lunedì 22 novembre 2010

Berlusconi droga l'informazione


Oggi alla Camera dei Deputati si dibatterà d’informazione e sarà un po’ come parlare di corda in casa non dell’impiccato ma del boia, perché è proprio in Parlamento, e sui banchi del governo, che siedono quelli che hanno strangolato la libera informazione in Italia. Domani si voterà una mozione presentata dai finiani, che il problema lo conoscono bene dal momento che di questa maggioranza fanno ancora parte e nel governo ci sono stati fino a pochi giorni fa.
Che in Italia non ci sia un’informazione libera non lo dico solo io e non lo dice solo l’Italia dei Valori. Lo dice l’organizzazione che si preoccupa di tutelare la libertà di stampa nel mondo, Reporters Sans Frontières, e che appena un mese fa ha collocato l’Italia al quarantanovesimo posto tra tutte le nazioni del mondo quanto a difesa della libertà di stampa. Un po’ peggio che a Taiwan ma a pari merito con il Burkina Faso, il cui presidente è arrivato al potere con un golpe.
Che la televisione pubblica italiana censuri e provi a cancellare chi disturba e critica il capo del governo non lo dice Antonio Di Pietro ma lo ha detto Silvio Berlusconi, quando ordinò per telefono al commissario dell’Agcom Innocenzi di non far vedere più la mia faccia in televisione e gli diede un lavata di capo come fosse un suo dipendente perché non aveva ancora chiuso i programmi di Michele Santoro e Serena Dandini.
Ma se anche Berlusconi non si fosse fatto beccare in quel modo, a raccontare lo stato pietoso dell’informazione in Italia ci avrebbe pensato il direttore generale Masi, che per i suoi continui tentativi di zittire, punire e intimidire tutti quelli che non piacciono al presidente del consiglio è stato sfiduciato dal 94% dei giornalisti Rai che hanno partecipato al referendum indetto dall’Usigrai; oppure ci avrebbe pensato Augusto Minzolini, il direttore che ha fatto del principale telegiornale italiano l’agenzia di stampa privata di palazzo Grazioli.
A farmi sparire dal video Berlusconi non c’è riuscito, però i suoi zelanti direttori di Tg fanno quel che possono per cancellare l’Italia dei valori. Negli ultimi mesi ne hanno parlato il meno possibile, dedicandogli un tempo irrisorio fino a quando non gli è stato ordinato dall’autorità di controllo di ristabilire un minimo di decenza.
Questa situazione è gravissima sempre ed è sempre, in ogni momento, un attentato ai diritti non dei partiti ma dei cittadini, perché quello di avere un’informazione onesta e imparziale è prima di tutto un diritto loro, non di noi politici. Però diventa ancora più grave quando si avvicinano le elezioni e poter decidere in base a una libera informazione diventa questione di vita o di morte della democrazia.
Io non so se di qui a pochi mesi ci troveremo in campagna elettorale. Però so che, se sarà così, stavolta dovrà essere una campagna elettorale vera e non drogata dal controllo di Berlusconi sulle sue televisioni e pure su quelle di tutti noi. Che gente come Mauro Masi o Augusto Minzolini sia messa in condizione di non nuocere più è una condizione essenziale perché le elezioni in Italia siano davvero democratiche e libere, e non simili a quelle del Burkina Faso. (www.antoniodipietro.it)

Nessun commento: