in cielo né in terra.

Come giustamente osserva il vicepresidente del Csm Vietti (ogni tanto ne dice una giusta anche lui), il giudice deve fare di tutto per scongiurare la prescrizione, visto che è pagato per accertare la verità processuale. Ma B. ha un sistema infallibile per far reintrodurre i suoi tre testi, peraltro superflui: rinunciare formalmente alla prescrizione per essere giudicato oltre i termini (da lui stesso accorciati da 15 a 10 anni con l’ex Cirielli). Perché non lo fa? Perché nessuno lo invita a farlo? Un politico accusato di un reato tanto grave non può incassare la prescrizione con mezzucci indecenti, soprattutto se ritiene di essere innocente. Il guaio è che qui, se c’è uno che anticipa la colpevolezza di B., è lo stesso B. Lui sa benissimo di essere colpevole: per questo è tanto sicuro di essere condannato.

Dopo gli appelli di Vietti, di Canzio e del primo presidente della Cassazione, la prescrizione è tornata al centro del dibattito, perché falcidia 160-200 mila reati all’anno. La soluzione è semplicissima: abrogare la Cirielli e allungare la prescrizione (come raccomandano Corte di Strasburgo e Osce), e uniformare il sistema italiano a quello delle democrazie più evolute, dove la prescrizione si ferma al rinvio a giudizio. Ma B. non vuole. Infatti ieri la ministra Severino, farfugliando di “efficienza della giustizia”, ha detto che “la prescrizione non è una priorità”: è quel che pensano anche decine di suoi ex clienti, che la aspettano con ansia per mandare in fumo i loro processi. E Bersani, nell’intervista al Messaggero sulla giustizia, di prescrizione non parla (preferisce attaccare le intercettazioni). Poi chiede agli alleati di smetterla di accusarlo di “inciucio”. Forse potrebbe aiutarli smettendola di inciuciare. (Marco Travaglio - IL FATTO QUOTIDIANO -)

Come cambia il mondo


Commemorazioni e coccodrilli per l’ex Presidente Scalfaro oggi scomparso. Era nato, in politica, come uomo di destra, ferocemente anticomunista, detestato e insultato dalla sinistra. E’ morto compianto della sinistra, detestato e insultato dalla destra. Si impone allora la domanda: era cambiato lui, o era cambiato il mondo attorno a lui? Aveva scoperto che quella destra nella quale lui aveva creduto da giovane si era decomposta nella associazione per delinquere impunemente chiamata berlusconismo, sorretta dalla Lega che gli ha retto il sacco? (Vittorio Zucconi http://zucconi.blogautore.repubblica.it/)

Passaparola - Il Federalismo mafioso - Filippo Astone - (dal blog www.beppegrillo.it)

domenica 29 gennaio 2012

Addio Presidente Scalfaro






Nato a Novara il 9 settembre del 1918, Scalfaro fu eletto in Parlamento nel 1946 e fu ininterrottamente deputato fino al 1992, quando, da presidente della Camera, fu eletto Capo dello Stato, carica ricoperta fino al 1999. Storico esponente dell'ala conservatrice della Democrazia cristiana, attualmente era senatore a vita, aderente al Partito Democratico. Con Sandro Pertini ed Enrico De Nicola, Scalfaro ha ricoperto tutte le tre più alte cariche dello Stato, visto che fu anche provvisoriamente presidente del Senato all'inizio della XV Legislatura, fino all'elezione di Franco Marini. Il suo ultimo grande impegno è stata la difesa della Costituzione.
Il settennato al Quirinale di Scalfaro è stato uno dei più delicati e controversi. Scalfaro assistette allo sgretolamento della Prima Repubblica determinato dall'inchiesta su Tangentopoli, scontrandosi ripetutamente con Silvio Berlusconi dopo la vittoria elettorale del Polo delle Libertà nel 1994. Quando Berlusconi mise mano alla lista dei ministri del suo primo governo, Scalfaro ritenne sgraditi alcuni nomi e si oppose fermamente all'indicazione di Cesare Previti, avvocato del premier, indagato ma non ancora condannato, al ministero della Giustizia. Previti fu "spostato" alla Difesa e sostituito da Alfredo Biondi nel ruolo di Guardasigilli.

Dopo sei mesi, nel dicembre del 1994, il governo Berlusconi fu costretto alle dimissioni dal ritiro del sostegno della Lega. Scalfaro, invece di sciogliere le Camere, come chiesto insistentemente da Silvio Berlusconi, avviò le consultazioni per verificare se vi fosse in Parlamento una maggioranza alternativa per formare un nuovo esecutivo. Berlusconi gridò al "ribaltone", ma Scalfaro applicò la Costituzione: la funzione di deputati e senatori va esercitata senza vincoli di mandato, quindi è consentito cambiare schieramento ed appoggiare formazioni politiche diverse dalla lista in cui si è stati eletti.

Avuta dalle consultazioni la certezza della possibilità di un governo tecnico, Scalfaro in un famoso discorso di fine anno invitò Berlusconi al passo indietro, promettendo che il nuovo governo avrebbe avuto un incarico a termine e un presidente di fiducia dell'ormai ex premier. Il Cavaliere accettò il suo ex ministro del Tesoro, Lamberto Dini, e assistette nell'anno successivo al progressivo spostamento dell'asse del nuovo governo verso il centrosinistra, che con Prodi e l'Ulivo vinse le successive elezioni nel 1996.

Queste ed altre circostanze portarono nel centrodestra alla nascita di una diffusa ostilità verso il capo dello Stato, accentuata dalla sconfitta elettorale del 1996. Nuova occasione di scontro fu la legge sulla "par condicio", termine impiegato proprio da Scalfaro in più di una pubblica esternazione, per affermare l'esigenza della parità delle armi comunicative sulle reti televisive per tutti gli attori politici. La legge fu vista come un modo per mitigare lo strapotere mediatico di Berlusconi.

Nel 1993 scoppiò lo scandalo Sisde, relativo alla controversa gestione di fondi riservati. Un'inchiesta della magistratura fece emergere fondi "neri" per circa 14 miliardi depositati a favore di 5 funzionari. Ci furono l'intervento del Consiglio superiore della magistratura per dissidi fra il magistrato che indagava e il suo procuratore capo, quello della Commissione parlamentare d'inchiesta sui servizi segreti, presieduta da Ugo Pecchioli, e quello del ministro dell'Interno Nicola Mancino. Tutti si misero a indagare sull'operato del Sisde mentre a San Marino venivano individuati altri 35 miliardi di sospetta provenienza. Uno degli indagati, Riccardo Malpica, ex direttore del Sisde, affermò che Mancino e Scalfaro gli avrebbero imposto di mentire e che il Sisde avrebbe versato ai ministri dell'interno 100 milioni di lire ogni mese.

La sera del 3 novembre 1993 Scalfaro si presentò in televisione, a reti unificate e interrompendo una partita di Coppa Uefa, per un messaggio straordinario alla nazione. Fu il discorso del "Non ci sto!". Il presidente della Repubblica parlò di "gioco al massacro" e diede una chiave di lettura dello scandalo come di una rappresaglia della classe politica travolta da Tangentopoli nei suoi confronti. Nei giorni successivi i funzionari furono indagati per il reato di attentato agli organi costituzionali, accusa dalla quale sarebbero stati prosciolti nel 1996 per decorrenza dei termini, ma senza formula piena. Nel 1994, intanto, i funzionari furono condannati, dimostrando la fondatezza della accuse di Scalfaro. (REPUBBLICA)

il discorso del "Non ci sto"

...pagate il canone





Dopo gli 800 mila euro per far ballare Bobo Vieri, i 300 mila euro a puntata ad Adriano Celentano che fa audience con il suo ignorante mutismo.

sabato 28 gennaio 2012

Quando Silvio cadde in rete





Correva l’anno 2012 quando Silvio Berlusconi, sempre all’avanguardia, scoprì l’esistenza di Internet. Se siete di cattivo umore, se volete prendervi una pausa dalle maledizioni contro Monti, se proprio non avete neanche un cagnolino da portare ai giardinetti o un bambino da cullare, fatevi due risate ascoltando Berlusconi che annuncia con paziente tono pedagogico e paternalistico la sua (sic) “discesa in rete” con il “portale” del Pdl, concetto, questo del “portale” , che è più meno passato di moda con l’accoppiatore acustico e la tv con le orecchie di coniglio. D’ora in poi anche chi ha, spiega da profondo conoscitore del mezzo Silvio, un “cellulare” (per esempio un Nokia del 1996 o un Motorola di quelli con l’antennina estraibile, che sono “cellulari” , andrebbero bene?) potrà seguirlo. Meraviglia delle meraviglie, il pesce sarà disponibile anche su una cosa chiamata, “Ai-Pot” (ascoltare per credere), sconosciuta alla Apple, ma popolarissima nella Bergamasca. Raramente ho sentito qualcuno appalesare (è uno dei suoi verbi più amati) una più totale e presuntuosa ignoranza della materia che predica e una più forte devozione a tutti i luoghi comuni più logori su Internet, compresa la “agorà” (vedi gli studi classici, figliolo). Suggerisco all’ex presidente del Consiglio qualche ricerca su “Gogòl”, come disse lui stesso dimostrando ancora una volta la esilarante padronanza del mezzo, per aggiornarsi e uscire dal quell’anno 1994 nel quale sembra, come la tragica marmotta del film, essere sempre costretto a rientrare. (Vittorio Zucconi http://zucconi.blogautore.repubblica.it/)

La battuta del giorno

“Questo è diventato un posto davvero incivile, pieno di ladri!”. (Paola Gosis, Lega, riferendosi a Montecitorio dove le hanno rubato una collana del valore di tremila euro)

...credo che anche milioni di italiani siano d'accordo !

venerdì 27 gennaio 2012

A noi Schettino, a voi Auschwitz


Una nota di protesta del nostro ambasciatore a Berlino e nulla di più. Così sta passando di fatto sotto silenzio l’aggressione all’Italia messa in atto da Der Spiegel, il più importante settimanale tedesco: copertina sul caso Concordia e un titolo che non lascia spazio a equivoci: «Italiani mordi e fuggi» letteralmente, ma traducibile come «italiani codardi».

Secondo Der Spiegel siamo un popolo di Schettino e non c’è da meravigliarsi di ciò che è successo al largo del Giglio. Di più: siamo tutte persone da evitare, un peso per l’Europa, un ostacolo allo sviluppo della moneta unica. Loro, i tedeschi, sì che sono bravi, «con noi certe cose non accadono perché a differenza degli italiani siamo una razza».

Che i tedeschi siano una razza superiore lo abbiamo già letto nei discorsi di Hitler. Ricordarlo proprio oggi, giorno della memoria dell’Olocausto, quantomeno è di cattivo gusto. È vero, noi italiani alla Schettino abbiamo sulla coscienza una trentina di passeggeri della nave, quelli della razza di Jan Fleischauer (autore dell’articolo) di passeggeri ne hanno ammazzati sei milioni. Erano gli ebrei trasportati via treno fino ai campi di sterminio. E nessuno della razza superiore tedesca ha tentato di salvarne uno. A differenza nostra, che di passeggeri ne abbiamo salvati 4.200 e di ebrei, all’epoca della sciagurate leggi razziali, centinaia di migliaia. Era italiano anche Giorgio Perlasca, fascista convinto, che rischiò la vita per salvare da solo oltre 5mila ebrei. È vero, noi italiani siamo fatti un po’ così, propensi a non rispettare le leggi, sia quelle della navigazione che quelle razziali. I tedeschi invece sono più bravi. Li abbiamo visti all’opera nelle nostre città obbedire agli ordini di sparare su donne e bambini, spesso alla schiena. Per la loro bravura e superiorità hanno fatto scoppiare due guerre mondiali che per due volte hanno distrutto l’Europa. Fanno i gradassi ma hanno finito di pagare (anche all’Italia) solo un anno fa (settembre 2010) il risarcimento dei danni provocati dal primo conflitto: 70 milioni di un debito che era di 125 miliardi. Ci hanno messo 92 anni e nel frattempo anche noi poverelli li abbiamo aiutati prima a difendersi dall’Unione Sovietica, poi a pagare il conto dell’unificazione delle due Germanie.

Questi tedeschi sono ancora oggi arroganti e pericolosi per l’Europa. Se Dio vuole non tuonano più i cannoni, ma l’arma della moneta non è meno pericolosa. Per questo non dobbiamo vergognarci. Noi avremmo pure uno Schettino, ma a loro Auschwitz non gliela toglierà mai nessuno. (Alessandro Sallusti - IL GIORNALE -)



Questa volta sto con Sallusti. Sti tedeschi hanno rotto i coglioni !

Le vignette di Vauro a Servizio Pubblico 26/1/2012

Marco Travaglio a Servizio Pubblico 26/1/2012

giovedì 26 gennaio 2012

Dove eravate ?

Autisti, fuochisti, macchinisti, camionisti, forconi, pescivendoli, benzinai ecc. ma dove eravate fino a due mesi fa ?

La battuta del giorno

“Berlusconi è una mezza calzetta, ha paura di far cadere il governo” (Umberto Bossi)

Fidelity card





Esiste davvero, c'è proprio scritto "siamo il nuovo che avanza", e la cosa più inquietante è che qualcuno, questa nuova tessera, la farà sul serio. (grazie a http://nonleggerlo.blogspot.com/)

MON-TIR



mercoledì 25 gennaio 2012

La storia "rivoluzionaria" del capo dei forconi





Impiegato comunale sotto processo per falso e truffa, è imputato anche per una bancarotta fraudolenta. Ecco chi è Martino Morsello, il re dei Forconi. L'idea gli è venuta tre anni fa, dice. Per risolvere la crisi degli agricoltori trapanesi era necessario che i contadini si dotassero di una propria moneta. Magari chiamandola come lui: un “m...orsello”. Oggi, che è uno dei leader del movimento dei Forconi, la storia della Sicilia che deve battere moneta la riprende, è un pezzo forte del suo repertorio. Martino Morsello, classe 1954, da Marsala: agricoltore che agricoltore non è, fa l'antipolitica dopo aver militato in tutti i partiti, accusa le banche di averlo fatto fallire, ma è imputato per bancarotta fraudolenta. Si dichiara imprenditore, vittima dell'usura, ma fa un mestiere opposto e tra i più agognati in Sicilia: l'impiegato comunale. Quella dei “forconi” è solo l'ultima invenzione. Prima c'era Scilipoti, l'Mpa di Lombardo, e prima ancora il socialismo rampante degli anni ‘80 che ha visto Morsello a Marsala più volte assessore e consigliere comunale. Adesso è in sciopero della fame, l'ultimo lo fece nel 2008: era candidato alle elezioni regionali con Raffaele Lombardo, e faceva una rovina perché gli coprivano i manifesti. Morsello, in passato ha gestito un'azienda di allevamento di pesci messa su grazie a copiosi contributi comunitari. Nel 1999 un virus colpisce i pesci e blocca la produzione. «Ci siamo indebitati con le banche a dismisura — racconta lui in ogni intervista — e poi il tribunale di Marsala ci ha fatto fallire». L'azienda, con sede a Petrosino, viene dichiarata fallita il 6 giugno del 2003. Dichiarato il fallimento, Morsello mette in campo — secondo gli investigatori — tutta una serie di stratagemmi giuridici per complicare la vita ai giudici. Da qui l'imputazione di bancarotta fraudolenta. Ma, al di là della bancarotta, in tribunale Morsello rischia di tornarci spesso. Perché è stato rinviato a giudizio anche per un'altra vicenda: il suo lavoro di impiegato al Comune di Petrosino. Morsello è imputato di truffa continuata e falso. Anche qui non si tratta di una vicenda originale: assenteismo. Nel 2008 avrebbe finto di essere in ufficio, quando in realtà era altrove. Ai giudici che alla prossima udienza, il 10 aprile, lo ascolteranno magari potrà raccontare che era in giro. Ad appuntire i forconi, per preparare la rivoluzione. (Giacomo Di Girolamo - REPUBBLICA -)

La battuta del giorno

"Spesso Berlusconi mi ha proposto la candidatura e gli ho sempre detto di no perchè volevo restare al Tg4. Però a giugno quando lascerò la direzione glielo chiederò. Non mi dispiacerebbe andare in Parlamento. Camera o Senato? Magari insieme a mia moglie che è già senatrice». (Emilio Fede, un altro che deve pararsi il culo ?)

martedì 24 gennaio 2012

Maurizio Crozza a Ballarò 24/1/2012

Maledetto tecnico comunista

Il popolo leghista fischia Umberto Bossi in Piazza Duomo, davanti al mondo intero? Ma quali fischi, era tutta colpa del "sincrono audio-video". (http://nonleggerlo.blogspot.com/)


Viaggiare sicuri


Pro memoria per coloro che si entusiasmano troppo facilmente (e magari per vendere opportunamente qualche patacca in più) alla vista di ogni forcone, di ogni Tir per traverso, di ogni negozio con la serranda chiusa, di ogni assemblea di tassisti, credendoli la voce del popolo esasperato e spremuto dalle sanguisughe demoplutoeccetera. Tutti possono essere in buona fede e avere le migliori ragioni. Ma anche il fascismo cominciò credendosi – e facendo credere di essere – una rivoluzione. (Vittorio Zucconi http://zucconi.blogautore.repubblica.it/)

lunedì 23 gennaio 2012

Passaparola - I Forconi risalgono l'Italia - Pino Aprile (dal blog www.beppegrillo.it)

