martedì 16 novembre 2010
PD, l'arte di perdere facile
Il partito delle primarie sistematicamente perde le primarie. Ormai non si tratta più di casi isolati. Il candidato su cui i dirigenti del Pd scommettono finisce sempre secondo: i cittadini cercano il rinnovamento, mentre la dirigenza offre lo status-quo. Il caso Boeri-Pisapia a Milano, che potrebbe mettere in discussione la leadership nazionale di Bersani, è solo l'ultimo di una lunga serie. Era già successo in Puglia, dove Francesco Boccia, paracadutato dall'establishment, è stato sconfitto per ben due volte da Nichi Vendola. A Firenze, sostenendo il candidato sindaco Lapo Pistelli, Massimo D'Alema si era rivolto con sarcasmo a Matteo Renzi: "Se uno vuole essere eletto si candida e cerca i voti". Detto fatto, Renzi ha sbaragliato la concorrenza. Per non parlare delle ultime amministrative a Roma, dove il partito aveva imposto senza consultazioni Francesco Rutelli. A celebrare le primarie, in quell'occasione, ci hanno pensato gli elettori, che hanno eletto alla Provincia il democratico Nicola Zingaretti. E hanno mandato al Campidoglio Gianni Alemanno. Negli ultimi tempi, però, qualcosa si muove. Per la prima volta un esponente di primo piano come Filippo Penati decide di lasciare il suo incarico nel partito in seguito a un risultato inatteso alle primarie. Intanto sta crescendo una generazione di giovani amministratori che esprime posizioni radicalmente diverse dal gruppo dirigente. Sono i cosiddetti "rottamatori", che dieci giorni fa, a Firenze, si sono contati (erano in 7mila) e hanno parlato di politica, proponendo un ricambio generazionale basato sulle proposte e non sulle "correnti". Finora si è sempre parlato solo di Matteo Renzi e Giuseppe Civati. Ma la lista è ben più lunga. (www.ilfattoquotidiano.it)
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