Letterman ci omaggia

Poteva mancare David Letterman nella rassegna stampa satirica su Francesco Schettino delle ultime ore? Durante il suo celebre Show, il giornalista ha ironizzato su tutte le più celebri esternazioni del Capitano, dalla paura del buio all’accidentale (e provvidenziale) caduta nella scialuppa che lo ha salvato. (www.giornalettismo.com)


domenica 22 gennaio 2012

Liberalizzazioni



Occhi ben aperti sulle liberalizzazioni

Noi dell'Italia dei Valori siamo da sempre favorevoli alle liberalizzazioni, non per ideologia ma perché siamo dalla parte dei cittadini. Quando non c'è concorrenza chi ci rimette è sempre il cittadino. Al mercato deve sborsare quello che decide il monopolio. Nei servizi deve accontentarsi di quello che passa il convento.
Quindi se il governo decide di fare quello che noi chiediamo da sempre non possiamo che essere d'accordo. Ma prima di farlo io voglio studiare bene le misure contenute nel decreto di ieri perché ho la sensazione che il fumo sia molto e l'arrosto poco. Cioè che manchi proprio la cosa più importante: quelle liberalizzazioni che vanno a vantaggio dei consumatori di beni e servizi.
Tenere aperti i negozi e aumentare il numero delle farmacie va bene ma a incidere davvero sulle tasche della gente comune sono altri capitoli. Mi sembra che su quelli Monti abbia ceduto ancora una volta alla resistenza di interessi potenti e ben rappresentati, sia in Parlamento che nello stesso governo.
Si poteva, anzi si doveva, essere molto men timidi in materia di banche, assicurazioni ed energia, perché sono quelle le voci che fanno la differenza tra il fumo e l'arrosto.
E' importante invece il passo indietro sulla norma che avrebbe fatto rientrare dalla finestra quello che col referendum era uscito dalla porta: la privatizzazione delle rete idrica. L'articolo è stato ritirato all'ultimo momento e noi ce ne felicitiamo perché mantenerlo sarebbe stato un insulto al popolo e alla Costituzione. Però ci pare grave anche solo che sia potuto venire in mente di ignorare il risultato di un referendum così importante. A maggior ragione, quindi, d'ora in poi terremo gli occhi ben aperti su tutto quel che questo governo farà. (www.antoniodipietro.it)

sabato 21 gennaio 2012

La battuta del giorno

“Tanti hanno lavorato per ore e ore, tanti hanno affrontato situazioni difficili, tanti hanno dato prova di eroismo. Ma chi ha coordinato i soccorsi? Chi ha preso in mano la gestione dell’intera operazione, dall’accoglienza dei superstiti ai rapporti con le autorita’ degli altri Paesi, dalla lista dei passeggeri alla ricerca dei dispersi, fino alle misure per la messa in sicurezza dell’ambiente? Chi informa l’opinione pubblica? Nessuno”. (Guido Bertolaso in una lettera inviata al Corriere della Sera)

...e certo, con Berlusconi ancora al Governo l'isola del Giglio sarebbe diventata un fantastico set cinematografico con attori principali lui e Bertolaso !

Il "cuore" della sommossa


Ormai da otto giorni proseguono, con scontri di piazza sempre più gravi un po' in tutte le città romene, le proteste contro il governo e il presidente della repubblica, per la crisi economica e i grossi tagli a pensioni e stipendi. In Piaţa Universităţii, nella capitale, dopo tanti lanci di sassi e lacrimogeni, un bambino porge un palloncino a forma di cuore a un poliziotto antisommossa, e lui lo tiene stretto davanti allo scudo. La foto diventa un simbolo della rivolta di Bucarest…

giovedì 19 gennaio 2012

Cipputi, fatti il tassametro





Abbiamo permesso che centinaia di migliaia di operai, impiegati, dipendenti vari e imprenditori andassero in malora negli ultimi dieci anni nel nome del “mercato” senza fare un plissé e adesso dovremmo mettere a ferro e fuoco le città per difendere i tassisti da “un governo comunista”? Già, ma se tremila tassisti si mettono di traverso e non fanno servizio (pubblico), Roma o Milano o Genova si paralizzano. Se centomilla metalmeccanici perdono il lavoro e sprofondano nel silenzio, chi se ne accorge, a parte le loro famiglie e qualche show televisivo per fare un po’ di audience? Nessuno. Tanto mica andiamo alla stazione o in aeroporto in braccio a Cipputi. (Vittorio Zucconi http://zucconi.blogautore.repubblica.it/)

Le ultime parole famose


"Sulla nave deve regnare una disciplina quasi militare. Se si crea una situazione difficile, il comandante dovrà avere tutto sotto controllo. Ed esser là dove necessario.
Mi piace il momento in cui accade qualche cosa di imprevedibile, quando si deraglia dalla procedura standard. È una sfida da affrontare"
(2010: Francesco Schettino, il comandante della Concordia, viene intervistato dal quotidiano ceco Dnes)

mercoledì 18 gennaio 2012

Vadabbordocazzo !

Mai avremmo potuto immaginare, nella infinita e drammatica comédie humaine squadernata dal naufragio del Concordia, con le sue nefandezze e le sue pagine straordinarie, mai avremmo creduto che quella catastrofe sarebbe diventata una metafora della nostra storia nazionale, che quei personaggi si sarebbero tramutati in maschere e simboli, che quel grido (auto)intercettato del comandante Gregorio De Falco al capitano Schettino avrebbe così rapidamente acquisito la sonorità accattivante e campionabile dello slogan, rimbalzando da un capo all’altro della rete.

Certo, come abbiamo già provato a dire, il gioco degli stereotipi rende caricaturale la realtà invece che spiegarla: tutti dovremmo rifuggire alla tentazione della semplificazione consolatoria, al gioco degli eroi buoni da opporre ai cattivi turpi, degli angeli che combattono contro i “Capitan Codardo”, che – quando esistono – non sono mai figli di una follia individuale, ma di un sistema che la rende possibile. Ma è altrettanto certo che, nello stesso momento in cui ci chiediamo quanti Schettino ci siano nelle nostre istituzioni, selezionati dall’Italia del demerito, quel grido diventa una bandiera. È vero che mentre si crocifigge il capitano in fuga (occultata oltre il limite della decenza) sulla scialuppa con i suoi ufficiali, nello stesso attimo in cui questa immagine diventa così mediatica da tramutarsi in un frammento della campagna per la corsa all’Eliseo (il ministro della Difesa usa l’icona del capitano inetto contro Hollande) e in una clava con cui i quotidiani stranieri danno sfogo al loro sentimento anti-italiano e alla loro tentazione sciovinista, proprio in questo momento l’ululato di De Falco diventa il catalizzatore positivo dell’ “altra Italia”. “Vadabbordocazzo!” siamo noi, direbbe Francesco De Gregori.

È il paese meraviglioso degli abitanti del Giglio che corrono al soccorso, prima ancora che suonino le sirene degli allarmi. È l’Italia del parroco don Lorenzo che apre la Chiesa nella notte della tragedia. Del vicesindaco che porta aiuti, del commissario di bordo Manrico Giampredoni che sul ponte resta intrappolato sotto il frigorifero con la gamba fracassata perché ha cercato di salvare vite. È il sorriso timido di Giuseppe Girolamo, il batterista di bordo che già imbarcato lascia il posto in scialuppa a un bambino e che ora è disperso. È l’Italia di De Falco che giustamente si schermisce e dice a Il Tirreno: “Abbiamo fatto solo il nostro dovere, cioè portare a regime il soccorso”. Poi denuncia le omissioni e le bugie di Schettino, “il fatto che il comandante parlasse di guasto elettrico non tornava con l’invito ai passeggeri di indossare i giubbotti di salvataggio. Un comandante serio non può far preoccupare inutilmente i suoi passeggeri facendo loro indossare i giubbotti se non è necessario”. E subito dopo: “La Capitaneria è un’istituzione sana, bellissima, semplice: io sono innamorato del lavoro che faccio”.

Eppure mentre De Falco resta con i piedi a terra, il suo slogan da maestro involontario vola: diventa un top tweet di Twitter, l’immagine dell’istituzione che c’è, che vigila, e che non si accontenta di una versione di comodo. Se l’Italia cialtrona degli Schettino borbotta scuse inverosimili, infatti, quella dei De Falco la inchioda alle sue contraddizioni. Non ci dovrebbe essere nulla di eroico, in questo, se non che in questi tempi la normalità si trasfigura in eroismo. “

Vadabbordocazzo!”, infine, è un’altra immagine importante, la rottura di un altro falso stereotipo che in questi anni ci é stato propinato come verità di fede: é lo Stato che é più serio del Mercato, il decoro dell’istituzione marina contro la flottiglia low cost per abbattere le spese. É il richiamo alla regola, contro l’ubriacatura dell’arbitrio. Molti dicono: ma De Falco sapeva di essere registrato. È vero, ovviamente, ed è lui stesso che lo comunica al comandante della Concordia. Eppure non è l’imprecazione che rende bello quel documento, ma l’investigazione: l’uomo della Capitaneria (e questa è la parte più interessante del suo racconto) usa l’autorità per far cadere il castello di bugie. Non si fa abbindolare. Ce n’è in questo paese, di finti capitani, coraggiosi quasi mai, che dovrebbero scendere dalle scialuppe e obbedire a quell’ordine perentorio: “Percorra in senso inverso le scale di biscaggina!”. Il senso inverso – ovviamente – alla rotta della fuga. (Luca Telese - IL FATTO QUOTIDIANO -)

Carnival Italia





Costa Concordia è la metafora dell'Italia. Una balena arenata sugli scogli. Il capitano prima ha causato il problema, poi lo ha negato e poi è scappato. Come Piè Veloce Berlusconi. Il capitano pretendeva di dare istruzioni dalla spiaggia, con i piedi all'asciutto, mentre i suoi secondi erano rimasti a bordo. Esattamente come i partiti con il governo Monti. La nave ha un nome italiano, ma il proprietario è americano... come il nostro Paese. Il padrone americano si chiama Carnival, come la gestione della nostra finanza pubblica. L'equipaggio era formato da extracomunitari sottopagati, belìn, proprio come quelli che lavorano in Italia. Il titolo di Carnival è sprofondato in Borsa, come i nostri titoli pubblici. Per salvare il salvabile il personale di bordo si è ammutinato mentre la nave si inclinava sul fianco. Ecco, questo non è ancora successo sulla terraferma. Sulla Concordia l'equipaggio ha potuto ribellarsi soltanto perché non era presente la forza pubblica a manganellare agli ordini del comandante, come in Val di Susa. Il nome Concordia si riferisce all'unità fra le nazioni europee. I suoi tredici ponti hanno infatti nomi di Stati europei, tra cui Grecia, Italia, Gran Bretagna, Portogallo, Francia, Germania, un viatico mentre l'euro sta deflagrando e i tedeschi si farebbero tagliare un braccio piuttosto che finanziare Italia e Grecia. L'allarme è stato dato in ritardo, a imbarcazione rovesciata. Uguale-uguale alla catastrofe economica italiana, a Tremorti e alla "crisi dietro alle nostre spalle". I soccorsi sono arrivati da imbarcazioni private. Le scialuppe erano insufficienti, i giubbotti di salvataggio erano contesi tra i passeggeri e i pontili in preda al caos. Sembra un'ordinaria giornata italiana. Il disastro non è avvenuto per cause naturali, ma per disattenzione. Una regola per l'Italia. La Concordia è affondata per essersi avvicinata all'isola per "fare un omaggio" con la sirena spiegata a amici e autorità del Giglio a loro insaputa. Come per Scajola e Malinconico!
All'inaugurazione la bottiglia di champagne lanciata contro la fiancata rimbalzò, il disastro è avvenuto di venerdì 13. Se fossimo superstiziosi ci daremmo alla fuga. (www.beppegrillo.it)

"Lei resti a terra ! Cazzo !"

martedì 17 gennaio 2012

Maurizio Crozza a Ballarò 17/1/2012

"Comandante che fa, vuole tornare a casa ?"

La drammatica telefonata tra la Capitaneria di Porto di Livorno nella persona del capitano De Falco e il comandante della nave Costa Concordia.






Cordialità

Durante la trasmissione "La Zanzara" su Radio24, il conduttore David Parenzo telefona a Cosentino imitando Bossi. Lui ci casca in pieno.

lunedì 16 gennaio 2012

Il video riciclato non è della Costa

Passeggeri sballottati di qua e di là. Le urla, lo spavento, il mobilio che si sposta con violenza da un lato all'altro della nave. La didascalia del video trasmesso dai telegiornali riporta la seguente dizione: «Video di una telecamera del ristorante della Costa Concordia».
Le foto dei passeggeri postate sui social network sono state un documento importante per giornali e siti internet di tutto il mondo per documentare il naufragio della Costa Concordia. Peccato che però in tanti, si siano lasciati ingannare da quel video che su YouTube si titolava “Telecamera del ristorante della Costa Concordia” ma che era in realtà una ripresa della nave australiana Pacific Sun durante una tempesta del luglio 2008. (L'UNITA')

Passaparola - La pista di atterraggio - Alessandro Bergonzoni - (dal blog www.beppegrillo.it)

Di cattivo gusto

La prima e ultima pagina del Gazzettino di ieri. (grazie a http://nonleggerlo.blogspot.com/)


domenica 15 gennaio 2012

L'ABC dell'antipolitica





Spesso negli ultimi tempi, noi che continuano a criticare le decisioni del governo e l'immoralità di questo Parlamento, veniamo accusati di diffondere l'antipolitica e giocare allo sfascio. Quando al governo c'era solo Berlusconi questa accusa arrivava da destra. Adesso che nella maggioranza stanno tutti insieme appassionatamente puntano il dito anche alcuni di quelli che fino a ieri dicevano le stesse cose.
Questa accusa è bugiarda, interessata, ingiusta e infondata. E' l'esatto opposto della verità.
L'antipolitica la diffonde chi salva Nicola Cosentino e chi sta in maggioranza con chi salva Cosentino.
L'antipolitica dilaga quando in Parlamento tutti dicono che una legge elettorale fa schifo ma se la tengono perché fa comodo a loro e anzi brigano per impedire al popolo di cambiarla con il referendum.
L'antipolitica vince quando un governo vara leggi ingiuste e poi per giustificarsi dice la stessa bugia che diceva Berlusconi: “Non c'era alternativa”. Se ci fossero le elezioni oggi tutti i sondaggi dicono che quasi metà degli italiani non voterebbe. Questo è l'ABC dell'antipolitica che si fa ogni giorno in Parlamento e che noi siamo i soli a combattere.
L'accusa di giocare allo sfascio è altrettanto ingiusta. Io non sono un economista ma sono sicurissimo che non sarà mettendo qualche licenza di taxi in più e aprendo qualche nuova farmacia che ripartirà la crescita. La base per lo sviluppo è che i cittadini abbiano fiducia in chi li governa e in chi li rappresenta.
E' chi continua a demolire ogni giorno questa fiducia, in Parlamento e al governo, che sta giocando irresponsabilmente allo sfascio, non noi. (www.antoniodipietro.it)

La battuta del giorno

"La mia segreta aspirazione è quella di condurre un tiggi" (Silvio Berlusconi, cazzaro)

sabato 14 gennaio 2012

A picco

Una nave impreparata o sfortunata ?



Tantissimi i commenti sul web a seguito dell'incidente della nave da crociera Costa Concordia, avvenuto a largo dell'isola del Giglio. Sulla scorta delle testimonianze dei passeggeri che indicano nella scarsa o inesistente preparazione del personale di bordo, emerge un dato che fa riflettere. Dei 1300 componenti dello staff, molti sono gli asiatici, filippini e indiani soprattutto che sarebbero impiegati con paghe molto basse, si occupano di lavori di pulizia e con scarse conoscenze di salvataggio.

Di contro è anche vero il malcostume di moltissimi crocieristi che preferiscono continuare a divertirsi, anzichè partecipare alle esercitazioni in caso di emergenza che sono obbligatorie.

Da notare che al varo della nave la bottiglia di champagne non si ruppe, questo non è considerato di buon augurio.

venerdì 13 gennaio 2012

I partiti tolgano il porcellum o arriveranno i forconi

Quesiti bocciati, abbiamo capito: ma se il massimo che si ottiene è una rissa con Di Pietro, allora i forconi arriveranno comunque. È inutile che i grandi partiti si mettano a polemizzare tanto per riempire il vuoto: il problema è il vuoto, quello che sinora non hanno fatto - parlo della legge elettorale - per la semplice ragione che non vorrebbero farlo mai. Porcellum forever. Ma dovranno rassegnarsi: o lo fanno sparire o spariranno loro, anche se molti spariranno proprio perché sparirà il Porcellum: ma non poteva durare per sempre. La cosa più normale l’ha detta Franco Frattini, incredibile: «La sostanza è politica e certo non tecnica, bisogna fare un accordo per una nuova legge che rispetti il rapporto tra cittadini ed eletti». Perfetto: anche se non va dimenticato, al punto in cui siamo, che ogni «faremo» e «vedremo» è una nuova badilata di terra che va a seppellire un’intera classe politica. Quindi occhio. Il Porcellum è indifendibile, punto: e non per le firme raccolte, non perché lo dice Di Pietro o Parisi: ma nonostante lo dicano loro. Il riflesso condizionato che porta a ribaltare le tesi dell'avversario, questa volta, non scatterà. C’è da trasformare il giudizio della Consulta in una vittoria politica che non c’è: per ora c’è una sconfitta per tutti, e c’è, soprattutto, un’altra spada di Damocle sul loro onorevole cranio. (Filippo Facci - LIBERO -)

Le vignette di Vauro a Servizio Pubblico 12/1/2012

Marco Travaglio a Servizio Pubblico 12/1/2012

giovedì 12 gennaio 2012

Il Parlamento resta










Standing ovation. Il Parlamento applaude, e ride, ed esulta, baci e abbracci. Ha appena salvato dal carcere l'onorevole Pdl Nicola Cosentino, indagato per concorso esterno in associazione camorristica. Non dobbiamo sorprenderci. E' cambiato l'esecutivo, ma il peggior Parlamento della storia repubblicana resta: quello degli oltre 140 cambi di casacca - record assoluto dal dopoguerra - quello degli Onorevoli acquistati e degli Onorevoli venduti, il Parlamento del Lodo Alfano, della bouvette a prezzi stracciati e delle leggi ad personam, il Parlamento che in Europa è il più pagato ed il più inquisito, il Parlamento di quelli che restano per ottenere la pensione e di quelli che si dimettono per salvare i privilegi, il Parlamento figlio di Porcellum, di Berlusconi, Bossi, Cicchitto e Scilipoti, il Parlamento che "Eluana è stata ammazzata" e che Ruby era "la nipote di Mubarak", il Parlamento che se ne fotte del fumus, che cambia idea a poche ore dal voto, a casa dell'uomo più potente del Paese, l'accordo è stato raggiunto, quel Cosentino è meglio lasciarlo in pace. (http://nonleggerlo.blogspot.com/)

Pessima notizia per la democrazia italiana


La bocciatura dei quesiti referendari anti-Porcellum da parte della Corte Costituzionale rappresenta una pessima notizia per la democrazia italiana. Nessuno si illuda che i capipartito realizzino per via parlamentare una riforma elettorale limitatrice del loro strapotere sulle candidature e dunque sugli eletti. Solo la via della partecipazione popolare avrebbe potuto fornire la spinta necessaria. Ora comincerà il lavorio dei proporzionalisti. I governi futuri verranno designati in laboriose trattative di vertice, confiscando le prerogative del popolo sovrano. Un ulteriore passo indietro della nostra democrazia malata. Esultarà apertamente Calderoli, ma a ridere sotto i baffi saranno anche gli altri leader di strutture, i partiti, che non hanno mai adempiuto all’obbligo costituzionale (art. 49) del rispetto di regole democratiche al proprio interno. (www.gadlerner.it)

Antonio Di Pietro : in piazza

Oggi hanno vinto la casta, la partitocrazia e l'inciucio. La Corte Costituzionale, bocciando i referendum contro questa legge elettorale ignobile, ha preso una decisione non giuridica, ma politica.
Ha preferito fare un piacere alla arlecchinesca maggioranza formata dai berlusconiani e dagli ex antiberlusconiani, che oggi vanno a braccetto e appoggiano il governo Monti, invece di rendere giustizia ai cittadini e alla democrazia.
Abbiamo già un governo che prende decisioni pesantissime per i lavoratori e i pensionati senza essere stato eletto da nessuno. Doveva restare in carica solo per fronteggiare l'emergenza, e invece resterà fino al 2013. Ora la Consulta impedisce ai cittadini di decidere come vogliono votare e salva il porcellum. A meno che i pariti dell'inciucio non si mettano d'accordo per varare una legge che, proprio come il porcellum, serva solo ai loro interessi e alle loro convenienze ma non a quelle degli elettori e del Paese.
A questo punto, per poter dire che la nostra democrazia sta sottoterra ci manca solo l'olio di ricino. Noi dell'Italia dei Valori riteniamo che sia il momento di protestare in tutti i modi pacifici possibili.
Solo i cittadini, facendo sentire la loro protesta nelle piazze e nella rete, possono fermare questa deriva che sta uccidendo la democrazia italiana.

Chi pensa che possa ancora intervenire il Parlamento varando una buona legge elettorale vive su un altro pianeta. Questo è il Parlamento che ancora oggi, nonostante tutto, ha salvato dall'arresto Nicola Cosentino, un deputato accusato di complicità con i più pericolosi delinquenti del Paese, inchiodato persino dalle fotografie. Questo è il Parlamento che ha accolto il voto della vergogna con rumorosi festeggiamenti e nel quale il principale partito d'opposizione sta in maggioranza con quelli che hanno salvato Cosentino e poi hanno brindato all'ingiustizia fatta.
Mi chiedo come possa Pierluig Bersani restare senza battere ciglio in una simile maggioranza.
Questo Parlamento non varerà mai una buona legge elettorale così come non eliminerà mai nessuno dei propri privilegi. La demcorazia è il potere del popolo, e fino a che non sarà il popolo a farsi sentire e a poter votare in Italia non cambierà proprio niente. Resterà il Paese del porcellum, di Nicola Cosentino e di Silvio Berlusconi. (www.antoniodipietro.it)

mercoledì 11 gennaio 2012

Tobin Tax



L'Inconsapevole





Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio per l'editoria, il professore Carlo Malinconico, è stato ospite in un albergo extra lusso. Il conto di parecchie migliaia di euro lo ha pagato, all'insaputa dell'interessato, Francesco Piscicelli, l'imprenditore coinvolto nell'inchiesta sugli appalti post terremoto in Abruzzo e che rideva dopo la catastrofe. Malinconico, in precedenza presidente della Fieg e segretario generale della presidenza del Consiglio con Romano Prodi, ha detto di non aver "mai fatto favori ai personaggi coinvolti" e che è venuto a conoscenza "solo ora che Piscicelli avrebbe pagato di propria iniziativa e per ragioni a me del tutto ignote alcuni dei miei soggiorni presso la struttura alberghiera". L'hotel "Pellicano" di Porto Ercole è uno dei più belli dell'Argentario. Non è solo bello, è fantastico! Si arriva, si soggiorna e poi il conto lo salda un altro, di solito Piscicelli. Inconsapevolmente, è ovvio. Fate la prova. L'albergatore Roberto Sciò e il costruttore Piscicelli, senza avvertire Malinconico, avevano organizzato la sua permanenza fidando che si scordasse di pagare, fatto poi regolarmente avvenuto. In una telefonata Sciò dice a Piscicelli "Il professore te lo sei proprio adottato...".
Malinconico si è dimesso, tra gli applausi per la sua "sensibilità istituzionale" e dichiarazioni sull'integrità della persona.
In nomen omen: "La malinconia è una sorta di tristezza di fondo, a volte inconsapevole, che porta un soggetto al vivere passivamente, senza prendere iniziative, adattandosi agli avvenimenti esterni con la convinzione che non lo riguardino."
Malinconico è lo stesso che chiese una "Mini tassa per chi naviga, come misura transitoria per dare ossigeno al settore dell'editoria, costerà come un caffè al mese". Un genio! Lui e chi lo ha scelto. (www.beppegrillo.it)

La battuta del giorno

"Abbiamo ricevuto una somma di oltre 19 mila euro con la motivazione soggiorni 2007-2008, ma quei soldi non possiamo accettarli. Quel conto era già stato saldato" (Roberto Sciò, proprietario dell'albergo il Pellicano, dopo il bonifico, in ritardo di cinque anni, effettuato dal dimissionario sottosegretario Carlo Malinconico. Bonifico non necessario, visto e considerato che quanto c'era da pagare era già stato corrisposto da Piscitelli.)

martedì 10 gennaio 2012

Maurizio Crozza a Ballarò 10/1/2012

C'era una volta il mitico Fantozzi





Si parla di scarsa natalità e la Sardegna spicca per il basso numero di figli. A Brontolo, il programma di Raitre del mattino condotto da Oliviero Beha, l'aria è un po' noisetta, quasi professorale. Strano, perché tra gli ospiti in studio c'è quel vulcano di Paolo Villaggio. Che infatti frigge e prende la parola per un tocco di cattiveria: "Io so perché in Sardegna fanno pochi figli. Molti pastori, me lo hanno detto, preferiscono andare con le pecore". Una freddura, in verità già sentita centinaia di volte al bar, che getta nello sconcerto pubblico, colleghi di trasmissione (compresa Alessandro Mussolini) e conduttore. Evidentemente Villaggio non teme reazioni dalla Sardegna nonostante qualche mese abbia rischiato la querela dalla Regione Friuli Venezia Giulia per aver definito i friulani "cafoni avvinazzati". Nel suo libro Mi dichi. Prontuario comico della lingua italiana, aveva scritto: "Gli altoatesini parlano e scrivono per dispetto solo in tedesco, e i friulani, che per motivi alcolici non sono mai riusciti a esprimersi in italiano, parlano ancora una lingua fossile impressionante, hanno un alito come se al mattino avessero bevuto una tazza di merda e l'abitudine di ruttare violentemente". Poi la retromarcia dell'attore: "Era una boutade".
(LIBERO)

Tanzanìa che la grana la porta via





Ci sono notizie che a leggerle, come questa dei milioni di danaro pubblico “investiti” dalla Lega in Bot della Tanzanìa, nazione di esecrati “nègher” Bantu, uno non riesce a credere, ma con un partito come la Lega Nord, che da oltre due decenni prospera vendendo balle di fieno padano e federalista ai propri ruminanti, si deve essere pronti a credere a tutto e al peggio. Quel simpatico signore cicciottello con l’aria fin troppo furbetta, anche per contrasto, accanto al proprio benefattore travestito da camionista, è il grande finanziere leghista, Francesco Belsito. Egli vanta, oltre alla propria raffinata abilità di investitore per conto dell’Umbertone con i danèe dei rimborsi elettorali, un passato da Sottosegretario nel “Governo del Fare” schifo ed è vice presidente della disastratissima Fincantieri in quota Lega, appunto. Poi uno si chiede come si sia arrivati al disastro di oggi e come mai il mondo non si fidi mica tanto di una nazione che aveva permesso a queste macchiette di governarla per quasi un decennio. (Ultimissime: adesso il Bobo Maroni chiede al proprio partito, che sarebbe il suo di lui, di “fare chiarezza” su questi soldi. Ma pensa te, ci vuole far credere che la Lega investisse milioni di Euro in Africa e a Cipro sotto il suo ignaro naso di “numero 2″ del partito e pure di Ministro degli Interni. Bobino, ’scolta qui: o ti facevano fesso o cacci delle balle). (Vittorio Zucconi http://zucconi.blogautore.repubblica.it/)

lunedì 9 gennaio 2012

Fondi negri





La Padania rischia di chiudere, le sezioni locali non sanno più come pagare gli affitti, la crisi è dura per tutti, e la Lega Nord, dopo 20 anni di fallimenti politici e finanziari, sapete che fa? Investimenti finanziari esteri per milioni di euro, tutto in pochissimi giorni, tra valuta norvegese, fondo "Krispa Enterprise ltd" di base a Larnaca, nell'isola di Cipro, e fetta più grossa riservata ad un fondo della Tanzania, Africa. Otto milioni di euro in tutto, soldi di "Roma ladrona", giunti nelle casse del Carroccio via rimborso elettorale. A gestire questa intricata serie di investimenti l'ex Sottosegretario Francesco Belsito, personaggio ambiguo, discusso, fedelissimo di Umberto Bossi (eccoli nella foto sotto) e tesoriere del partito, in un'operazione che tirerebbe in mezzo anche "il consulente finanziario Stefano Bonet, coinvolto in un rocambolesco fallimento societario nel 2010 e in affari con l'ex ministro "meteora" Aldo Brancher". E meno male che i leghisti erano quelli "radicati sul territorio", vicini agli imprenditori del Nord, attenti all'economia reale, quelli dei manifesti "i nostri soldi restino in Padania!". Proprio loro, acerrimi nemici dei "banchieri", del loro "Governo" e di quel demonio chiamato "finanza". Quelli che gli africani "fuori dalle palle", però se c'è da fare un po' di soldi dalle loro parti, perché no. (http://nonleggerlo.blogspot.com/)

E ora come la mettiamo con i peones leghisti ? Salvini ha già espresso il suo mal di pancia : "ci sono sezioni che fanno collette" !

Memoria Cortina

Nei paesi seri non c’è bisogno di spiegare la differenza fra guardie e ladri, perché nessuno (a parte i ladri) difende i ladri. Invece nel Paese di Sottosopra, come lo chiamava Bocca, sgovernato per nove anni su 17 da un noto evasore che giustificava l’evasione, il direttore dell’Agenzia delle Entrate Attilio Befera deve discolparsi dall’accusa di leso Caimano per aver dichiarato “se si dice che evadere è giusto non siamo un paese civile”. E Monti fa notizia perché rammenta quella che in un altro paese sarebbe un’ovvietà – sono gli evasori a “mettere le mani nelle tasche degli italiani” – e solidarizza con la Guardia di Finanza per i sacrosanti blitz a Cortina e a Portofino.

Intanto il primo partito della sua maggioranza solidarizza con gli evasori. Ma non potendolo dire esplicitamente (gli elettori sono nervosetti), si arrampica sugli specchi della logica per tener buoni sia gli evasori sia gli onesti. Quattro passi nell’ultimo delirio.

Fabrizio Cicchitto: “Si criminalizza un’intera città a scopi ideologici, politici e mediatici”. Anche se è Cicchitto, prendiamo sul serio le sue parole: quale sarà mai l’ideologia politica della Guardia di Finanza e dell’Agenzia delle Entrate, i cui vertici li ha nominati il governo B.? Bolscevichi in divisa grigia? Mistero.
Osvaldo Napoli/1: “Non è vero che il contribuente onesto non ha nulla da temere. Gli accertamenti con metodi polizieschi colpiscono a caso e nella rete finiscono spesso contribuenti onesti”. E come dovrebbero essere gli accertamenti di una forza di polizia, se non polizieschi? E come fa un contribuente onesto a finire nella rete degli evasori? Risposta: non pagando le tasse.
Napoli/2: “L’Italia non è un popolo di evasori. Non c’era bisogno di arrivare fino a Cortina, bastava scendere nel bar sotto casa per scovare l’evasore”. Lievissima contraddizione: se basta scendere nel bar sotto casa, allora siamo un popolo di evasori.
Napoli/3: “Se il fisco si toglie l’elmo e invece della sciabola impugna il pc e anziché invadere le strade di Cortina invita nei suoi uffici i contribuenti, la guerra all’evasione diventerebbe un accordo fra uno Stato vigile e dialogante e un contribuente meno reticente”. Ecco: si invita l’evasore in ufficio, gli si offre il tè coi pasticcini e si apre un dialogo per accordarsi: facciamo a mezzo?
Maurizio Lupi/1: “No a uno stato di polizia fiscale. Non va fatta di tutta l’erba un fascio, non siamo tutti evasori. Mi preoccupa la spettacolarizzazione mediatica, la repressione totale”. Appunto: proprio perché non siamo tutti evasori, bisogna punire quelli che lo sono. La spettacolarizzazione mediatica fa parte della terapia: così l’evasore non ancora preso si spaventa e magari paga le tasse. Si chiama deterrenza. Quanto allo “stato di polizia”, non facciamo ridere: in America gli evasori finiscono su due piedi in galera: qui rischiano massimo una multa. Infine: come dovrebbe essere la repressione, se non totale? Parziale? Prendi due evasori e ne punisci uno solo? O li punisci tutti e due, ma solo un po’?
Lupi/2: “Non c’era bisogno del blitz per sapere che c’è evasione” Infatti i blitz non si fanno per sapere se si evade, ma chi evade.
Daniela Santanchè/1: “Ora chi va a Cortina è marchiato come evasore”. Ma perché mai? Chi va a Cortina e non evade gode come un riccio nel vedere chi evade finalmente nei guai. Santanchè/2: “A St. Moritz non ci sono forse evasori? Gli evasori stanno ovunque”. Giusto, ma St. Moritz è in Svizzera e dunque la Finanza non può andarci.
Santanchè/3: “Ora tutti andranno in vacanza a St. Moritz”. Vuol forse dire che “tutti” quelli che vanno a Cortina sono evasori? E perché mai dovrebbero trasferirsi a St. Moritz, visto che con gli evasori la Svizzera è molto più severa dell’Italia?

Ps. Ieri il Suv della Santanchè è stato inopinatamente multato per divieto di sosta a Courmayeur. Un altro duro colpo all’economia del Paese. Ora tutti i Suv andranno in vacanza a St. Moritz. (Marco Travaglio - IL FATTO QUOTIDIANO -)

Passaparola- I nuovi razzismi - David Bidussa (dal blog www.beppegrillo.it)

Mario Monti a Che Tempo Che Fa 8/1/2012

domenica 8 gennaio 2012

...e le stelle stanno a ballare


La colpa non è di Bobo Vieri, per 800 mila euro ballerei un sensualissimo tango ogni settimana con una novantenne ! La responsabilità è di chi usa denaro pubblico per permettere la messa in onda di uno dei programmi Rai più inguardabili. Giustificato l'aumento del canone a 112 euro !

Michele Santoro a Che Tempo Che Fa del 7/1/2012

sabato 7 gennaio 2012

Ex hippy e con il cervello in forma





Prima di tutto precisano: "Non vogliamo scagionare l'uso delle droghe leggere". Subito dopo i ricercatori del King's College di Londra ammettono però che i figli dei fiori dediti all'uso occasionale di marijuana, Lsd e funghi allucinogeni sono arrivati alla soglia del mezzo secolo di vita con una memoria in piena forma: paragonabile a quella dei coetanei che dalle droghe leggere si sono sempre tenuti alla larga.

Sotto osservazione sono finiti novemila inglesi di 50 anni, sottoposti a test cognitivi, di attenzione e di memoria, otto anni dopo aver risposto a un questionario sull'uso di droghe leggere. All'epoca il 6 per cento aveva ammesso di aver fumato marijuana nell'ultimo anno, e il 25 per cento di averla provata in precedenza almeno una volta nella vita. Percentuali più piccole, che andavano dal 3 all'8 per cento, riguardavano il consumo di altre undici sostanze illegali come amfetamine, Lsd, funghi allucinogeni, estasi e cocaina (che pure non rientra nella categoria delle droghe leggere).

Fatta eccezione per un piccolo gruppo che dalle sostanze stupefacenti aveva sviluppato dipendenze gravi, gli altri se la sono cavata brillantemente nella batteria dei test. "Il risultato indica che non esiste un legame necessario fra uso di droghe leggere e compromissione delle facoltà cognitive a 50 anni", spiega Alex Dregan del King's College, che ha pubblicato il suo studio sull'ultimo numero dell'American Journal of Epidemiology.

Per i volontari che avevano ammesso l'uso di marijuana
o altro, i risultati dei test non solo non erano inferiori, ma avevano addirittura un leggero margine di vantaggio. I ricercatori non escludono che si tratti di uno scherzo della statistica. Ma suggeriscono anche che i consumatori occasionali di droghe leggere hanno un titolo di studio più alto della media.

"Non siamo sorpresi. In un gruppo di consumatori occasionali, questi sono i risultati che ci attendiamo" commenta John Halpern, psichiatra della Harvard Medical School negli Stati Uniti. Una sua ricerca in passato aveva dimostrato che il consumo di droghe leggere causa un deficit nelle capacità cognitive. Ma che questo handicap tende a ridursi dopo un mese dalla cessazione dell'uso di marijuana e simili.

"Il cervello è un organo resiliente, questa è la spiegazione" dice Halpern. Tre anni fa lo psichiatra aveva studiato i seguaci della chiesa di Santo Daime, che durante le loro funzioni fanno uso di un tè allucinogeno proveniente dal Sudamerica che si chiama Ayahuasca. E in un precedente studio aveva escluso ripercussioni gravi per i pellerossa navajo dediti all'uso del peyote, un cactus che ha effetti allucinogeni.

Lo stesso Halpern precisa però che un'assunzione pesante e prolungata di droghe - anche leggere - non può non compromettere le performance del nostro organo del pensiero. Ma chi ha vissuto la generazione hippy senza eccessi non può dare la colpa alle indulgenze del passato se oggi dimentica quel che ha mangiato ieri sera. Quello è semplicemente l'effetto dell'età, e gli antidoti per evitarlo non sono ancora stati inventati. (REPUBBLICA)

In vacanza con il tributarista

In vacanza a Cortina o a Courmayeur si dovrà andare con il tributarista. Prenderà il posto dell'amante e costa anche meno. Non ha molte pretese e finalmente potrà respirare un po' d'aria buona fuori dalla città. Va messo davanti alla porta dell'albergo in caso di necessità. In località più amene, come Rimini o Limone Piemonte, sarà sufficiente portare il vostro commercialista con le ricevute di pagamento in duplice copia degli ultimi venti anni. A quando le visite a sorpresa a Villa Certosa e in Parlamento ? (www.beppegrillo.it)

venerdì 6 gennaio 2012

Chi pretende virtù deve essere virtuoso

Il fisco-spettacolo in azione a Cortina d’Ampezzo, meta ambìta da ricchi, semi ricchi e finti ricchi, ha dato almeno un risultato: tutti ne parlano, in bene o in male. I controlli effettuati dagli agenti delle tasse negli esercizi pubblici hanno miracolosamente fatto quadruplicare gli incassi. Segno che la presenza degli ispettori ha consigliato vari gestori di locali (bar, ristoranti eccetera) a emettere tutti gli scontrini anziché solo una parte, come di solito forse avviene. Questa è la lettura più convincente dei fatti. Se fosse anche corretta avremmo la dimostrazione che la famigerata evasione è un fenomeno reale e non un’invenzione dei soliti malpensanti.

Ciò che comunque lascia perplessi e addirittura offende è il modo in cui ha agito l’Agenzia delle entrate. L’Italia si estende dalle Alpi al Canale di Sicilia;come mai invece le verifiche si sono concentrate esclusivamente nella cittadina dolomitica, trascurando il resto del Paese? Quale è stata la logica che ha ispirato la caccia ai furbetti? Probabilmente si è voluto ancora una volta colpire il Nord (il Veneto in particolare) e i partiti orientati a difenderne gli interessi. Il senso dell’operazione sarebbe stato: ecco le prove che i ladri stanno lassù dove certa politica li protegge con vigore. Forse è un’interpretazione sbagliata, ma è un fatto che a Napoli e Reggio Calabria la Guardia di finanza non si è vista. In caso contrario, ci sarebbe stato da ridere.

Modesta proposta al governo: se proprio vuole stanare chi non paga le imposte, non si limiti a battere le valli rinomate, ma svolga ricerche su tutto il territorio nazionale, altrimenti autorizza i suoi avversari a considerarlo poco serio. Tra l’altro, Mario Monti è stato sfortunato. Si è messo a sparare sugli ampezzani nel giorno meno adatto: Capodanno. L’ex ministro Roberto Calderoli gli ha fattole pulci, guarda un po’, per il veglione organizzato a Palazzo Chigi la notte di San Silvestro. La vicenda è nota, però merita uno stringato riassunto. Il premier, sobrio per antonomasia, ha atteso lo scoccare del 1º gennaio 2012 con la consorte e altri dieci familiari, riuniti a tavola nella sede istituzionale.

È lecito o no cenare con moglie, figli, nipoti e cognati nelle sacre stanze del potere esecutivo? No, secondo Calderoli. Il quale ha chiesto al presidente del Consiglio di spiegare ufficialmente perché si sia preso una simile libertà, e chi abbia saldato il conto della serata conviviale. Monti non si è fatto pregare: ha precisato di aver usato soldi propri, di avere incaricato la sua sposa di servire le portate agli ospiti e, quindi, di non avere gravato sulle casse dello Stato.


Una replica piccata in cui egli ha addirittura specificato che la spesa per le vivande è stata sostenuta da lui stesso. Già che c’era avrebbe potuto anche esibire gli scontrini fiscali, come ha dovuto fare chi a Cortina si è bevuto un caffè in piazza. Un premier che sguinzaglia le guardie per scoprire chi sgarra al bar, a gentile richiesta di Calderoli dovrebbe mostrare le ricevute del cotechino e delle lenticchie, non fare spallucce.


Inoltre dispiace a Monti riferirci quanto è costato tenere aperto Palazzo Chigi (uscieri, poliziotti ecc.) fino a mezzanotte e passa in un dì festivo? Altro quesito. Quella domenica di un mese fa circa, quando a Milano il suo parrucchiere ha tirato su la saracinesca della bottega per tagliargli i capelli, è girato o no uno scontrino fiscale? E i fiori acquistati per strada (da un abusivo?) e destinati alla signora Elsa erano o no accompagnati da regolare documento fiscale? Insomma, signor presidente sobrio, ci racconti come sono andate le cose e fornisca pezze giustificative.

Lei ci costringe a essere rispettosi delle norme? Giusto. Però le rispetti anche lei. E se Calderoli in proposito ha dei dubbi, gli sbatta sotto il naso la certificazione della sua irreprensibilità.


P.S.: dimenticavamo, lo spumante (italiano, si spera) per il brindisi augurale chi l’ha offerto? Il Posta di Cortina? (Vittorio Feltri - IL GIORNALE -)

Come sembrano già lontani i tempi in cui il loro padrone asfaltava ogni principio etico e morale !

Nessuno tocchi Cortina







“Dalle prime verifiche effettuate ascoltando direttamente gli operatori controllati è emerso che i dati forniti dall’agenzia delle Entrate sono stati palesemente manipolati per fare notizia e giustificare un’azione da stato di polizia” (Andrea Franceschi, sindaco di Cortina)

“Una sorta di operazione militare concentrata su una singola località considerata meta dei ricchi” (Fabrizio Cicchitto, capogruppo PDL alla Camera)

“Metodo dei blitz da polizia fiscale, da elenco di proscrizione” (Daniela Santanchè, assidua frequentatrice)

“La spettacolarizzazione di controlli legittimi danneggia Cortina e la laboriosità dei suoi cittadini, controlli si verifichino anche a Capri, Taormina o in Costa Smeralda” (Maurizio Paniz, onorevole PDL)

"Blitz simili anche al Sud” (Luca Zaia, governatore del Veneto)

"Andare negli stabilimenti balneari al Sud, magari abusivi e della mafia” (Giancarlo Gentilini, vicesindaco leghista di Treviso)

"L'Agenzia delle Entrate può effettuare i suoi controlli direttamente al computer senza inutili atteggiamenti vessatori e criminalizzanti” (Stefano Illing, presidente del Consorzio Cortina Turismo)

"Il fisco si è avventurato in una gita superflua e un altro blitz simile potrebbe comunque essere fastidioso" (Fabrizia Deddiard, sindaco di Courmayeur)

“Costituirsi parte civile per chiedere i danni a chi sta cercando di svilire la città e farla passare per la Gomorra delle Dolomiti” (Luca De Carlo, sindaco di Calalzo)



...è un caso che la levata di scudi venga solo da esponenti PDL e Lega ? Io dico di no ! E poi questa "par condicio" sempre e comunque invocata. Certo che ladri ed evasori dimorano anche a Capri e Taormina, ma per una volta che si è cominciato da quelli del nord...e che baccano !


giovedì 5 gennaio 2012

La battuta del giorno

"Si sarebbe sciolto" (Incredibile difesa della celebre concorrente della Coca Cola, la Pepsi, in risposta a un consumatore che l'ha citata per aver trovato un topolino nella lattina. La 'Mountain Dew', ovvero una bevanda agli agrumi prodotta dalla Pepsi, può trasformare in gelatina un topo: lo afferma la stessa casa di bibite gassate.)

Questa è meravigliosa, da guinnes !

Mancavano le prostitute minorenni





Era abituato ai festini di Papi - suo collega di governo per tanti anni - pieni zeppi di pregiudicati, faccendieri, pappa, pusher, Emilio Fedi, veline e prostitute minorenni. E lì, omertà assoluta. Anzi, "lo invidio tantissimo", diceva sorridendo. Dev'essere per questo che oggi l'ex Ministro leghista Roberto Calderoli non c'ha visto più. Quando ha saputo di una festicciola di Mario Monti nella residenza privata di Palazzo Chigi, tra nipotini, bicchieri di carta e scambi di auguri, ha immediatamente deciso di agire per via parlamentare, con una bella interrogazione come si deve:

Corrisponde alla verità la notizia secondo cui la notte dell'ultimo dell'anno si siano tenuti dei festeggiamenti presso la presidenza del Consiglio dei ministri in Palazzo Chigi? Chi ha pagato la serata?

Vogliamo sapere: se la festa avesse le caratteristiche di manifestazione istituzionale ovvero di natura privata; quanti fossero gli invitati alla festa di cui sopra e a che titolo vi abbiano partecipato; se l'iniziativa sia stata effettivamente disposta dal presidente del Consiglio Mario Monti; se tra gli invitati figurassero anche le persone care al presidente; chi abbia sostenuto gli oneri diretti e indiretti della serata, con particolare riferimento alla sicurezza e agli straordinari del personale addetto, e se gli stessi sono stati già corrisposti; se non si ritiene inopportuno e offensivo verso i cittadini organizzare, in un momento di crisi come quella attuale, una festa utilizzando strutture e personale pubblici ...

La notizia sta girando e necessita di una rapida risposta. Francamente non riesco a crederci, perché in un momento del genere - in cui i cittadini sono costretti a tirare la cinghia, per usare un eufemismo, dalle misure adottate da questo governo - sarebbe davvero incredibile, oltre che gravissimo, se venisse confermato che il premier ha utilizzato un palazzo istituzionale e il relativo personale per una festa di natura privata. E in questo caso mi pare evidente che Monti dovrebbe rassegnare immediatamente le dimissioni e chiedere scusa al Paese e ai cittadini
E qui il colpo di genio. La risposta del Presidente Monti, con un comunicato ufficiale sul sito dell'esecutivo. Roba che ha fatto ulteriormente imbufalire l'ex Ministro leghista. Vi anticipo solo che su twitter è già scoppiata la #cotechinoelenticchie-mania (capirete leggendo), e che la Lega Nord è passata dal Governo del Paese alle interrogazioni sui tortellini di fine anno. E ora godetevi lo spettacolo.

Il Presidente del Consiglio ha appreso da fonti di stampa che il Senatore Roberto Calderoli avrebbe presentato in data odierna un’interrogazione a risposta scritta con la quale chiede di dar conto delle modalità di svolgimento della cena del 31 dicembre 2011 del medesimo Presidente del Consiglio.

Il Presidente Monti precisa che non c’è stato alcun tipo di festeggiamento presso Palazzo Chigi, ma si è tenuta presso l’appartamento, residenza di servizio del Presidente del Consiglio, una semplice cena di natura privata, dalle ore 20.00 del 31 dicembre 2011 alle ore 00.15 del 1° gennaio 2012, alla quale hanno partecipato: Mario Monti e la moglie, a titolo di residenti pro tempore nell’appartamento suddetto, nonché quali invitati la figlia e il figlio, con i rispettivi coniugi, una sorella della signora Monti con il coniuge, quattro bambini, nipoti dei coniugi Monti, di età compresa tra un anno e mezzo e i sei anni.

Tutti gli invitati alla cena, che hanno trascorso a Roma il periodo dal 27 dicembre al 2 gennaio, risiedevano all’Hotel Nazionale, ovviamente a loro spese. Gli oneri della serata sono stati sostenuti personalmente da Mario Monti, che, come l’interrogante ricorderà, ha rinunciato alle remunerazioni previste per le posizioni di Presidente del Consiglio e di Ministro dell’economia e delle finanze. Gli acquisti sono stati effettuati dalla signora Monti a proprie spese presso alcuni negozi siti in Piazza Santa Emerenziana (tortellini e dolce) e in via Cola di Rienzo (cotechino e lenticchie).

La cena è stata preparata e servita in tavola dalla signora Monti. Non vi è perciò stato alcun onere diretto o indiretto per spese di personale. Il Presidente Monti non si sente tuttavia di escludere che, in relazione al numero relativamente elevato degli invitati (10 ospiti), possano esservi stati per l’Amministrazione di Palazzo Chigi oneri lievemente superiori a quelli abituali per quanto riguarda il consumo di energia elettrica, gas e acqua corrente.

Nel dare risposta al Senatore Calderoli, il Presidente Monti esprime la propria gratitudine per la richiesta di chiarimenti, poiché anche a suo parere sarebbe “inopportuno e offensivo verso i cittadini organizzare una festa utilizzando strutture e personale pubblici”. Come risulta dalle circostanze di fatto sopra indicate, non si è trattato di “una festa” organizzata “utilizzando strutture e personale pubblici”.

D’altronde il Presidente Monti evita accuratamente di utilizzare mezzi dello Stato se non per ragioni strettamente legate all’esercizio delle sue funzioni, quali gli incontri con rappresentanti istituzionali o con membri di governo stranieri. Pertanto, il Presidente, per raggiungere il proprio domicilio a Milano, utilizza il treno, a meno che non siano previsti la partenza o l’arrivo a Milano da un viaggio ufficiale. (http://nonleggerlo.blogspot.com/)

Mi auguro che l'imbecille padano abbia preso atto della risposta.

Par condicio



Equitaglieggiatori



Antonio Di Pietro : costi della politica, lettera aperta a Mario Monti

Illustrissimo Professor Monti,

come certamente Ella ricorderà, i Gruppi Parlamentari dell'Italia dei Valori hanno inteso conferire a Lei ed al Suo Governo una fiducia motivata, formalmente depositata in Parlamento, fondata su contenuti chiari, precisi ed inequivocabili.

Parte essenziale della nostra fiducia era basata sulla significativa decurtazione dei costi della politica e sull’equità sociale. L'opera di razionalizzazione istituzionale rappresenta, infatti, una “questione di credibilità” dinanzi all’Italia e non solo si rivela urgente sotto il profilo finanziario, ma si rende necessaria per tentare di riavvicinare i cittadini alle istituzioni, vista la delicata fase che sta attraversando il Paese.
Nell'ambito delle Sue comunicazioni programmatiche, Lei ebbe a dichiarare che: «Di fronte ai sacrifici che sono stati e che dovranno essere richiesti ai cittadini, sono ineludibili interventi volti a contenere i costi di funzionamento degli organi elettivi».

Tale ineludibilità, Illustre Presidente, implica necessariamente un immediato, efficace e reale intervento in tal senso, partendo da tutto ciò che è possibile fare subito dando così al Paese il buon esempio. Le nostre proposte sono:

- Soppressione immediata delle Province con compiti, funzioni e personale dipendente da affidare a Comuni e Regioni;

- Diminuzione del numero dei deputati e dei senatori (complessivamente a 500), dei componenti dei consigli e delle giunte regionali;

- Riduzione di tutti i consigli di amministrazione delle società pubbliche mentre in quelle che hanno fatturati minimi vanno sciolti o ridotti ad un solo componente;

- Riduzione dell'indennità e soppressione degli assegni vitalizi per i membri del Parlamento e dei consiglieri regionali, nonché il contestuale incremento delle dotazioni del fondo nazionale per le politiche sociali;

- Modifiche al rimborso delle spese per consultazioni elettorali;

- Soppressione del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro, per la riduzione dei costi della politica;

- Soppressione dei rimborsi delle spese di viaggio e di trasporto per i parlamentari cessati dal mandato;

- Modifiche con tagli sostanziali alle sedi di rappresentanza delle regioni all'estero e all'istituzione di un 'Palazzo Italia' a Bruxelles;

- Taglio radicale della dotazione e l'uso di autovetture di servizio delle pubbliche amministrazioni;


E’ importante che la parola “equità” da Lei usata trovi una coerenza tra il dire e il fare del governo, in particolare sulla riduzione dei costi della politica, anche con provvedimenti legislativi urgenti.
Questo, nella piena consapevolezza che i cittadini, martoriati ed angosciati dalla perdurante crisi economica e dall’ultima manovra finanziaria, possano riscontrare un cenno di dignità da parte delle Istituzioni repubblicane. Sappiamo bene che alcuni provvedimenti non rientrano nelle competenze del governo, ma la maggior parte di essi possono essere presi in considerazione.

A tal proposito, allego alla presente l’elenco delle proposte da noi presentate in Parlamento.

Con i miei più cordiali saluti,


On. Antonio Di Pietro
Presidente nazionale
Italia dei Valori
(www.antoniodipietro.it)

mercoledì 4 gennaio 2012

Bombe a Equitalia : sbagliato, ma questo fisco fa paura





Equitalia è una società per azioni, a totale capitale pubblico (51% in mano all’Agenzia delle Entrate e 49% all’Inps), incaricata «dell’esercizio dell’attività di riscossione nazionale dei tributi e contributi. Il suo fine è quello di contribuire a realizzare una maggiore equità fiscale, dando impulso all’efficacia della riscossione attraverso la riduzione dei costi a carico dello Stato e la semplificazione del rapporto con il contribuente». Il fine è dunque nobile: pagare tutti per pagare meno, si dice. Però il fine non giustifica i mezzi... Milioni di contribuenti impazziscono quando sentono pronunciare la parola Equitalia: perché? Se a casa ti arriva una cartella esattoriale per una multa o una bolletta già pagata due anni fa, devi perdere delle ore per recuperare le ricevute e poi un’altra mezza giornata per recarti all’Agenzia delle Entrate e dimostrare che i signori del Fisco hanno sbagliato. «Scusi, il computer ha commesso un errore». Risposta: «No, il computer non ha colpe, è chi lo usa che sbaglia...».

E vogliamo parlare delle cartelle pazze? Scambi di persona o notifiche mai spedite... Errare è umano, ci mancherebbe, ma allora servirebbe meno presunzione e più rispetto per i contribuenti, che fino a prova contraria dovrebbero essere considerati innocenti, come nei processi penali. Invece abbiamo letto casi surreali. Il sito Lettera43 ha raccontato alcuni esempi fuori dal normale. Tipo il caso della signora Maria Lidia Picchiri, titolare di un’azienda consorziata con l’Aci di Cagliari: da una busta Equitalia ha appreso che per un debito di 5 centesimi del 2009 doveva pagare 62,03 euro, cioè il 1240% in più. Oppure la storia di Nunzio. Autista da una vita, aveva accumulato multe per 4.500 euro: «Il mio titolare non si è curato di pagarle e l’importo dovuto a Equitalia è cresciuto fino a 19.500 euro. Ebbene, per questa cifra mi è stata portata via una casa da 300mila euro». Stiamo parlando di casi limite, ma non è un caso se le lettere di apprezzamento pubblicate sul sito di Equitalia sono soltanto 22: quindi, su circa 40 milioni di contribuenti solo lo 0,00055% ama gli esattori.

Che poi tutta questa caccia ai presunti evasori, con sequestri, confische e super multe, non sembra dare risultati esaltanti sul fronte del recupero delle tasse inevase. Basti pensare che il Fisco in Italia incassa solo il 10,4% dell’accertato. Un dato scoraggiante se paragonato all’America, che incassa il 94%, alla Gran Bretagna, 91%, e alla Francia, 87 per cento.

I grandi numeri non si fanno con le piccole cifre. E il sopruso non si combatte con le bombe. Semplicemente lo Stato sa chi dichiara zero euro: ecco, potrebbe andare a casa da questi signori e chiedere spiegazioni, piuttosto che massacrare chi non paga tre multe... (Giuliano Zulin - LIBERO -)